Ok, sarò breve perché stasera è molto tardi, si fa per dire, le 11:30, tardissimo quando dopo solo una settimana ci si è quasi abituati al fuso orario. Una giornata tranquilla di lavoro, con pausa pranzo leggera a base di zuppetta di verdure e pezzetti di maiale. Ki aveva tante ore di lezione oggi e io ho quasi finito di vedere le traiettorie, buddity come mi hanno detto due studenti coreani, ovvero buddità nello stare ore e ore sereno a guardare le traiettorie con tranquillità e costanza. Penso che lo devo prendere come un complimento. Poi oggi al solito sono stato lo spettacolo dell’Università, un occidentale al dipartimento di chimica, uno studente è venuto apposta per vedermi, molto imbarazzato per non saper parlare bene inglese, io gli ho detto che non sono un “native speaker” quindi non si deve imbarazzare, ma è difficile ... vi voglio io a provare a parlare coreano o giapponese! In ogni modo pare che sia il primo italiano alla KNUE, o sicuramente al dipartimento di chimica, ma forse proprio di tutta l’Università, secondo il decano del dipartimento. Non so se sia vero, ma è certo che non vedono troppi occidentali qui, figurarsi italiani!
La sera, dopo la fine delle lezioni di Ki, verso le cinque e mezzo/sei siamo andati prima a casa sua a fare il bucato poi mentre questo girava con tanto di asciugatrice in città, Chungju (o come si scrive), praticamente a bere, un po’ all’inglese. Ora è tardi per i dettagli, magari domani in un’appendice o dopodomani con più calma, comunque siamo tornati, anche grazie ad un simpatico servizio che ti riporta a casa con la propria macchina, dopo un primo giro di “bacali” (quella specie di birra di riso) servito con gli ormai soliti bachi da seta, di cui sono quasi ghiotto, un secondo al karaoke (di cui dirò con più calma, abbastanza curioso come lo fanno da queste parti) e un secondo a base di soju e gelatina di bacche (per stemperare). Domani (sabato) si parte per Seoul!
Ora è tardi, vado a dormire, spero di mettere on-line queste note più qualche altra cosa sabato mattina.
Nota del mattino. Ora preparo la valigia, o meglio lo zainetto con dentro qualche cosa per me e il computer - dovrei riuscire infatti a trovare la rete a Seoul - la macchina fotografica e l’ombrello. Qui, esattamente all’opposto di Francia e Inghilterra, appena vedono due gocce d’acqua prendono l’ombrello. E il bello è che le donne lo prendono anche nelle giornate di sole, per proteggersi dai raggi! Che poi non è che fosse tutto questo sole, se vanno in Sicilia che fanno?
Le strade dei locali di Chungju sono abbastanza particolari, con delle luci fortissime fuori di mille colori, persone che attraversano un po’ ovunque e macchine parcheggiate anch’esse ovunque - ah in questo sembra di stare in Italia, lasciano la macchina un po’ dove gli capita, in curva, agli attraversamenti pedonali e non sembrano preoccuparsi molto, la polizia è molto rigida, pare, con chi guida dopo aver bevuto ma sui parcheggi molto meno evidentemente.
Bene ora vado. Chissà se qualcuno verrà a rifare la stanza nel fine settimana, ogni tanto entrano e mi lasciano un numero variabile di asciugamanini (a volte prendendo quelli sporchi a volte no), quando sono arrivato erano due, poi un giorno ne ho trovati tre, ora ne hanno messi addirittura nove!
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