giovedì 3 marzo 2011

Di dottorato, non di laurea!



L'altro giorno è scappato nel servizio del Tg1, oggi a Bersani ad anno zero. Precisiamo: il ministro tedesco della difesa si è dimesso per aver "copiato" (o meglio "riportato senza citare") interi pezzi della sua tesi di DOTTORATO, non di laurea.
I 'lapsus' sono sintomatici di una incredibile ignoranza della società italiana sull'esistenza (e ruolo) dei dottorati di ricerca, che in Italia esistono oramai da circa venticinque anni. Ma si sa che le "novità" ci mettono un po' per essere assorbite ...

E ricordiamo che chi fa il dottorato è a tutti gli effetti uno studente, NON è un "professore", non "insegna all'Università" (anche se può tenere dei corsi o dei laboratori, cosa che in Francia è retribuita, e in molti posti è parte integrante anche della giustificazione del proprio stipendio), non è un "precario della ricerca" (perché non è che tutti quelli che fanno il dottorato devono necessariamente restare nell'Università, altrimenti la piramide "impazzirebbe", come la maionese ...), non sono tanto meno "assistenti" (figura professionale che non esiste più da vari decenni) anche se molto spesso l'idea che gli stessi dottorandi in Italia danno di sé stessi (questo soprattutto nelle facoltà umanistiche) è quella di chi è in coda per ereditare una cattedra o qualche briciola.

Insomma i giornalisti dovrebbero essere informati di come funziona (formalmente) almeno in Italia il sistema e sapere qual è la differenza tra una tesi di laurea e dottorato, per non parlare dei politici che sono gli stessi che poi magari pontificano su riforme dell'Università o della ricerca, chiaramente non sapendo di cosa parlano.

Postilla: nel mondo è il dottorato che conferisce il titolo di "dottore" (è una tautologia, non si dovrebbe neanche specificare, ma tant'è ...), in Italia invece se prima questo titolo era conferito dopo la laurea quinquennale ora addirittura dopo la triennale (che altrove è garanzia di saper poco più che leggere, scrivere e far di conto ...).

A questo punto perché non dare il titolo di dottore sin dalla nascita?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sottoscrivo tutto ciò che hai detto, però se rifuggo dal titolo di "Professore" che pure i miei studenti mi danno d'istinto (sarà la pelata e la barba, chissà), sono di certo un insegnante universitario, non un semplice studente di dottorato. In 5 anni qui mi hanno insegnato a insegnare, e io ho assicurato al mio dipartimento la condotta (e a volte anche la scrittura del programma) dei miei corsi. Sarebbe sciocco dire il contrario.

Riccardo ha detto...

Ecco perché la scelta di pelata+barba, confessa! :)

Comunque, posto che nelle materie letterarie è sempre un po' più strano, in USA gli studenti di dottorato in materie scientifiche che devono anche insegnare (non tutti) li chiamano "teaching assistant", che vuol dire appunto insegnare all'università, ma certo nessuno li chiamerebbe "professor" nel mondo esterno ...
In Italia al solito si è tutti "professori", "dottori", "commendatori" ... Io quando ho collaborato con dei non-scientifici per un progetto di legge alla fine ho desistito dal far capire al tipo che pur lavorando a tempo indeterminato in una Università, come dipendente di un ente di ricerca, tra l'altro, non ero "professore". Delle volte è proprio impossibile e sfiancante :)