martedì 1 marzo 2011

La danza regale nella V Repubblica



E' di qualche giorno fa la notizia delle dimissioni di Michèle Alliot-Marie, detta MAM, da ministro degli esteri francese, per la troppa vicinanza con l'appena deposto presidente tunisino Ben-Alì. Senza entrare nelle tante (troppe) implicazioni che la Francia ha con i tanti (anche questi troppi) presidenti-dittatori delle sue ex-colonie (non solo nel Maghreb, ma anche nella zona sub-sahariana), è interessante notare come dimissioni, ritorni e rimpasti siano un leit-motif dei governi francesi. Nel bel mezzo della V Repubblica.

E’ bene ricordare che la V Repubblica nasceva nel 1958 dal tracollo della IV Repubblica, debole e instabile cui diede la spallata finale la crisi algerina. La IV Repubblica si fondava su un sistema parlamentare (molto simile alla "cosiddetta" I Repubblica italiana) che non produceva maggioranze parlamentari omogenee, con 22 governi nei suoi 12 anni di vita (1946-1958). Nel 1958 la costituzione venne modificata (cosa che non è mai avvenuta nel passaggio prima-seconda repubblica in Italia) istituendo una repubblica "semi"-presidenziale, la cui stabilità era garantita dal settennato del presidente eletto direttamente. A questi si affiancava un governo direttamente da lui nominato e un parlamento eletto ogni 5 anni (quindi fuori fase con le elezioni presidenziali).

Recentemente poi si è rafforzata la "stabilità", o meglio l'omogeneità tra Eliseo e camera dei deputati, riducendo a 5 gli anni del mandato presidenziale, così da evitare le coabitazioni. Inoltre mettendo le elezioni presidenziali un mese prima di quelle politiche (per la sola camera dei deputati, il Senato è eletto indirettamente), l’effetto trascinamento del presidente eletto nei confronti del è quasi assicurato per legge.

In questo quadro, si immagina un sistema molto stabile, una continuità di governo. Insomma tutte quelle belle cose che durante la prima repubblica in Italia ci dicevano essere fondamentali e che si sarebbero ottenute con un "presidente forte", un "governo che governa". Invece anche nell’epoca Sarkozy, che si proponeva come rottura rispetto al metodo Chirac (che per inciso era della sua stessa parte politica) con un presidente molto attivo nell’agone politico quotidiano, la stabilità delle azioni di governo non è così assicurata come si penserebbe. O meglio, se il presidente e (cosa strana) il suo primo ministro (François Fillon) sono gli stessi da quasi quattro anni (ovvero dalle ultime elezioni), non pochi sono stati i rimpasti di governo. Per questo seguiamo alcuni personaggi (MAM, Juppé) attraverso i quattro ministeri “régaliens”: Interno, Difesa, Giustizia ed Esteri.

Esteri. Il primo ad occupare il Quai d’Orsay dell’era Sarkozy è addirittura il socialista, già ministro nei governi Jospin e Bérégovoy, e fondatore di Medici senza Frontiere Bernard Kouchner, simbolo della cosiddetta politica di “apertura” che caratterizzò la prima parte della presidenza Sarkozy. Nel novembre 2010 è però tempo per un rimpasto (sì, i rimpasti, “remaniements” non si fanno solo in Italia), e il terzo governo Fillon deve serrare le fila così è il momento di MAM. Michèle Alliot-Marie stabilisce un record nei governi francesi, ininterrottamente in una posizione di governo dal 2002, è la prima nella V Repubblica ad occupare consecutivamente quattro ministeri “régaliens”. MAM è una politica di lunghissimo corso. 65 anni, è segretario di stato di Chirac dal 1986 al 1988 e poi ministro di Balladur dal 1993 al 1995. Diventa poi presidente del partito gaullista RPR in piena epoca Chirac. Riesce a passare indenne la tempesta politica del passaggio (tutto interno alla destra) Chirac-Sarkozy (quello in cui è stato maciullato Dominique de Villepin, per fare un esempio). Ma casca (non senza qualche commento sarcastico e compiacimento interno) sulle vacanze in Tunisia. E chi subentra? Niente meno che Alain Juppé, vecchissima conoscenza della politica francese. Primo ministro di Chirac negli anni 90, era riuscito anche lui a trovare un suo spazio (strettissimo, poco gradito) all’indomani dell’elezione di Sarkozy, di cui fu ministro dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile per un mese, dovendo poi dimettersi quando perse le elezioni e non fu eletto nel suo collegio di Bordeaux.

Veniamo ora al ministero degli Interni, molto caro a Sarkozy, non solo perché fu il suo trampolino di lancio, ma perché ha un ruolo chiave nella politica interna del presidente. Polizia, sicurezza, immigrazione, “identità nazionale” sono messi scientemente al centro dell’agenda politica dalla destra per vincere le elezioni. Da maggio 2007 a giugno 2009 però è ministro proprio MAM, non qualcuno dei fedelissimi di Sarkozy, ma, come abbiamo detto, una politica di lungo corso, che tiene “regalmente” appunto le chiavi della polizia. Ma nel 2009 l’UMP deve risalire la china, e allora è il momento del fedelissimo Brice Hortefeux che unisce all’Interno il ministero dell’immigrazione. E’ l’uomo dei rimpatri, del (fallimentare) dibattito sull’identità nazionale. Con le dimissioni di MAM dagli esteri però si accompagna un rimpasto che vede Hortefeux entrare nello staff diretto dell’Eliseo (oramai le elezioni sono ad un passo) e agli interni arriva Claude Guéant. Guéant, personaggio meno conosciuto della politica francese, è un alto funzionario con una lunga carriera alle spalle. 65 anni (come Juppé e MAM) è dal 2007 segretario generale dell’Eliseo, è stato prefetto e direttore generale della polizia nazionale, tra le altre cose.

Giustizia. Nel 2007 come “Garde des Sceaux” arriva la giovane stella nascente Rachida Dati. Sarkozianissima, che però non si fa apprezzare come ministro (e avere familiari con problemi di giustizia non ha aiutato), così nel 2009 viene mandata a fare la campagna elettorale per le europee e, eletta, spedita a Strasburgo. A lei subentra MAM, esperta nel gestire i funzionari pubblici francesi. Ma dopo poco più di un anno si cambia, MAM va agli esteri e al suo posto arriva Michel Mercier, attuale guardasigilli, una vita nella politica locale, consigliere generale e presidente del consiglio generale del Rhône dal 1978, è prima deputato (1993-1995) e poi senatore dal 1995 al 2009 quando diventa ministro dello spazio rurale e del territorio, un ministero creato dalla coppia Sarkozy-Fillon per recuperare questo centrista nella strategia di tagliare la terra ai piedi di Bayrou.

E infine Difesa. Qui MAM non entra, ma durante l’ultimo mandato di Chirac, una sola persona aveva ininterrottamente guidato questo ministero di prestigio. MAM appunto, dal maggio 2002 al maggio 2007. All’arrivo di Sarkozy alla difesa va Hervé Morin, leader del Nouveau Centre, formazione centrista che si è staccata dall’UDF di Bayrou appoggiando da subito Sarkozy alle elezioni del 2007. Ma nel 2010 esce dal governo, consacrandosi al 100% al suo partito, in quella fase di posizionamento che precede le prossime elezioni (e qualcuno sussurra addirittura una sua possibile candidatura nel 2012). E’ così nel 2010, dopo 3 anni di purgatorio, Alain Juppé ritorna al governo (il cui purgatorio in realtà durava da più tempo, dalla sua condanna alla ineleggibilità del 2004). Ma pochi mesi dopo Juppé passa agli esteri in seguito alla crisi tunisina, e, in qualità di fine conoscitore degli affari francesi nel mondo, Juppé allo scoppiare delle crisi nordafricane agiva già “de facto” come ministro degli esteri. Arriva così alla difesa Gérard Longuet, presidente del gruppo UMP al Senato e capofila dei liberali dell’UMP. Anche lui 65 anni, deputato della Meuse dal 1978 al 1981, ministro delle poste durante il governo Chirac dal 1986 al 1988 (quello della coabitazione con Mitterrand), presidente della regione Lorena dal 1992 al 2004, ministro dell’industria di Balladur (nella seconda coabitazione della presidenza Mitterrand), senatore della Meuse dal 2001 ad oggi (in Francia il cumulo di mandati è norma).

Quindi in quattro anni, in una V Repubblica che dovrebbe garantire continuità di governo abbiamo avuto: 3 ministri degli esteri (Kouchner, Alliot-Marie, Juppé), 3 ministri della difesa (Morin, Juppé, Longuet), 3 ministri degli interni (Alliot-Marie, Hortefeux, Guéant) e 3 ministri della giustizia (Dati, Alliot-Marie, Mercier). E in questa danza “regale” MAM ne ha collezionati tre e Juppé due (in poco più di tre mesi). Chirac non era riuscito a fare meglio nel suo pur confuso ultimo quinquennato : 1 ministro della difesa (Alliot-Marie), 2 ministri della giustizia (Perben, Clément), 3 ministri degli esteri (de Villepin, Barnier, Douste-Blazy) e 3 ministri degli interni (Sarkozy, de Villepin, Baroin).

I presidenti si continuano a dire forti, ma la loro forza sembra più quella di muovere i fili dei danzatori regali che assicurare ministeri stabili per funzionare come dovrebbero.

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