sabato 7 luglio 2012
Spese e federalismo
Quando si dice di tagliare gli sprechi (espressione vaga) sono tutti d'accordo. Quando poi un governo prova a rivedere la propria spesa (questo dovrebbe significare spending review) ecco che tutti insorgono.
"E' una finanziaria" dicono alcuni, "non possono esserci solo tagli" gridano altri.
Qui non si può, qui non si può ... si rincorrono a destra e a sinistra.
Come quando fu per le liberalizzazioni. Se si dice che si vuole ridurre la spesa è ovvio che si riduce la spesa. E se nel comparto X si pensa che si spendono dei soldi inutilmente è ovvio che il risultato è che per il comparto X ci saranno meno soldi. Questo magari non tagliando servizi ma sprechi. Che significa avere dipendenti inutilmente o avere costi spropositati. Non ci fidiamo di chi poi dovrà attuare questi tagli? Allora tanto vale suicidarsi e farla finita.
Un caso particolare è poi quello della sanità, dove di sprechi e tagli si parla sempre in modo schizofrenico: tutti a dire che nella sanità ci sono degli sprechi enormi (che fanno rima con corruzione, per dirla chiaramente) ma poi quando si decide che si vogliono risparmiare i soldi ecco che si dimenticano.
E soprattutto la sanità non era federale? E allora cosa significa il federalismo? Che lo stato centrale mette i soldi al buio e le regioni li governano come vogliono? Qui bisognerebbe capire che o una cosa è regionale e quindi lo stato non se ne occupa (ma non la finanzia) oppure è centralizzata, e allora è il governo centrale ad occuparsene.
Mi fa tornare in mente quanto disse alcuni giorni fa a proposito degli eurobond il ministro degli esteri tedesco: "noi siamo uno stato federale, non ripianiamo i debiti delle nostre regioni".
Allora, l'Italia è centralista o federalista?
A me pare che la moda di cercare un "altro" che sia sempre responsabile di non mettere tutto a posto quando gli sarebbe facile è il cancro maggiore dell'Italia.
Risultati e responsabilità, altrimenti resteremo sempre al "Francia o Spagna purché se magna".
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