martedì 30 dicembre 2008

1920

vecchia macchina rugginosa, l'amministrazione provinciale continuerà ancora nell'avvenire il suo solito tran-tran monotono, metodico, senza risonanza.

1960

La questione ebraica: momento nazionale, momento religioso, momento di classe; di volta in volta uno prevale, ma mai allo stato puro, perché gli altri sempre vi si mescolano. Sono un anacronismo in un mondo che sta superando i tre dati ideologici e reali - nazione: internazionalismo, religione: come fatto interiore della coscienza individuale, e non come fattore politico, classe: avvio a società nuova che la riconduce all'unità.

parole sagge dal passato, valide non solo per l'attualità sempre viva del conflitto tra israeliani e palestinesi ma in genere come fondamento della società. Per il momento, paradossalmente, solo l'unità ideale (e non nel senso pensato da chi scriveva) delle classi si è verificato. Resta molto attuale il superamento delle divisioni nazionali e religiose. Utopia socialista, probabilmente, ma non diceva qualcuno che le uniche cause per le quali valga la pena battersi sono quelle perse?

domenica 7 dicembre 2008

Eminenza!

"ma che vi hanno fatto di male sti gay? perché si mettono le gonne come voi?" (L.Litizzetto)

sabato 6 dicembre 2008

Basterebbe

dire le cose come stanno delle volte, è così difficile?

"Mentre il governo ha ignorato, quando non ha represso, le manifestazioni di centinaia di migliaia di giovani studenti, ricercatori e docenti della scuola pubblica, rifiutandosi di cambiare i suoi provvedimenti che massacravano scuola e università e che tagliavano soldi e risorse, è bastata una semplice minaccia di mobilitazione da parte delle scuole cattoliche private per far cambiare idea al governo e nel giro di pochissime ore. Insomma, il Vaticano fischia e Tremonti e il governo ubbidiscono. Siamo alla farsa, se non fossimo alla tragedia, sulla scuola"

già ma questa è sinistra radicale trinariciuta .... poi dice che il vecchio adagio Kloro al Klero non è sempre buono ...

domenica 30 novembre 2008

Oppressione


L'oppressione portava una volta alla ribellione e poi a follie autorefenziali. Ma questo nulla toglieva alla validità di ribellarsi a stati dove la democrazia è collegata al mantenimento poliziesco e/o soffocante dello status quo.

Ora tutto invece può accadere, forse perché si è capita la follia in cui si può incappare ma si finisce per cadere nell'altro opposto, una triste rassegnazione e l'accettazione di ogni brutalità neo-fascista (vedi genova2001 e i recenti attacchi nazifascisti alle camere del lavoro).

Il potere del cinema che fa pensare.

lunedì 24 novembre 2008

Gruppi

Sull'ormai famosissimo faccialibro, impazzano i gruppi. Eccone qualcuno con il numero di aderenti:

I bet I can find 1,000,000,000 people who dislike Silvio Berlusconi too!
79,819 membri

Petizione per il trasferimento del Vaticano in Groenlandia 56,314
membri
QUELO....la risposta è dentro di te però è SBAGLIATA!!! 12,626 membri

Francesco Guccini International Fun Club
5,276 membri
Anti-Brainwashing: Be an Atheist or Agnostic 3,129 membri
LA CARBONARA-il piatto definitivo 681 membri
MARA STRINGI I DENTI!!! 237 membri

curiosi no? E' inutile dire che il mio preferito è "LA CARBONARA" ...

sabato 22 novembre 2008

Il marcio nel manico

"-Poi tanti partigiani hanno dovuto fare giustizia dei fascisti dopo la Liberazione, laddove lo Stato non lo ha fatto. E questi fulgidi esempi di patrioti hanno pagato caro le loro scelte ... Tanti sono dovuti andare all'estero e abbandonare l'Italia per cui si erano battuti durante la Resistenza!

Gli studenti esplodono in un applauso fragoroso che mi rallegra, ma lascia anche perplessi. Lo sanno di cosa sta parlando? Hanno davvero idea delle perseguzioni dell'immediato dopoguerra? Sanno che i fascisti sono andati quasi tutti liberi, mentre le ex Brigate Garibaldi venivano inquisite dalla magistratura? La stessa magistratura, gli stessi giudici che avevano fatto carriera sotto Mussolini e magari comminato anni di confino agli oppositori del regime, firmato mandati di cattura per gli antifascisti o applicato le leggi razziali? Gente che si era formata nel ventennio nero?"
(Vitaliano Ravagli Wu Ming)

venerdì 21 novembre 2008

Finalmente

Per cercare il lato positivo della vicenda Villari, grazie alle sue parole ("Nel vocabolario di un democristiano la parola dimissioni non esiste") e al suo comportamento si può riprendere ad usare l'aggettivo democristiano come un insulto. Come dovrebbe giustamente essere.

sabato 15 novembre 2008

Caro Riccardo Villari

Gentile senatore Riccardo Villari,

siamo degli elettori, simpatizzanti e militanti del PD, ed è come compartecipanti a questa grande e coraggiosa avventura che è anche il tuo partito che ti scriviamo pubblicamente e privatamente.
Crediamo che l’azione della maggioranza parlamentare che ti ha nominato presidente della commissione parlamentare di vigilanza RAI sia un atto provocatorio a cui non si può rispondere che con le dimissioni. Proprio in nome di un senso di responsabilità democratica e repubblicana non si può ammettere che sia la maggioranza a decidere quale sia l’opposizione che la deve controllare. Essere eletti alla presidenza di questo organo di controllo dell’informazione radiotelevisiva con i voti della maggioranza di governo - e senza i voti del partito politico verso i cui elettori, aderenti e militanti si deve rispondere moralmente e civilmente come rappresentante al Parlamento della Repubblica Italiana - è gravissimo nel quadro di un normale confronto politico e democratico che ci deve essere tra maggioranza e opposizione. Non crediamo ci siano precedenti di un presidente di commissione parlamentare eletto non con i voti della sua formazione politica ma con quelli della formazione opposta, tranne l’elezione nella scorsa legislatura del Sen. De Gregorio a presidente della V commissione permanente (Difesa) del Senato della Repubblica, esperienza traumatica che ha visto il Sen. De Gregorio passare poi nelle stesse fila della maggioranza.

Per questo crediamo che la prima azione responsabile di chi non accetta la prevaricazione della maggioranza dovrebbe essere quella di dimettersi, e poi trovare un nome per la presidenza, anche diverso da quello di Orlando. Un candidato che sia in primis espressione di un’opposizione democratica che ha come dovere repubblicano e costituzionale quello di controllare l’operato della maggioranza, controllo che deve potersi effettuare senza ombre.

Cordialmente,

si può firmare su firmiamo.it, facebook o nei commenti.

P.S. Dopo neanche 24 ore già 250 firme, grazie soprattutto a facebook. Grazie!
P.S.2 Alla fine del secondo giorno siamo a più di 350. Diffondete viralmente!

Un'intervista

Ogni tanto capita anche sulla stampa italiana di leggere una vera intervista.
Un giornalista fa domande scomode e il capo del VII reparto mobile di genova non ha nessuna remora ad usare una retorica da ventennio.
Ma dice una verità agghiacciante: "È stata una macelleria messicana".

venerdì 14 novembre 2008

21 domande ai vertici del pd

che ricevo da una mailing-list:

1.Perché hanno creato organismi ciclopici e inutili?
2.Perché non ce n'è uno che si sia fatto da parte?
3.Perché Veltroni ha detto appoggio il referendum ma non lo firmo?
4.Perché hanno accreditato le correnti?
5.Perché hanno provveduto a spartizioni cencelliane e millimetriche?
6.Perché si sono alleati con Di Pietro?
7.Perché hanno candidato Rutelli a Roma?
8.Perché hanno candidato Rutelli anche in senato?
9.Perché: "Via gli accampamento rom da Ponticelli"?
10.Perché hanno cancellato, per decreto, le feste dell'Unità?
11.Perché sull'Englaro hanno lasciato l'aula e sono muti?
12.Perché hanno due televisioni?
13.Perché hanno 17 associazioni?
14.Perché, a volte, predicano benino e, sempre, razzolano male?
15.Perché Morando non l'ha mai smentito nessuno?
16.Perché Villari deve rispondere al partito?
17.Perché Binetti non deve rispondere al partito?
18.Perché non esprimono mai una posizione univoca su nulla?
19Perché non esprimono mai una posizione univoca su nulla, escluso Orlando?
20.Perché riescono a mettersi sempre e comunque sotto scacco?
21.Perché parlano quando dovrebbero tacere e tacciono quando dovrebbero parlare?

Per farne l'uso che si vuole: (a) liberatorio, (b) se ne sceglie una a caso quando doveste incontrare un se-dicente "leader della sinistra", (c) rispondere e scriverlo nei commenti, (d) gioco natalizio, (e) basta

Una voce "della base"

Penso, serenamente e pacatamente, che villari si debba dimettere.
Perché mi pare evidente e non sto qui a perderci lettere.

giovedì 13 novembre 2008

Anonimo Romanesco

Stornello d'Arianna e d'er sor Costa

(strofa)
er costa quanno annava alle riunioni
se rompeva proprio tanto li cojoni
ma un giorno poi arrivò 'na regazzina
allora iniziò a faje la manfrina

(ritornello)
costa costa nun guardare,
pensa pensa a lavoraaareee
farai cileeeeeecca
polenta e terroni non c'azzecca

(strofa)
finita finarmente la riunione
arianna e ciccio vanno sur barcone
e mentre tutti l'artri se ne vanno
quei due sì lo sanno cosa fanno

(ritornello)
ma mentre ch'er simoni
je rompeva li cojoini
sor ciccio e ariaaanna
pian piano se facevan la capanna

(finale)
eh co sti miiiiiiiille …
scoppiavan finarmente, le scintille

venerdì 7 novembre 2008

Chicago e Parigi: Obama e Ségolène

Qualche giorno dopo la vittoria di Obama alle elezioni presidenziali americane, qui in Francia sono state votate le mozioni del prossimo congresso del partito socialista francese (PS), i cui risultati sono passati quasi totalmente inosservati dalla stampa italiana (almeno quella online che frequento), che invece ha dato (giustamente) un enorme spazio alle farneticanti dichiarazioni del “nostro” Silvio e dei suoi accoliti. I risultati delle consultazioni degli iscritti al PS sono stati, un po’ inaspettatamente, favorevoli a Ségolène Royal che, pur non riportando la maggioranza assoluta, è arrivata con il 29% avanti ad entrambi i “baroni” del PS, ovvero il sindaco di Parigi Delanoe e il sindaco di Lilla (ex-ministro di Jospin, nonché figlia di Jacques Delors) Aubry, che hanno ottenuto il 25% ciascuno. Visto da lontano sembra al contrario una sconfitta per Ségolène, invece è proprio il contrario. Dopo le presidenziali gli apparati del partito non hanno perso un istante a “mangiarsela”, ridicolizzarla, marginalizzarla. Ma cosa ha proposto il PS? Il solito refrain socialista che nei momenti di crisi riprende i vecchi slogan che sembrano usciti dagli anni settanta e ignorano completamente la società di oggi, il mondo di oggi, i desideri e i bisogni di oggi. O una figura paternalista, il tentativo di un nuovo Mitterrand che si benevolmente si occupi come un monarca settecentesco dei bisogni del popolo. Anche Ségolène ha “guardato” a sinistra, anche lei non è una figura sconosciuta nel panorama politico francese. Ma cosa la distingue dagli altri? L’essere, e soprattutto l’apparire, per un rilancio della politica, per una proposta del partito che non sia trovare i migliori funzionari, professori, politologi, dirigenti tristi, grigi, logorroici, votati a discussioni infinite sul fatto se il PS debba essere liberale, socialista, sociale, anticapitalista etc … parole, noiose anche per i francesi, evidentemente. Ma soprattutto si tratta di parole e di un modo di agire che danno una visione chiusa del partito. Chiusa alle persone e alle idee. E i militanti iscritti al PS hanno dato un ulteriore segnale di volontà di apertura e rinnovamento. Non so come andrà a finire, poiché nessuna mozione ha ottenuto la maggioranza relativa ora i vecchi giochi dei congressi dei partiti del secolo scorso decideranno la linea politica, la piattaforma programmatica, e, quindi, il “primo segretario”. Non è forse contro questo modo di agire paludoso, vuoto, lontano dalla realtà che il voto per Ségolène e per Obama è stato indirizzato? Dicevano che Ségolène non aveva un programma, come lo dicevano per il PD, e come non l’aveva neanche Obama. Ma cosa si vorrebbe mettere in un programma? Una volta il programma poteva essere l’applicazione di un dettato ideologico, pensare che un partito dovesse guidare la società, indirizzare la vita dei cittadini dalla nascita alla morte, financo suggerendo il menù. E la destra ha (aveva?) il programma semplice dell’applicazione indiscriminata del liberismo incondizionato e incondizionabile. Anche questo un modo dirigista di gestione della politica e dei governi.
E’ mai possibile nel mondo (di oggi e di ieri) poter pretendere di regolare dall’alto una società umana? E soprattutto, è questo il compito della politica, soprattutto quella di sinistra? Una mia amica mi scriveva recentemente:

Leggevo stamattina che Obama non ha una programma, e chissene frega, lui è il sogno, questo conta, quando non si sogna più e si pensa solo al benessere, vuol dire che si è perso qualcosa di importante. Gli americani lo hanno capito, noi ancora no.

Obama e Ségolène, ognuno con toni e modi diversi come diverse sono le società americana e francese, hanno proposto una visione del mondo basata sulla partecipazione, sull’inclusione, sul dialogo. Un sogno in cui tutti sono invitati a entrare. Non sempre è poi vincente nelle elezioni ed ora non voglio qui discutere sui motivi che hanno portato la vittoria di Sarkozy su Ségolène. Ma si tratta di un nuovo modello di sinistra, che, a fatica, cerca di imporsi. Una sinistra anche populista nel senso che è molto basata sulla comunicazione, sulle emozioni, sul richiamarsi “al popolo” e poco su polverosi e omnicomprensivi trattati che pretendono di risolvere tutti i problemi del mondo (ultimo grottesco esempio era il programma dell’Unione), una sinistra che non si identifica con professori, tecnocrati, sapientini che pensano di avere le soluzioni in tasca, ma che rimette al centro i cittadini, i bisogni quotidiani, li rende uguali nel senso dei diritti, di una democrazia che non vuol dire dittatura della maggioranza ma rispetto delle scelte, dei desideri, delle visioni del mondo, delle priorità di vita.
La strada è dura, soprattutto nella vecchia europa dove l’aristocrazia (intesa in senso largo, come aristocrazia di tecnici e intellettuali, come aristocrazia degli apparati, come aristocrazia dei circoli chiusi) non è mai totalmente sepolta ma forse ancora una volta un popolo giovane, coraggioso, che non ha mai incoronato un re, può mostrare un modo di fare e farci scendere dal piedistallo della nostra spocchiosa presunta superiorità culturale.

martedì 14 ottobre 2008

14 Ottobre

Un anno fa si celebravano le primarie del Partito Democratico, un momento di speranza per molti, sembrava finalmente concretizzarsi quel sogno nato molti anni prima sotto le insegne dell’Ulivo, si poteva iniziare a mettere da parte le inutili divisioni di sigle, poteri personali, beghe e rivalità nate sotto le insegne della vanità, del presenzialismo e cercare di sentire la società, le relazioni, le priorità. Un partito che sarebbe dovuto essere il motore di una stagione diversa, dinamica, propositiva, un partito aperto per una società cambiata. Aperta al dialogo, alle culture, all’esterno, proiettata verso nuove sfide, il “pensiero debole” che diventava forte, maggioritario, guida di un mondo flessibile, mutevole. Sembravano congedarsi le rigidità, le categorie vuote del passato, sembravano finire le appartenenze viste come coccarde, come gagliardetti da mostrare in pubblico per affermarsi, vuoti contenitori. Il confronto, l’ascolto, il mettersi in gioco, in causa, abbandonare le certezze e gli schemi come suprema dimostrazione di coraggio e di forza. Una scommessa che sembrava potersi realizzare, potersi proporre come modello per il futuro, riportare i bisogni, i desideri, le aspettative, le proposte le più ardite e innovatrici al centro della quotidianeità. Un sogno allora, spezzato sul nascere in inverno da beghe, presenzialismi, ripicche, vanità. E così i vecchi schemi hanno piano piano ripreso forza, la società si è chiusa, ha preferito le risposte univoche, ha preferito ritrarsi in se stessa, far vincere la paura, la voglia di false sicurezze, riprendere i miti dell’ordine, dell’egoismo, credere che esistano soluzioni semplici, facili, date semplicemente dalla volontà di una guida priva di dubbi, rifiutare la criticità.
Ora ad un anno di distanza ecco che i primi miti crollano, si sbriciolano in fumo in una settimana, mostrano tutta la loro fragilità, inesistenza. Ancora le risposte sembrano portare verso un’ulteriore chiusura, chiedere un rifugio ancor più miope, insensato. Da una parte così si vogliono nuovamente affermare i controlli, si vuole rassicurare e far credere che un padre buono, compassionevole, attento, ma rigoroso e intransigente, possa risolvere, possa rimettere in riga, possa rimettere il fiume nel suo alveo. Dall’altra lo sconcerto, la delusione non riesce a farsi da parte, non riesce ancora ad affermare il coraggio della criticità, della complessità, della non esistenza di assoluti. Si cercano soluzioni semplici, immediate, facili, definitive, si cerca un inutile e vano consenso, quando potrebbe essere più modestamente e semplicemente il tempo di rinvigorire la cultura di una visione del mondo multicolore, variabile, senza guida, che si porta da sé, che trova nel suo mettersi in discussione, nel non avere “la” soluzione – che non esiste – ma soluzioni puntuali, locali, a misura d’uomo, del quotidiano.
Tra un anno staremo forse ancora a questo punto, o forse tutto si sarà ancora rovesciato, indipendentemente dalle volontà degli uomini forti, dei rassicuratori e degli imbonitori. Qualcuno proverà forse ancora a portare avanti la bandiera del dubbio, la sua voce sarà forse sovrastata ancora dal chiasso, dai proclami, da altre bandiere e ipocrisie, ma che sia almeno sempre un po’ nutrita, che provi indefessamente, a bassa voce, ma costantemente, a cantare fuori dal coro, a non cedere alle sirene dell’univocità.
Un anno fa l’Italia e il mondo erano diversi, come lo saranno tra un anno, a dispetto di ogni tentativo di imbrigliarli.

lunedì 29 settembre 2008

Giungla Occidentale

Cairns è una città occidentale appoggiata sul bordo della giungla, la vegetazione che esce da tutti gli anfratti, le volpi alate che popolano il centro cittadino, il mare davanti, pochi chilometri la separano dalla grande barriera corallina. Oramai solo il turismo giustifica la sua esistenza, da tutto il mondo, voci, visi che arrivano da Cina, Giappone, Germania, Spagna, un turbinio di proposte di gite, entrare in un film degli anni 80. Con le palme che addobbano le strade, non quelle del mediterraneo larghe, basse, dalle amplie foglie e dal tronco spigoloso, ma quelle che si vedono in fotografia, dal fusto piccolo, liscio e slanciato, le foglie in alto come un cappello verde. Tra la vegetazione, tra gli arbusti, tra gli animali insoliti svettano gli alberghi dell’Occidente, dell’Europa e dell’America, venuti da città lontane, decine di piani di cemento. E poi solo basse case, alcune coloniali, altre moderne, dove alloggiano alberghi, ristoranti, negozi di souvenirs e soprattutto sono imbrattate dalle tante proposte di viaggi sulla barriera corallina o nella giungla, squali o coccodrilli, finti brividi per vite che girano placide sui binari delle sicurezze d’Occidente. Partecipare a queste gite ha un qualcosa di triste e gioioso allo stesso tempo, forse meno triste in Australia dove l’Occidente non è altro dalla popolazione locale, non alloggia su un piano di superiore ricchezza – sempre se si dimentica la popolazione aborigena sterminata e marginalizzata dagli europei venuti qui non per turismo ma per colonizzare.
Così si prende un battello per la Grande Barriera Corallina o un pulmino per girare nella giungla del North Queensland, ci si tuffa in mari caldi anche in una mattina di inizio primavera, si ammirano i mille colori dei pesci che popolano queste acque, si può veramente nuotare non lontano da uno squalo – una specie però innocua, hanno più paura loro delle orde di turisti che li inseguono per una foto, ed è sicuramente più probabile che uno della loro specie finisca nei nostri piatti che noi nella loro pancia – ammirare da vicino specie viste solamente nei documentari televisivi. Oppure camminare, su sentieri ben delimitati e prefissati, nella giungla, seguendo un percorso tra le varie piante tropicali, oppure lungo il fiume alla ricerca di un coccodrillo. In ogni caso poi si ritorna a terra o in città, scorrono davanti montagne, mari, isole, scorre l’esperienza di queste gite occidentali, tra curiosità e desiderio di affermare la propria potenza sulla natura, visitarla come uscire per andare nella piscina comunale o a fare una scampagnata a Tolfa. In questa giungla occidentale, dove non ci sono guerre civili, non ci sono malattie, pochi gli animali pericolosi ben segnalati e circoscritti. Un po’ l’Australia è veramente così, animali placidi e pigri la popolano da sempre senza grandi preoccupazioni, un po’ la mano d’Occidente ha finito per normalizzarla, accondiscendendo al nostro continuo desiderio di avere tutto sicuro, pronto, asettico.

lunedì 22 settembre 2008

Altri mondi

Ritrovarsi il 20 settembre con l’inverno che sta finendo, su una spiaggia rossa, che sembra quasi terracotta, grandi onde alzano in volo temerari surfisti, salire in auto guidando sul lato sinistro, e nel cielo la notte non riconoscere quelle poche sicurezze che ci danno le più note costellazioni. E poi uno strano accento d’oltre manica che utilizza espressioni americaneggianti, generando un modo di parlare che può suonare non poco buffo. Ecco si lascia una città che sembra l’Inghilterra trapiantata al sole e si penetra nel cuore di un continente, l’Australia. Ricordandosi così quanto certi comportamenti non siano altro che convenzioni, usanze, proiezioni, causate da secoli di abitudini, da un affollamento forse eccessivo di un continente lontano, dalla pigrizia di considerare naturali modi di fare che potrebbero essere tranquillamente cambiati. E allora dall’altra parte del mondo esistono cieli diversi, strade che girano al contrario, animali che usano una tasca per badare ai loro piccoli, che passano ore a mangiare placidamente foglie di eucalipto. Gli uomini, gli stessi di Roma, Parigi, Londra, popolano blandamente terre sterminate, paesi su strade dell’interno usciti da un Far-West americano senza sceriffi, pistoleri e bounty killers. Gli stessi che si azzuffano negli stadi, che hanno paura di venir rapinati anche dalla propria ombra, lanciati in un territorio vasto, libero, dove non si vedono i confini, ritrovano forse rapporti più rilassati, tranquilli. Ma forse è solamente il vedere dall’esterno, con l’occhio del turista, di chi non vive quotidianamente una terra, a farci spesso notare solo quello che vorremmo avere nelle nostre città, relazioni che crediamo perdute, qualità pensate impossibili. Probabilmente dicono lo stesso, o qualcosa di formalmente diverso ma con lo stesso spirito di sogno, gli abitanti di questi altri mondi quando passano fugacemente nel nostro mondo abituale.

domenica 14 settembre 2008

Sydney (1)

Altro volo ed altro continente.
Diretto al centro di Sydney!
Foto e altro al più presto.

venerdì 12 settembre 2008

Scalo

Uno scalo un po' più lungo del previsto a Singapore (causa ritardo del successivo volo Quantas per Sydney). Per fortuna ci sta una comoda chaise longue con wifi gratuito (da sto lato del mondo so avantissimo).
Ma soprattutto per fortuna che ce sta Air France!!!
Giusto per dirvi il menù:
Aperitif: Champagne
Entrée: Crumble de tomate et chèvre
Plat: Fricassée de poulet sauce crème au pesto, riz blanc
Camambert
Jus de fruits et de légumes
Moelleux au chocolat
Café

Ovviamente il tutto con un Vin Rouge Merlot 2007 La Baume.

Sarà per questo che poi ho tranquillamente dormito?

mercoledì 10 settembre 2008

Goedel per tutti (con un po' di sforzo ...)

E’ da qualche tempo che volevo leggere quest’ultimo libro uscito nel marzo 2008 su Goedel e il famoso teorema di incompletezza, libro scritto (finalmente) da un italiano (Francesco Berto) in italiano (così finalmente non si ha la necessità di una traduzione o di leggere in una lingua straniera) dal titolo molto “commerciale” (Tutti pazzi per Goedel !). Devo confessare che il titolo mi faceva un po’ diffidare del libro. Temevo infatti di ritrovarmi davanti il solito “chiacchiericcio” su mentitori, paradossi e relativismo spicciolo. Invece il libro è molto rigoroso e non ha paura di usare un formalismo logico che può spaventare ma che porta il lettore (anche) profano ad una comprensione (la migliore possibile forse prima di affrontare l’argomento da studiosi) dei due teoremi di Goedel.
Sicuramente uno dei punti di forza del libro è l’idea di esprimere prima i teoremi in una versione che possiamo definire popolare (l’autore la definisce “versione semantica informale”):

G1. Se S è un sistema formale corretto, in grado di esprimere una certa porzione di aritmetica, allora esiste un enunciato G(S) formulato nel linguaggio L del sistema, tale che G(S) è indecidibile in S, ossia né dimostrabile né refutabile.

G2. Se S è un sistema formale corretto, in grado di esprimere una certa porzione di aritmetica, allora S non può provare la sua coerenza.

E’ così possibile tentare di destreggiarsi successivamente tra l’Aritmetica Tipografica, le funzioni ricorsive, la goedelizzazione e altri concetti di base non triviali necessari per inquadrare i risultati goedeliani, ed arrivare anche alle formulazioni rigorose (meno popolari) dei teoremi. La prima parte del libro consente così anche ad un lettore medio (è un libro che si può, e forse si deve, semplicemente leggere non studiare) di arrivare ad afferrare ad un buon livello di comprensione i due teoremi, per poter così introdurre, nella seconda parte del libro, le conseguenze del teorema, sia nel suo dominio specifico della logica-matematica, sia nelle sue implicazioni in campi diversi, all’epoca (il teorema è del 1931) ancora quasi inesplorati. Una conseguenza sicuramente molto di moda e affascinante è nel campo dell’Intelligenza Artificiale.

Ma non voglio qui entrare nelle argomentazioni del libro, per quello vi lascio il piacere di leggere le sue 250 pagine. Quello che è sicuramente interessante (e stupefacente per certi aspetti) è perché un teorema apparentemente così settoriale ha un tale successo presso il grande pubblico (non possiamo dimenticare Goedel, Escher, Bach di Hofstadter, premio Pulitzer nel 1979)? Nelle ultime pagine del libro troviamo, forse, uno di questi motivi, nell’interpretazione di Wittegenstein, che vuole rompere quello che è forse uno dei massimi pregiudizi, ovvero quello secondo cui “le contraddizioni rendono i sistemi formali del tutto inutili”. Si umanizza così anche la logica e la matematica, le si riporta (andando paradossalmente contro i propositi originari di Goedel) dal mondo platonico a quello terreno. Nulla sembra poter essere così più irrevocabile, immutabile, granitico. Certo è necessario il coraggio dell’avventura (dice ancora Wittegenstein: “E se è vero che vado in cerca di avventure, allora non posso andare in cerca di quelle avventure nelle quali questa prova non mi offre più alcuna sicurezza?”) ma forse è proprio il fascino dell’avventura che non risparmia più neanche qualcosa che sembra morto e arido a donare ad un teorema logico-matematico pubblicato in tedesco ad inizio secolo un grande successo popolare.
Consiglio quindi di fare un piccolo sforzo per passare gli scogli del formalismo e delle dimostrazioni per arrivare a vedere quanto ci sia di umano anche nella logica-matematica, e leggere questo bel libro di Francesco Berto, Tutti pazzi per Goedel, dal sottotitolo ironico La guida completa al Teorema di Incompletezza, edito da Laterza.

mercoledì 21 maggio 2008

il passaggio illusorio degli oggetti


1. sotto il profumo dei palazzi [4:32]

2. le probabilità di accensione [3:05]

3. il fattore analogo [7:26]

4. astrocinesi [5:36]

5. all'interno c'è ... [5:02]

6. il varco [7:35]

7. condotti astratti [13:35]

8. per fortuna è soltanto un oggetto [3:09]

9. tutto all'inverso [6:29]

E.L.: organo, sintetizzatori, walkie-talkie
R.S.: sintetizzatori, organo, voce, oud

Presto novità sul sito di Iperuranoaddizioni

giovedì 24 aprile 2008

Beverly Hills



Leggo tra le tante "notizione" di repubblica: "Paura a Beverly Hills per il tenente Colombo". E leggo che l'attore Peter Falk girava in stato confusionale come un barbone per le strade. Ho visto le foto. Ora non so nulla della malattia di cui potrebbe soffrire l'attore. Sicuramente la medicina di sistema americana (occidentale in genere) la classificherà come una degenerazione mentale o similia. Vera o presunta.
Ma in particolare questa foto mi è rimasta impressa. Io non vedo gli occhi di qualcuno che ha rinunciato, ma occhi fieri liberati dalle convenzioni che vietano di andarsene in giro per strada vestiti come capita. Ancor più gli assurdi usi californiani per i quali girare a piedi è da barboni o pazzi. E le due cose secondo loro coincidono, per l'appunto.
Forse qualche volta non è male ricordarsi che non solo si può ma che si deve passare la falsa barriera delle convenzioni sociali.

venerdì 7 marzo 2008

Una preferenza per Il PD estero




In Europa c'è la preferenza. Il PD ha candidato Beatrice, parigina di firenze (fiesole), classe 1975 (tra l'altro oggi è il suo compleanno).
E qui cerchiamo di dargli una mano, nel poco tempo a disposizione di questa assurda campagna elettorale.
Il suo sito: www.beatricebiagini.net
Il gruppo su facebook: mi fido di Bea.

giovedì 6 marzo 2008

E' la stampa ..... ?

Ieri il blog de iMille ha pubblicato un mio contributo mandato e scritto oramai quasi un mese fa e quindi ora poco di attualità ... però in questi strani e convulsi è addirittura citato da Repubblica !

C'est la vie ...

domenica 2 marzo 2008

Voto!!!



Mi è arrivata ieri questa bella "cartolina" della REPUBLIQUE per votare domenica prossima alle municipali! Bellina no?

mercoledì 20 febbraio 2008

TTU



Per la mia solita idiozia (ho dimenticato il carica batteria della macchina fotografica a paris) non ho molte foto dei 15 giorni in Texas. Voila almeno l'insegna della Texas Technology University (TTU)!

sabato 16 febbraio 2008

E' nato!

o meglio "is born"! il primo circolo online del PD, creato da un gruppo di millini ipertecnologici, con un'occhio all'attualità. Si chiama infatti Circolo PD Barack Obama e lo trovate su www.pdobama.net , con tanto di blog, social network, canale youtube.
Insomma
"verso una nuova realtà
che non capirà mai ( fra entità sconosciute e computers )
che non capirà mai ( fra le schede cifrate e le città )"

oramai ci siamo dentro fino al collo ....

Mondo Nuovo (?)

"E non sapremo perchè e come
siamo di un' era in transizione
fra una civiltà quasi finita
ed una nuova inconcepita.
Se quasi nessuno ormai più crede,
quale mai sarà la nuova fede,
quali mai saran le nuove mete
che spegneranno la nostra eterna sete
di poter essere sé..."

martedì 12 febbraio 2008

Figuracce Veltronatiche (१)

Oggi si annoverano due figuracce, una enorme, una di normali dimensioni.

Aver proposto alla Bonino un posto in lista in cambio di lasciare i Radicali (ma sono scemi? mica sono tutti come loro!), la quale ne è uscita con un risposta di classe (e da lei ce lo si poteva aspettare).

La seconda è quella di aver fatto saltare (per motivi oscuri ... o no?) l'accordo con i Socialisti, facendoli sembrare degli idealisti mai a caccia di poltrone.

Chapeau!

TV in States ?




Una delle poche cose buone della TV americana è che è facile imbattersi in un vecchio caro telefilm con Kirk e soci ...

venerdì 8 febbraio 2008

No Ciccio no!!

Io l'ho firmata, la petizione contro Ciccio Rutelli candidato sindaco di Roma per il PD.
La trovate su petitionline .

giovedì 7 febbraio 2008

AAA cercasi candidata/o per L'Europa


Le elezioni saranno il 13 aprile prossimo, e si voterà in Europa con lo stesso sistema di due anni fa, ovvero proporzionale con possibilità di esprimere ben due preferenze.

Gli eletti all’estero sono tutti esponenti della “vecchia immigrazione”, per vari motivi: organizzati in patronati e sindacati controllano capillarmente il territorio, sono tutti iscritti all’AIRE mentre gli immigrati “viaggiatori” non lo sono quasi mai, o molto raramente, e non hanno alcun luogo organizzato di aggregazione. O meglio, ne hanno uno ma non è reale, è internet.

E’ però indubbio, semplicemente per questioni anagrafiche, che questi sono il futuro dell’immigrazione italiana in Europa e nel mondo, anche se non sono ancora maggioranza.
Ma seppure “minoranza” (e soprattutto disaggregati) non meritano di essere totalmente dimenticati, tanto più che quasi sempre votano per il centro-sinistra (dal PD a Rifondazione).
Perché questa parte non trascurabile venga totalmente dimenticata, credo che almeno uno dei candidati per la camera debba poter rappresentare anche questa fascia di elettorato. Non una candidatura di rottura rispetto all’immigrazione storica, ma di ponte.
Provo a fare un profilo “ideale”:

- di età compresa tra 35 e 45 anni (così mi auto-escludo e nessuno può dire che lo faccio pro domo mia);
- che viva in Europa (non necessariamente nello stesso paese) da una decina d’anni;
- che abbia una certa esperienza di politica all’estero, ma non solo nei vecchi canali (Comites, CGIE, tutte sigle che per i nuovi immigrati normalmente non vogliono dire nulla);

Un “pontiere” che possa capire le richieste della vecchia immigrazione ma che sia al tempo stesso rivolto più all’Europa che al paese di origine. Una candidatura che non sia rappresentativa di uno stato, un candidato insomma non in quota Svizzera o Belgio o Germania o qualsiasi altro stato, ma un candidato “sovranazionale”, veramente Europeo.

Se la dirigenza del PD pigramente vuole semplicemente ricandidare gli stessi di due anni fa, commetterebbe un grave errore, rischiando anche di perdere una fetta di elettorato che potrebbe facilemente volgere il proprio voto verso un partito più di sinistra e più laico.

lunedì 4 febbraio 2008

Caucus all'italiana?



A quanto pare si ri-voterà ad aprile, e con il tanto amato Porcellum.
A quanto pare il PD si presenterà da solo, e questa scelta anche se difficile è molto probabilemente un bene.
A quanto pare in Italia dovranno redigere le liste degli eleggibili che i cittadini non potranno scegliere.
A quanto pare ciò sarà fatto col solito sistema dei bilancini e della ricerca di equilibri tra correnti.
A quanto pare miracolosamente all’estero esiste la preferenza unica ancora.
A quanto pare il PD dice di voler fare della partecipazione il suo punto caratterizzante.
A quanto pare tempo per “primarie” formali con schede e tutta la burocrazia che tanto piace in italia non ce n’é.

MA quando c’è la volontà di voler coinvolgere il cittadino-elettore nella compilazione delle candidature un modo si trova sempre.
Anticamente si chiamava “consultare le sezioni”, oggi si potrebbero chiamare Assemblee Pubbliche di Cittadini (alla francese) o Caucus se vogliamo essere più americani.

Insomma, che i candidati non calino per volontà divina, o meglio correntizia, ma che ci sia un minimo di discussione, non fosse altro per evitare le più oscene delle candidature e per ritrovare quel rapporto tra territorio di elezione e candidato che si è perso nella notte.

Il tempo è stretto, ma se si inizia subito, il tempo per delle assemblee pubbliche prima della scadenza della presentazione delle liste si trova, almeno per scegliere l’ordine dei candidati in lista.

domenica 3 febbraio 2008

martedì 15 gennaio 2008

Sono su iMille



un mio commento sulla questione del papa, la scienza, la fede etc ... prendendo spunto dalla protesta scritta di un gruppo di professori di Fisica (prima che montasse tutta questa gazzarra ...)
è pubblicato sul sito de iMille .

Qui la gazzarra non entra e magari mettero' presto un altro video gucciniano ....

venerdì 11 gennaio 2008

E invece

prima di raccogliere l'invito di G. di passare a Remo Remotti (che effettivamente merita), ho perseverato con Guccini. Anzi ho registrato qualcosa e messo su youtube (come non farlo!). Questo ha raggiunto il ranking migliore, anche se la qualità di registrazione non è grandiosa (preso con il microfono del Mac).