mercoledì 25 gennaio 2012
Pelandroni e raccomandati
Non mi potevo esimere un commento all'uscita del sottosegretario Michel Martone, che ieri ha detto in un convegno sulla formazione:
Dobbiamo fare lo sforzo di dare ai giovani dei messaggi veri, tipo: “se a 28 anni tu non sei ancora laureato sei uno sfigato; se a 16 anni tu scegli di lavorare o di fare un istituto tecnico professionale e decidi di farlo bene: bravo!”
Lasciando perdere tanti aspetti, alcuni dei quali ben analizzati da Marco Campione, la cosa che mi stona della dichiarazione è il termine "sfigato". Non solo e non tanto perché non è politically correct sulle labbra di un rappresentante del governo (diciamo che è una "brunettata", ma questo non stupisce visto il dichiarante) ma perché è anche sbagliato proprio il termine. E questo per almeno due motivi:
1) al limite chi (senza fare altro, senza lavorare, senza avere problemi di salute gravi, per esempio) ci mette quasi il doppio di quanto previsto dall'ordinamento (19+5=24 per arrivare a 28 ci sono altri 4 anni, come essere bocciati ogni anno) sarebbe casomai un “pelandrone”, o inadatto, o semplicemente scarso;
2) il vero paradosso italiano però è che gli “sfigati” sono gli altri, ovvero quelli che si laureano in tempo ma che dopo aver preso “il titolo” con merito sono poi nella stessa posizione di quelli che ci mettono 10 anni. Anzi peggio perché se il “pelandrone” ha però un papà che può piazzarlo da qualche parte, o che è avvocato, o che è farmacista, o qualsiasi altra posizione di rilievo, avrà un futuro probabilmente più di prestigio, ma sicuramente una carriera anche non necessariamente prestigiosa ma più facile e meno faticosa del primo.
Per il resto sottoscrivo quanto detto da Marco per la parte istruzione e per la parte università penso che è il quadro “università di massa” che con trent’anni di ritardo in italia non si è saputo gestire. Di alcuni di questi aspetti ne parlavo più di un anno fa e penso che il nodo centrale sia sempre lì.
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