domenica 21 ottobre 2012

Fan page MadDem

Ieri i MadDem (Madrigalisti Democratici) hanno partecipato al Mus[P]ICirc[P]US, una manifestazione promossa dalla biblioteca del XII arrondissement. Una cronaca della giornata la trovate nella pagina web di emmecì, soprano dei MadDem.

Da ieri poi abbiamo anche una Fan page su Faccialibro. Mi spiace per chi non ha un conto sul social network, ma è il posto dove è più facile fare una pagina per pubblicizzare la nostra attività.

E abbiamo anche una foto "ufficiale" (dovrebbe essercene una simile dove sono meno rigido, quando l'avrò la cambieremo, nel mentre ci teniamo questa).

giovedì 18 ottobre 2012

Mus[P]ICirc[P]US

Sabato prossimo, 20 ottobre, dalle 14h00 alle 18h00 omaggio a John Cage alla Biblioteca Picpus in occasione dei festeggiamenti per il centenario della sua nascita.

I MadDem vi parteciperanno con tre interventi/installazioni, previsti tra le 14h30 e le 16h30.

Cagianamente proporremo alcuni brani del nostro repertorio antico, ma non solo ...

Vi aspettiamo, sabato 20 ottobre tra le 14h30 e le 16h00 qui:

Médiathèque Hélène Berr 70, rue de Picpus – 75012 PARIS m° Picpus ou Bel Air

domenica 14 ottobre 2012

"Ideali di gioventù"



Ora, diciamocelo, qualcuno dovrà pure essere saltato sulla sedia come me quando Bersani oggi ha detto: "Fare politica significa restare fedeli agli ideali di gioventù". La SUA gioventù (e quella dei suoi che evidentemente è la stessa), ovvero quella del PCI degli anni 60 e 70 (è del 1951 ma inizia a fare politica da giovanissimo seguendo tutto il cursus honorum delle regole del partito).

E allora, a parte l'assurdità logico-politica che vorrebbe la seguente reazione immediata : "ma allora prendiamoci gli ideali di chi è giovane oggi, saranno magari più adatti al futuro di chi era giovane quarant'anni fa", mi si sono materializzate delle immagini passate, e non solo quella di Peppone e Don Camillo (immagine evocata dal luogo già indipendentemente dalle parole) ma soprattutto quella di una vecchia Trabant!

Come scrive bene Claudio Velardi: "Se gli ideali di gioventù non fossero per fortuna morti, gireremmo in Trabant, avremmo figli vestiti da pionieri, faremmo le code per il pane." Anzi leggiamoci tutto l'articolo di CV che merita anche per altri spunti.

E poi il PD, nato giusto cinque anni fa, non doveva lasciarsi alle spalle quel passato? Anzi non dovevano averlo già fatto il PDS e i DS ? Allora non ha tutti i torti Berlusconi quando dice che sono "i soliti comunisti", è lo stesso Bersani a dargli ragione. No dico, ma siam passi?

venerdì 12 ottobre 2012

Bello il Nobel all'Europa

Oggi arriva la notizia che il Nobel per la pace è stato assegnato all'Unione Europea. E non possiamo che gioirne. Vale sempre la pena di ricordare che l'Europa era uscita da una guerra mondiale mortale nel 1945 e solo un decennio dopo, nel 1957, con i Trattati di Roma diede inizio ad un edificio politico unico nel suo genere. Un edificio che ha fatto sì non solo che la pace tra gli stati nazione europei fosse stabile e duratura (giova forse ricordare che Francia e Germania se le davano di santa ragione da tempo immemorabile, tanto per dirne una) ma che si andasse ben oltre ciò. Si affermasse un'entita ultra-nazionale, che supera i concetti ottocenteschi di stato-nazione verso un'unione dei popoli che si riconoscono nelle democrazie occidentali. Vi pare poco?

Pensate se nel 1895 qualcuno nei caffé parigini, dove si discuteva animatamente dell'Affaire Dreyfus - accusato, ricordiamolo, di essere una spia del nemico tedesco - avesse descritto l'Europa di cento anni dopo. L'avrebbero preso per pazzo.

Qualcuno ha detto che è arrivato tardi. Altri forse potrebbero dire che è arrivato presto. Direi che non fa male di certo per ricordare le basi politiche e ideali della costruzione europea, soprattutto in momenti in cui le tinte fosche dei revanscismi nazionali (che si affacciano dietro le frasi "abbiamo perso la sovranità", tanto per essere chiari) sembrano ritornare.

Un Nobel per andare avanti, perché la pace è conditio sine qua non per la prosperità.

giovedì 11 ottobre 2012

Materazzi al Pompidou


Quasi non ci volevo credere quando me l'hanno detto. Eppure è così : c'è una statua di Marco Materazzi davanti al museo Pompidou, proprio nella piazza piena di turisti (è quel museo con tutti i tubi per chi non è pratico di toponomastica parigina).

Vedi poi quanto siamo maligni quando ci lamentiamo dello sciovinismo francese! Celebrano la nostra vittoria ai mondiali del 2006!

Ora purtroppo non ricordo chi è quello che dà la testata ...

martedì 9 ottobre 2012

Sicilia: l’autonomia distorta di oggi e di ieri


L’Italia è indubbiamente un paese curioso, che vive di grandi «scandali», improvvise e turbolente ondate moralizzatrici, che in genere scoprono l’acqua calda. L’ultima di questa serie è partita dalla regione Lazio, da Fiorito e i suoi party pecorecci, dal finanziamento regionale ai partiti (per tacere di come vengono gestiti i finanziamenti regionali alla sanità o alle formazioni professionali), e sembra investire altre regioni. Si arriva quindi a mettere in causa il concetto di politica regionale e del suo finanziamento. Per estremizzare questo ragionamento (processo che purtroppo in Italia si fa facilmente), alcuni sono arrivati ad invocare la chiusura delle Regioni.
 
Quello che si rimette in causa è anche, ed è forse la cosa più interessante, l’assunto per cui una politica «vicina al cittadino», come quella regionale, o più in genere locale, è ipso facto più virtuosa. Questo avverrebbe perché ci sarebbe un controllo del cittadino sulle politiche locali che è molto più facile di quanto non si possa fare al livello nazionale. Un preconcetto che si è inculcato nell’opinione pubblica anche grazie alla vulgata leghista, ma che non è basato su nessuna evidenza empirica. Gli scandali regionali non sono una novità degli ultimi mesi e le politiche locali sono sempre state contrassegnate da clientele piccole e grandi. E le clientele, collusioni, interscambi tra politica ed economia (pubblica ma non solo) sono l’anticamera dei fenomeni di oggi.

Consideriamo perciò una regione particolare, paradigmatica per comprendere l’infondatezza del mito dell’autonomia come cura di ogni male: la regione Sicilia. La Sicilia, terra di malaffare quasi per definizione, come prototipo del modello federale, che nella vulgata è di derivazione leghista? Eppure la Sicilia è stata la prima regione amministrata autonomamente nell’era post-fascista (il primo Alto Commissario, Francesco Musotto, viene nominato nel 1944) ed è una regione a statuto speciale sin dalla nascita della Repubblica. Questo ha significato che l’assemblea regionale siciliana, l’ARS, viene eletta sin dal 1947 (con presidente e giunta regionale). Dobbiamo ricordare che gli altri consigli regionali nacquero solo nel 1970; prima, oltre alla Sicilia, eleggevano un consiglio regionale solamente la Sardegna (1949), la Valle d’Aosta (1946), il Friuli-Venezia Giulia (1964) e il Trentino Alto-Adige (1949, poi divisosi nelle provincie autonome di Trento e Bolzano). Queste regioni hanno in un certo senso sperimentato il «federalismo» (o meglio l’autonomia legislativa e governativa su molte questioni) sin da prima dell’onda leghista che ha reso tutti fautori del federalismo. E tra queste regioni la Sicilia fa la parte del leone essendo la regione più estesa e popolata.

continua su iMille

domenica 7 ottobre 2012

La scimmia e Archimede?


Sabato 6 ottobre è andata in onda su Rai Tre una puntata di Ulysse dedicata alla mente degli animali.
Tra i vari servizi venivano riportati due esperimenti molto interessanti e degni di qualche riflessione ulteriore.

Uno è quello del video che ho trovato in rete. Lo stesso esperimento è stato fatto con dei bambini di età crescente. Questi hanno cercato di impadronirsi del "premio" dentro il tubo prima tentando di infilare la mano (gesto irrazionale perché il tubo era chiaramente più piccolo della mano, ma un gesto che avremmo fatto anche noi adulti, una sorta di "scontro con la realtà" che la nostra volontà sembra non voler accettare mai profondamente), poi i più piccoli si sono incaponiti sul tubo e sul suo supporto, cercando di levarlo con violenza o tentando addirittura di sbullonarlo dal supporto. Solamente la bambina più grande si è accorta della presenza di una brocca con dell'acqua e ha usato il liquido come lo scimpanzé del video.

Nel video alla fine si fa notare come rilevante il fatto che lo scimpanzé ha saputo utilizzare l'acqua come uno strumento. Ma la cosa più stupefacente, secondo me, è che lo scimpanzé ha dato prova di conoscere i fenomeni fisici in quanto tali, o quasi. Andiamo con ordine. Per fare quello che ha fatto ha dovuto sapere alcune cose (o quanto meno presumerle):
1) che l'acqua è un mezzo che non ha forma propria (ovvero che è un liquido);
2) che un corpo più 'leggero' (per dirla con Archimede) dell'acqua galleggia, e che quindi
3) se la nocciolina è più leggera (meglio sarebbe dire con un peso specifico minore, ma lo stesso Archimede usa il termine 'leggero', non possiamo pretendere di più da una scimmia) allora sale su.

Forse non sapeva se la nocciolina era più leggera dell'acqua prima di provare (o forse si?), ha fatto questa ipotesi e ha verificato che mettendo dell'acqua la nocciolina si avvicinava (saliva) e quindi ha continuato.

La questione dell'utensile mi pare perciò l'aspetto meno rilevante. La scimmia ha una conoscenza quanto meno istintiva del principio di Archimede! Non sappiamo purtroppo come la scimmia sia arrivata a questa conoscenza, se ovvero nel passato si fosse già trovata di fronte a situazioni simili e quale sia stato il processo che l'ha portata a capire che il dilemma della nocciolina nel tubo poteva essere così risolto (brillantemente).

Lo scimpanzé sembra quindi non lontano dai fisici dell'antichità: una conoscenza istintiva che gli consente di escogitare "macchine" per risolvere problemi meccanici e idraulici, al pari dei bambini. Questi ultimi potranno nel corso della loro vita fare il passo successivo ed arrivare ad una conoscenza cosciente. A fare scienza, insomma. Lo scimpanzé, che ha usato l'acqua non indotto da qualcuno ma liberamente, ne è ancora lontano (ma non più dei bambini apparentemente) e molto probabilmente non farà mai il passo successiva. E probabilmente questo passo non lo faranno neanche i suoi figli. Ma come possiamo dirlo a priori per tutta la sua discendenza? Se potessimo vedere da una telecamera che attraversa il tempo l'uomo delle caverne comportarsi in modo simile a questo scimpanzé, potremmo mai pensare che Isaac Newton ne sarebbe stato un discendente?

Ma veniamo al secondo esperimento, che è una variante del primo. In un tubo stretto riempito d'acqua a metà, posato sopra un tavolino, viene messo un oggetto che galleggia (la "preda"). Vicino al tubo si trovano delle palline di due tipi: alcune leggere, di sughero, che galleggiano e altre pesanti, dei sassetti, che affondano. I bambini ci mettono un po' a capire come fare (ovvero riempire il tubo di palline pesanti per far salire il livello dell'acqua), anzi alcuni falliscono completamente (riempiono il tubo di palline di sughero), altri dopo un tentativo capiscono, altri riescono pur continuando ad infilare palline pesanti e leggere.
E veniamo al confronto con un animale che questa volta non è una scimma, ma un uccello, la ghiandaia! L'uccello è stupefacente: guarda il tubo (la preda nel suo caso è un succoso verme che galleggia), prova ad infilare il becco ma non ci arriva. Allora vede che sul tavolo ci sono degli oggetti. Ne prende uno a caso e lo butta nel tubo: è quello leggero e non succede nulla. Ne prende allora uno del secondo tipo, un sassetto, e lo butta nel tubo e il verme sale. Allora continua ad infilare i sassetti finché il verme non arriva a portata di becco e può meritatamente mangiarselo.

Anche la ghiandaia ha fatto un po' di fisica. O no? Ha sperimentato il principio di Archimede. Fino a che punto lo abbia "appreso" non lo possiamo al momento dire. Certo quanto (se non più) dei bambini. Certo difficilmente la ghiadaia scriverà un libro di fisica, ma forse perché non ha bisogno di scrivere libri e preferisce svolazzarsene libera e beata per boschi e foreste.

giovedì 4 ottobre 2012

Cambiare lo statuto. Liquido o solido?

In giro molti dicono, a proposito dello statuto del PD e dell'assemblea di sabato: "stiamo per cambiare lo statuto per lui"?. Questa è una solo delle possibili declinazioni dello stesso concetto: uno statuto ad personam. La persona è ovviamente lui, l'innominabile sindaco di Firenze.

Come sempre l'Italia ha la memoria corta (se non nulla). Cambiare lo statuto per consentire anche ad altri iscritti al PD che non siano il segretario di partecipare alle primarie per il "candidato premier" (figura che è debolmente definita nel porcellum e che è ancor più debolmente definita in una ipotetica nuova legge elettorale) faceva parte del concetto stesso di partito di Bersani (e ne era ed è la sua contraddizione interna, ma questa è un'altra storia), il quale infatti lo ripete da mesi.

Lo ripete pubblicamente, lo ripeté davanti a noi (ne sono quindi testimone diretto) quando venne in primavera a Parigi per la campagna di Hollande e incontrò il circolo. Quindi non una "confidenza privata", ma una pubblica dichiarazione, che andava ovviamente dicendo ogni volta che veniva sollevata la questione. "Non userò lo statuto per essere l'unico candidato, ci saranno primarie".

Allora, qual è il problema? Il problema è che sono passati più di quattro mesi da allora (e ancor più da quando iniziò a dirlo chiaramente) ma nulla il partito ha fatto. Se questo era il partito solido, aridatece er liquido!