sabato 28 maggio 2011

Il voto per i referendum



Proprio mentre in Italia si discuteva sul decreto omnibus e sulle sue conseguenze sul referendum sul nucleare, qui a Parigi mi è arrivato dal consolato il plico con le quattro schede da votare.

Già perché per chi risiede all'estero (ovvero chi è iscritto alla famosa AIRE) si vota per corrispondenza per i referendum, così come si fa per le elezioni politiche.
E allora, per non saper né leggere né scrivere ho votato (nel segreto dell'urna, che nel caso era il mio salotto) e inviato al consolato.

Quattro SI (perché il voto è segreto ma si è anche liberi di dire cosa si è votato). Dati da un motivo molto semplice, che cercherò di spiegare brevemente. Non credo che la legislazione si faccia o si "sfaccia" con la consultazione diretta e semplificatrice dell'istituto dei referendum. Faccio ancora parte di quella vecchia scuola che vede nella cosiddetta "democrazia diretta" un vulnus alla democrazia, perché fa sempre (o quasi) rima con demagogia e populismo.
Ma penso che oggi, come ieri (quando per esempio fu per i referendum sulla legge elettorale quando Craxi disse di andare al mare) questo istituto ha un profondo significato politico sul potere. Se infatti possono essere usati dal potere per consolidarsi, possono anche essere usati per provare a dargli una botta. A prescindere dai quesiti.

Si votava per cancellare dei provvedimenti di questo governo? Bene, un voto contro questo governo è sempre una buona azione.
Quindi quattro SI, senza se e senza ma.

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