domenica 30 ottobre 2011

Non regaliamo Ichino a Sacconi



Anche se non sono un liberale sfegatato, anzi proprio perché non mi sento un iper-liberista, penso che regalare Ichino a Sacconi sia un danno enorme.
Questo sta avvenendo a partire dalla mistificazione che il governo sta facendo della proposta di legge di Ichino sulla flex-security (che si può trovare sul sito di Ichino), gioco che stanno assecondando Fassina e la Camusso.

Per questo sottoscrivo l'appello lanciato dal blog de iMille.

Lo riporto anche qui:

Dopo anni passati a fare niente, il governo ha annunciato, con “curiosa” e infelice scelta di tempi, di voler mettere mano ad una riforma del mercato del lavoro. La scelta dei tempi è curiosa, si diceva: parlare di deregolamentazione del mercato del lavoro (art. 18 dello Statuto dei Lavoratori) e di libertà di licenziamento nel bel mezzo di una crisi è come scegliere di far decollare una mongolfiera in una tempesta di fulmini. Il governo ha anche pochissime idee, e lo si vede dall’intervista del Ministro Sacconi al Corsera. Il mercato del lavoro italiano necessita di una riforma complessiva e strutturale. Ma mentre, per vie parallele, Pietro Ichino e Tito Boeri studiavano con attenzione per anni come mettere mano al problema del precariato, affrontare il dualismo del mercato del lavoro italiano e garantire al contempo flessibilità alle imprese e tutele ai lavoratori, il governo dormiva sonni pesanti. Il risultato è che oggi la maggioranza ripropone l’ennesima battaglia campale su un singolo articolo, aggredisce il problema dei vincoli ai licenziamenti, senza parlare di riforma complessiva dei contratti, di riforma degli ammortizzatori sociali, di formazione e assicurazione dei lavoratori.



Di fronte a tanta miopia, osserviamo però con preoccupazione quello che accade nel PD e dintorni. Invece di cogliere al balzo l’occasione e contrappore alla miopia del governo una visione moderna e unitaria di riforma, proprio sul tema del lavoro il PD rischia di spaccarsi. Mentre Pietro Ichino viene oggi contattato da Sacconi per sedersi ad un eventuale tavolo di lavoro e Matteo Renzi alla Leopolda sposa esplicitamente la proposta di riforma di Ichino, il responsabile economico del PD Stefano Fassina critica Ichino con queste parole: "La disponibilità espressa da qualche parlamentare del Pd sulla proposta del governo sui licenziamenti è a titolo esclusivamente personale. Non vi può essere alcuna intesa bipartisan sull’ulteriore facilitazione dei licenziamenti per il semplice motivo che è una proposta ideologica, dannosa ai fini della crescita, finalizzata ad indebolire i sindacati, quindi a ridurre il potere contrattuale dei lavoratori, le retribuzioni e le condizioni di lavoro di padri e figli. Qualità e quantità di lavoro sono variabili dipendenti di politiche macroeconomiche espansive, riforme strutturali, redistribuzione del reddito e della ricchezza. Vedere gli Stati Uniti per credere. La ricetta di moda nell’ultimo quarto di secolo, riassunta nella proposta di legge del senatore Ichino e ripresa oggi alla Stazione Leopolda, è alternativa, per impianto culturale e misure specifiche, al programma del Pd sul lavoro e lo sviluppo, approvato all’Assemblea Nazionale di Maggio 2010 e alla Conferenza Nazionale per il lavoro di Genova a giugno scorso. Il Ministro Sacconi non si illuda."


Il PD non dovrebbe far sentire Pietro Ichino come un ospite poco gradito del partito e definire una proposta di riforma articolata e pensata come quella di Ichino come un “residuo dell’ultimo quarto di secolo”. E Bersani farebbe secondo noi una cosa sensata se smorzasse queste dichiarazioni di Fassina e convocasse lui un tavolo del lavoro, a cui far sedere anche Ichino (prima che lo faccia Sacconi). Quantomeno perché è chiaro che le posizioni di Ichino non sono “posizioni esclusivamente personali”, ma riflettono la visione di un’anima importante del partito, come si è visto anche alla Leopolda. Il tema del lavoro rischia di essere un iceberg su cui il PD e più in generale il centro-sinistra può andare a sfracellarsi. Adoperiamoci perché ciò non accada.


E concludo con un commento sullo stile di Fassina da membro del politburo del PCUS ...

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