giovedì 5 agosto 2010

Il cuore della divisione

Con la votazione di ieri sulla sfiducia a Caliendo si è materializzato un "fronte" formato da FLI, UDC, MPA e API. Questo fronte ha, chiaramente, trovato un pretesto nella "questione morale" (chi è in parlamento grazie ai voti di Cuffaro di tutto puo' parlare tranne che di questione morale) ma è cementato da qualcosa di più profondo.
Qualcosa che rischia di spaccare ancor più il governo della giustizia. Ed è la concezione dello stato, che si esplicita in questi anni con il termine "federalismo".

Il nuovo fronte ha infatti una visione "à l'ancienne" del rapporto tra stato e cittadino. Una visione democristiana, paternalistica, dove al localismo baronale si affianca un grande stato riparatore che dispensa sicurezza. La sicurezza degli impieghi statali, regionali, provinciali, comunali, para-statali. Uno stato che non lascia il cittadino mai solo, ma in cambio gli chiede l'anima. Gli chiede di appoggiare il barone locale. Una concezione dell'italia che non è passata, che è ancora attuale, da molti (i giovani) vista come un miraggio e che quindi, al di là del buon senso economico che dovrebbe farci capire quanto sia impossibile, ha ancora un grande appeal.
Questa destra conservatrice è chiaramente antitetica alla destra di Berlusconi, ma soprattutto di Bossi e Tremonti. Per questo il cuore della divisione verrà e rischierà di generare dei grandi movimenti tellurici nel governo quando arriveranno i decreti di attuazione del federalismo.
Su queste contraddizioni e su queste due destre dovrebbe avere gioco facile la sinistra per incunearsi. Certo dovrebbe chiarire molte cose, come avrebbe dovuto fare da anni. Ora il tempo per farlo rischia di scadere presto, addirittura di precipitare.

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