Sono finite le primarie e si hanno i risultati del voto dell’estero che veniva diviso in 4 ripartizioni (Asia/Africa/Oceania, America Latina, Nord America e Europa) e dove era possibile votare sia in modo tradizionale che online. Il risultato sul candidato merita pochi commenti: Veltroni si è imposto come in Italia ma la scommessa qui ancor più che in Italia era la partecipazione, oltre, limitatamente ad Europa e Nord America, la dialettica tra le liste che appoggiavano Veltroni. L’affluenza è stata buona anche se meno elevata rispetto alle primarie dell’Unione 2005. Questo per vari motivi. Possiamo individuarne almeno due: il senso delle primarie del 2005 era quello di legittimare Prodi come capo dell’Unione e come anti-Berlusconi in vista di elezioni già programmate di fine legislatura del 2006, mentre le primarie 2007 sono state sentite di meno perché riguardano uno specifico più nazionale, nel senso che un italiano all’estero si sente necessariamente meno implicato nella dialettica partitica italiana. Il secondo aspetto, forse non vero in assoluto ma certamente vero in alcune realtà, è stata l’estromissione dalle liste di alcune associazioni molto radicate nel territorio, anche con l’annacquamento della divisione lista-partiti vs lista-associazioni. Questa divisione faceva molto paura ai partiti, poiché qui sono le associazioni le realtà che, se vogliono, possono veramente mobilitare un numero consistente di persone, perché, per l’evidente peculiarità dell’estero, l’italiano all’estero ha più contatti con le varie ACLI, associazioni regionali, sindacati etc … Non tutte queste associazioni sono state escluse, ma per esempio l’esclusione delle ACLI ha prodotto un calo d’affluenza in Francia dove queste sono molto ben radicate e apprezzate per il lavoro che svolgono nel quotidiano.
In Europa comunque due liste appoggiavano Veltroni e anche se la distinzione non era nettissima, la prima raccoglieva i parlamentari eletti in Europa per l’Ulivo (nei primi posti dispari, nei pari per fortuna sono potute entrare donne giovani come Francesca Pollastrini sesta e Barbara Revelli ottava) mentre la seconda le realtà che si muovono nel territorio (principalmente persone che stanno nei Comites, nelle CGE, sindacalisti, e il nostro Giancarlo Bruno al quattordicesimo posto). Il risultato è il seguente: 29.82% alla prima lista (quella dei deputati), 48.36% alla seconda (quella delle associazioni). Quindi per prima cosa ci rallegriamo del fatto che i giovani Francesca, Barbara e Giancarlo sono passati, ma poi ci possiamo domandare: ma allora la lista della “società civile” ha vinto? Non proprio, nel senso che i suoi esponenti non sono certo candidati di primo pelo (non per questo incivili, come incivili non sono certo neanche i candidati della prima lista, a priori) ma al contrario stanno già nei “giri” del consenso degli italiani all’estero. Però una riflessione va fatta: i deputati che hanno massicciamente monopolizzato i primi posti della lista 1 hanno mostrato di non sapere in alcun modo portare consenso. Non sono loro (o non lo sono più) i veri interlocutori degli italiani all’estero, o almeno per molti di loro. E questo è forse il dato “politico” più importante del voto europeo. Teniamo poi in conto che nella scheda la “lista dei deputati” era anche la prima a sinistra, ovvero la più votabile. Quindi chi ha votato la seconda lista (“L’altra Italia con Veltroni”) o l’ha fatto “contro” i partiti (grazie a quel richiamo di “altra”) o l’ha fatto su indicazione delle associazioni di cui ha più fiducia e quotidianeità che i rappresentanti istituzionali.
Un discorso a parte merita il voto online, non tanto sulle modalità (tecnicamente ci sono stati non pochi problemi e molti si sono lamentati di non averlo potuto poi fare per problemi tecnici, intasamenti della rete …) ma sulla quantità. In Europa il voto “Online” rappresenta “il terzo stato”, nel senso che si hanno 2791 votanti in Germania, 2670 in Svizzera, 1667 in Belgio e ben 760 Online (davanti la Francia con 309 votanti per esempio). Sarebbe interessante sapere dove risiedono questi 760 votanti Online, ma è certo un segnale importante e uno stimolo sia per migliorare tecnicamente il voto Online sia per rendersi conto che le nuove tecnologie per l’informazione politica sono ancor più importanti per il voto all’estero.
Ora però il 14 ottobre è passato, e ora arriva “il bello”. Ovvero come organizzare le nuove realtà dell’estero, come diventare massa critica (o almeno coscienza critica), come rendere visibili i tanti italiani all’estero che non sono con la valigia di cartone e il mandolino, tanto per usare un’immagine evocativa. Non hanno la valigia di cartone ma sono neanche aggregati, sono parcellizzati, magari delusi del loro paese (che li ha costretti a partire) o fiduciosi ancora di poterci rientrare. Sono però accomunati da problemi quotidiani (integrarsi in altri stati non è sempre facile né immediato sia socialmente che concretamente) e possono sentire il bisogno di sentirsi parte di una “nuova stagione” italiana ed europea sia per “fare comunità” sia per portare nuove visioni del mondo e della democrazia in Italia ed in Europa. Il “logo” iMille può impegnarsi in questa direzione, insieme alle tante nuove individualità che si sono manifestate nel processo di formazione del partito democratico qui all’estero, perché si passi da individui isolati (ma con un sentire comune) a persone facenti parte di una sola società europea.
1 commento:
Speriamo bene..
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