lunedì 31 maggio 2010

ANR ! ANR ! ANR !

Ogni tanto delle buone notizie: sono usciti oggi i risultati dei progetti "ANR Jeunes Chercheuses et Jeuns Chercheurs" (qui), programma "bianco" (ovvero senza temi specifici) di cui ero il coordinatore e l'abbiamo ottenuta!
Quindi dal 2011 al 2013 si parlerà non poco di lantanoidi e attinoidi. Già perché il tema era "Solvatazione di attinidi e lantanidi" (ACLASOLV). Quando il nucleare porta dei vantaggi. Infatti questi curiosi elementi sono importanti per lo stoccaggio e il riciclaggio del materiale radioattivo che si ottiene nelle centrali nucleari.

Per noi teorici sono dei simpatici (e curiosi) cationi che interagiscono con il solvente, che si muove allegramente intorno formando delle immagini a volte molto belle. Come questa.

Nembutal- Ascesa al caos (estratto 8)

domenica 23 maggio 2010

Ricerca: le specificità della ricerca scientifica

Per lo speciale de iMille Ricerca & Università ho scritto alcune cose sulla specificità della ricerca scientifica.
Il mio contributo all'incontro del 25 cui non potro' partecipare.

mercoledì 12 maggio 2010

Questioni primarie e derivate

In questi giorni la lettera di Vassallo, gli interventi di Veltroni e Franceschini da Cortona, l'intervento di Marino in risposta alla lettera di Paolo Cosseddu, hanno riaperto le cataratte del "primarie si, primarie quando".
Premetto che sull'operato della commissione statuto, che è stata nominata durante la Convenzione Nazionale, ne so quanto letto dai giornali. Ricordo che la commissione fu nominata all'epoca, e che, seguendo l'usanza tipica del PD, i delegati ne sono venuti a conoscenza solo il giorno stesso (io ero delegato, quindi lo so per esperienza diretta.).
Cosa poi abbia fatto in questi mesi quella commissione è restato misterioso e/o di poco interesse fino alla lettera di Vassallo.

Non ho capito (come tutti credo) quale sarà la proposta che verrà portata in Assemblea Nazionale e comunque è annunciata una riunione della commissione venerdi' (presumo pero' che non sia il primo incontro, anche se questo è forse non troppo rilevante). So pero' che, sia che la proposta che ne verrà ci piacarà sia che non ci piacerà, è un'ulteriore prova che assemblee composte da centinaia di persone non servono a nulla. E' chiaro che in un giorno non si potrà fare un dibattito. E francamente mi pare che delegare una commissione, già piuttosto nutrita, sia più che sufficiente.
Non entro nel merito dei dettagli, se ne è detto già abbastanza e si vedranno quando le proposte usciranno allo scoperto. Penso solamente che la strada che sembra aver imboccato il PD sia quella che era stata indicata da Bersani quando si presento' al congresso e che fu votata sia dagli iscritti sia dagli "elettori", che si sono dimostati non essere un "corpo mistico purificatore" pronto li' a mondare il PD (e la società italiana) dalle "storture della partitocrazia".

Voglio essere chiaro: non ero d'accordo all'epoca e non lo sono ora sull'idea di partito e di società che sta dietro quella linea che ha vinto. Penso pero' che questo sia solamente la spia del fatto che il progetto originario del PD si sia perso, si sia ingrigito (e ne ho scritto diffusamente in questi mesi). Perché, in primis, si è persa, esaurita, la spinta sociale e immaginativa che stava alla base del PD. Le colpe di questo sono molteplici, la società italiana che è "per se" molto conservativa e, in un "feedback negativo", il PD ne è pervaso, allontanando da sé le componenti più dinamiche e, poiché le classi dirigenti sono elette da persone (che siano elettori o iscritti poco cambia), un corpus "conservativo", che non ama il rischio, ha premiato l'esperienza dei soliti noti. E l'interessante incontro sullo studio delle correlazioni tra voti al PD e società sottostante promosso da iMille e Deigma ad inizio maggio ce l'ha fatto vedere molto bene.

E' un po' anche colpa nostra, pero', che spesso ci appassioniamo di più e critichiamo (anche a ragione) la dirigenza PD per queste cose dimenticando talvolta i motivi di fondo. Penso che iMille, occupandosi (criticando e proponendo) di Energia&Ambiente, Università&Ricerca, Diritti, Lavoro, cerchino di recuperare "politicamente" quei settori dinamici e moderni che poi naturalmente porterebbero, quando e qualora fossero prevalenti nel PD, al modello di partito che è secondo noi il modello più adatto per un partito progressista e democratico nel mondo di oggi.
Fare una battaglia ideologica sulle primarie, pero', mi pare anche francamente un po' paradossale. Un "compagno" del PD di Parigi ha detto "non abbiamo abbandonato l'ideologia socialista per l'ideologia delle primarie". Questo direi che dovremmo ogni tanto ricordarcelo.
E francamente penso che l'assemblea nazionale potrebbe essere un'occasione per capire non tanto cosa pensa il PD dei propri meccanismi interni (cosa importante ma su cui non vale troppo la pena accendere i riflettori della società, basta una commissione), ma cosa pensa il PD del futuro dell'Italia, cosa pensa del futuro dell'Europa. Pensiamo che il sistema economico-finanziario cosi' com'è potrà funzionare? Che l'Euro senza un sistema integrato di politica finanziaria e fiscale potrà reggere? Possiamo cogliere questa crisi dell'Europa mozzata per rilanciare un'Europa vera e piena? Dei cittadini e della politica?
E dell'energia? pensiamo che il PD possa pensare che in Italia si facciano piani energetici globali e non ridursi a cercare LA fonte energetica? Che il problema è proprio li', che cercare anche (o forse direi soprattutto) in questo campo LA soluzione non è la cosa giusta da fare. Certo un vecchio modo di concepire la politica e il mondo è basato su LA soluzione unica ad un problema dato. La modernità suggerisce che spesso non è la strategia corretta, e i problemi interconnessi di fonti energetiche, ambiente, economia e lavoro stanno li' a dircelo. Solo che molti non hanno orecchie per capirlo.

Possiamo sperare che il PD dica: ok su questo, questo e questo (Energia-Ambiente-Sviluppo e Economia-Lavoro-Europa, per esempio) possiamo aprire dei cantieri dove discutere e soprattutto presentare proposte e dati? Discussioni tra esperti e non discussioni fatte perché Fassino, Veltroni, D'Alema, Franceschini, Castagnetti o La Torre trovino li' un'ulteriore scusa per riproporre le loro decennali disfide.

Quindi, per rivenire a bomba, ai "rumors" di questi giorni. Mi pare che la cosa peggiore che possiamo fare è non vedere che le schermaglie di Vassallo e compagnia non sono altro che l'estenuante riproposizione dello schema Veltroni-D'Alema. Cerchiamo di non finirne stritolati. Cerchiamo di attirare e di farci contaminare dai settori della società più moderni. E all'obiezione che già sento: "ma se il partito non è aperto come possiamo pensare di convincerli?", rispondo che è un falso problema. Nel partito volenti o nolenti alcune sponde le abbiamo, sia nel nostro piccolo sia con persone che ci guardano (o ci possono guardare) con interesse ma che tante volte non hanno la forza di fare il "grande passo". Portiamo pero' decine di proposte moderne, basate su lavoro serio e non mettiamo il carro davanti ai buoi. Perché quando si ha la forza politica poi le regole si adattano. Come sta succedendo, nel verso opposto di quanto da noi auspicato, attualmente e come è successo in questi anni (e come sempre è stato).
Non confondiamo la politica con il sistema delle regole.
Sarà forse un lavoro "lungo", ma, essendo in vena di motti popolari (è la bersanianizzazione) direi che "la gatta frettolosa fa i gattini ciechi". Quindi continuiamo a mettere i nostri mattoni e allargare sempre la rete. Lentamente ma inesorabilmente.

sabato 1 maggio 2010

Primo Maggio e ideologie

Questo primo maggio, come tanti oramai purtroppo, è surreale. Non si capisce bene cosa si festeggia. Il Lavoro. Già ma cosa vuol dire? Originariamente si festeggiavano i "lavoratori" intesi non come tutti coloro che lavorano, ma coloro i quali avevano nel loro lavoro l'unica fonte di reddito. Coloro che non "utilizzavano" lavoro altrui per costituire plusvalore. Si contrapponeva quindi, naturaliter, la classe dei "lavoratori" alla classe di chi (pur lavorando e non oziando come gli aristocratici di un tempo) "sfruttava" i lavoratori. La plusvalenza veniva interpretata quindi come un furto dei detentori di braccia e mezzi i quali si arricchivano grazie a quel profitto che si produce quando, grazie all'opera umana, una materia prima "grezza" diventa un bene utile e utilizzabile nella vita quotidiana. Ancor meglio quando quel bene migliora la vita. Cosi' questo sistema, se pur iniquo, ha portato alla presenza di beni utili allo sviluppo, che dopo essere stato sviluppo di pochi è diventato, necessariamente, sviluppo diffuso.
Cosi' "padroni e operai" avevano una certa convergenza di interessi, generando una, se pur difficile, pace sociale. Pace che è passata per periodi di fortissimi, giustissimi e inevitabili scontri.

Poi sono arrivati la fine conclamata delle ideologie, la finanza e i mercati. O meglio, l'ideologia basata su una semplice scala gerarchica: sopra le persone o le entità che concedono mezzi di sussistenza, sotto i beneficiari, intercambiabili, di questa sussistenza. Questa visione del mondo ha avuto la forza di farsi chiamare "non-ideologica" e si è imposta come "l'unico modo di stare al mondo".
Eppure dovevamo aver imparato che la classe dominante di un dato periodo storico, da sempre, ha l'esigenza, di presentarsi come classe universale, portatrice quindi di valori universali espressi appunto nell'ideologia. Essa è ogni forma di rappresentazione teorica inconsapevole della propria condizione storico-materiale; le idee sono quindi separate dalle proprie radici storiche e universalizzate.
La tanto decantata politica "post-ideologica" non esiste, come ci siamo accorti in questi giorni. Al contrario ha creato un Olimpo (le borse, i mercati, la finanza internazionale, il "valore del denaro") i cui dei, se turbati, possono distruggere chi non ha operato secondo i propri dettami.
E proprio il popolo ellenico aveva provato a vivere, nascondendosi come una ninfa ribelle che spera che Zeus non veda la propria ribellione, non seguendo i dettami del Mercato. Che ora si vendica e un intero popolo si deve piegare alle divine leggi.

Il post-ideologismo, che è poi l'ideologia mascherata della forza del possesso e dello sfruttamento, dello status quo, nulla di più antico nella storia dell'uomo, ha distrutto la "cosiddetta" ideologia socialista, delegittimandola alle fondamenta. Il paradosso, amaro, è che Marx (che volenti o nolenti ne è il padre storico, anche quando contestato a sinistra stessa, come nel pensiero di Bakunin) definiva la sua dottrina socialista "anti-ideologica". In questo aveva probabilmente ragione chi, come Weber o Popper, ne contestavano il carattere "anti-ideologico".

Il marxismo era ideologico (sicuramente nella sua declinazione politica) e parimenti ideologico è il "liberismo" (schematizzazione per chiamare la corrente ideologica che vede nei Mercati l'unico modo secondo il quale il mondo puo' funzionare). Per fortuna le ideologie sono storiche, cambiano e mutano, anche in funzione dei rapporti di forza.

Tutto sta a vedere se la sua fine puo' arrivare prima della nostra.