giovedì 21 aprile 2011

Sulle tasse ..



Qui di seguito il mio contributo allo speciale de iMille sulle tasse (e qui il link).

Pagare le tasse è qualcosa che nessuno fa mai realmente volentieri, per quanto si possa proclamare che è giusto, che lo si deve fare per il bene “della collettività”, che è un dovere collettivo, che è un atto (anzi forse l’atto) tangibile della coesione sociale. Qualcuno infatti dice che le tasse sono come la morte, arrivano implacabili per tutti, qualche altro che sono come la droga.

La cosa certa è che i governi, tutti i governi, devono imporre delle tasse per funzionare sapendo che i cittadini, tutti i cittadini poveri e ricchi, per quanta “pedagogia” sull’importanza e l’utilità si possa fare, storceranno sempre il naso e sempre avranno dei mal di pancia quando si viene al dunque del pagamento, piccolo o grande che sia.

I governi però possono adottare dei comportamenti per rendere meno amara la pillola. Uno è quello di utilizzare bene le tasse spese fornendo servizi ai propri cittadini, che, se pure sempre con difficoltà, possono rallegrarsi vedendo quando i denari dati allo stato ritornano sotto forma di servizi, per sé e per gli altri. Molto bene sul malessere sociale collegato al pagamento delle tasse ha scritto Simona Milio qualche giorno fa.

Vogliamo qui invece considerare un secondo aspetto: la facilità del pagamento. Se infatti si deve pagare, che almeno la dichiarazione dei redditi e quindi il modo di pagare sia semplice ed accessibile, senza troppi timori di sbagliarsi o senza dover fare un corso in economia e commercio (o dover pagare un commercialista per pagare, “cornuti e mazziati”, insomma).

Per trovare un esempio dove sia facile pagare le tasse (in condizioni “standard” di lavoro) non bisogna andare molto lontano, basta passare le Alpi e recarsi in Francia. Come si pagano qui le tasse? Facilissimo, arriva una dichiarazione già riempita dal fisco, che recepisce direttamente dal datore di lavoro i guadagni, li integra con altre informazioni (guadagni bancari, luogo di abitazione) e tutto è pronto. Si può chiaramente modificare e integrare se ci sono differenze, ma in genere è tutto corretto e non si deve fare altro che rimandarla al fisco (e lo stesso si può fare online). Se poi si hanno dubbi, domande, situazioni particolari, è molto facile. Esistono dei centri pubblici (locali, quindi sempre vicino casa) che offrono (gratuitamente!) assistenza. Basta andare, fare un po’ di coda (più ci si avvicina alla scadenza più la coda è grande, ovviamente) e si hanno tutte le risposte ai propri dubbi. In caso di domande più facili è anche possibile solamente telefonare o mandare una mail (è preferibile la seconda per perdere meno tempo ed avere sempre una risposta).

Se poi si vuole essere ancora più certi o si hanno situazioni più complicate (sicuramente il caso dei lavoratori autonomi, “liberale” come li chiamano in Francia, dove però i cittadini sono in larga maggioranza dipendenti di qualcuno o qualcosa) nel mese che precede la scadenza della consegna della dichiarazione delle imposte, l’associazione dei commercialisti francesi mette a disposizione degli sportelli di consultazione per i cittadini. Gratis. C’è da notare come il numero dei commercialisti in Francia sia circa dieci volte inferiore di quello dei commercialisti in Italia. A pensar male si direbbe che complessità e cavilli siano un vantaggio per una categoria e che mantenere lo status quo convenga in fin dei conti a qualcuno. Ma la dietrologia spesso prevede menti troppo ingegnose e pensanti, in Italia le situazioni più spesso si determinano da una stratificazione, da una mancanza di visione d’insieme, che poi certamente fa comodo a qualche lobby che ha gioco facile.

Per finire, capita spesso che si devono avere rimborsi dal Fisco, sia in Italia sia in Francia (per tanti e vari motivi). Bene, in Francia semplicemente l’anno successivo a quello in cui si è, per esempio, anticipato troppo, si riceve un bonifico direttamente sul proprio conto corrente (a me è successo due volte, e senza che fossi mai io a richiederlo, ma semplicemente il Ministero delle Finanze facendo i suoi conti ha notato che avevo versato troppo e mi ha dato quello che mi spettava). Perché in Francia il proprio conto corrente (e tutti sono obbligati ad averlo, tutti quelli che vogliono avere un lavoro e una casa) è “trasparente” al Fisco, sia in entrata sia in uscita. Un prezzo da pagare per avere semplicità e snellezza nei rimborsi. In caso di contenzioso il Fisco ti congela immediatamente (congela, non preleva) la somma che ritiene sia a lui dovuta.

Certo sapere che il Fisco ti può congelare delle somme a priori può sembrare strano, e in Italia questo verrebbe visto come una misura “sovietica”, ma nel momento in cui lo stesso Fisco ti può versare quello che ti deve (e senza dover attendere decenni), forse la prospettiva cambia.

Perché pagare le tasse non è mai bello, né tanto meno dover pagare multe al Fisco, ma una dichiarazione che non toglie molto tempo né denari (per non parlare dello stress psicofisico di poter pensare di essersi sbagliati), e la rapidità dei rimborsi, hanno certamente il pregio di “indorare la pillola”. E non è poco.

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