giovedì 19 luglio 2012

La stabilità di governo nella Prima Repubblica



La vulgata vuole che la cosiddetta Prima Repubblica, ovvero quel periodo della storia repubblicana che va dal 1948 al 1994, dove vigeva un sistema elettorale proporzionale, sia stata caratterizzata da una continua alternanza e instabilità dei governo. Presunta instabilità e mutevolezza che sarebbe alla base della mancanza di dinamismo e del cattivo governo. Ma è stato veramente così? Per l'ordinamento costituzionale italiano (che è tuttora in vigore) il potere non è tutto nelle mani del presidente del consiglio, ma è condiviso con i suoi ministri. Vediamo quindi non solo come sono cambiati i capi del governo, ma anche chi ha condotto i principali ministeri (Interno, Esteri, ministeri economici, Difesa e Pubblica Istruzione) della Repubblica Italiana tra il 1948 e il 1994.

I legislatura: 1948-1953. Capo del governo è Alcide De Gasperi, che guida i tre governi che si succedono. Come lui, anche Pacciardi e Scelba restano ininterrottamente ministri della Difesa e dell'Interno. Stabili sono anche i tre dicasteri economici, retti per tutta la legislatura da Vanoni e Pella. Restano stabili invece solo dal 1948 al 1952 i ministri Sforza agli Esteri e Gonella alla Pubblica Istruzione. Una legislatura quindi molto stabile: pur cambiando formalmente i governi, nella sostanza si ha una grande continuità di governo.

II legislatura: 1953-1958. Si alternano sei presidenti del consiglio dei ministri (De Gasperi, Pella, Fanfani, Scelba, Segni e Zoli). Stabilissimo è il ministero della Difesa, tenuto da Taviani dal 1953 al 1958. Vanoni resta ai ministeri economici fino alla sua morte nel 1956, mentre Gava è ministro del Tesoro dal 1953 al gennaio 1956. Negli altri ministeri si alternano vecchi e nuovi esponenti della dirigenza democristiana, come Pella, Piccioni, Martino, Fanfani, Gonella, Andreotti o Moro.

III legislatura: 1958-1963.
Fanfani è capo del governo per quasi tutta la legislatura, con la pausa dei governi Segni e Tambroni per poco più di un anno dal febbraio 1959 al luglio 1960. Giustizia e Difesa restano quasi tutta la legislatura nelle mani di Gonella (1958-1962) e Andreotti (1959-1963). Tra i ministeri economici Trabucchi è ininterrottamente alle Finanze dal 1960 al 1963, mentre Taviani si alterna tra Finanze e Tesoro tra il 1959 e il 1962. E' la crisi dei governi monocolore DC o con l'appoggio di PSDI e PRI. Crisi che porterà all'entrata del PSI nel governo nella legislatura successiva (il centro-sinistra degli anni '60).

IV legislatura: 1963-1968.
Dopo il primo governo Leone che dura pochi mesi, Moro è presidente del consiglio nei tre successivi governi dal dicembre 1963 al 1968. Sono i governi di centro-sinistra in cui la DC governa con PSI, PSDI e PRI. Una legislatura di grande stabilità, con Colombo e Gui che guidano ininterrottamente il Tesoro e la Pubblica Istruzione. L'Interno è nelle mani di Taviani in tutti i governi Moro (quindi dal 1963 al 1968), come la Giustizia che negli stessi anni è sempre guidata da Reale. Stabili sono anche la Difesa che è nelle mani di Andreotti fino al 1966 (da lui quindi guidata ininterrottamente dal 1959 se consideriamo anche la legislatura precedente) e il Bilancio che è dato a Pieraccini dal 1964 al 1968.

V legislatura: 1968-1972. Un periodo turbolento cui corrisponde una certa turbolenza governativa. Sono capi del governo Rumor (tre governi dal 1968 al 1970), Leone, Colombo e Andreotti che si vede rifiutata la fiducia costringendo così il presidente della Repubblica Leone a sciogliere le camere e indire elezioni anticipate. Tra i ministeri sono molto stabili l'Interno, guidato da Restivo dal 1968 al 1972 (nell'ultimo breve governo si sposta alla Difesa), il Tesoro, ancora guidato da Colombo, come nella precedente legislatura, eccetto quando questi diventa presidente del consiglio (agosto '70 - febbraio '72) e gli Esteri, a Moro dal 1969 al 1972.

VI legislatura: 1972-1976. A parte il primo governo centrista guidato da Andreotti, i successivi sono guidati ancora da Rumor (1973-1974) e Moro (1974-1976). I ministri si alternano, soprattutto tra i governi Rumor e Moro, con Malfatti che è stabilmente alla Pubblica Istruzione dal 1973 al 1976 e Colombo che è presente negli stessi anni nei ministeri economici. Ai dirigenti più collaudati (Taviani, Giolitti, Anreotti) si affiancano i protagonisti delle successive stagioni politiche, come Forlani, Cossiga e Scalfaro.

VII legislatura: 1976-1979. Una tra le più travagliate della storia repubblicana. In particolare si ricorda il sequestro (e il successivo omicidio di Aldo Moro) in coincidenza con la fiducia del governo Andreotti IV. Andreotti che guida i tre governi della legislatura ininterrottamente. Stabile per tutta la legislatura è anche il ministero degli Esteri, guidato da Forlani. I ministeri economici sono guidati principalmente da Morlino (Bilancio 76-79); Malfatti (Finanze 78-79) e Pandolfi (Tesoro 78-79). Piuttosto stabile la difesa, guidata da Ruffini dal 1977 al 1979. L'interno inizia nelle mani di Cossiga e dopo il caso Moro passa a Rognoni.

VIII legislatura: 1979-1983. Sei governi si alternano condotti da Cossiga (1979-1980), Forlani (1980-1981), Spadolini (1981-1982, primo non-democristiano presidente del consiglio) e Fanfani (1982-1983). Sono gli anni in cui si forma il cosiddetto "pentapartito", ovvero la coalizione di governo DC-PSI-PRI-PSDI-PLI. Rognoni guida il ministero dell'Interno per l'intera legislatura e molto stabili sono gli Esteri, guidato da Colombo dal 1980 al 1983 e la Difesa, al socialista Lagorio nello stesso periodo. I ministeri economici vedono anch'essi una certa stabilità, con Giorgio La Malfa al Bilancio dal 1980 al 1982, Pandolfi che mantiene il Tesoro (ministero che già condusse nella precedente legislatura) dal 1979 al 1980, Reviglio (Finanze 1979-1981) e Andreatta, prima al Bilancio, 1979-1980 e poi al Tesoro, 1980-1982.

IX legislatura: 1983-1987. E' l'epoca di Craxi, primo socialista presidente del consiglio, che guida due governi quasi per l'intera legislatura con la coalizione "pentapartito", DC-PSI-PSDI-PLI. La legislatura è poi chiusa da un governo Fanfani negli ultimi mesi prima delle elezioni anticipate del 1987. Esteri, Interno, Tesoro e Pubblica Istruzione restano per tutta la legislatura (ultimo governo compreso) nelle mani di Andreotti, Scalfaro, Goria e Falcucci. Difesa e Finanze restano a Spadolini e Visentini durante i due governi Craxi (1983-1987).

X legislatura: 1987-1992. Continua l'esperienza di governo del "pentapartito" ma alla stabilità precedente segue l'alternarsi di quattro governi guidati da Goria, De Mita e Andreotti, in carica per tre anni dal 1989 al 1992. Quest'ultimo governa grazie al cosiddetto patto del CAF (Craxi-Andreotti-Forlani) e vede l'uscita del PRI nel 1991. Sono gli anni della fine della cosiddetta Prima Repubblica e vedono un alternarsi nei dicasteri principali degli attori di questa fase della storia italiana. Vassalli e Martelli si alternano alla Giustizia, come Andreotti e De Michelis agli esteri. Si ritrovano ancora alcuni notabili democristiani del passato come Fanfani, Colombo, Rognoni e Misasi, ma a caratterizzare questa fase sono Amato al Tesoro (1987-1989), Cirino Pomicino al Bilancio (1989-1992) e Formica alle Finanze (1989-1992). Si ricordano anche Antonio Gava e Scotti agli Interni.

XI legislatura: 1992-1994. E' l'ultima della Prima Repubblica e vede due governi in due anni. Anche se è una legislatura breve e instabile, Interno, Tesoro e Pubblica Istruzione sono guidati per l'intera legislatura da Mancino, Barucci e Russo Iervolino. E' l'epoca dei governi Amato e Ciampi. In parlamento l'alleanza è la stessa che si aveva alla fine della precedente legislatura, ma le inchieste giudiziarie scardinano tutto e portano alla fine di un'epoca di governi instabilmente stabili.

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