domenica 12 febbraio 2012

Sulla crisi: 1. Decadenza o decrescita?



Commentando con una mia compagna di scuola questo post sulla Grecia siamo arrivati alla "teoria della decrescita", una teoria che mi convince poco sia per un motivo empirico (chi può controllare la decrescita) sia teorico (perché presuppone che il sistema economico sia imposto a priori e non derivante dai fatti e poi concettualizzato da qualche economista o filosofo).

Ma veniamo con ordine. La domanda che molti si pongono è: "ma non possiamo fare come si faceva prima?", che è la naturale reazione che si ha quando si percepisce che la propria condizione (intesa come quella della società intera) peggiora anziché migliorare. Se guardiamo le immagini della Grecia, delle persone senza luce, lavoro, casa, cibo che passano in tanti programmi TV (scene che se Monti non avesse ripreso la barra avremmo probabilmente anche in Italia), non possiamo non pensare qualcosa di simile. Ma come è possibile che fino a pochi anni fa si poteva andare in pensione ad un'età non tarda, vivendone decorosamente, si poteva lavorare senza doversi troppo preoccupare per i prossimi fine mese, e invece improvvisamente "qualcuno" ci chiede di privarci di ciò?

Un discorso sicuramente lungo, che non si può riassumere tutto qui, ma su cui provo ad iniziare a ragionare.

Possibile che si deve solo "tagliare"? E' chiaro che la strada di solo tagli non funziona, ma è anche chiaro che c'è qualcosa di strutturale che non va in Europa. Non ho le competenze per dirlo partendo da un'analisi dettagliata (e magari qualche lettore di passaggio può essere d'aiuto), ma semplicemente dall'aver viaggiato e visto come vivono e lavorano in USA e in Asia.
Comincio perciò da una considerazione "storica": in Europa abbiamo troppo vissuto "sugli allori" (o meglio avevamo le colonie che lavoravano gratis per noi, fornendoci materie prime e mano d'opera a basso prezzo), e ora siamo andati addosso al muro. Un po' come quegli aristocratici decadenti abituati a non lavorare che avevano bei palazzi, terre, servitù, agi, ma che poi quando il popolo si è messo a lavorare per sé si sono ridotti in miseria. O almeno quelli che non avevano capito in tempo che "i bei tempi andati" erano andati e non sarebbero tornati.

Per questo ci sono (almeno) tre piani, interconnessi, ma da analizzare separatamente:

- psicologico, legato al modo di consumare;
- finanziario, legato ai famigerati "mercati", che poi forse sotto sotto siamo noi stessi;
- ambientale, legato alle materie prime e agli sconvolgimenti che i cambiamenti climatici potrebbero apportare.

In quella stessa interessante discussione mi veniva citato Latouche, come teorico della "decrescita". Non lo conosco e quindi non posso certo "commentarlo". Posso però commentare le simpatie che suscita nell'estrema sinistra, sempre "psicologicamente". Da una parte c'è una sorta di rivalsa, ovvero il pensiero che non era così vero che il "comunismo" è stato sconfitto dalla storia, il vecchio rivale, il capitalismo, sta, finalmente, mostrando la sua insostenibilità. Dall'altra c'è l'idea marxista e più in genere ottocentesca che i sistemi economici sono come una macchina, ovvero si stabiliscono dall'alto. Così avviene per i sistemi "semplici", ma una società non è un orologio ma un sistema dinamico, che anche la fisica ha mostrato essere per loro stessa natura "caotici", ovvero auto-organizzati.

Il mito del "ritorno all'età dell'oro" non considera alcuni aspetti che dovrebbero essere lampanti (oltre a quelli più complessi): la società industriale ha portato ad un chiaro miglioramento della qualità della vita. Grazie al commercio internazionale, all'industria della plastica (pensiamo agli involucri), all'industria alimentare (pensiamo alla conservazione sicura dei cibi) e ovviamente alla medicina e la farmacologia, l'età media in pochi decenni si è innalzata grazie al fatto di aver quasi completamente estirpato malattie e insufficienze alimentari.

Verso dove ci dovrebbe quindi concretamente portare questa ipotetica decrescita? (sempre che si possa guidare in modo così stringente un sistema complesso come una società) Per ora stiamo assistendo ad una decadenza, che non è come sempre voluta ma subita. A volte inevitabilmente.

Ovviamente questi pensieri non si possono fermare qui, continueranno ...

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