domenica 6 maggio 2012

Sul biologico



Dice bene, lucidamente e con precisione Antonio Pascale in questa intervista su Linkiesta.
Mi piace solo "estrapolare" (e mi scuseranno) alcune frasi:

Insomma, mio nonno, che era contadino, coltivava biologico, e non per un’idea etica della natura, ma perché le prime innovazioni non erano così diffuse e soprattutto costavano. Ecco, quali erano le sue lamentazioni? La fame, gli insetti che si mangiavano tutto, la schiena spezzata perché doveva togliere le erbacce manualmente.


Allora io, che mi considero di sinistra, comincio un po’ a infastidirmi quando persone che dicono di essere di sinistra avanzano argomentazioni di destra. Per me è di sinistra una buona alimentazione garantita a tutti e siccome fra un po’ passeremo a nove miliardi, non vedo come l’obiettivo possa essere quello di produrre di meno. Chi ci pensa alle persone che devono ancora nascere?

E per finire, una cosa cui non si pensa, ma che in effetti è così:
E, d’altra parte, la pianta non cresce per noi, ma per se stessa.

2 commenti:

michele merola ha detto...

ti rispondo così, approfittandone per salutarti!
http://briciolecaotiche.wordpress.com/2012/04/17/ce-arancia-e-arancia/
Perché dietro al biologico, quello dei Gruppi di Acquisto Solidale, quello a km0, quello equo&solidale, c'è anche maggiore attenzione agli agricoltori, ai raccoglitori....

Riccardo ha detto...

grazie, lo leggerò presto, appena passati i postumi della vittoria socialista :)

e gli agricoltori che stanno a più chilometri ? Il commercio agricolo è una grande conquista dell'umanità, che ha ridotto, per esempio, le malattie dovute ad alimentazioni incomplete.
Se il problema è nel sistema distributivo questo è relativamente diverso come problema. E a volte le conseguenze di posizioni tipo "abbiamo paura degli OGM" poi finiscono per favorire i grandi gruppi (come intelligentemente fatto notare ...)