domenica 29 gennaio 2012
Di nazismo si muore sempre
A proposito della dichiarazione del M5S del piemonte che proprio il 27 gennaio, giorno della memoria, equiparava il nazismo al sionismo, qualcuno in una delle tante mailing list ha scritto: "di nazismo non si muore, di sionismo sì". Questo qualcuno pur non essendo né un revisionista, né un idiota, né un ignornate, dopo essersi scusato (a fronte di una reazione parecchio dura in risposta), dà però segno di continuare a cadere nelle trappole sofiste di chi scientemente fomenta l'antisemitismo. Trappole in cui cadono in molti a sinistra, dove un certo antisemitismo strisciante ha sempre troppa presa, magari celato dietro i buoni propositi della difesa della causa palestinese che è facile risorsa per rendere non indegno quanto dovrebbe un certo antisionismo. Per questo rispondo pubblicamente ad un certo numero di considerazioni che facilmente possono attecchire anche a sinistra.
"Non ho responsabilità diretta nè cattiva coscienza per quel che è successo nel '39-'45. Mi sento più toccato da quel che di male succede ADESSO nel mondo." Certo nessuno nato dopo il '45 (o che nel 45 era troppo piccolo) ha delle responsabilità dirette, ma ciò non toglie che è la nostra società, ovvero quella "bella" società europea occidentale che, volenti o nolenti, è parte di noi, ad avere ancora quelle responsabilità. E quindi abbiamo ancora tutte le responsabilità. Commemorare il 27 gennaio dovrebbe proprio servire a questo, e infatti in Germania è chiamato "giornata della colpa", colpa che non fu di marziani arrivati a portare morte e distruzione, ma di uomini, umani i carnefici quanto umane erano le vittime, che costituirono una società della morte a partire da una società non tanto dissimile dalla nostra. Che poterono basarsi da una parte, nell'europa orientale, sulla "tradizione" dei pogrom, ma che trovarono terreno fertile anche i europa occidentale: Italia, Francia, Paesi Bassi, i massacri, gli assassini, le deportazioni non furono fatte separatamente dalla cultura e dalla popolazione locale. In alcuni paesi la nazistificazione avvenne più rapidamente, in altri più lentamente, ma avvenne in relativamente poco tempo. Etty Hillesum, ebrea olandese che viveva nella già liberale e cosmopolita Amsterdam, descrive bene questo processo di graduale marginalizzazione che consentì poi la deportazione nei suoi Diari.
Ebbene, quelle società erano state fertilizzate dalle propagande dei complotti "giudaico-massonici" che sempre tornano nei periodi di crisi economica. La crisi dei banchieri, dei massoni, vi dice nulla? Dovrebbe riportare alla memoria gli opuscoli di fine ottocento, le caricature del banchiere plutocratico con compasso e stella di Davide. E quindi l'adesso comprende anche quello che fu possibile qui, negli stessi posti che calpestiamo quotidianamente, con la complicità e l'indifferenza.
E qui mi allaccio alla seconda obiezione: "Non credo che lo stato di Israele abbia tecnicamente commesso alcun genocidio, credo però che di morti innocenti sulla coscienza ne abbia." che ha tanto credito, purtroppo, presso molta opinione pubblica. Lo stato di Israele come tutti gli stati purtroppo commette errori e omicidi di innocenti, come lo fanno tutti gli stati che fanno guerre e come gli altri che esercitano la pena di morte. Non stiamo qui a fare una classifica di buoni e cattivi. Ma lo stato di Israele e la sua legittimazione hanno una profonda connessione con il nazismo (di ieri, oggi e domani, declinato e rappresentato come lo si vuole) e il negazionismo. E quindi perché connettere il sionismo che è innanzi tutto un movimento di autodeterminazione di un popolo, una risposta alle persecuzione secolari (è un movimento del XIX secolo, nazionalista, parte anch'esso della nostra cultura occidentale) che ha poi dato vita ad uno stato con le politiche di questo stato? O non vogliamo dire, come i nazisti, come Ahmadinejad, che Israele non ha diritto di esistere?
Quindi certo, genocidi ce ne sono nel mondo e ce ne sono stati, anche in tempi più recenti. C'è anche l'annullamento dello stato di Israele che è auspicato da molti, vicini e lontani. E c'è soprattutto il fatto che il genocidio nazista è una possibile piega che può prendere la nostra società occidentale, per questo dobbiamo ricordarlo e parlarne noi in modo diverso. Certo ci sono stati il genocidio degli Armeni, quello del Ruanda, come quelli commessi in Unione Sovietica e le pulizie etniche della ex-Jugoslavia. Ma nessuno di questi è un frutto della nostra società, della cultura dell'europa occidentale, della liberale Francia, della buona Italia, della profonda Germania. E perciò se da una parte il nazismo non è il male in sé per l'umanità tutta lo è sicuramente per la nostra società. Perché è parte di un passato che è ancora presente. Assolutizzare il bene e il male non ha nessun senso, certo, ma non ha senso neanche relativizzarlo, relegarlo ad altri nello spazio e nel tempo, ponendosi così nella comoda posizione di giudici, di osservatori, che possono scandalizzarsi e ammonire i propri figli sul male commesso da altri. Il male assoluto nazista è tale per noi perché commesso da noi, non da altri. Dall'Europa delle fabbriche e del progresso, dall'Europa della musica, della letteratura, della poesia come noi le conosciamo e le sentiamo vicine quotidianamente. Dall'Europa di letterati ed operai, di democratici e liberali, di cristiani ed atei, di laici e di religiosi. Tutti uniti, nell'indifferenza e nella complicità in quegli anni che sono però anche i nostri anni, quando il tempo viene ricucito dall'appartenza culturale.
Per questo quando dici: "preferirei una giornata per la memoria di TUTTI gli stermini," cadi nell'errore della rimozione, nel "tutti uguali". Noi oggi ricordiamo a noi stessi quello che noi abbiamo fatto, per un motivo semplice: non farlo. Perché sappiamo che abbiamo i geni che possono portare lì, abbiamo una società che ha costruido da sé quelle linee ferroviarie che possono portarci velocemente da una parte all'altra, possono abbattere le frontiere e farci conoscere l'uno con l'altro, ma quelle stesse rotaie possono anche portare diritti sulla rampa di Auschwitz. Se poi Dio sia morto o non sia morto ad Auschwitz, come dici tu ("Non racconterò che ci sono i buoni e i cattivi, che l'uomo si è redento o che Dio è morto ad Auschwitz."), non so se citando un cantautore o un filosofo, lo lascio discutere e decidere ad altri più competenti di me. Ma sicuramente quei buoni e quei cattivi eravamo, anzi siamo, noi, noi carnefici e noi vittime. Noi che abbiamo costruito, o lasciato costruire da una parte di noi, una organizzazione spersonalizzante che annullava l'umanità per rinchiuderla nelle baracche di Birkenau, per finirla nelle docce allo Zyklon B, che mistificava le cose nascondendone i nomi, Endlösung (soluzione finale) per sterminio, Sonderaktion (azione finale) per selezione. Per questo non dobbiamo e non possiamo mischiare il nazismo con altro e tanto meno con errori che può compiere lo stato di Israele, errori che possono compiere tutti gli stati ma per nessuno di questi stati c'è qualcuno che ne disconosce il diritto ad esistere. Con quale conseguenza poi? Una diaspora o un nuovo sterminio?
Perciò, e concludo, no, non si può accumunare il nazismo al sionismo, né il 27 gennaio né alcun altro giorno dell'anno. E questa non è una "storia dei vincitori" come dici tu, ma ciò che è successo e che ancora, quasi per istinto, sembra non volersi né raccontare né ammettere. Non solo arrivando all'estremo della negazione, ma già solo con la sottile arte della piccola provocazione, del "ma", del "nazismo=sionismo". Fenomeni che nascono nella nostra società e che si riflettono in un movimento che non ha strutture e che si basa su "quello che pensa la gente". Ecco, mi tocca alla fine essere anche "dalemiano" quando, se ce ne fosse ancora bisogno, bisogna far presente che la tanto vituperata accusa di "populismo" che si fa al M5S rivela qui una delle sue tante facce. Ti fa "rabbrividire" che si denuncino queste derive di movimenti "dal basso" come M5S? Accanimento contro i bravi "grillini"? Perché attaccano gli intoccabili partiti? A me fanno molta più paura tutte quelle attività politiche che non creano un filtro, di qualsiasi tipo, tra certe pulsioni purtroppo congenite alla nostra società, e l'attività e la rappresentanza politica. Un giorno forse queste pulsioni non ci saranno più, ma non si elimineranno lasciandogli libero sfogo.
Quelle stesse pulsioni che accomunano la sinistra alla destra macabramente proprio in un antisemitismo strisciante, che usa capziosamente la questione palestinese per alimentare i mostri dell'occidente. Alimentare appunto quella propaganda che vede il nemico nel complottista "giudaico-massone", nei poteri "forti e occulti" delle banche e della grande finanza, dando la colpa delle proprie crisi come sempre all'estraneo, al diverso che non è solo l'immigrato che ruba il lavoro e che "non ha diritto a cittadinanza" ma è anche il misterioso complottatore che accatasta richezze, che le nasconde per affamare il buon lavoratore popolo europeo.
Non dice nulla tutto ciò? Non dovrebbe ricordare altri racconti ed altre mistificazioni?
Ecco di nazismo purtroppo si morirà ancora per molto e si muore tutti i giorni nella nostra civiltà occidentale.
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