venerdì 1 gennaio 2010

Non tanto easy

Roma-Parigi, volo del pomeriggio di capodanno. Pieno di famiglie e coppie francesi che tornano dalle vacanze di capodanno a Roma (lunedì ricominciano scuole, università, addirittura molti hanno gli esami) e di italiani che vanno a Parigi a fare le vacanze dell’epifania. Un giorno anche scomodo, dopo la nottata di capodanno, arrivare anche dalla Campania (molti sia privatamente sia attraverso agenzie usano Roma per andare nella Ville Lumière). Biglietti che nelle tra lunghe settimane natalizie sono molto cari perché i parigini amano andare a Roma in vacanza e i romani amano andare a Parigi in vacanza. Due città che sono gemellate. Un gemellaggio unico tra due città dalla storia immensa molto diverse ma che forse in questa diversità e complementarietà trovano una magica sintonia.

Ma torniamo al giorno di capodanno. La compagnia arancione, quella che si autodefinisce “la compagnia a basso costo leader in Europa” dopo aver annunciato il ritardo di un’ora del volo delle 16, cosa abbastanza normale soprattutto in periodi densi e con i livelli di sicurezza alzati dopo il recente tentativo di attentato nel volo Amsterdam-Detroit, alle 17 annuncia, come se nulla fosse, che il volo è semplicemente annullato.
300 persone, attonite e preoccupate, quindi escono dalla zona check-in per andare al banco informazioni dove campeggiava un cartello arancione. Solo che in realtà li’ non c’era nessun impiegato della compagnia aerea, ma solo tre impiegati di Aeroporti di Roma (contentissimi già di lavorare il giorno di capodanno, immaginate poi beccarsi pure i francesi inferociti). Quindi nessun cambio di posto, nessuna soluzione alternativa proposta per tornare a casa o non perdere completamente la vacanza prenotata (e pagata spesso). Nulla. Trecento viaggiatori lasciati in balia di loro stessi con promesse di rimborsi basate solo su informazioni scritte sul sito arancione. Lo stesso sito che cinque ore dopo l’annullamento del volo non dice nulla, riportando la frase beffarda “Al momento non ci sono cancellazioni”. Sì, al momento del giorno prima. Che ognuno si arrangi, chiami Fiumicino per vedere se è possibile trovare posto ancora sui voli delle compagnie di bandiera (il volo fatto il giorno stesso costa 1000 euro), vada in albergo che gli verrà rimborsato. Oppure se ha fortuna e possibilità di avere una connessione internet si prenoti un volo. Preferibilmente, aggiungo, su un altro vettore, non fosse altro che per ripicca.

Voli si annullano ogni giorno, ma farlo senza alcuna motivazione e senza alcuna assistenza significa non tenere in alcun conto la dignità dei propri clienti. La serietà di una compagnia che è (o vuole essere) leader si vede da queste cose.
Ma soprattutto, è mai possibile che una compagnia possa usare degli scali senza avere in quegli scali almeno un responsabile? Evidentemente sì. Ecco, l’Europa, gli stati, le regole, non potrebbero iniziare, prendendo questo piccolo esempio, a partire da tutte quelle distorsioni del sistema che denigrano i diritti dei consumatori? Le compagnie non vivono di chi compra i propri biglietti? E chi li tutela? Evidentemente non avere degli uffici in ogni scalo è un grande vantaggio economico per le compagnie e per gli scali. Salvo poi lasciare i clienti nel più totale abbandono. E poi si dice tanto di serietà e rispetto anglosassoni. Se fosse successo con una compagnia italiana tutti si sarebbero messi a urlare contro la solita faciloneria italica e con i fannulloni para-statali. Qui si tratta invece di un fulgido esempio del libero mercato all’anglosassone.

E così mi viene una domanda finale: ma a queste compagnie, che propongono voli a prezzi così bassi, qualcuno ha mai fatto una analisi di sostenibilità finanziaria? Ad essere malpensanti sembra proprio una versione volante delle truffe finanziarie di Madoff e sodali. Deve essere una specialità che viene particolarmente bene al mondo anglosassone.

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