martedì 9 giugno 2009

Democratici d'attacco

Mi sembra che sia inutile nascondere il risultato italiano, che per le europee è finalmente definitivo in termini di seggi e eletti (ultimi credo in europa, un bel record).
Il PD ha perso non solo rispetto alle elezioni dell'anno scorso (dopate dalla legge elettorale con premio di maggioranza) ma anche alle europee di 5 anni fa, dove l'Ulivo prese il 31% ovvero il 5% in più di quest'anno. Allora fu premiato il progetto ora ne viene parzialmente bocciata la realizzazione. E quei 5 punti persi li ritroviamo pari pari riguadagnati da IdV. Mentre, sempre rispetto al 2004, Comunisti+SL fanno all'incirca gli stessi voti di Rifondazione da sola. E tralascio gli altri rivoli, per puntare all'essenziale.

Il PD non riesce a concretizzare l'idea per la quale era nato, e sulla quale aveva avuto il consenso nel 2004 (come prospettiva) e tutto sommato anche l'anno scorso. Dal risultato dell'anno scorso si sarebbe forse dovuti ripartire, giocare d'attacco e non in difesa. Franceschini è stato un buon mediano, ma la sensazione è che con i mediani si potrà al massimo arrivare a quella soglia del 33% che sembra restare un valore insormontabile per qualsiasi unico aggregatore progressista in Italia: PCI (come record storico e sorpasso nel 1984) e poi Progressisti di Occhetto (in quel caso fu batosta nel 1994 contro il primo Berluskoni). Per andare oltre servono attaccanti, idee che riescano a sfondare guardando avanti, al futuro, che siano dinamici e scattanti.

Sembra poi che nel PD esista una inerzia al rischio e al coraggio non solo da parte degli intramontabili "dirigenti" (che sono lì da 15 anni o forse più) ma anche dalla parte più inquadrata del suo elettorato. E qui vengo alle preferenze e alla sconfitta di Ivan (anche qui non stiamoci a nascondere). Con 22000 preferenze nel Nord-Ovest non solo non è eletto ma è ben lontano dalla soglia delle 45000 preferenze necessarie per andare all'Europarlamento.
E se guardiamo il panorama degli eletti nel PD, possiamo gioire poco: Serracchiani e Prodi nel Nord-Est, Borsellino e Crocetta nelle Isole, possiamo infilarci pure Pittella nel Sud per il suo poco conosciuto ma importante lavoro a Bruxelles. E il paradosso non è tanto nei risultati, ma nel non utilizzo da parte della maggior parte degli elettori della preferenza, tanto invocata contro l'utilizzo delle liste bloccate. Così mette le preferenze o chi è del PD o chi ne segue le vicende da vicino. Gli altri - che sono la maggior parte e sono quelli che contano - non usano la preferenza, sembrano votare il partito nel suo complesso.

Il rovescio della medaglia è il fatto che molti con lo stesso spirito non lo votano nel suo complesso e non bastano alcune figure (peraltro spesso marginalizzate) per convincere l'elettore a votare un partito.

Ora aspettiamo il secondo turno delle amministrative, ma poi penso che dentro il PD bisogna ragionare in termini di attacco e non di difesa delle posizioni. D'altra parte su questo Silvio anche sarà d'accordo con i "komunisti" per una volta: la miglior difesa è l'attacco.

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