venerdì 30 settembre 2011
Draghi & Trichet, a lettera
Ieri il Corriere ha reso noto la famosa lettera di Draghi e Trichet al governo Italiano.
E sempre ieri Sonostorie riporta una sua traduzione che è, secondo me, una perla.
La riporto anche qui:
Cara Italia,
hai dei conti pubblici che manco il Burundi.
Se continua così trascinerai nella cacca anche noi. Devi immediatamente trovare delle soluzioni, ma visto che sono anni che te lo ripetiamo, senza che tu faccia nulla, perché sei troppo presa dal walzer della patonza e da sapere chi sarà il prossimo allenatore dell’Inter, allora te lo diciamo noi.
E siccome siamo contabili e banchieri, a noi degli effetti della “macelleria sociale” ce ne frega quanto di conoscere il nome del prossimo vincitore di X-Factor. Dunque i soldi si prendono dove sono. Ora è un fatto, cara Italia o India version B, che tu abbia diviso la tua popolazione in due caste: quelli che pagano le tasse (per lo più dipendenti pubblici, privati, industrie, etc.) e quelli che non le pagano (per lo più liberi professionisti, commercianti, artigiani, lavoratori atipici, etc.).
In più, mettici pure che hai mezzo paese in mano alla criminalità organizzata e pure quella è tutta economia invisibile che per noi non conta niente (a parte fare la fortuna dei nostri cugini svizzeri).
Ergo, la nostra soluzione è spremere quella parte di popolazione che puoi beccare: dipendenti e pensionati. Poi sì certo ci sarebbe da fare le liberalizzazioni, investire in ricerca e sviluppo, infrastrutture, come facciamo noi nei paesi seri, ma tanto anche qui te l’abbiamo ripetuto per anni, senza che facessi nulla, quindi dubitiamo che vorrai davvero fare qualcosa.
Fuori dai denti: quello che ti proproniamo è un piano che se lo applicassimo in Germania o Francia, la gente verrebbe a cercarci con i forconi, però i tuoi abitanti sono una cosa diversa. questo ormai è assodato.
Un popolo che sceglie di farsi governare per quarant’anni da Andreotti e poi lo sostiuisce per altri venti con Berlusconi, non ha bisogno di commenti.
Dunque, cara Italia, sbrigati a fare sta’ cosa, che prima lo fai e prima ti togli il pensiero. Che poi arriva Natale, e poi c’è Sanremo…
Cordialmente
Mario e GianClaudio
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