Mi hanno regalato il libro di Moni Ovadia "Lavoratori di tutto il mondo, ridete" che ho ovviamente iniziato subito (non me ne vorrà Francesco per aver interrotto il suo "Logica da Zero a Goedel").
Non voglio parlare del libro, ma di un aspetto cruciale che ho trovato nell'introduzione (anzi in quella che l'autore chiama "introduzione-provocazione").
"Il revisionismo anticomunista, molto in voga soprattutto nel nostro paese, è una delle pratiche di pensiero più squallide che circolino nella nostra poco edificante epoca. Questo demi-penser prende a calci un cadavere putrefatto con rabbioso accanimento perché l'obiettivo dei suoi calci non è il sistema del socialismo reale oramai decomposto. [...] Il vero obiettivo degli anticomunisti necrofili è un altro, ovvero il corpo vivo e pulsante delle conquiste sociali ed etico-politiche ottenute anche e soprattutto grazie alle lotte e ai sacrifici dei comunisti: sono i diritti dei lavoratori, i diritti delle minoranze, l'emancipazione degli umili e degli oppressi, la difesa degli sfruttati, la solidarietà ai popoli schiacciati da ogni forma di colonialismo e imperialismo."
Ecco se nel 2000 per riassumere chi sta dalla parte delle minoranze, chi ancora si indigna quando ci sono soprusi, angherie, di qualsiasi carattere, sociale (e mi viene in mente l'azione squadrista ad Eutelia), etnico (qui gli esempi oramai abbondano, dal poveraccio che cerca di vendere qualcosa al ricchissimo calciatore), sessuale (l'omofobia è un'onta che non si ha neanche il coraggio di ammettere, quasi volendo far finta che non esista), fino alla viltà del sopruso del ragazzo senza braccia trattato malissimo (come non si dovrebbe trattare mai nessuno, non essere in regola non giustifica mai comportamenti prevaricatori), si vuole usare una sola e semplice parole e se ci mettiamo d'accordo che questa sia "comunista", allora sarei fiero di essere chiamato comunista e di stare in buona compagnia di comunisti.
Il socialismo reale non esiste più e lo lasciamo ad altri.
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