martedì 20 settembre 2011
Dalla Corea (15) - 19 settembre 2011
Giorno del viaggio di ritorno, che inizia molto presto, “un lungo viaggio inizia con un passo solo” diceva un certo Lau-Tzu, se non erro, e il mio inizia alle otto del mattino quando passa Ara che insieme a Ki mi porta in macchina alla stazione dei bus di Chungju. L’aiuto di Ki anche qui è fondamentale perché tutto è scritto solo in coreano, unicamente sulla banchina (quando uno sia riuscito ad arrivarci) c’è una piccola scritta “Icheon” comprensibile. Riesco così a prendere quello delle otto e mezza che puntualissimo parte. Un vecchio Daewoo che non mi pare vada velocissimo, anzi arranca un po’ in salita secondo me, e infatti ci sorpassano tutti praticamente, ma l’importante è giungere alla meta. Dentro poi è molto comodo, ci sono addirittura solo tre sedili per fila, sedili che sono quindi molto larghi, e al solito con una distanza l’uno dall’altro maggiore di quella che si vede normalmente, così si possono reclinare agevolmente e addirittura hanno il “poggiapolpacci” (quella cosa che sta sotto al sedile, tipo quello delle poltrone per pigri). Arriviamo a Seoul come al solito preceduta (e accompagnata) da una selva di palazzoni, conto venti-venticinque piani ogni volta, ma ci ritornerò sui palazzi coreani, poi abbiamo anche una fermata intermedia nel nuovo quartiere degli affari di Icheon, poco prima l’aeroporto, dove sorge la più alta torre di Corea appena costruita (trecento e passa metri) e dove è tutto un fiorire di nuovissimi grattacieli, negozi, parchi, larghi viali. Ancora a riprova che qui sono in espansione massima. Quindi non mi restano che le ultime ore coreane, all’aeroporto di Seoul come mi aveva detto Ki ci sta il wi-fi gratuito (l’ho già detto ieri) e anche la possibilità di provare i nuovi prodotti Samsung, sia computer portatili sia smartphones, il tutto gratis e senza ressa. All’aeroporto ci sta anche un trio che suona ogni tanto musica classica alternandosi con spettacoli tradizionali coreani. Ma è ora, si parte, Korean Air, su un comodo anche qui 777, simile all’andata, con più spazio tra i sedili così che anche in classe economica si può fare un viaggio confortevole. Però questa volta prendo il pranzo all’europea, spezzatino con patate e soprattutto ... un panino! Mi vedo ben quattro film (per la cronaca l’ultimo dei pirati dei Caraibi, X-man, che si poteva vedere pure in coreano, perché il massimo del dialogo è “stai con me o contro di me?”, Hanna, in italiano questo addirittura, e per finire un catastroficissimo film di cui non ricordo il nome, con l’attacco degli alieni che distrugge le città di tutto il mondo, ma i Marines resistono a Los Angeles e dopo che questi hanno distrutto il primo centro di comando alieno, riescono a fare lo stesso ovunque) e gioco un po’, purtroppo il monitor individuale nei viaggi diurni è terribile, non ti fa né leggere né dormire.
Atterriamo in orario e senza problemi, anzi molto rapidamente, arrivo a casa, dopo non aver potuto non notare come entrando a Paris in RER dall’aeroporto, all’altezza del periferique ci stanno due grandi torri una a fianco all’altra sovrastate ognuna da una grande scritta luminosa pubblicitaria: entrambe sono marche coreane (indovinate voi quali). Sono le otto di sera, partito alle otto del mattino sarebbero dodici ore di viaggio, solo che bisogna aggiungerci le sette di fuso orario per far tornare i conti.
E così sono riuscito a scrivere queste ultime righe solo martedì mattina, prestissimo per l’inevitabile fuso orario.
Finisce qui questa breve cronaca delle due settimane asiatiche, cui seguiranno qualche ultimo post su argomenti specifici che ho potuto trattare solo brevemente e magari, come mi richiede qualcuno, un “riassunto finale”.
Intanto si ricomincia nel vecchio, è proprio il caso di dirlo, continente.
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