venerdì 6 aprile 2012



Ieri su Startribune, il giornale di Minneapolis, è apparso un articolo di Chris Cramer, professore qui all'Università di Minneapolis, che consiglio per chi si interessa di politica universitaria italiana (e non solo).

Nell'articolo Chris analizza come lo stato del Minnesota abbia progressivamente diminuito i contributi all'Università, generando un aumento delle tasse per gli studenti (e qui si parla di tasse di almeno un'ordine di grandezza più elevate di quelle italiane, per non parlare delle francesi ...). Pare poi che il Minnesota sia lo stato che abbia tagliato maggiormente. I dettagli li trovati ben discussi nell'articolo.

Interessanti, per il carattere generale, le conclusioni, che provo a tradurre e riassumere.

Secondo la mia prospettiva personale,
scrive Chris, l'educazione pubblica superiore si confronta in questi giorni con due fenomeni. Primo: una perdita dell'obbligo sociale verso i beni pubblici. (O come diremmo noi, la società ha meno fiducia e meno interesse ai beni pubblici). Secondo, attaccare tutte le istituzioni pubbliche, e le persone che vi lavorano, sembra essere diventato lo sport preferito ("blood" dice che è un tantino più forte di "preferito") del XXI secolo, con continue domande di congelamento di salari, tagli dei benefici e più in generale punire chi cinquant'anni fa sarebbe stato, al contrario, oggetto di ammirazione per la sua dedizione al servizio.

Conclusioni che valgono per il Minnesota, ma non solo, e che potrebbero farci un po' riflettere anche per quanto succede dalle nostre parti, dove pensiamo un po' troppo spesso all'estero (e agli USA in particolare) secondo un certo stereotipo. Insomma, forse anche da noi dovremmo di tanto in tanto avere una visione più globale e distaccata spazialmente e temporalmente per cercare di capire dove ci si sta infognando e come provare a ragionarci serenamente.

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