venerdì 11 dicembre 2009

Concetti curiosi

La chimica, se ci si ferma a pensare un attimo andando al di là delle contingenze, è piena di concetti curiosi, bizzarri, la cui “essenza” resta sfuggevole, non solo per i “neofiti”. In genere ai “neofiti”, studenti o persone normali che hanno vaghi ricordi liceali della chimica, questi concetti hanno un alone misterioso, sembrano complicati, ma, anche se a fatica, raggiungibili. Il loro “non ho capito” è, per loro stessa ammissione, frutto di “ignoranza”.
Ma questi concetti, spesso, anche se raggiunti, poi sfuggono. Sfuggono tanto più quanto più una volta “capiti” non ci si ferma al primo livello di conoscenza.
Per non restare “vaghi”, ne prendo solo due, intanto. E senza alcun intento esaustivo. Voglio sono fissare alcune considerazioni “poco professionali”, per cui mi riservo invece più calma, diciamo (e un altro stile, forse).

1) L’equivalente. E’ una unità di misura, secondo le volontà iniziali, che si definisce variabile per ogni sostanza. Il concetto è che un equivalente di una sostanza A reagisce sempre con un equivalente di una sostanza B. Quindi un grammo-equivalente di A reagisce con un grammo-equivalente di B. Detta cosi’ è misteriosa, non si capisce. Già perché l’equivalente serve per non usare la calcolatrice (e infatti la IUPAC lo considera “obsoleto”), e da esso deriva la normalità, altra unità misteriosa. Ovviamente è una unità di misura che va contro il concetto fisico di “misura”, perché anziché fare rapporti tra masse, e quindi tra enti misurabili, si fissano i rapporti a uno e si “modifica la massa”. Qualcuno diceva che gli equivalenti (e la normalità) sono “concetti inutili nonché fuorvianti”. Resta forse un'affermazione vera e utile (ipsissimae res sunt, in hoc genere, veritas et utilitas), pero’ l'esistena e l'uso antico dell'equivalente è interessante se andando oltre la misteriosità del concetto, si pensa come sia stato (e sia) possibile comunque cambiare il proprio sistema di riferimento, anche quello più vasto dell’impianto “tradizionale” su cui si basa la fisica.

2) L’elettronegatività. Questo concetto è anch’esso “prototipico”. Qualcuno (non lo stesso di prima) la definiva “fantasia”. E si, l’elettronegatività rispecchia la fantasia chimica che cerca di ridurre la “complessità” (insolubile) quanto-meccanica per le molecole a oggetti facili con cui lavorare. Anche qui c’è una “distorsione” fisica, meno evidente rispetto agli equivalenti. Si assegnano dei numeri agli atomi, che cercano di rispecchiare le proprietà della densità elettronica di sistemi a molti corpi come le molecole (sistemi che hanno Hamiltoniani non separabili e quindi equazioni di Schroedinger associate non risolvibili analiticamente). E poi si cerca di considerare questi sistemi come decomposti in sotto-sistemi più semplici, assumendone poi l’additività e l’invarianza. Da certi punti di vista il contrario dell’equivalente. Mentre prima si fa variare tutto in funzione delle situazioni, qui si cerca di lasciare tutto uguale indipendentemente dalle situazioni.

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