Su la Repubblica cartacea di oggi, che ho potuto leggere integralmente sul treno che mi ha riportato da Amsterdam a Parigi questa mattina, c'era una pagina dedicata a quanto succede in Tunisia.
In uno dei due articoli alcuni "giovani" locali parlano con il giornalista italiano. "Lavoro? Manco a parlarne. E comunque niente che abbia a che fare con ciò che ho studiato", dichiara un "laureato col massimo dei voti già da due anni". E prosegue che "ci vogliono conoscenze" per trovare qualche lavoro stagionale in un ristorante o in un albergo. "Prospettive? Non ce ne sono".
Un altro interviene dichiarando come vanno le cose in Tunisia (solamente?): "Negare l'evidenza, nascondere i problemi sotto il tappeto, fingere che tutto vada bene. Protestare è un atto terroristico ...".
E' in Tunisia, ma attraversando il Canale di Sicilia non che sia poi molto diverso. La Tunisia è entrata in Italia o l'Italia in Tunisia?
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