sabato 30 giugno 2012
Liberali e democratici nel PD ?
Il panorama politico italiano è, come troppo spesso oramai, in sommovimento. Non si può prevedere quanti e quali partiti si presenteranno alle prossime elezioni, né come queste esattamente avverranno. Questa indecisione totale e permanente dell'Italia la rende più simile a Iraq ed Egitto che a Francia, Spagna, Inghilterra o Germania. In questi ultimi paesi, infatti, si sa sempre sia quando (ovvero le elezioni anticipate sono un'eccezione e non la regola, o peggio una spada di damocle permanente) sia come (ovvero il meccanismo elettorale non è un continuo oggetto di discussione, né cambia ogni dieci anni) si vota. Quello che cambiano nel tempo sono i dirigenti politici che si alternano nei partiti maggiori, modificandone a volte anche la linea politica.
In Italia invece tutto è sempre più confuso, non ci si accontenta mai, diciamo. Il PD in teoria doveva essere un punto di arrivo: un contenitore in cui tutte le anime del centrosinistra si potevano accomodare, confrontare e partecipare insieme per battere la destra. E invece possiamo dire che questo obiettivo l'ha fallito. Allora forse non resta altro che tornare ai partiti identitari.
E' una triste ammissione da parte di chi nel 2007 ha concorso alla fondazione del PD, non provenendo da alcuna famiglia politica precedente. E' chiaramente un tarlo della nascita: non mi interessa l'eredità né del PCI-PDS-DS né della sinistra democristiana.
Ma siccome non è il mio mestiere, mi posso mettere alla finestra, vedere che ne sarà del PD e decidere. Nella speranza di trovare un partito liberal-democratico, laico e progressista. Ed eventualmente investire un po' del mio tempo con la militanza attiva. Un partito che non dica "i mercati sono il male", che non pensi il lavoro come diritto alla maniera di Cirino Pomicino, ma che sia portavoce di una cultura del lavoro in senso "alto". Ovvero che spinga i giovani a studiare e ad impegnarsi. Il PD che si prefigura rischia di essere troppo lontano da tutto ciò. Preso da una parte da chi cerca "un'alternativa al sistema dei mercati" (per poi volere soldi per sanità, assistenza, sviluppo, dipendenti pubblici etc ... senza chiedersi da dove arrivino) e dall'altra dal conservatorismo sociale e culturale dell'eredità democristiana (l'asse PD-UDC per intenderci). Un'unione micidiale di assistenzialismo e paternalismo che rischia di avvelenare l'area progressista.
C'è ancora un piccolo spiraglio? Speriamo, lo vedremo nei prossimi mesi.
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