Paradiso dei bambini
di
Nagib Mahfuz, scrittore egiziano vincitore del premio Nobel per la letteratura 1988.
- Papà...
- Dimmi.
- Io e Nadia stiamo sempre insieme.
- Certo, tesoro: è la tua amica...
- In classe, in cortile, anche alla refezione.
- Bene! Nadia è una bambina bella e bene educata.
- Nell'ora di religione però io vado in un'aula e lei in un'altra.
Lanciai un'occhiata alla mamma e la vidi sorridere mentre era intenta a cucire. Sorrisi anch'io dicendo:
- Ma è solo nell'ora di religione...
- E perché?
- Perche tu hai una religione e Nadia un'altra.
- Come?
- Tu sei musulmana e Nadia è cristiana.
- Perché, papà?
- Sei ancora piccola. Un giorno capirai.
- No. Io sono grande!
- Ma no che sei piccola, tesoro!
- E perché sono musulmana?
Dovevo essere disponibile e accorto e soprattutto non tradire i nuovi sistemi educativi alla prima difficoltà.
- Il tuo papà è musulmano e la tua mamma è musulmana, per questo anche tu sei musulmana.
- E Nadia?
-I suoi genitori sono cristiani, perciò è cristiana pure lei.
- Forse è perché il suo papà porta gli occhiali...?
- Non c'entrano gli occhiali. E' che anche suo nonno era cristiano... dissi, deciso a risalire le generazioni senza smetterla finché non si fosse stancata e avesse finito per
cambiare argomento.
Ma ella riprese:
- Chi è meglio?
Riflettei un poco, poi risposi:
- La musulmana è buona e anche la cristiana è buona.
- Una dev'essere migliore per forza.
- Son buone tutt'e due.
- E se mi faccio cristiana per stare sempre con Nadia...?
- Non si può, amore. Ognuno deve restare come il suo papà e la sua mamma.
- E perché?
Ecco qua la tirannia dei nuovi metodi educativi!
- Non vuoi proprio aspettare quando sarai grande?
- No, papà.
- Bene. Lo sai cos'è la moda? A uno piace una moda, all'altro un'altra. Essere musulmani è l'ultima moda, per questo devi rimanere musulmana.
- Allora quella di Nadia è una moda vecchia!
Benedette tu e la tua Nadia! Nonostante la mia prudenza mi ero sbagliato e avevo finito col mettermi in un bel pasticcio.
- E' una questione di gusti... però ognuno deve restare come i suoi genitori.
- Dirò a Nadia che la sua è una moda vecchia e che la mia è nuova.
- Tutte le religoni sono buone - mi affrettai a dire - chi è musulmano adora Dio e chi è cristiano anche.
- Ma perché lei lo adora in un posto e io in un altro?
- Perché da una parte lo si fa in un modo e dall'altra in un altro modo.
- E perché?
- Lo saprai l'anno prossimo, o quello dopo. Per ora basta che tu sappia che sia i musulmani sia i cristiani adorano Dio.
- E chi è Dio, papà?
Restai sorpreso. Riflettevo, mentre prendevo tempo.
- Cosa ti ha detto la maestra?
- Ci ha letto una sura del Corano e ci ha insegnato le preghiere. Però chi è Dio non lo so.
Ci pensai su ancora, nascondendo un sorriso.
- E' il Creatore di tutte le cose.
- Di tutte?
- Di tutte.
- E che vuol dire Creatore?
- Vuol dire che è Lui che ha fatto ogni cosa.
- E come ha fatto?
- Con la Sua grande potenza...
- E dove vive?
- Ovunque nel mondo.
- E prima del mondo?
- Lassù.
- In cielo?
- Sì.
- Lo voglio vedere.
- Non si puo'.
- Nemmeno in TV?
- Nemmeno.
- Nessuno lo puo' vedere?
- Nessuno.
- E tu come lo sai che è lassù?
- Lo so.
- Chi te l'ha detto?
- I Profeti.
- I Profeti?
- Sì, come Muhammad.
- E lui come ha fatto a saperlo?
- Aveva una forza speciale.
- Una forza speciale negli occhi?
- Sì.
- E perché?
- E' Dio che lo ha creato così.
- Perché?
Mi dominai e risposi:
- Egli è libero di fare ciò che vuole.
- E quando lo ha visto com'era?
- Grande, forte, potente...
- Come te, allora.
Trattenni una risata:
- Nessuno gli è simile.
- E perché vive lassù?
- La terra non basta a contenerlo, ma Egli vede ogni cosa.
Si distrasse per poco, poi riprese:
- Ma Nadia dice che ha vissuto sulla terra.
- E' perché vede ogni luogo, così è come se vivesse dappertutto.
- Nadia ha detto che lo hanno ucciso.
- No, amore mio, hanno creduto di averlo ucciso, ma Egli è vivo e non muore mai.
- E il nonno, è vivo anche lui?
- No, il nonno non c'è più.
- Lo hanno ucciso?
- No. E' morto da solo.
- E come è morto?
- Si è ammalato ed è morto.
- Allora la mia sorellina che è malata morirà anche lei?
Mi adombrai e prevenni la reazione della mamma affrettandomi a dire:
- Ma no, guarirà!
- E allora il nonno perché è morto?
- Il nonno si è ammalato da grande.
- Anche tu ti sei ammalato da grande. Perché non sei morto?
Questa volta la mamma la rimprovero' ed ella resto' smarrita a guardare ora l'uno ora l'altra.
- Moriamo quando lo vuole Iddio.
- E perché Dio vuole che moriamo?
- Egli è libero di fare ciò che vuole.
- La morte è bella?
- Oh no, tesoro.
- E perchè Dio vuole una cosa brutta?
- E' bella quando è Lui a volerla.
- Ma tu hai detto che è brutta.
- Mi sono sbagliato, amore.
- Perché la mamma si è arrabbiata quando ho detto che tu muori?
- Perché ancora Dio non lo ha voluto.
- E perché lo vuole, papà?
- E' Lui che ci fa nascere e fa che ce ne andiamo.
- E perché?
- Vuole che facciamo delle cose belle prima di andarcene.
- E perché non restiamo?
- Non ci sarebbe spazio per la gente se tutti restassero.
- Così lasciamo tutte le cose belle.
- Andiamo dove ci sono cose migliori.
- Dove?
- Lassù.
- Da Dio?
- Sì.
- E lo vedremo?
- Sì.
- E sarà bello?
- Certo.
- Allora dobbiamo andare.
- Ma non abbiamo ancora fatto tante belle cose...
- Il nonno le ha fatte?
- Sì.
- Che cosa ha fatto?
- Ha costruito una casa e ha coltivato un giardino.
- E cosa aveva fatto Totò, il mio cuginetto?
Mi rattristai per un istante, poi volsi uno sguardo commosso alla mamma e risposi:
- Anche lui ha costruito una piccola casa prima di andarsene.
- Il figlio dei vicini invece mi picchia e non fa niente di bello.
- E' proprio un ragazzaccio.
- Allora non morirà.
- Solo quando Dio lo vorrà.
- Anche se non farà nessuna bella cosa?
- Tutti si muore. Chi fa cose buone va dal Signore e chi le fa cattive va all'inferno.
Lei sospiro' e tacque.
Avvertii quanto la cosa fosse stata impegnativa, ma non sapevo dire se avessi risposto bene o male.
La fila dei perché aveva risvegliato domande celate dentro me. La piccola non lascio' passare molto tempo prima di sbottare:
- Voglio stare sempre con Nadia.
Guardai verso di lei con aria interrogativa.
- Anche nell'ora di religione!
Scoppiai a ridere. Anche la mamma rideva.
Soggiunsi sbadigliando:
- Non me lo immaginavo che si potesse parlare di cose simili a questo modo.
Intervenne la mamma con aria consolatrice:
- La bimba crescerà e un giorno potrai spiegarle tutte le cose che sai a riguardo.
Mi girai allora alterato verso di lei per capire fino a che punto avesse parlato sul serio o se piuttosto mi prendesse in giro.
Ma già aveva ripreso il suo lavoro di cucito.
(tratto da La taverna del gatto nero, traduzione di Paolo Branca)
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