In giro molti dicono, a proposito dello statuto del PD e dell'assemblea di sabato: "stiamo per cambiare lo statuto per lui"?. Questa è una solo delle possibili declinazioni dello stesso concetto: uno statuto ad personam. La persona è ovviamente lui, l'innominabile sindaco di Firenze.
Come sempre l'Italia ha la memoria corta (se non nulla). Cambiare lo statuto per consentire anche ad altri iscritti al PD che non siano il segretario di partecipare alle primarie per il "candidato premier" (figura che è debolmente definita nel porcellum e che è ancor più debolmente definita in una ipotetica nuova legge elettorale) faceva parte del concetto stesso di partito di Bersani (e ne era ed è la sua contraddizione interna, ma questa è un'altra storia), il quale infatti lo ripete da mesi.
Lo ripete pubblicamente, lo ripeté davanti a noi (ne sono quindi testimone diretto) quando venne in primavera a Parigi per la campagna di Hollande e incontrò il circolo. Quindi non una "confidenza privata", ma una pubblica dichiarazione, che andava ovviamente dicendo ogni volta che veniva sollevata la questione. "Non userò lo statuto per essere l'unico candidato, ci saranno primarie".
Allora, qual è il problema? Il problema è che sono passati più di quattro mesi da allora (e ancor più da quando iniziò a dirlo chiaramente) ma nulla il partito ha fatto.
Se questo era il partito solido, aridatece er liquido!
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