lunedì 31 ottobre 2011
L'Aquila - Bologna - Firenze, da qui passa il tunnel del PD
Con la Leopolda si è chiuso un mese denso di incontri di giovani del PD. Il tutto era iniziato il 16 ottobre a L'Aquila con i cosiddetti "giovani turchi" capitanati dal responsabile economia del PD Stefano Fassina. Un incontro passato quasi sotto silenzio, sia perché ha coinciso con i fatti del 15 ottobre, sia perché in sé molto poco mediatico. Una di quelle kermesse vecchio stampo cui ha cercato di dare un po' di risalto la sola Lucia Annunziata nella sua trasmissione In mezz'ora, ma anche lei ha dovuto incanalare l'intervista a Fassina e soci alla manifestazione degli indignati.
La settimana successiva è stata la volta di Bologna, dove Pippo Civati e Debora Serracchiani hanno chiamato a raccolta per il rinnovamento del PD in un luogo aperto, un tendone in piazza Maggiore. "Il nostro tempo" ha voluto rilanciare il centrosinistra come soggetto unitario, rompendo i tatticismi sulle alleanze e rimettendo in piedi il progetto originario del PD come cardine del centrosinistra. Molto seguita in rete, aperta a chi voleva inervenire (ad ognuno erano dati circa 6 minuti di tempo) non era molto dissimile come formato dall'ultimo incontro, il "Big Bang" di Renzi.
L'evento di Bologna, molto seguito in rete, ha avuto però molta poca risonanza sui media tradizionali.
Al contrario invece della Leopolda di Renzi. Quest'ultimo incontro, costruito sullo stesso formato di Bologna, formato che possiamo dire fu battezzato da iMille nel 2008 con "Uccidere il padre", ripreso dalla Carovana di Civati e Scalfarotto nel 2009, raggiunto il suo apice al Lingotto 2 del giugno 2009, continua ad essere riproposto in molti incontri "orizzontali". Peccato che quando è fatto proprio da un movimento collettivo o da un evento che vuole battezzare qualcosa ha un senso, ma quando serve per "incoronare" un leader assume toni ben diversi. E' indubbio che Renzi ha saputo mettere a frutto le esperienze di questi cinque anni dei rinnovatori, costruendo un evento meno spontaneo e di maggiore riuscita mediatica. Due giorni fiorentina che culmina con l'intervista di Fazio a Chetemmpochefa allo stesso Renzi. Scacco.
Così un nuovo attore è ufficialmente e pienamente sul terreno, sparigliando gli altri innovatori (Civati ha fatto una mossa mediaticamente azzeccata nell'andare a sorpresa a Firenze ma politicamente superflua) ha messo in chiaro le contraddizioni di lunga data del PD: è un partito socialdemocratico di massa (come piace a Bersani, anche se non si capisce allora perché sono stati sciolti i DS) o un nuovo partito all'americana, sia nelle forme che nei contenuti?
E veniamo quindi al tunnel che questi eventi stanno facendo imboccare al PD: quello della sua posizione sui temi del lavoro e dello sviluppo. Sacconi infatti annuncia che il governo vuole fare propria una proposta di legge depositata da Ichino e altri 50 sentori del PD due anni fa. Nessuno dice di che si tratta (la si può leggere sul sito di Ichino dove lo stesso senatore ne fa anche un'ottima sintesi), il circo mediatico riprende la parte dei cosiddetti licenziamenti facili (quando se si legge bene l'impossibilità di licenziare senza giusta causa, ovvero articolo 18, resta) dimenticando alcuni principi: (i) vale per i nuovi assunti; (ii) esiste solo il contratto a tempo indeterminato (esclusi lavori stagionali e supplenze), (iii) ai lavoratori in uscita si garantisce un sistema di assistenza e riqualificazione (simile all'assurance chomage francese, per intenderci).
Un programma che non si può non definire sociale e progressista (e anche di sinistra), ma che il PD non ha fatto proprio (al contrario di quanto fatto ieri stesso da Renzi), preferendo la mozione Fassina alla conferenza sul lavoro di Genova. Mozione Fassina sconosciuta ai più, come tutti i documenti ufficiali del PD. E il sagace Fassina ha subito emanato un comunicato tra il patetico e il grottesco (ne cito un passo: La ricetta di moda nell’ultimo quarto di secolo, riassunta nella proposta di legge del senatore Ichino e ripresa oggi alla Stazione Leopolda, è alternativa, per impianto culturale e misure specifiche, al programma del Pd sul lavoro e lo sviluppo, approvato all’Assemblea Nazionale di Maggio 2010 e alla Conferenza Nazionale per il lavoro di Genova a giugno scorso).
Così quando Renzi parla di "giovani burocrati" il pensiero non può che andare a quanti sembrano scimmiottare metodi da PCUS, gli uni e gli altri iniziando una guerra prematura ma forse inevitabile nel centrosinistra.
Riuscirà il centrosinistra ad uscire in tempo da questo tunnel per non perdere anche le prossime elezioni?
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2 commenti:
lettura meravigliosa. Peccato che pi firmi gli appelli "pro-renzi" ;) (scusa frecciatina polemica)
Grazie :)
ma non è un appello "pro Renzi", al massimo pro Ichino o una sinistra diversa dal PCUS ...
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