lunedì 10 dicembre 2012

Tesi, collisioni e primarie


Mi accorgo che sono parecchi giorni che non aggiorno (ops..) il blog. Nessun motivo grave, tranquilli, semplicemente sono stato pieno di altre cose da fare.

Tra queste, ci hanno accettato un bel lavoro teorico-sperimentale sulla reattività di un modello di peptide indotta da collisioni in fase gassosa. Articolo che era parte del lavoro di tesi di Daniel.

E proprio Daniel ha discusso la sua tesi di dottorato il 29 novembre ad Evry. E ho anche fatto parte del suo comitato di tesi, con il ruolo di "examinateur", ovvero non quello che deve fare il rapporto scritto (che deve essere di un'altra università), ma semplicemente si legge la tesi, ascolta l'orale e cerca di fare qualche domanda intelligente. Io poi ero "interno" e quindi la mia parte è stata piuttosto quella di dire tante cose belle sul lavoro dello studente (cose vere, tranquilli). Se vedete il post precedente "profetico", potete anche immaginare qual è il ruolo "ideale" per me ... ottimo il "pot" seguente, a base di salame spagnolo e vino francese.

E infine c'è stata pure questa giostra delle primarie. Bello il doppio turno, ma passare due domeniche di fila al seggio come "presidente di seggio", magari anche no. E invece. Il tutto per poi ri-ritrovarsi "er banana" che come un elefante irrompe scompostamente e rompe la cristalleria.

sabato 17 novembre 2012

lunedì 12 novembre 2012

Adoro i MpT !

Almeno qualcuno riesce a prendere con meno pesantezza questo folle gioco delle primarie del centrosinistra. Chi l'avrebbe mai pensato che la leggerezza sarebbe mai venuta dai marxisti?

I mitici Marxisti per Tabacci.

sabato 10 novembre 2012

Patty Pravo o Dalida ?

Non conoscevo questa canzone dei primi anni 70 italiana.
I programmi del sabato sera di Rai Uno almeno servono a qualcosa.
E poi difficile scegliere tra queste due sontuose interpretazioni. Anche se Dalida la fa in francese, ma con un accento non indiffernte che è sempre apprezzabile.

42.5/5 vs 42/10


42.5/5 vs 42/10. Non sono degli strani codici, ma il nocciolo del grande scontro di questi giorni sulla modifica alla legge elettorale.

A parte il fatto che una legge elettorale non si dovrebbe cambiare a meno di un anno dal voto, la cosa che capisco poco è : possibile che in Italia sia sempre necessario cambiare la legge elettorale?


Durante la cosiddetta prima repubblica la legge è restata praticamente sempre la stessa. Con l'eccezione della legge truffa, che non scattò e quindi fu accantonata, e l'aver alla fine messo in fase l'elezione del Senato con quella della Camera (un sistema di elezione alternata all'americana era inizialmente previsto, ma mai attuato).

Negli anni '90, dopo che nel decennio precedente si era iniziato a parlottare di riforme costituzionali e legge elettorale senza alcun risultato, abbiamo assistito ad una girandola di riforme. Riassumiamole brevemente:

1. Preferenza unica. Il referendum del 1991 (quello dell'andate al mare) ridusse le preferenze per l'elezione dei deputati ad una sola. Nel 1992 si voterà con questa legge, ovvero un proporzionale con una preferenza unica (e nessun premio, come era sempre stato fino allora).

2. Mattarellum. Attuato grazie al referendum del 1993. Un maggioritario a turno unico con una quota proporzionale (il 25%, rinormalizzata con il famigerato scorporo). Si votò così nel 1994, nel 1996 e nel 2001.

3. Porcellum. La legge concepita da FI-AN-Lega-UDC qualche mese prima delle elezioni del 2006. Un proporzionale con definizione di coalizioni per l'assegnazione del premio di maggioranza, uno sbarramento variabile a seconda se il partito è in una coalizione o meno, e "indicazione" del presidente del consiglio (indicazione che è solo tale visto che per Costituzione è compito del Presidente della Repubblica nominare il presidente del consiglio dei ministri) e liste elettorali precostituite per definire i deputati e senatori (al Senato il premio di maggioranza è su base regionale). Si è votato con questa legge nel 2006 e 2008.

Dal 1987 al 2008, in soli ventuno anni quindi, si è votato con ben quattro leggi elettorali diverse, e chissà che nel 2013 non sarà la volta della quinta legge. Quella buona? Se il problema è tra mettere al 42.5% o al 40% il premio di maggioranza e/o mettere al 5% o 10% il premio di consolazione al primo partito se non scatta il "superpremio", ne dubito fortemente.


Proviamo a contare quante leggi elettorali diverse hanno usato inglesi, tedeschi, francesi, americani per eleggere i loro parlamenti negli ultimi venti anni?

giovedì 8 novembre 2012

Solidarietà al PS di Parigi


L’altra notte il muro esterno della sede della Federazione del Partito Socialista a Parigi è stato imbrattato con scritte offensive e minacce. Il PD Parigi ha scritto ai dipendenti, alla segreteria e agli amici del PS Parigino. Il circolo del PD ha espresso la solidarietà di tutti gli iscritti e simpatizzanti italiani verso un partito che ci ha sempre accolto e con il quale collaboriamo nella costruzione di una politica di solidarietà e apertura.

Qui l’articolo su Le Parisien dove vengono riportati i fatti.

Questa mattina, quindi,  Beatrice (segretario del circolo) ed io abbiamo subito manifestato la nostra vicinanza alla federazione di Parigi del PS, e ai tanti militanti con cui abbiamo lavorato in questi anni.
Il luogo è quello che ci ha ospitato in tante occasioni, la più importante (sicuramente dal punto di vista formale) è stata quella del congresso del 2009, che si svolse proprio in quei locali. Ma sono state tante le iniziative e gli incontri, ricordo a memoria Giovanna Melandri ai tempi della campagna del 2008, e poi Rosario Crocetta, Pippo Civati, Giulio Cavalli, Michele Emiliano, Ivan Scalfarotto (e molti altri) e tante riunioni organizzative.
Noi italiani poi abbiamo subito un riflesso quando vediamo certe cose, anche quando sono marginali. Non dimentichiamo le tante sezioni dei partiti oggetto di atti distruttivi in Italia in anni foschi che non vogliamo si riproducano mai più, né in Italia né altrove.

Ecco il messaggio che gli abbiamo inviato e pubblicato anche sul sito del PD Parigi.

Bonjour,
nous venons de lire que le mur de la fédération socialiste a été recouvert d’insultes.
Nous sommes à vos cotés et j’espère que vous arriviez à comprendre bientôt qu’est ce qu’il s’est passé et qui a pu faire une telle chose.
Nous sommes aussi inquiets pour le personnel que travaille comme toi à la fédération et vous êtes dans nos pensées.
En ce moment de difficulté et de grand engagement du gouvernement Hollande, de bataille pour une Europe juste et solidaire, prendre le PS comme cible est une chose très grave et nous sommes avec vous dans la bataille pour la solidarité et la liberté des idées.
N’hésite pas à nous faire savoir si nous pouvons vous aider en quelque sorte ou manifester avec vous toute notre détermination de vous soutenir.

Je te prie de vouloir transmettre toute notre solidarité à tes collègues
et j’espère à bientot
Beatrice et Riccardo
et toutes et tous les camarades du Partito Democratico Parigi

mercoledì 7 novembre 2012

domenica 4 novembre 2012

Qualche riflessione nata dal caso M.

Il fatto è noto : commentando su twitter l’intervista a Vendola su La7, dopo il passaggio in cui il governatore della Puglia si diceva sicuro delladi sconfitta di Renzi alle primarie, M., assessore al bilancio del comune di Ferrara e sostenitore del sindaco di Firenze (non penso sia utile al nostro ragionamento scrivere esplicitamente di chi si parla, penso che l’interessato abbia fin troppo scontato e subito il suo errore, e sperimentato su di sé cosa sia nei fatti la cosiddetta gogna mediatica, perciò lo chiamerò M. per provare ad astrarre questo ragionamento), ha mandato a quel paese il candidato di SeL cercando di scimmiottare il modo di parlare di quest’ultimo. Diciamo subito che ha sbagliato, ma cerchiamo di capire meglio cosa è successo, non per giustificare qualcuno, ma perché magari possiamo usare il caso M. per capire meglio qualcosa su di noi e sulla società italiana. Userò il termine vaffa per sintetizzare il concetto, non riuscendo purtroppo a trovare alcuna espressione meno volgare. Diciamo che ho cercato di minimizzarne la volgarità, per quanto questo si possa fare quando il punto di partenza del nostro ragionamento è un insulto volgare. E semanticamente omofobo, come cercherò di spiegare nel seguito.

(continua su iMille)

domenica 21 ottobre 2012

Fan page MadDem

Ieri i MadDem (Madrigalisti Democratici) hanno partecipato al Mus[P]ICirc[P]US, una manifestazione promossa dalla biblioteca del XII arrondissement. Una cronaca della giornata la trovate nella pagina web di emmecì, soprano dei MadDem.

Da ieri poi abbiamo anche una Fan page su Faccialibro. Mi spiace per chi non ha un conto sul social network, ma è il posto dove è più facile fare una pagina per pubblicizzare la nostra attività.

E abbiamo anche una foto "ufficiale" (dovrebbe essercene una simile dove sono meno rigido, quando l'avrò la cambieremo, nel mentre ci teniamo questa).

giovedì 18 ottobre 2012

Mus[P]ICirc[P]US

Sabato prossimo, 20 ottobre, dalle 14h00 alle 18h00 omaggio a John Cage alla Biblioteca Picpus in occasione dei festeggiamenti per il centenario della sua nascita.

I MadDem vi parteciperanno con tre interventi/installazioni, previsti tra le 14h30 e le 16h30.

Cagianamente proporremo alcuni brani del nostro repertorio antico, ma non solo ...

Vi aspettiamo, sabato 20 ottobre tra le 14h30 e le 16h00 qui:

Médiathèque Hélène Berr 70, rue de Picpus – 75012 PARIS m° Picpus ou Bel Air

domenica 14 ottobre 2012

"Ideali di gioventù"



Ora, diciamocelo, qualcuno dovrà pure essere saltato sulla sedia come me quando Bersani oggi ha detto: "Fare politica significa restare fedeli agli ideali di gioventù". La SUA gioventù (e quella dei suoi che evidentemente è la stessa), ovvero quella del PCI degli anni 60 e 70 (è del 1951 ma inizia a fare politica da giovanissimo seguendo tutto il cursus honorum delle regole del partito).

E allora, a parte l'assurdità logico-politica che vorrebbe la seguente reazione immediata : "ma allora prendiamoci gli ideali di chi è giovane oggi, saranno magari più adatti al futuro di chi era giovane quarant'anni fa", mi si sono materializzate delle immagini passate, e non solo quella di Peppone e Don Camillo (immagine evocata dal luogo già indipendentemente dalle parole) ma soprattutto quella di una vecchia Trabant!

Come scrive bene Claudio Velardi: "Se gli ideali di gioventù non fossero per fortuna morti, gireremmo in Trabant, avremmo figli vestiti da pionieri, faremmo le code per il pane." Anzi leggiamoci tutto l'articolo di CV che merita anche per altri spunti.

E poi il PD, nato giusto cinque anni fa, non doveva lasciarsi alle spalle quel passato? Anzi non dovevano averlo già fatto il PDS e i DS ? Allora non ha tutti i torti Berlusconi quando dice che sono "i soliti comunisti", è lo stesso Bersani a dargli ragione. No dico, ma siam passi?

venerdì 12 ottobre 2012

Bello il Nobel all'Europa

Oggi arriva la notizia che il Nobel per la pace è stato assegnato all'Unione Europea. E non possiamo che gioirne. Vale sempre la pena di ricordare che l'Europa era uscita da una guerra mondiale mortale nel 1945 e solo un decennio dopo, nel 1957, con i Trattati di Roma diede inizio ad un edificio politico unico nel suo genere. Un edificio che ha fatto sì non solo che la pace tra gli stati nazione europei fosse stabile e duratura (giova forse ricordare che Francia e Germania se le davano di santa ragione da tempo immemorabile, tanto per dirne una) ma che si andasse ben oltre ciò. Si affermasse un'entita ultra-nazionale, che supera i concetti ottocenteschi di stato-nazione verso un'unione dei popoli che si riconoscono nelle democrazie occidentali. Vi pare poco?

Pensate se nel 1895 qualcuno nei caffé parigini, dove si discuteva animatamente dell'Affaire Dreyfus - accusato, ricordiamolo, di essere una spia del nemico tedesco - avesse descritto l'Europa di cento anni dopo. L'avrebbero preso per pazzo.

Qualcuno ha detto che è arrivato tardi. Altri forse potrebbero dire che è arrivato presto. Direi che non fa male di certo per ricordare le basi politiche e ideali della costruzione europea, soprattutto in momenti in cui le tinte fosche dei revanscismi nazionali (che si affacciano dietro le frasi "abbiamo perso la sovranità", tanto per essere chiari) sembrano ritornare.

Un Nobel per andare avanti, perché la pace è conditio sine qua non per la prosperità.

giovedì 11 ottobre 2012

Materazzi al Pompidou


Quasi non ci volevo credere quando me l'hanno detto. Eppure è così : c'è una statua di Marco Materazzi davanti al museo Pompidou, proprio nella piazza piena di turisti (è quel museo con tutti i tubi per chi non è pratico di toponomastica parigina).

Vedi poi quanto siamo maligni quando ci lamentiamo dello sciovinismo francese! Celebrano la nostra vittoria ai mondiali del 2006!

Ora purtroppo non ricordo chi è quello che dà la testata ...

martedì 9 ottobre 2012

Sicilia: l’autonomia distorta di oggi e di ieri


L’Italia è indubbiamente un paese curioso, che vive di grandi «scandali», improvvise e turbolente ondate moralizzatrici, che in genere scoprono l’acqua calda. L’ultima di questa serie è partita dalla regione Lazio, da Fiorito e i suoi party pecorecci, dal finanziamento regionale ai partiti (per tacere di come vengono gestiti i finanziamenti regionali alla sanità o alle formazioni professionali), e sembra investire altre regioni. Si arriva quindi a mettere in causa il concetto di politica regionale e del suo finanziamento. Per estremizzare questo ragionamento (processo che purtroppo in Italia si fa facilmente), alcuni sono arrivati ad invocare la chiusura delle Regioni.
 
Quello che si rimette in causa è anche, ed è forse la cosa più interessante, l’assunto per cui una politica «vicina al cittadino», come quella regionale, o più in genere locale, è ipso facto più virtuosa. Questo avverrebbe perché ci sarebbe un controllo del cittadino sulle politiche locali che è molto più facile di quanto non si possa fare al livello nazionale. Un preconcetto che si è inculcato nell’opinione pubblica anche grazie alla vulgata leghista, ma che non è basato su nessuna evidenza empirica. Gli scandali regionali non sono una novità degli ultimi mesi e le politiche locali sono sempre state contrassegnate da clientele piccole e grandi. E le clientele, collusioni, interscambi tra politica ed economia (pubblica ma non solo) sono l’anticamera dei fenomeni di oggi.

Consideriamo perciò una regione particolare, paradigmatica per comprendere l’infondatezza del mito dell’autonomia come cura di ogni male: la regione Sicilia. La Sicilia, terra di malaffare quasi per definizione, come prototipo del modello federale, che nella vulgata è di derivazione leghista? Eppure la Sicilia è stata la prima regione amministrata autonomamente nell’era post-fascista (il primo Alto Commissario, Francesco Musotto, viene nominato nel 1944) ed è una regione a statuto speciale sin dalla nascita della Repubblica. Questo ha significato che l’assemblea regionale siciliana, l’ARS, viene eletta sin dal 1947 (con presidente e giunta regionale). Dobbiamo ricordare che gli altri consigli regionali nacquero solo nel 1970; prima, oltre alla Sicilia, eleggevano un consiglio regionale solamente la Sardegna (1949), la Valle d’Aosta (1946), il Friuli-Venezia Giulia (1964) e il Trentino Alto-Adige (1949, poi divisosi nelle provincie autonome di Trento e Bolzano). Queste regioni hanno in un certo senso sperimentato il «federalismo» (o meglio l’autonomia legislativa e governativa su molte questioni) sin da prima dell’onda leghista che ha reso tutti fautori del federalismo. E tra queste regioni la Sicilia fa la parte del leone essendo la regione più estesa e popolata.

continua su iMille

domenica 7 ottobre 2012

La scimmia e Archimede?


Sabato 6 ottobre è andata in onda su Rai Tre una puntata di Ulysse dedicata alla mente degli animali.
Tra i vari servizi venivano riportati due esperimenti molto interessanti e degni di qualche riflessione ulteriore.

Uno è quello del video che ho trovato in rete. Lo stesso esperimento è stato fatto con dei bambini di età crescente. Questi hanno cercato di impadronirsi del "premio" dentro il tubo prima tentando di infilare la mano (gesto irrazionale perché il tubo era chiaramente più piccolo della mano, ma un gesto che avremmo fatto anche noi adulti, una sorta di "scontro con la realtà" che la nostra volontà sembra non voler accettare mai profondamente), poi i più piccoli si sono incaponiti sul tubo e sul suo supporto, cercando di levarlo con violenza o tentando addirittura di sbullonarlo dal supporto. Solamente la bambina più grande si è accorta della presenza di una brocca con dell'acqua e ha usato il liquido come lo scimpanzé del video.

Nel video alla fine si fa notare come rilevante il fatto che lo scimpanzé ha saputo utilizzare l'acqua come uno strumento. Ma la cosa più stupefacente, secondo me, è che lo scimpanzé ha dato prova di conoscere i fenomeni fisici in quanto tali, o quasi. Andiamo con ordine. Per fare quello che ha fatto ha dovuto sapere alcune cose (o quanto meno presumerle):
1) che l'acqua è un mezzo che non ha forma propria (ovvero che è un liquido);
2) che un corpo più 'leggero' (per dirla con Archimede) dell'acqua galleggia, e che quindi
3) se la nocciolina è più leggera (meglio sarebbe dire con un peso specifico minore, ma lo stesso Archimede usa il termine 'leggero', non possiamo pretendere di più da una scimmia) allora sale su.

Forse non sapeva se la nocciolina era più leggera dell'acqua prima di provare (o forse si?), ha fatto questa ipotesi e ha verificato che mettendo dell'acqua la nocciolina si avvicinava (saliva) e quindi ha continuato.

La questione dell'utensile mi pare perciò l'aspetto meno rilevante. La scimmia ha una conoscenza quanto meno istintiva del principio di Archimede! Non sappiamo purtroppo come la scimmia sia arrivata a questa conoscenza, se ovvero nel passato si fosse già trovata di fronte a situazioni simili e quale sia stato il processo che l'ha portata a capire che il dilemma della nocciolina nel tubo poteva essere così risolto (brillantemente).

Lo scimpanzé sembra quindi non lontano dai fisici dell'antichità: una conoscenza istintiva che gli consente di escogitare "macchine" per risolvere problemi meccanici e idraulici, al pari dei bambini. Questi ultimi potranno nel corso della loro vita fare il passo successivo ed arrivare ad una conoscenza cosciente. A fare scienza, insomma. Lo scimpanzé, che ha usato l'acqua non indotto da qualcuno ma liberamente, ne è ancora lontano (ma non più dei bambini apparentemente) e molto probabilmente non farà mai il passo successiva. E probabilmente questo passo non lo faranno neanche i suoi figli. Ma come possiamo dirlo a priori per tutta la sua discendenza? Se potessimo vedere da una telecamera che attraversa il tempo l'uomo delle caverne comportarsi in modo simile a questo scimpanzé, potremmo mai pensare che Isaac Newton ne sarebbe stato un discendente?

Ma veniamo al secondo esperimento, che è una variante del primo. In un tubo stretto riempito d'acqua a metà, posato sopra un tavolino, viene messo un oggetto che galleggia (la "preda"). Vicino al tubo si trovano delle palline di due tipi: alcune leggere, di sughero, che galleggiano e altre pesanti, dei sassetti, che affondano. I bambini ci mettono un po' a capire come fare (ovvero riempire il tubo di palline pesanti per far salire il livello dell'acqua), anzi alcuni falliscono completamente (riempiono il tubo di palline di sughero), altri dopo un tentativo capiscono, altri riescono pur continuando ad infilare palline pesanti e leggere.
E veniamo al confronto con un animale che questa volta non è una scimma, ma un uccello, la ghiandaia! L'uccello è stupefacente: guarda il tubo (la preda nel suo caso è un succoso verme che galleggia), prova ad infilare il becco ma non ci arriva. Allora vede che sul tavolo ci sono degli oggetti. Ne prende uno a caso e lo butta nel tubo: è quello leggero e non succede nulla. Ne prende allora uno del secondo tipo, un sassetto, e lo butta nel tubo e il verme sale. Allora continua ad infilare i sassetti finché il verme non arriva a portata di becco e può meritatamente mangiarselo.

Anche la ghiandaia ha fatto un po' di fisica. O no? Ha sperimentato il principio di Archimede. Fino a che punto lo abbia "appreso" non lo possiamo al momento dire. Certo quanto (se non più) dei bambini. Certo difficilmente la ghiadaia scriverà un libro di fisica, ma forse perché non ha bisogno di scrivere libri e preferisce svolazzarsene libera e beata per boschi e foreste.

giovedì 4 ottobre 2012

Cambiare lo statuto. Liquido o solido?

In giro molti dicono, a proposito dello statuto del PD e dell'assemblea di sabato: "stiamo per cambiare lo statuto per lui"?. Questa è una solo delle possibili declinazioni dello stesso concetto: uno statuto ad personam. La persona è ovviamente lui, l'innominabile sindaco di Firenze.

Come sempre l'Italia ha la memoria corta (se non nulla). Cambiare lo statuto per consentire anche ad altri iscritti al PD che non siano il segretario di partecipare alle primarie per il "candidato premier" (figura che è debolmente definita nel porcellum e che è ancor più debolmente definita in una ipotetica nuova legge elettorale) faceva parte del concetto stesso di partito di Bersani (e ne era ed è la sua contraddizione interna, ma questa è un'altra storia), il quale infatti lo ripete da mesi.

Lo ripete pubblicamente, lo ripeté davanti a noi (ne sono quindi testimone diretto) quando venne in primavera a Parigi per la campagna di Hollande e incontrò il circolo. Quindi non una "confidenza privata", ma una pubblica dichiarazione, che andava ovviamente dicendo ogni volta che veniva sollevata la questione. "Non userò lo statuto per essere l'unico candidato, ci saranno primarie".

Allora, qual è il problema? Il problema è che sono passati più di quattro mesi da allora (e ancor più da quando iniziò a dirlo chiaramente) ma nulla il partito ha fatto. Se questo era il partito solido, aridatece er liquido!

venerdì 28 settembre 2012

Con Changes. Perché sostengo la candidatura di Renzi.

Ho deciso di sottoscrivere insieme agli amici di Changes, molti dei quali sono i miei compagni di viaggio in questa mezza avventura politica dall'inizio come Ivan, Cristiana, Emanuela, Filippo, Valter, Emidio, altri li ho incontrati strada facendo, come Beatrice, Barbara, Alessandro, Lorenzo, Raffaella, questo documento di appoggio alla candidatura di Matteo Renzi alla guida del centrosinistra alle prossime elezioni di primavera.

Un documento che dice chiaramente quali sono le nostre motivazioni politiche e che quindi non ripeterò qui.

Voglio solo aggiungere delle motivazioni personali.

1) Non penso che esistano dei salvatori in politica, ma i leader sono piuttosto la manifestazione più semplice di un processo necessariamente complesso e articolato. Però ci sono, ci sono sempre stati e sempre ci saranno. E bisogna accettare la loro esistenza, cercando di ottimizzarla. Per definizione chi diventa (o cerca di diventare) un leader ha un carattere egoista e accentratore, altrimenti farebbe un altro mestiere. Necessariamente per poter comunicare deve semplificare. Ricordiamo i comizi di Obama che tanto osannavamo? Vi sembravano di profondi contenuti? No.

2) Non ho mai pensato che i "programmi dettagliati" abbiano un senso. Ma penso che quello che conta è la visione del mondo soggiacente.

3) Per finire con una motivazione più politica. Ho già detto perché non esiste uno spazio tra le due candidature all'interno del PD e credo che la visione del mondo dietro la candidatura di Bersani (e di tutto il gruppo dirigente del PD) sia poco proficua per l'Italia. E questo lo penso almeno dal 2009 (e anche prima).

Quindi non posso che sperare che Renzi possa dare una spallata a quel gruppo e a tutto quello che quel gruppo con il proprio immobilismo ha cristallizzato.

Troppo facile? Mah, a volte non bisogna poi fare grandi processi dialettici. Anche perché ad un certo punto (e questo punto è ora) bisogna decidere.

E ogni decisione è in un certo senso un "processo irrazionale".

mercoledì 26 settembre 2012

Gli sfidanti di Bersani e Renzi pensano allo statuto. Forse è vero che tertium non datur

Due miei post dei giorni scorsi sono stati uniti da Agoravox.it con un titolo che mi sembra molto pertinente (e magari intanto avranno corretto il latino ...)

martedì 25 settembre 2012

Valdo Spini ha molti amici online ...



Visto che il sondaggio online dell'Espresso lo vede poco sotto Bersani, con tutto il respetto per il buon Valdo ...

lunedì 24 settembre 2012

La scelta


Vorrei solo precisare, rispetto al post di ieri, che quando dico che non c'è spazio tra Renzi e Bersani non voglio necessariamente dire che bisogna scegliere Renzi.

E poi vanno precisati due soggetti che devono scegliere: gli esponenti del PD (e in particolare penso ai sedicenti "innovatori") e gli elettori/simpatizzanti/militanti.

Per i primi la scelta è quasi obbligata, a meno che (come fu per lo stesso Renzi e Chiamparino nel 2009) questi non stiano su una posizione forte di eletti direttamente ad una carica monocratica (sindaci, presidenti regione etc ...). Ho detto ieri perché non hanno una terza scelta e oggettivamente mi sono più concentrato sulle affinità con Renzi. Ovviamente va detto che una strategia politica corretta potrebbe anche prevedere il loro appoggio a Bersani: la compagnia da quelle parti è talmente vasta che .... Certo si scontrerebbero con i Giovani Turchi (e non solo), ma questo è un altro problema.

Per i secondi (elettori, simpatizzanti, militanti) ovviamente la scelta è meno forte. Si può anche non votare, non fare campagna per nessuno o farla senza troppa foga.

domenica 23 settembre 2012

Tertium non datur. Hic et nunc.


"Questo pomeriggio, a seguito di un incontro pubblico sulla valorizzazione del paesaggio italiano, ci siamo incontrati per discutere delle prossime primarie del centro-sinistra. La nostra convinzione e' che le primarie debbano essere una competizione di idee per governare l'Italia e non una gara di personalismi e sterili contrapposizioni. Lo richiede prima di tutto la situazione gravissima che sta vivendo il nostro Paese. Ma perché queste primarie siano un confronto vero, e' necessario che le loro regole siano discusse in modo trasparente e condiviso da tutti i concorrenti; per questo chiediamo che venga istituito un tavolo di elaborazione dello statuto delle primarie, aperto a tutti i candidati. E affinché le primarie diventino un laboratorio di idee per il governo del Paese e' necessario che in primo piano siano le politiche e i progetti per l'Italia e non i tatticismi di schieramenti precostituiti. Per questo, all'Assemblea nazionale del Partito Democratico del prossimo 6 ottobre daremo un segnale di unità e chiarezza. Stefano Boeri, Pippo Civati, Sandro Gozi, Laura Puppato"

E' il comunicato che hanno partorito quattro "innovatori" del PD, che, fino ad oggi, hanno annunciato ognuno separatamente di correre per le primarie. Non proprio tutti e quattro, diciamo tre e mezzo. Sì perché Boeri l'annunciò alcuni mesi fa (e poi da allora nessuno ne ha saputo più nulla), Laura Puppato l'ha fatto una settimanella fa, e Sandro Gozi pochissimi giorni fa. Pippo Civati invece ha fatto un mezzo passo. Quando qualcuno capirà che intenzione ha, potrà comunicarlo gentilmente al popolo? Sempre che a questo interessi qualcosa.

Qualcuno ha accolto con ottimismo questo comunicato, come finalmente il segno di un fronte comune. Io invece sono meno ottimista.

Al di là di tutto, infatti, mi pare che il "cuore" del loro messaggio sia in questo passaggio: per questo chiediamo che venga istituito un tavolo di elaborazione dello statuto delle primarie, aperto a tutti i candidati.

Cioè mentre Bersani e Renzi già duellano in campagna, loro si preoccupano dello statuto.  Mi spiace di essere un po' duro con persone che ho avuto modo di conoscere e che da un punto di vista personale sono sicuramente delle brave persone, ma qui sembra che siano usciti da una farsa della scuola DC. Già perché se veramente fossero andati alla scuola DC non si comporterebbero così, da travet della politica. Pensano ad un tavolo dello statuto. Una cosa sicuramente utilissima e di cui tutti sentivano la mancanza.

E' per questo che, non senza rimpianti, penso che oramai una terza candidatura interna al PD non abbia spazio, e non perché non esista uno spazio politico astratto ma perché non l'hanno saputa costruire in questi anni. Ora pensiamo che possano farla all'ultimo istante? E' proprio quella pratica dell'ultimo momento, tipica dell'italia, la cultura della non-pianificazione che sta mandando tutto a rotoli in Italia. E pensiamo che gente che non riesce a coordinarsi in quattro saprà fare qualcosa di buono?

Per questo concordo totalmente con chi dice: sono fuori tempo massimo. E per questo devono scegliere (già come i grandi, ne sono capaci?): Renzi o Bersani. Tertium non datur, appunto.

E penso anche che tutto questo spazio "politico" non ci sia, per vari motivi. Cosa unisce, infatti, Gozi, Civati, Puppato, Boeri, e gli altri "innovatori" come Scalfarotto (con il quale condivido lo scetticismo sul comunicato dei quattro) Serracchiani etc ...? Il voler (giustamente) superare questa classe dirigente ma anche i pupilli della stessa, perché il metodo (quello dei perpetui e della loro perpetuazione per filiazione politica e/o diretta) è sostanza tante volte. E allora dove sta la distanza con Renzi? Mi direte, queste non sono "posizioni sui contenuti" è "pre-politica".

Andiamo a vedere allora. Senza dimenticare che non è tanto vero che il discorso del ricambio sia a-politco, perché come si seleziona una classe dirigente nel partito rispecchia anche che tipo di dinamiche nella società ha in mente il partito stesso, al di là di tante chiacchiere. Ma allora veniamo a questi benedetti contenuti (che non valgono di più in sé perché in astratto ognuno può dire più o meno tante belle parole, ma visto che va tanto di moda parlarne ...).

1) lavoro: Scalfarotto e credo anche Gozi sono sulle posizioni di Ichino (e con lui anche Renzi). Civati fa il tentenna e strizza l'occhio a sinistra come penso anche la Puppato. Serracchiani li segue. Quello che pensa Boeri non lo so. Come la maggior parte degli elettori credo.

2) diritti: Scalfarotto, Civati e Serracchiani sono abbastanza concordi, e credo anche la Puppato (e forse anche Boeri, ma di lui sappiamo poco in generale). Renzi su questo è molto più vicino a Bersani o quanto meno a tanti che stanno con Bersani (Bindi, Fioroni, Gentiloni, Letta, Marini etc ...).

3) europa: apparentemente tutto il PD è sulla stessa lunghezza d'onda.

4) politica industriale: non pervenuta su tutta la linea. A meno che non si pensa che l'idea di Fassina di foraggiare le industrie col denaro pubblico sia qualcosa di sensato. E sto parlando di un progetto di futuro industriale che tenga conto del mondo esterno. Una cosa seria e autocritica, insomma.

Voglio aggiungere che queste saranno primarie di coalizione, quindi oltre al PD (con quanti candidati non si sa), vanno considerati i suoi alleati. Ad oggi sembra siano tre a partecipare (anche se tutto resta molto, troppo vago): Vendola, che incarna quindi un'ala più a sinistra di Bersani; Tabacci (ma è sempre in lista?) e Valdo Spini. Direi che possiamo lasciare a questi ultimi due il diritto allo 0.x%, no?

Questo per dire che oggi bisogna mettersi tutti insieme se si vogliono veramente mandare via sia i perpetui e  dare anche un colpo ai "giovani sperimentati" che si apprestano a succedergli, nella più totale tradizione conservatrice della cooptazione. Un modo che è simile a quello del barone universitario che fa entrare il suo fido studente che è stato tanti anni ad aspettare, sottopagato, facendogli le fotocopie, portandogli a spasso il cane, sostituendolo gratis etc ... E' quel mondo che rispecchiano Bersani, Bindi e tutta la nomenklatura PCI-PDS-DS-DC-Margherita.

Se quindi vediamo le due società che possono sottendere le due candidature Renzi-Bersani (con tutte le critiche al sindaco di Firenze e non solo al segretario), allora pensiamo veramente che ci sia uno spazio terzo? Perché gli spazi politici non sono dei luoghi astratti, ma si costruiscono. Non l'hanno fatto, non sto a discuter perché, ma è così. La colpa è loro. Se invece di "travagliarsi" pensassero ad un accordo con Renzi per il dopo-primarie farebbero molto più il bene del PD e dei progressisti che stando a chiedere tavoli per le loro "grandi candidature" (di tutti separatamente poi, pensate quanto gongola D'Alema).

E infine, ci siamo chiesti perché mentre "di qua" si sta a discutere sull'esistenza di uno spazio politico terzo (discussione quasi teologica, oramai, che ricorda le dispute cristologiche dei primi secoli, ma meno appassionante e acuta), dall'altra parte nessuno si smarca? Stanno tutti tranquillamente dietro a Bersani: D'Alema, Veltroni, Fassina, Letta, Bindi, Turco, Gentiloni, Fioroni, Finocchiaro etc .... tutti d'accordo sui "contenuti" di cui sopra? Non direi ....

Moltiplicazione dei pani e distruzione della sanità

Da quanto leggo qui, la regione Lazio (quella che sarebbe fallita visto il buco sanitario se fosse una ditta privata) ha aumentato da 1 milione di euro l'anno a 14 (si QUATTORDICI) milioni di euro l'anno i soldi destinati ai gruppi consiliari (ovvero ai deputati regionali, si dovevano rimborsare una costosissima campagna elettorale, poveretti). E questo a TUTTI non solo al Pdl. Ce lo dicono oggi i giornalisti: ma dove stavano prima? e dove stava l'opposizione?

Ma questa è quella stessa giunta che chiude gli ospedali, riduce all'osso le prestazioni sanitarie, aumenta a dismisura i tickets tanto da far diventare non tanto più cara la prestazione privata (per cui non bisogna fare mesi di coda, cosa che per prestazioni sanitarie non è sempre il massimo). Certo il buco della sanità è così grande che uno o dieci milioni di euro rispetto al MILIARDO e più di euro non sono nulla. E chiaramente chi dice che "quei soldi poteveno andare alla sanità", dimentica la differenza di ordine di grandezza.

Però, la stessa giunta che deve fare queste riorganizzazioni (che sono un modo soft per dire tagli, inevitabili quando si ha certi debiti), come può pensare di avere l'autorità per farlo quando moltiplica per 14 i fondi per i partiti? E l'opposizione che ci stava a fare?

E non si lamentino dell'antipolitica: gli antipolitici sono loro.

sabato 22 settembre 2012

Te lo meriti Alberto Sordi


Non ho più parole. Le candidature dei ggiovani alle primarie del PD oramai escono come i funghi quando piove. Poi dopo un po' se ne perde traccia.

Aiutatemi, io per ora ho capito che si candidano, oltre a Bersani e Renzi: Vendola (o forse no), Tabacci, Boeri (o non più? boh), Puppato, Civati (o è stato solo mezzo passo?) e oggi anche Sandro Gozi. Brave persone, ma ho l'impressione che abbiano completamente perso ogni bussola politica.
Ognuno ha quello che si merita, d'altra parte. Era sicuramente meglio Alberto Sordi.

E Amedeo Nazzari è morto.

sabato 15 settembre 2012

Alla finestra?



Non so perché (o forse si ...) ma queste primarie del centro-sinistra (chissà se con il trattino o senza, una questione che era così importante alcuni anni fa ...) proprio non mi appassionano questa volta. Ora a Bersani e Renzi si è aggiunta Laura Puppato, oltre a Vendola e Tabacci che sembrano sempre intensionati a candidarsi.
Resta sempre il problema che non si capisce a cosa si candidano. E resta che l'idea renziana di mandare a casa tutta la generazione dei perenni perdenti (elettoralmente ma soprattutto politicamente) è seducente. E certo Laura Puppato, che è sicuramente un'ottima persona come dicono tutti quelli che la conoscono, è una candidatura che rischia di essere la solita candidatura di nicchia. Come ho letto da qualche parte: se vado a Roma a fare campagna per lei, la prima domanda cui devo rispondere è "chi è?". Come al solito, conosciuta agli addetti ai lavori ma sconosciuta ai più.

Sbaglierò proprio questa volta che forse la spallata al muro formato dai perenni cui si sono agganciati giovani vecchi e nostalgici di strumenti e assetti economici di quarant'anni fa può essere vincente grazie al sindaco di Firenze? Forse dobbiamo levarci il cappotto vecchio e non diffidare di chiunque mostri uno stile non dimesso ? Forse. Ma forse proprio perché il suo stile è aggressivo non trovo poi tanti stimoli per lanciarmi in un'ennesima campagna primaria. Soprattutto quando la "secondaria" generatrice di primaria appare anch'essa nebulosa e poco entusiasmante ...

Per Vedrò2012 - Sull’attrattività dell’Italia nella ricerca scientifica



Sono stato chiamato ad intervenire a Vedrò2012 a proposito dell'attrattività dell'Italia verso i cosiddetti "talenti" (non intesi come quelli di una famosa parabola né tantomeno un quartiere di Roma). Di seguito una versione scritta abbastanza fedele di quello che ho detto in collegamento via Skype da Parigi.

Il mio contributo alla discussione sull’attrattività dell’Italia verso i cosiddetti talenti si concentrerà qui esclusivamente su un aspetto : il campo della ricerca scientifica fondamentale, e principalmente quella accademica, visto che il nodo irrisolto degli istituti di ricerca richiederebbe un capitolo a parte e ci porterebbe fuori tema.
Per comprendere come agire per agevolare l’ingresso di personale non-endogeno (ovvero sia ricercatori italiani che lavorano all’estero sia ricercatori stranieri che vogliono stabilirsi in Italia), voglio prima individuare tre aspetti che considero i limiti principali dell’attrattività dell’Italia, in ordine crescente di importanza :

1) Salari, soprattutto per dottorandi, post-dottorandi e giovani ricercatori;

2) Familismo/baronismo, ovvero la logica della coda, dell’attesa. E la circolazione dei talenti è un fenomeno che si scontra con il principio dell’attesa;

3) L’indeterminazione, l’opacità dei metodi, ovvero la mancanza di organizzazione spaziale/temporale/modale.

Prima di discutere nel dettaglio i singoli punti, bisogna ben distinguire chi nel cursus accademico-scientifico è un ricercatore e chi invece è ancora uno studente. Oramai in Italia, come in Europa, è in vigore un sistema di diplomi triennale più specialistica biennale che consente l’iscrizione al dottorato. Quindi, un laureato quinquennale italiano (che solamente in Italia ha il titolo di dottore) è ancora uno studente se si iscrive ad un dottorato di ricerca : studia per diventare ricercatore. Ma anche al livello di studenti è necessario ed auspicabile la circolazione mondiale, e l’Italia si deve poter inserire in questi circoli virtuosi. Per questo è necessario che i percorsi universitari siano meno rigidi, in primis. Ma è anche necessario considerare gli studenti come una risorsa e quindi prevedere strumenti di supporto : alloggi per i più giovani, borse di studio adeguate a partire dal dottorato. Si deve concepire un sistema per cui i migliori studenti non debbano per sopravvivere avere necessariamente un supporto familiare. Questo dovrebbe valere come principio per tutti, ma diventa una necessità per gli studenti stranieri. E infine, bisogna che il sistema prospetti loro un futuro occupazionele che sia indipendente da aiuti familiari, non solo economici, ma soprattutto di conoscenze. Il sistema italiano basato sulla famiglia, come assistenza sociale e come ufficio di collocamento, non può valere per uno studente straniero di qualità. Se vogliamo attrarli dobbiamo riconsiderare la pretesa virtuosità del sistema familistico all’italiana.
Veniamo quindi a quelli che considero i limiti principali del sistema italiano all’attrattività verso l’esterno.

Salari. La barriera dei salari è un ostacolo soprattutto per i più giovani : dottorandi (e abbiamo già detto parlando degli studenti), ma soprattutto post-dottorandi e ricercatori neo-assunti. Qui troviamo una grande differenza con l’estero : mentre un professore universitario non ha problemi economici (né in Italia né altrove), un post-doc con i livelli di salari italiani ha difficoltà a sopravvivere. E lo stesso vale per i ricercatori. Se non si hanno salari che consentono di affittare un alloggio indipendente e sopravvivere non possiamo pensare di attirare « talenti » da oltr’Alpe.

Familismo/Baronismo. Quello che frena non è la « raccomandazione » in sé, perché tutti i sistemi si basano su raccomandazioni virtuose : il proprio direttore di laurea, dottorato, post-dottorato, dipartimento, raccomanda un proprio studente o dipendente per un posto scrivendo onestamente qual è la sua valutazione sul suo operato. Ma questo principio non si basa sull’attesa. Familismo/baronismo vanno accoppiati con la logica perniciosa della coda. Quel principio per cui si sceglie (spesso incosapevolmente, casualmente) la propria carriera accademica eventuale quando si fa la tesi di laurea. A quel punto si aspetta che chi è davanti temporalmente progredisca per poter a propria volta avanzare. Uno straniero rompe questo sistema. O meglio per poter entrare deve rompre il sistema e può, una volta assunto un ruolo decisionale, verosimilmente non riprodurlo. Può diventare un elemento esterno che non ragiona secondo la logica dell’attesa. Il sistema della coda, che tanto si critica a parole, è però molto più difeso nei fatti di quanto non si voglia ammettere. Quindi è bene che ci si rivolga questa domanda : siamo disposti a che qualcuno più bravo ci passi avanti per merito ? Un « precario della ricerca » accetterà mai che, quando quel posto per cui ha atteso facendo « mille sacrifici » (ovvero accettando di essere sottopagato e senza libertà scientifica anche a quell’età accademica in cui i propri colleghi stranieri coltivano mille collaborazioni ed elaborano nuovi progetti) sta diventando reale, venga invece poi dato ad un brillante ricercatore straniero (italiano o no) ? Il concetto di graduatoria permanente è pervasivo della società italiana. Chi non ha il posto direttamente da un concorso ma viene classificato in Italia è abituato a dover semplicemente aspettare. In Francia invece, per esempio, il CNRS (il Centro Nationale della Ricerca Scientifica), come anche le Università, bandiscono posti ogni anno, esiste uno o più vincitori (in base al numero di posti banditi) e una classifica molto limitata in cui vengono classificati quanti, pur non avendo il posto, hanno meritato. Questi però sono una scorta nel caso in cui il vincitore non dovesse accettare il posto dopo pochi mesi. Una volta che i vincitori hanno accettato questa classifica finisce e chi non ha vinto dovrà ripresentarsi ad un prossimo concorso, ripartendo da zero come tutti gli altri. Semplice e rivoluzionario.

Insicurezza spaziale/temporale/modale. Per mancanza di sicurezza intendo mancanza di organizzazione e certezza su come, dove e quando si può ottenere una posizione nel sistema accademico o della ricerca italiana. Sicurezza che è fondamentale per attrarre ricercatori dall’estero. La mancanza di informazioni certe è il primo problema : tutto si conosce principalmente per passaparola, non esiste un sito dove sono centralizzate tutte le informazioni né tantomeno un calendario unico con cadenza annuale. Non si sa poi né quando i concorsi vengono banditi né quanto durano. Un ricercatore straniero che vuole venire in Italia non lo farà certo come un questuante in attesa che il magnanimo principe gli elargisca il proprio favore. Dovrà programmare la propria vita personale e professionale. E dovrà anche sapere come avviene la procedura di selezione. Un esempio opposto a quello italiano è ancora il sistema francese cui il nuovo meccanismo di idoneità sembrerebbe essersi ispirato. In Francia infatti, le Università e il CNRS bandiscono i posti con cadenza annuale con un calendario chiaro e rapido (la procedura dura al massimo da natale a maggio), perché i vincitori di concorso possano prendere servizio a settembre (ottobre per il CNRS) o a gennaio per alcuni posti universitari. Una procedura che è sempre la stessa ogni anno. La mancanza di certezza e di chiarezza nelle modalità è chiaramente un freno a che ricercatori dall’estero (italiani e non) possano seriamente prendere in considerazione la possibilità di venire a lavorare in Italia.

Per cercare di contribuire a migliorare l’attrattività dell’Italia, quattro anni fa insieme ad altri colleghi in Europa, abbiamo lavorato con la deputata della circoscrizione Europa del PD l’On. Laura Garavini per confezionare quella che è poi diventata la proposta di legge PRIME, legge che tutt’oggi in commissione cultura alla Camera. Una proposta di legge nata sotto il governo Berlusconi che quindi che non poteva essere una rivoluzione totale, ma voleva mettere un seme nel sistema. Un progetto che è ancora attuale e che sarebbe facilmente collegabile con la riforma dell’Università (la cosiddetta « Riforma Gelmini ») e con l’accresciuto ruolo dell’European Research Council.

Per finire, a mio parere quello che serve è che i nuovi governi e i nuovi ministri non rivoluzionino tutto ogni volta perché non è di grandi cambiamenti e lunghi periodi di incertezza (e opacità) che ha bisogno il sistema universitario per aprirsi all’esterno, ma di organizzazione, di pianificazione e di poter scegliere, di poter esercitare il giudizio, un giudizio che non è necessariamente discrezionalità baronale ma è, e dovrebbe essere, responsabilità delle proprie azioni.

martedì 11 settembre 2012

Classifiche delle Università, tutto da buttare?

Ogni tanto i giornali riportano una nuova o aggiornata classifica delle Università del mondo e ogni volta si scopre che tra le prime 10 nessuna è italiana. Anzi ci si accorge che neanche tra le prime 100 si trova un’Università dl Bel Paese, come, ad esempio, riportato quest’anno dallo “Shangai Ranking” uscito proprio a mezz’agosto. Si direbbe apposta per ravvivare le pigre cronache agostane. In questa classifica, per trovare un Ateneo italiano bisogna andare alle posizioni 101-150 (solo i primi 100 posti sono assegnati ad una singola università, dopo si procede di 50 in 50) dove troviamo a pari merito l’Università di Pisa e quella di Roma “La Sapienza”.


Continua su iMille.

sabato 8 settembre 2012

Qualification vs Abilitazione



Pochi giorni fa ho parlato delle mediane. E con le mediane sembra essere partito il processo per l'abilitazione scientifica nazionale. Una novità che sta generando una grande fibrillazione in tutti i settori accademici italiani.

Più pigramente, perché più normalmente, in Francia proprio in questi giorni sta iniziando l'analogo processo di "Qualification" a Maitre de Conference (abilitazione che ottenni nel 2005) e a Professore. Un processo di cui si conosce già il calendario che è facilmente rintracciabile sul sito del ministero: pre-iscrizione entro il 25 ottobre, invio del dossier al CNU il 19 dicembre, risultati per fine febbraio per poter iniziare a postulare ai posti che si aprono nel marzo 2013.

Già la differenza tra un calendario chiaro e definito e uno molto più fumoso (qualcuno è riuscito a trovare un calendarietto facile facile, come sul sito francese ANTARES per l'abilitazione scientifica nazionale?) la dice tutta.

Qualcosa mi dice che seguiremo la differenza tra due sistemi apparentemente analoghi molto da vicino in questi mesi, e ci saranno non poche cose da dire ...

martedì 4 settembre 2012

Nebbia democratica



Dice bene Ivan, a proposito delle primarie. Tra chi? Per cosa? Come? Quando?

Non si capisce se la legge sarà l'attuale (quindi con coalizioni pre-voto e designazione del candidato presidente del consiglio) o sarà modificata. Sono 10 mesi oramai che dicono che il parlamento deve cambiare la legge elettorale. Ognuno ne dice una, ma per il momento non c'è nulla di fatto. Quindi Renzi e Bersani (più forse altri, Vendola? Boeri?) si sono candidati, ma per cosa?

Non è differenza da poco: con la legge attuale è quasi inevitabile costituire una coalizione pre-voto. Nel caso: con chi? Si definisce prima, durante o dopo le primarie? Altrimenti, se eliminano le coalizioni pre-voto, si primareggia per cosa? Per il conducator di un partito che probabilmente poi dovrà allearsi con altri dopo?

E quando si dovrebbero tenere? A ottobre (direi troppo presto)? A Novembre (per i morti ...)? Come regalo per Natale? Con la Befana? Tutto tace anche sui tempi. Ma come sempre in Italia tutto si sa all'ultimo.

E, infine, saranno primarie secche a turno unico (come sempre sono state fatte) o a due turni (come in Francia)?

Quest'ultimo è forse il problema minore (e si immagina che saranno come sono sempre state, ovvero a turno unico).

Resta la domanda: ma di cosa si parla?

Che ha la sua inevitabile conseguenza: non può appassionare di certo una competizione senza capire per cosa, tra il solito dato per vincente, triste, noioso, bolsito, ma forte della corazzata del partito e del sindacato e un outsider che non si capisce bene come possa e voglia muoversi nelle torbide acque delle confuse alleanze (o pseudo alleanze) che il PD di Bersani ha creato in questi anni.

Insomma, per questo nuovo anno politico si riporta nebbia democratica, al momento.

venerdì 31 agosto 2012

Di mediana in mediana



Come si è potuto notare dai molti commenti in rete, sono uscite le tanto attese mediane per le nuove "idoneità" nazionali a professori universitari, al livello di associato e di ordinario.

Sul sito ANVUR si trovano tutti i documenti. Per prima cosa, però, bisogna sapere che i settori scientifico-disciplinari sono cambiati nel 2011, e quindi bisogna andarseli a cercare per comprendere le tabelle dell'ANVUR. In questi documenti, infatti, non è scritto a cosa corrisponde ogni numero. Superato questo primo piccolo ostacolo, vediamo cosa dice per la specialità che di cui mi occupo, ovvero Chimica Fisica, che corrisponde al settore 03/A2.

Faccio però un piccolo passo indietro per i non "esperti". Cosa ha deciso il ministero? Ha deciso di individuare tre criteri bibliometrici (questo per le discipline chiamate appunto "bibliometriche" come le scienze esatte, ma non solo), e precisamente:

A) il numero di pubblicazioni negli ultimi dieci anni (per chi avesse una carriera inferiore questo numero viene "normalizzato");

B) il numero di citazioni per anno di carriera accademica;

C) l'indice H contemporaneo. Non entro nei dettagli ma misura in un certo modo qual è l'impatto dei propri lavori sulla comunità scientifica, una sorta di "impact factor personale". Rispetto al più noto (si fa per dire) indice h, questo è calcolato pesando di più le pubblicazioni più recenti.

L'ANVUR ha collezionato i valori precedenti per tutto il corpo docente italiano e ha calcolato la mediana. Non la media ma la mediana. Bisogna fare qui un'altra digressione. Quando si ha un insieme di dati provenienti da una popolazione, come per esempio l'altezza degli abitanti di Roma, allora si può calcolare per ogni valore dell'altezza dato (diciamo per semplicità che misuriamo l'altezza in cm senza decimali, così da avere valori discreti) il numero di abitanti che sono alti quel dato valore. Si ottiene così una "distribuzione" di probabilità, ovvero una curva (una funzione) che riporta qual è la probabilità (appunto) di avere un abitante di Roma alto "tot". Ovviamente possiamo calcolare il valor medio dell'altezza dei romani, ma se voglio calcolare qual è quel valore di altezza per cui ho metà popolazione che sarà più alta e metà più bassa? Bene è un'operazione relativamente semplice e questo valore sarà proprio la mediana (qualche definizione più precisa la potete leggere direttamente su wikipedia)! Mi direte, ma non è la stessa cosa della media? No, a meno che la distribuzione non sia simmetrica.

Quindi per i nostri associati e ordinari hanno ottenuto le distribuzioni dei valori bibliometrici e calcolato le mediane. A questo punto, dopo tutta la disquisizione sulle distribuzioni di probabilità, sarete d'accordo con me che sarebbe stato quanto meno simpatico mostrare queste distribuzioni, no? Ci spero ancora, chissà che non si scoprano cose simpatiche.

Ma torniamo ai criteri. Quali sono risultati i valori "mediani" ?
Per associati: 34.5 articoli negli ultimi dieci anni (ovvero 3.45 articoli l'anno), 34.27 citazioni l'anno e un indice H-C di 10.
E gli ordinari ? Non molto più alti, tutto sommato: 42.5 articoli, 46.01 citazioni l'anno e indice H-C 11.

E io? Da una stima fatta ieri grazie ad Enrico su ISI Web of Science (stima perché alcune pubblicazioni devono ancora apparire), mi risulta : 47 articoli, 42.64 citazioni e indice H-C di 11.

Ergo in teoria potrei anche domandare l'idoneità da ordinario (bisogna passare due criteri su tre), ma mi pare abbastanza inutile. Magari tra qualche anno, se, curiosamente, in Italia riusciranno a mantenere uno stesso sistema (e a farlo andare a regime) per un tempo sufficientemente ragionevole. Ma si sa, chiedo troppo. Ogni ministro deve fare la sua riforma, altrimenti sembra quasi che non serva a nulla ...

venerdì 24 agosto 2012

La saga di lantanoidi e attinodi, tutta da leggere!



E' uscito oggi su Chemistry - A European Journal, la nostra fatica di questo 2012: la review scritta con Paola D'Angelo sull'idratazione di lantanoidi(III) e attinoidi(III) - III indica lo stato di ossidazione degli elementi delle due serie chimiche, dal titolo abbastanza catchy: Hydration of Lanthanoids(III) and Actinoids(III): an Experimental / Theoretical Saga.

Per riassumere in breve: tutto quello che avreste sempre voluto sapere su struttura e termodinamica di lantanoidi(III) e attinoidi(III) e non avete mai osato chiedere. Insomma, parecchie e lunghe tabelle con tanti numeri ottenuti da diversi metodi sia sperimentali che teorici.

E una bella copertina, oltre alle foto degli autori (ma per vederle vi dovete scaricare il pdf dell'articolo).


giovedì 23 agosto 2012

Lo spread dell'attesa bagagli



Sono arrivato ieri a Orly da Fiumicino ed, essendo andato in Italia per un mese, avevo anche imbarcato il bagaglio, come avevo anche fatto all'andata nel tragitto inverso.

Arrivato ad Orly, la sorpresa: scesi dall'aereo (con il finger), fatto qualche metro per arrivare al nastro del ritiro bagaglio e ... stavano già distribuendo i bagagli del nostro volo! Una signora italiana vedendo i bagagli girare diceva: "ma no, non possono essere quelli di Roma". E io, vedendo che le targhette indicavano proprio il nostro volo e che dei passeggeri del mio aereo stavano già prendendo le valigie, ho risposto: "si, sono proprio i nostri". "Proprio come a Fiumicino!" ha esclamato la signora, esprimento anche il mio pensiero.

Già, all'andata a Fiumicino ho dovuto aspettare un'ora per ritirare il bagaglio.

Quindi attesa a Orly 0 minuti a Fiumicino 60 minuti.

Lo spread dell'attesa bagagli, insomma. Poi uno si meraviglia degli spread sui titoli di stato : ma se non si riesce ad organizzare neanche un ritiro bagagli minimamente decente, che fiducia uno può avere in quello stato? Nella propria capacità di fare le cose con un minimo di affidabilità e certezza?

domenica 5 agosto 2012

Qui si fa l'Europa o si muore



E' uscito oggi l'ebook che raccoglie gli interventi dell'incontro "Qui si fa l'Europa o si muore", organizzato dall'Associazione Italia 110 e dal PD a Bruxelles lo scorso febbraio.

Ringrazio i curatori, lo spaziodellapolitica, e soprattutto Andrea Garnero che ha sbobinato il mio intervento orale cercando al meglio di renderlo intellegibile per scritto.

Grazie anche a Marco Meloni, anche lui presente a Bruxelles che ha curato l'iniziativa e ha presentato l'uscita di questo ebook sull'Unità di qualche giorno fa.

sabato 4 agosto 2012

Estate Romana



Ho scoperto che pochi si ricordano dell'Estate Romana inventata da Renato Nicolini, morto oggi, purtroppo. Ricordiamo allora, Roma viva anche d'estate, qualcosa di mai visto né immaginabile.

Eppure se ne parla anche in una famosa canzone di Venditti del 1982: in questa estate romana di musica e fotografia.

L'Estate Romana di Nicolini, sotto la giunta di Giulio Carlo Argan, primo sindaco comunista della capitale del dopoguerra, un intellettuale prestato alla politica veramente. Ma erano altre epoche.

Ero troppo piccolo quando si fece la prima volta, ma la ricordo nei racconti di quando poi la DC andreottiana e poi il patto del CAF che portò Carraro sindaco di Roma distrussero tutto.

E poi arrivò la Roma viva d'estate che ricordo da ventenne, erano gli anni 90, quando restavo qui a preparare gli esami di settembre, la Roma delle giunte Rutelli che riprese l'idea di quella felice, semplice e grande idea.


venerdì 3 agosto 2012

Ultimo articolo accettato prima delle ferie

E voila, lunedì è stato accettato su PCCP l'ultimo articolo prima della pausa agostana (oddio pausa relativa arriveranno le proofs di questo articolo tra non molto probabilmente e ho appena ricevuto un articolo da "referare" per il 23 agosto), intitolato Electronic Structure and Bonding of Lanthanoid(III) Carbonates.

E' un simpatico articolo, collaborazione tra noi di Evry (Yannick e Fausto) e Minneapolis (Pere Miro e Chris Cramer), sui complessi tra lantanidi e carbonati in acqua e in particolare sul tipo di interazioni che si formano. Messaggio semplice: orbitali 4f ? non c'azzeccano nulla :)

E poi, essendo il primo articolo con Chris ci vorrà la tradizionale Cava non appena ci rincontreremo!

lunedì 30 luglio 2012

Prima mossa dall'alto?



Ed è arrivato l'ultimo appello, con lista di adesioni allegata e immancabile elenco di "10 punti" che immancabilmente salveranno l'Italia (se non il mondo intero).
L'appello in questione è curioso perché riprende nel nome quella parola "declino" che non mi può che far ricordare quando verso la fine del secondo governo Prodi (quello 2006-2008), Lamberto Dini, all'epoca nell'Unione ma prossimo al passaggio verso Berlusconi, martellava con questa stessa parola in ogni suo intervento, parola che usava come clava contro la maggioranza e il governo di cui lui stesso faceva parte.

Non riesco a non essere perplesso sull'iniziativa, al di là del fatto che conosco personalmente (e stimo) alcuni dei sottoscrittori. Mi lascia quindi perplesso l'appello per un "nuovo partito" come anche la necessità dei soliti "10 punti". Capisco le cosiddette esigenze di comunicazione, ma penso che una forza politica si caratterizza con la propria visione del mondo e della società da cui poi derivano le azioni. E certo non si possono risolvere in 10 azioni. A me in un certo senso sarebbe bastato il manifesto di intenti iniziale.

Non si può non notare con una certa curiosità che se da una parte abbiamo la retorica dei "movimenti dal basso" (dentro e fuori i partiti), dall'altra si vede nascere la richiesta di un nuovo partito con quella che potremmo chiamare "operazione dall'alto", per semplificare. Ovviamente dovrebbero esserci entrambi gli aspetti, ma la schizofrenia della politica italiana (e della sua società, in primis) produce frutti di questo tipo, inevitabilmente.

Allora, mentre da Noise From Amerika (NFA) si chiede agli "anonimi compagni" di lasciare il PD e Cristiana continua a pensare che il PD sia l'unica soluzione, domando: ma un progetto liberal-democratico (che non so se coincide con ciò che è auspicato da Giannino e soci e/o da quelli cui si rifolge NFA) sarebbe mai un partito "di massa", ovvero un partito che possa da solo inizialmente mettere insieme un elettorato vasto, del 25% almeno? Perché altrimenti non stiamo parlando di nulla di rilevante.

Oppure sarà un partito personale, dove magari alla stella Montezemolo si sostituisce la stella Marcegaglia, con una dinamica che non è formalmente troppo diversa da quella che portò alla famosa discesa in campo, se uno ci pensa bene.

Vedremo, l'estate è il periodo delle prime mosse, con l'autunno si dovranno far vedere di più le carte e gli assetti politici che andranno alle elezioni usciranno necessariamente di più allo scoperto. Ricordiamoci che Berlusconi fece il famoso discorso della discesa in campo il 26 gennaio 1994, a pochi mesi dalle elezioni politiche della primavera dello stesso anno.

mercoledì 25 luglio 2012

Ottimismo fatalista



Il fatalismo è in genere associato ad un certo pessimismo, ad una visione del mondo in cui le proprie azioni nulla possono davanti al Fato. Davanti ad una tempesta che distrugge le proprie barche, davanti alla siccità che azzera i raccolti. E' un sentimento molto diffuso nella civiltà del mediterraneo.
In genere appunto si pensa al Fato come a qualcosa che peggiorerà inevitabilmente la nostra condizione. Quindi è inutile darsi troppo da fare per imporre la propria volontà, perché tanto arriverà qualcuno o qualcosa più grande di noi e disporrà a suo piacimento.

In questi giorni invece, tornando in Italia, quell'Italia scossa dalla crisi economica, sballottolata tra gli Scilla e Cariddi di Grecia e Spagna, ecco mi sembra di vedere che le persone (o almeno quelle che incontro) vivono in un ottimismo fatalista. Qualcuno le ha paragonate ai viaggiatori del Titanic, che ignari vanno verso il proprio destino al suono di un'orchestra di prima classe.
A me invece sembrano piuttosto adagiati nel proprio triclinio in attesa che il Fato che tutto aggiusta e tutto risolve in un nulla compia il suo lavoro. In attesa che come sempre in qualche modo, senza troppi sforzi e soprattutto senza "morti sul campo" (in senso figurato, si spera) passerà anche questa. E passerà senza dover licenziare dipendenti dello stato, senza perdere le tredicesime, senza ritrovarsi in una situazione di bancarotta non solo collettiva ma anche personale.

Eccolo, quindi il fatalismo ottimista, questo curioso protagonista di inizio millennio, che non è poi altro che l'altra faccia della stessa medaglia che fa sì che gli italiani non si sentano protagonisti del proprio destino, ma in balia di eventi più grandi e più importanti, in balia di qualcuno o qualcosa che, chissà perché, forse per il clima o forse per il cibo, alla fine li guarda con un occhio di riguardo, preservandoli da troppi drammi.

giovedì 19 luglio 2012

La stabilità di governo nella Prima Repubblica



La vulgata vuole che la cosiddetta Prima Repubblica, ovvero quel periodo della storia repubblicana che va dal 1948 al 1994, dove vigeva un sistema elettorale proporzionale, sia stata caratterizzata da una continua alternanza e instabilità dei governo. Presunta instabilità e mutevolezza che sarebbe alla base della mancanza di dinamismo e del cattivo governo. Ma è stato veramente così? Per l'ordinamento costituzionale italiano (che è tuttora in vigore) il potere non è tutto nelle mani del presidente del consiglio, ma è condiviso con i suoi ministri. Vediamo quindi non solo come sono cambiati i capi del governo, ma anche chi ha condotto i principali ministeri (Interno, Esteri, ministeri economici, Difesa e Pubblica Istruzione) della Repubblica Italiana tra il 1948 e il 1994.

I legislatura: 1948-1953. Capo del governo è Alcide De Gasperi, che guida i tre governi che si succedono. Come lui, anche Pacciardi e Scelba restano ininterrottamente ministri della Difesa e dell'Interno. Stabili sono anche i tre dicasteri economici, retti per tutta la legislatura da Vanoni e Pella. Restano stabili invece solo dal 1948 al 1952 i ministri Sforza agli Esteri e Gonella alla Pubblica Istruzione. Una legislatura quindi molto stabile: pur cambiando formalmente i governi, nella sostanza si ha una grande continuità di governo.

II legislatura: 1953-1958. Si alternano sei presidenti del consiglio dei ministri (De Gasperi, Pella, Fanfani, Scelba, Segni e Zoli). Stabilissimo è il ministero della Difesa, tenuto da Taviani dal 1953 al 1958. Vanoni resta ai ministeri economici fino alla sua morte nel 1956, mentre Gava è ministro del Tesoro dal 1953 al gennaio 1956. Negli altri ministeri si alternano vecchi e nuovi esponenti della dirigenza democristiana, come Pella, Piccioni, Martino, Fanfani, Gonella, Andreotti o Moro.

III legislatura: 1958-1963.
Fanfani è capo del governo per quasi tutta la legislatura, con la pausa dei governi Segni e Tambroni per poco più di un anno dal febbraio 1959 al luglio 1960. Giustizia e Difesa restano quasi tutta la legislatura nelle mani di Gonella (1958-1962) e Andreotti (1959-1963). Tra i ministeri economici Trabucchi è ininterrottamente alle Finanze dal 1960 al 1963, mentre Taviani si alterna tra Finanze e Tesoro tra il 1959 e il 1962. E' la crisi dei governi monocolore DC o con l'appoggio di PSDI e PRI. Crisi che porterà all'entrata del PSI nel governo nella legislatura successiva (il centro-sinistra degli anni '60).

IV legislatura: 1963-1968.
Dopo il primo governo Leone che dura pochi mesi, Moro è presidente del consiglio nei tre successivi governi dal dicembre 1963 al 1968. Sono i governi di centro-sinistra in cui la DC governa con PSI, PSDI e PRI. Una legislatura di grande stabilità, con Colombo e Gui che guidano ininterrottamente il Tesoro e la Pubblica Istruzione. L'Interno è nelle mani di Taviani in tutti i governi Moro (quindi dal 1963 al 1968), come la Giustizia che negli stessi anni è sempre guidata da Reale. Stabili sono anche la Difesa che è nelle mani di Andreotti fino al 1966 (da lui quindi guidata ininterrottamente dal 1959 se consideriamo anche la legislatura precedente) e il Bilancio che è dato a Pieraccini dal 1964 al 1968.

V legislatura: 1968-1972. Un periodo turbolento cui corrisponde una certa turbolenza governativa. Sono capi del governo Rumor (tre governi dal 1968 al 1970), Leone, Colombo e Andreotti che si vede rifiutata la fiducia costringendo così il presidente della Repubblica Leone a sciogliere le camere e indire elezioni anticipate. Tra i ministeri sono molto stabili l'Interno, guidato da Restivo dal 1968 al 1972 (nell'ultimo breve governo si sposta alla Difesa), il Tesoro, ancora guidato da Colombo, come nella precedente legislatura, eccetto quando questi diventa presidente del consiglio (agosto '70 - febbraio '72) e gli Esteri, a Moro dal 1969 al 1972.

VI legislatura: 1972-1976. A parte il primo governo centrista guidato da Andreotti, i successivi sono guidati ancora da Rumor (1973-1974) e Moro (1974-1976). I ministri si alternano, soprattutto tra i governi Rumor e Moro, con Malfatti che è stabilmente alla Pubblica Istruzione dal 1973 al 1976 e Colombo che è presente negli stessi anni nei ministeri economici. Ai dirigenti più collaudati (Taviani, Giolitti, Anreotti) si affiancano i protagonisti delle successive stagioni politiche, come Forlani, Cossiga e Scalfaro.

VII legislatura: 1976-1979. Una tra le più travagliate della storia repubblicana. In particolare si ricorda il sequestro (e il successivo omicidio di Aldo Moro) in coincidenza con la fiducia del governo Andreotti IV. Andreotti che guida i tre governi della legislatura ininterrottamente. Stabile per tutta la legislatura è anche il ministero degli Esteri, guidato da Forlani. I ministeri economici sono guidati principalmente da Morlino (Bilancio 76-79); Malfatti (Finanze 78-79) e Pandolfi (Tesoro 78-79). Piuttosto stabile la difesa, guidata da Ruffini dal 1977 al 1979. L'interno inizia nelle mani di Cossiga e dopo il caso Moro passa a Rognoni.

VIII legislatura: 1979-1983. Sei governi si alternano condotti da Cossiga (1979-1980), Forlani (1980-1981), Spadolini (1981-1982, primo non-democristiano presidente del consiglio) e Fanfani (1982-1983). Sono gli anni in cui si forma il cosiddetto "pentapartito", ovvero la coalizione di governo DC-PSI-PRI-PSDI-PLI. Rognoni guida il ministero dell'Interno per l'intera legislatura e molto stabili sono gli Esteri, guidato da Colombo dal 1980 al 1983 e la Difesa, al socialista Lagorio nello stesso periodo. I ministeri economici vedono anch'essi una certa stabilità, con Giorgio La Malfa al Bilancio dal 1980 al 1982, Pandolfi che mantiene il Tesoro (ministero che già condusse nella precedente legislatura) dal 1979 al 1980, Reviglio (Finanze 1979-1981) e Andreatta, prima al Bilancio, 1979-1980 e poi al Tesoro, 1980-1982.

IX legislatura: 1983-1987. E' l'epoca di Craxi, primo socialista presidente del consiglio, che guida due governi quasi per l'intera legislatura con la coalizione "pentapartito", DC-PSI-PSDI-PLI. La legislatura è poi chiusa da un governo Fanfani negli ultimi mesi prima delle elezioni anticipate del 1987. Esteri, Interno, Tesoro e Pubblica Istruzione restano per tutta la legislatura (ultimo governo compreso) nelle mani di Andreotti, Scalfaro, Goria e Falcucci. Difesa e Finanze restano a Spadolini e Visentini durante i due governi Craxi (1983-1987).

X legislatura: 1987-1992. Continua l'esperienza di governo del "pentapartito" ma alla stabilità precedente segue l'alternarsi di quattro governi guidati da Goria, De Mita e Andreotti, in carica per tre anni dal 1989 al 1992. Quest'ultimo governa grazie al cosiddetto patto del CAF (Craxi-Andreotti-Forlani) e vede l'uscita del PRI nel 1991. Sono gli anni della fine della cosiddetta Prima Repubblica e vedono un alternarsi nei dicasteri principali degli attori di questa fase della storia italiana. Vassalli e Martelli si alternano alla Giustizia, come Andreotti e De Michelis agli esteri. Si ritrovano ancora alcuni notabili democristiani del passato come Fanfani, Colombo, Rognoni e Misasi, ma a caratterizzare questa fase sono Amato al Tesoro (1987-1989), Cirino Pomicino al Bilancio (1989-1992) e Formica alle Finanze (1989-1992). Si ricordano anche Antonio Gava e Scotti agli Interni.

XI legislatura: 1992-1994. E' l'ultima della Prima Repubblica e vede due governi in due anni. Anche se è una legislatura breve e instabile, Interno, Tesoro e Pubblica Istruzione sono guidati per l'intera legislatura da Mancino, Barucci e Russo Iervolino. E' l'epoca dei governi Amato e Ciampi. In parlamento l'alleanza è la stessa che si aveva alla fine della precedente legislatura, ma le inchieste giudiziarie scardinano tutto e portano alla fine di un'epoca di governi instabilmente stabili.

mercoledì 18 luglio 2012

Guida ai presidenti della Regione Sicilia per giornalisti marziani



Oggi alcuni giornalisti atterrati in Italia dal pianeta Marte si sono accorti che la regione Sicilia ha un deficit enorme e che a questo debito si affianca una gestione sconclusionata dei propri dipendenti (oltre che dei propri conti). I suoi dipendenti sono tantissimi, hanno dei benefits inconcepibili e soprattutto non sembrano essere poi tanto utili allo sviluppo economico dell'isola. Atterrando sulla Terra, si sono accorti che assistenzialismo e clientelismo l'hanno fatta da padrona in Sicilia negli ultimi anni.

A questi giornalisti marziani, mentre intervistano magari Alfano, Casini, Bindi e i tanti politici di estrazione culturale democristiana presenti nell'arco parlamentare voglio porgere l'elenco dei presidenti della Regione Sicilia dal 1947 (anno delle prime elezioni regionali) ad oggi. Per informazione, così da avere ben chiaro cosa significa "tradizione democristiana".

Raffaele Lombardo: 2008-oggi. Classe 1950, nel 1977 è dirigente nazionale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana. Con la DC è consigliere comunale e assessore nel comune di Catania dal 1986 al 1992 quando diventa consigliere, anzi deputato, nell'assemblea regionale. Nel 1994 deve eclissarsi per qualche problema giudiziario e nel 1998 è vicesegretario del Centro Cristiano Democratico con cui è eletto europarlamentare nel 1999. Nel 2003 poi è presidente della provincia di Catania e nel 2004 nuovamente europarlamentare, ora con l'UDC. Poi litigano e fonda il Movimento per le Autonomie alleato del centrodestra nel 2006 e nel 2008. Nel 2008 è eletto presidente della regione siciliana, alleato di PDL e UDC. Il resto della bagarre è storia odierna.

Salvatore Totò Cuffaro. 2001-2008. Classe 1958, inizia a militare nella Democrazia Cristiana sin da studente. Nel 1980 è eletto consigliere comunale con la DC del suo paese, Raffadali, di cui è capogruppo. La sua carriera nella DC cresce fino alle elezioni regionali del 1991 quando è eletto deputato regionale con quasi 80.000 preferenze. Con la fine della DC entra nel CDU con cui è nuovamente eletto consigliere regionale. Nel 1998 però aderisce all'UDEUR di Mastella ma nel 2000 rientra nel CDU per poi essere tra i fondatori regionali dell'UDC e nel 2001 è eletto governatore della regione Sicilia. Riconfermato nel 2006 è costretto alle dimissioni nel 2008 per la condanna in primo grado per favoreggiamento e rivelazioni di segreto d'ufficio.

Vincenzo Leanza
. 1991-1992 e 2000-2001. E' deputato regionale per la Democrazia Cristiana dal 1976 al 1996, poi con il CDU fino al 2001 e con Forza Italia fino alla sua scomparsa nel 2004.

Angelo Capodicasa. 1998-2000. Esponente del Partito Comunista Italiano, deputato regionale dal 1986 al 2006, prima col PCI e poi con PDS-DS. Prima di lui il solo Salvatore Corallo (PSI) fu presidente proveniente dalla sinistra (nel 1961 per un anno in condizioni straordiarie).

Giuseppe Drago. 1998. Classe 1955, eletto nel 1991 come deputato regionale con il PSI passa al CCD con cui è rieletto nel 1996. Dopo la presidenza della giunta regionale passa per un breve periodo all'UDEUR, è poi eletto deputato nel 2001 e nel 2006 con l'UDC. Nel 2008 è deputato regionale e nazionale con l'UDC ma passa nella maggioranza di centrodestra con il "Popolari per l'Italia di Domani", PID, quelli di Saverio Romano, per capirci.

Giuseppe Provenzano. 1996-1998. Classe 1946, si iscrive in gioventù al PSI e poi, dopo anni di inattività, è capolista per Forza Italia alle elezioni regionali, diventando presidente della regione.

Matteo Graziano. 1995-1996. Deputato regionale con la Democrazia Cristiana dal 1986 al 1996. Con la fine della DC passa prima al PPI, poi a Rinnovamento Italiano (la formazione di Dini) e infine alla Margherita. Aderisce nel 2008 al PD ma nel 2010 passa all'UDC per finire nel 2011 al PID di Saverio Romano.

Francesco Martino. 1993-1995. Esponente del Partito Liberale Italiano, col PLI è deputato regionale dal 1976 al 1996, anno in cui si ritira dalla politica.

Giuseppe Campione
. 1992-1993. Dirigente in gioventù dell'Azione Cattolica è poi dirigente regionale della Democrazia Cristiana, con cui è eletto all'assemblea regionale nel 1981, 1986 e 1991. E' tra i fondatori del PPI regionale.

Rosario Nicolosi
. 1985-1991. Dirigente della CISL e della Democrazia Cristiana regionale con cui è deputato regionale dal 1976 e deputato nazionale nel 1992. Nel 1994 entra nel Partito Popolare Italiano.

Modesto Sardo
. 1984-1985. In gioventù nell'Azione Cattolica è deputato regionale con la Democrazia Cristiana dal 1963 al 1986, quando tentò di diventare senatore senza successo.

Santi Nicita
. 1983-1984. Eletto deputato regionale con la Democrazia Cristiana per la prima volta nel 1971, diventa presidente della regione nel 1983 ma si deve dimettere per uno scandalo l'anno successivo. Nel 1990 è il più votato della DC nella provincia di Siracusa, poi nuovamente deputato regionale con il PSDI nel 1991. Con la fine della DC transita per Cristiano Sociali, Rinnovamento Italiano, Nuova DC e UDEUR (con cui è capolista nel 2006 alla camera dei deputati, senza però essere eletto), per approdare poi nel PD.

Calogero Lo Giudice. 1982-1983. Deputato regionale con la Democrazia Cristiana dal 1971 al 1991, con cui è eletto deputato nazionale nel 1989. Passa poi all'UDC.

Mario D'Acquisto. 1980-1982. Deputato regionale con la Democrazia Cristiana dal 1963 al 1983, quando viene eletto deputato nazionale sempre con la DC, riconfermato nelle due legislature successive. Passa all'UDC. Esce dalla politica attiva, anche se il governo Berlusconi lo nomina presidente di Italia Lavoro Sicilia, carica che mantiene fino al 2009.

Gaetano Giuliano. 1980. Deputato regionale del PSI dal 1971, diventa presidente della regione per alcuni mesi dopo la morte di Piersanti Mattarella.

Piersanti Mattarella
. 1978-1980. Prima attivo nell'Azione Cattolica, è deputato regionale della Democrazia Cristiana dal 1971 fino al 1980 quando, presidente di una giunta di centro sinistra con l'appoggio esterno del PCI, viene ucciso dalla mafia.

Angelo Bonfiglio
. 1974-1978. Esponente della Democrazia Cristiana di Agrigento, è deputato regionale dal 1959. Nel 1983 è eletto deputato per la DC ma non viene rieletto nel 1987.

Vincenzo Giummarra
. 1967 e 1972-1974. Esponente della Democrazia Cristiana di Ragusa, è deputato regionale dal 1955 al 1976. Dal 1979 al 1989 è parlamentare europeo per la DC.


Mario Fasino
. 1969-1972. Esponente dell'Azione Cattolica, è deputato regionale per la Democrazia Cristiana dal 1951 al 1986 con una pausa dal 1981 al 1983 e più volte assessore.

Vincenzo Carollo. 1967-1969. Esponente della Democrazia Cristiana di Palermo è deputato regionale dal 1955 al 1972 quando diventa senatore sempre per la DC, carica che ricopre fino al 1986.

Francesco Coniglio. 1964-1967. Esponente della Democrazia Cristiana di Catania è deputato regionale dal 1955 al 1971.

Giuseppe D'Angelo. 1961-1964. Esponente della Democrazia Cristiana di Enna, è deputato regionale dal 1947 (anno delle prime elezioni regionali) al 1967. Il suo è il primo governo di centro-sinistra di tutta l'Italia, quando questo significava governi in cui partecipavano sia la DC sia il PSI.


Salvatore Corallo
. 1961. Esponente del PSI di Forlì, viene mandato nel 1959 come commissario del partito in Sicilia, eletto deputato regionale guida un governo di transizione. E' poi deputato regionale col PSIUP fino al 1976, quando viene eletto deputato nella circoscrizione di Milano per il PCI e poi senatore in Sicilia.

Bernardo Majorana della Nicchiara
. 1960-1961. Inizia la politica con l'Uomo Qualunque ed è eletto deputato regionale nel 1951 con la lista Liberali-Uomo Qualunque, rieletto con il Partito Nazionale Monarchico e riconfermato nel 1955. Nel 1959 è candidato per l'Unione Siciliana Cristiano Sociale di Milazzo, passa alla Democrazia Cristiana che lo fa eleggere presidente. Passa poi al PLI nel 1963 ma, non venendo rieletto, abbandona la politica.

Silvio Milazzo
. 1958-1960. Esponente della Democrazia Cristiana di Catania, è deputato regionale con la DC dal 1947 al 1959, quando fonda l'Unione Siciliana Cristiano Sociale, USCS, con cui è deputato dal 1959 al 1963. L'operazione UCSC, conosciuta anche come milazzismo, riuscì ad estromettere la DC dal governo regionale, grazie ad un governo sostenuto da tutte le forze politiche regionali. UCSC, PSDI, PLI, PRI, MSI componevano il governo regionale con l'appoggio di PSI e PCI.

Giuseppe La Loggia
. 1956-1958. Sturziano durante il fascismo, è deputato regionale con la Democrazia Cristiana dal 1947 al 1967. E' poi deputato nazionale sempre per la DC dal 1968 al 1983. E' il padre di Enrico La Loggia, esponente di Forza Italia e del PDL.

Giuseppe Alessi. 1947-1949 e 1955-1956. Inizia l'attività politica col Partito Popolare prima del fascismo, nel 1943 è tra i fondatori della Democrazia Cristiana siciliana. Entra nell'assemblea regionale nel 1947 e diventa il primo presidente della regione. Deputato regionale fino al 1963 quando viene eletto senatore sempre per la DC per poi fare il deputato dal 1968 al 1972.

Franco Restivo. 1949-1955. Eletto nel 1946 all'Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana, si dedica alla politica regionale, diventando deputato regionale dal 1947 al 1955 per la DC. E' poi deputato per la DC dal 1958 al 1976, diventando ministro degli interni dal 1968 al 1972 nei governi Leone, Rumor e Colombo.