domenica 5 febbraio 2012
Spesso vibra per suo gioco
C'è un'aria di Scarlatti nel volume uno del Parisotti che recita così:
Spesso vibra per suo gioco
il bendato pargoletto
strali d'oro in umil petto,
stral di ferro in nobil cor.
Poi languendo in mezzo al foco
dei diverso acceso strale
per oggetto non eguale
questo manca e quel vien men.
Bellina, no? Pensando al prossimo San Remo mi viene da pensare: ma possibile che nel XVII secolo avevano quella malizia delicata che nutriva il languore di ambiguità mentre oggi pare che tutto debba per forza essere solo diretto? O melenso o volgare. Vedremo se qualcuno la settimana prossima porterà qualche testo un po' più interessante del solito.
Sull'interpretazione invece ho trovato questo arrangiamento che, lungi dall'essere filologico, trovo bello e degno di essere ascoltato. D'altra parte se il Parisotti arrangiava secondo il gusto di un'epoca (stravolgendo gli originali) perché non continuare a farlo?
Non sono riuscito però a trovare qualcuno che la canti con una pronuncia "degna": ma possiamo almeno insegnare a tutti questi cantanti (anche spesso professionisti) a dire "pargoletto" e non "pargolèto"?
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