lunedì 26 settembre 2011

Sinistra e leggi



Oggi sul blog de iMille Emidio Picariello fa alcune riflessioni sul "difficile" rapporto tra sinistra e legalità. E' un rapporto complesso, perché complesso (e al di là di quanto possa scribacchiare in un post sul mio povero blog) è il rapporto tra Legge e Giustizia.
Perché tra queste due c'è una incolmabile e inevitabile differenza. La Legge e le leggi (ovvero i codici) sono una scrittura umana fallibile e specchio dei tempi, delle epoche, sono una cristallizzazione dello status quo. La Giustizia (con la G maiuscola) dovrebbe essere un "ideale" cui tendere, LA spinta a migliorare la società italiana.

Il discorso per cui in una democrazia "funziona che si manifesta pacificamente, si convincono gli elettori, si vincono le elezioni e si cacciano quelli che la pensano in modo diverso" è al tempo stesso corretto e sbagliato, o meglio incompleto. Funziona così per quei cambiamenti che stanno nel solco dello status quo, e comunque nel modo di pensare dominante. Uso un esempio preso dalla recente storia repubblicana per spiegare meglio cosa intendo: l'obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio. Chi obiettava andava in galera, era contro la legge. Dovremmo quindi condannarli? Dovremmo condannare chi si oppone ad una legge solo perché è tale? Non si dovrebbe SOPRATTUTTO A SINISTRA basarsi sulla GIUSTIZIA e non sulla legge ovvero sui codici?

Bisogna relativizzare quindi l'affermazione per cui: "Non c’è un’altra via, questa è l’unica percorribile, soprattutto a sinistra." e questo non è solo valido per il passato, per la sinistra che voleva cambiare il sistema (per non parlare di quella che si opponeva a sistemi anche democratici formalmente ma molto poco liberali, pensiamo all'Italia della polizia di Scelba, ma anche al Maccartismo) ma soprattutto per quella del futuro.
La difesa dello status quo, limitandosi al massimo a piccole e superficiali modifiche non è "riformismo" (che invece usa quando è necessario atti che vanno anche contro le leggi dell'oggi, perché mossi dall'anelito ad una legge migliore, più vicina alla realizzazione della Giustizia) ma semplicemente conservazione dell'oggi.
Quindi possiamo anche pensare che la politica debba essere senza se e senza ma nell'alveo delle leggi esistenti, modificabili solo attraverso la "cacciata di chi la pensa in modo diverso", ma questo può essere possibile solo in un sistema in cui non ci sia più alcun dinamismo sociale, in cui si sia raggiunta una pace termica. O quando, cosa impossibile per definizione, la legge coincida con l'ideale di Giustizia.

Ciò non è mai esistito, né mai esisterà, e il fenomeno dell'immigrazione (per ritornare e finire con un tema dell'articolo) è un esempio dell'attuale dinamismo sociale, della società che muta a partire dai suoi componenti, radicalmente, e quindi con essa le necessità di Giustizia per cui le leggi attuali sono da superare, anche con azioni che vadano contro le leggi se ciò si fa per leggi migliori.

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