sabato 3 dicembre 2011
Ma Cicchitto dove stava?
E' di questa settimana la rinuncia da parte di Scattone della cattedra di supplente (supplenza annuale del provveditorato) di Storia e Filosofia al liceo Cavour di Roma, lo stesso frequentato da Marta Russo, la studentessa di Giurisprudenza della cui morte è stato condannato in via definitiva per omicidio colposo aggravato. Pena di sei anni scontata. Interdizione dai pubblici uffici levata (non so se finita di scontare, non è sempre una pena "perenne" o se revocata da qualche passaggio giuridico). Quindi Scattone, come ogni cittadino, aveva il diritto di rientrare nella società e fare il lavoro che conosce: insegnare storia e filosofia. Cosa che fa da anni nei licei della capitale (mia madre e anche mia zia, mi pare, lo hanno avuto come collega già diversi anni fa). Per un caso di quelli che solo la burocrazia è capace di combinare (quando la realtà supera l'immaginazione) a settembre è stato nominato dal provveditorato a coprire una cattedra al Cavour. E due-tre mesi dopo se ne sono accorti i giornali, sollevando un putiferio che qualcuno ha giustamente condannato come "da Italia medioevale". O meglio da stato di non-diritto.
Non voglio stare qui a discutere nel merito del processo (ha avuto una condanna, punto), né sul fatto che lui si dichiari innocente (è un diritto anche questo, o no?). La polemica, come ho già detto, è stata veramente indegna, una risposta "fascista" (e infatti fascisti doc, di forza nuova, erano quelli che hanno esposto un indegno striscione davanti alla scuola). Ma ancor più fascista è stato il silenzio, l'aver, come si dice, lasciato solo Scattone davanti alle polemiche, all'odio e all'astio. Un colpevole che è diventato vittima, privo di ogni protezione delle istituzioni.
E infatti mi domando le istituzioni devono essere vicine solamente alle alte cariche dello stato? Ai "famosi" che incappano in qualche inchiesta? Dove stavano Cicchitto, Capezzone e la folta la schiera dei cosiddetti "garantisti", di tutti quelli che difendono Dell'Utri, Previti, Berlusconi (già dov'era Berlusconi?)?
Già allora anche le dimissioni di Guarguaglini sono state una forzatura del diritto? Si e no, perché non bisogna confondere il diritto con l'opportunità, soprattutto quando si tratta del mantenimento di una posizione "privilegiata" nella società. Mi spiego: una cosa è dire che è poco opportuno che qualcuno che sia in odore di mafia, o che sia implicato in vicende di corruzione (a prescindere dall'iter giudiziario) resti o prenda posizioni di "comando" o "politiche", potendo invece ovviamente continuare (o riprendere) il suo normale lavoro, un'altra è che scontata la pena non si possa ricominciare il proprio lavoro.
Soprattutto perché non si tratta di fare il manager o il politico a 15000€ al mese (minimo) ma il professore precario di storia e filosofia per scarsi e insicuri 1000€ al mese.
Insomma la "buonauscita" è stata data a Guarguaglini e il povero Scattone a casa.
E Cicchitto troppo occupato con il nuovo governo, evidentemente.
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