mercoledì 28 settembre 2011

Adinolfi lascia il PD



E' di oggi la notizia che Mario Adinolfi, già candidato alle primarie del PD nel 2007 e che nel 2009 dopo aver lanciato la sua candidatura l'aveva ritirata per appoggiare Franceschini, lascia il PD. Qui potete trovare la sua lettera di dimissioni.

Del modo di fare politica di Adinolfi non ho mai condiviso molte cose, però è sempre un cattivo segnale quando uno che è a tutti gli effetti tra i fondatori del PD lo lascia. Uno che in fondo rappresentava lo spirito originario del PD, mettere insieme più anime in un grande partito riformista, quello del famoso spirito maggioritario. Proprio perché veniva da un'esperienza politica che non mi è mai appartenuta (quella del PPI) ma essendo tra le più giovani generazioni di quell'esperienza, il suo essere nel PD aveva più senso paradossalmente di quello dei vecchi e navigati Marini e Castagnetti.

Nella sua lettera sono un paio i passaggi che non si possono non condividere, a prescindere dal personaggio. Quando dice, per esempio: "Nel Pd una classe dirigente novecentesca (e anche molti dei suoi giovani cooptati) rimastica ricette scritte dalla Cgil a tutela dei già tutelati e marginalizza proposte come quelle di Pietro Ichino e di qualsiasi stretta alle pensioni in essere più ricche. Siamo stati addirittura capaci di batterci contro il contributo di solidarietà, finendo per beccarci un aumento generalizzato dell’Iva, tassa che colpisce prevalentemente i ceti meno abbienti e precari. Ormai ragioniamo per schemi e sono schemi che non reggono più la sfida del tempo. Nel 2007 mi sembrava volessimo costruire un partito adeguato a quella sfida. Oggi la direzione di marcia è un’altra".
O nell'ancor più laconico e triste: "L’apertura del Pd agli altri mondi è stata nulla". E' vero, anche se gli esempi che porta non sono tutti condivisibili (Grillo in primis), che il PD si è ripiegato in un luogo dove solo gli eredi (non solo diretti ma di quella concezione del mondo) del PCI-PDS-DS e della sinistra DC (quelli che volgarmente si chiamano cattocomunisti) hanno "cittadinanza", come si dice.

Insomma la sensazione è che il PD sia sempre più diventato un "PDS meno S". Qualcuno mi ha detto anche "meno D".

E' da lodare, per il momento, il fatto che, a differenza di altri, non esca per approdare subito da qualche altra parte. Certo non si può mai sapere.

Per concludere, voglio ripetere che il rammarico non è per Adinolfi in sé, ma per il principio, per cui il PD si va svuotando sempre più di chi non sia "fedele alla linea". E questo è un brutto segno per tutti, soprattutto per chi la pensava molto diversamente da Adinolfi su molte cose, ma forse in modo molto simile su come dovrebbe (o sarebbe dovuta) essere la sinistra italiana al giorno d'oggi.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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