sabato 27 agosto 2011

Prima della fine del mercato



"Grazie" al cosiddetto sciopero dei calciatori (che come dice bene Fabrizio Bocca su Repubblica non è uno sciopero, la giornata sarà infatti recuperata) slitta l'inizio previsto del campionato. Così quest'anno non si inizierà a "mercato aperto", come fu l'anno scorso, e possiamo aspettare i famosi "ultimi colpi" per il nostro annuale pronostico (l'anno scorso possiamo dire che ci azzeccai in gran parte).

Intano però abbiamo già alcuni verdetti: Roma e Palermo fuori dall'Europa (a testa bassa), Udinese fuori dalla Champions League (ma a testa alta).

E il vero caso è sicuramente Totti (poi parleremo di chi vende Eto'o per comprarsi Kucka, Palacio e Forlan ...) e la Roma di Luis Enrique e degli americani.
Avendola vista giocare sia all'andata che al ritorno con il Bratislava posso sicuramente dire che veramente la Roma ha giocato bene, mantenendo la partita "in pugno". Non ha però saputo segnare e, in entrambi i casi, il calo finale è stato pagato duramente.
La strategia di puntare sui giovani è sicuramente meritevole e in certi casi inevitabile. Ma la riuscirà ad attuare lo spagnolo a Roma? Mettendosi contro il capitano dubito. Avrebbe dovuto trovare in lui un "alleato", una chioccia in campo e fuori per i vari Caprari, Okaka (che tanto giovane non è), Verre ... Invece se lo è messo contro, e come dice qualcuno "altro che panettone, manco l'uva".

Sempre che Tommasi non continui a dare una mano alla Roma (e a Luis Enrique) prolungando lo sciopero, come dicono i sempre fantastici tifosi romanisti (se avete fb leggetevi questo, spettacolare!).

giovedì 25 agosto 2011

Eliminazione diretta



Udinese-Arsenal, finalmente una partita come non se ne vedono più tanto spesso. Per fortuna esistono ancora i preliminari di Champions, dovremmo dire, perché poi la competizione diventa in autunno e in inverno un noioso alternarsi di partite, pausa infrasettimanale dove sbadigliare non meno che nei campionati, per risvegliarsi poi inaspettatamente in primavera.
Ma come può un semplice preliminare essere stato tanto avvincente? Per un semplice motivo, vige qui (ancora) la sana regola dell'eliminazione diretta: andata e ritorno.
Le coppe (le tre coppe Campioni, delle Coppe e UEFA) si differenziavano fino a non molti anni fa proprio per le emozioni che solo un sistema del genere poteva dare. Così ieri l'Udinese, dovendo rimontare l'1-0 dell'andata, ha giocato un primo tempo all'attacco, ma anche l'Arsenal non si è chiuso, perché un gol subito avrebbe voluto dire quasi qualificazione. Raggiunto il vantaggio, non ci si è quindi fermati, mentre in un girone probabilmente una squadra come l'Udinese avrebbe cercato di mantenere il risultato (come dire: fare catenaccio) davanti alla blasonata formazione straniera. Così è ancora un susseguirsi di "colpi": rigore per l'Udinese che avrebbe riaperto la gara e reso i minuti finali un vero assedio (a quel punto serviva il 3-1 all'Udinese per passare) ma Di Natale fallisce e immancabilemnte l'Arsenal si portata in vantaggio. Ancora azioni pericolose fino alla fine ed eliminazione "a testa alta" (come si dice) dei friulani tra gli applausi (rigeneranti per lo sport) del proprio pubblico.

Tra qualche giorno invece ci saranno i sorteggi per definire i noiosissimi gironi di una competizione che ha ben poco senso. O si fa un vero campionato europeo, oppure era sicuramente più spettacolare vedere le vincitrici di ogni campionato sfidarsi tra loro, le vincitrici delle coppe sfidarsi tra loro e le altre che erano terminate nelle parti alte della classifica fare altrettanto. Ora invece abbiamo gironi su gironi, partite su partite. Questioni di affari, dicono. Ma se le partite sono più noiose e le competizioni meno avvincenti (la coppa delle coppe non esiste più, mentre la UEFA è diventata meno interessante della serie B), siamo sicuri che si porta più pubblico in TV e allo stadio?

lunedì 22 agosto 2011

Un ristorante come non ce ne sono tanti



Nel luglio scorso andando ad Aquapendente per partecipare a Changes mi sono fermato a dormire il sabato a Monterubiaglio, che si trova poco dopo il confine che separa il viterbese dalla provincia di Terni. A pranzo siamo quindi andati nella vicina Castel Viscardo, dove Emanuela conosceva sin da quando era piccina un ristorante tipico umbro, "La Pergoletta".

Sin da subito ho capito che era il ristorante giusto, perso nelle colline umbre ma soprattutto nel tempo. Cucina veramente casalinga, senza menù perché a cosa serve?
Arriva uno dei proprietari e te lo dice a voce. Dopo l'immancabile antipasto (in Umbria non ci sono le tartine coi fegatini di pollo? ecco, da prendere),
si sceglie il tipo di pasta (pappardelle o tagliolini) e cosa metterci sopra (funghi porcini, tartufo, funghi porcini E tartufo, cinghiale). Poi ancora a voce, subito o anche dopo aver mangiato il primo per verificare quanto spazio sia eventualmente rimasto, si può passare al secondo. Ricordo delle costolette d'agnello "da urlo" (ah, sono possibili anche le mezze porzioni, così se dopo antipasto e primo non ce la si dovesse fare è sempre possibile un assaggio, perché non ci si può far scappar tanta bontà).
Il dolce poi è sempre fatto da loro a mano, e quindi variabile, può essere crostrata, può essere tiramisù, a seconda degli ingredienti e della fantasia.
Acqua e vino bianco della casa per pasteggiare, caffè (e ovviamente volendo anche ammazzacaffè) per finire. Quando poi arriva il conto quasi ti prende un colpo ... ma in senso buono a differenza di Parigi, dove non ci mangia neanche una persona per quel prezzo! (ok non ditelo ai proprietari che poi magari gli viene voglia di adeguarsi ...)

Si capisce che non ci sono stato solo il sabato? Infatti, la domenica successiva ci siamo tornati e ... essendo domenica le lasagne al forno erano d'obbligo. E abbiamo fatto anche questo "sforzo".

Ma soprattutto si tratta di uno di quei ristoranti che sembravano persi nella memoria, negli anni ottanta, quando ancora ai castelli si potevano trovare dei posti a gestione veramente familiare dove si mangiavano piatti "semplici" ma veri, cucinati come a casa propria (e infatti verso le tre tutta la famiglia si mette a tavola per mangiare le stesse cose) e serviti come a degli amici. Con le tovaglie vere, pulite e colorate, non come nei finti ristoranti "tipici" che vanno ora a Roma dove ti mettono le "tovaglie" di carta per fare i rustici, e i tavolini in veranda dove ci si può godere il venticello che spira tra i pini ombrosi e dove dopo pranzo si può andare per digerire un po' sotto le fresche fronde.

E sì che ci siamo tornati molto spesso anche nella nostra settimana umbra, non potevamo di certo mancare!

Buon appetito ai fortunati che potranno andarci in questi mesi, noi prima di Natale non credo sarà possibile.

Non meritano neanche un link



Molti avranno letto l'articolo di Marco Pasqua sul fantomatico movimento nazi-fascista di Saya, lo sconosciuto (fortunatamente) ai più partito nazionalista italiano.
Non so quanti siano poi andati sul sito di questo movimento, sito che, come dico nel titolo, non merita neanche un link. Ecco non andateci a meno che non vogliate sporgere denuncia.
Mi domando infatti se minacciare di morte il giornalista (come si fa in calce ad un articolo sul sito, dove si dice che una corda lo aspetta per impiccarlo) non sia già di per sé motivo per una qualche denuncia. Anche se non credo che le vie formali servano mai a qualcosa. Ci può far ridere un attempato signore di mezza età che sembra scimmiottare le camice nere e brune del nostro (italiano non solo germanico, sarebbe bene ricordarlo), e ci può scandalizzare il turpiloquio di contorno (che è normalità oramai in italia: quando finanche un ministro può dare dello stronzo al capo di un partito di opposizione, ci può scandalizzare un fascista apostrofare come feccia i suoi oppositori? ), e ancora ci può far alzare un sopracciglio la fotografia che sugella l'amicizia con l'ormai arcinoto Scilipoti (uno che quando era deputato dell'IdV non conosceva nessuno ...).
E' però bene ricordare quanto certi messaggi, certa retorica e certa simbologia (uniformi, soli neri ...) facciano purtroppo molta presa su molti (più di quanti si pensi e si voglia credere), e penso a quanto mi raccontavano sui giovanotti di una provincia lombarda (e lo stesso immagino si potrebbe dire sui giovanotti di altre province e città). Penso anche a quanti vi sono indifferenti e che costituiscono la vera forza dei movimenti nazi-fascisti, da sempre.

Ecco volevo citarvi qualche "perla", ma come non meritano un link, non meritano neanche una citazione.

Ci vorrebbero un John Belushi e un Dan Aykroyd d'annata. Buon bagno.

domenica 21 agosto 2011

Viaggi pericolosi



Mentre molti tornano da vacanze in giro per i luoghi più svariati, con viaggi più o meno "avventurosi" (chi è rimasto bloccato in un'isola greca, chi si è fatto Parigi-Banja Luka in moto, non è che mi riferisco necessariamente a vere avventure ma comunque a viaggi importanti e/o eventi legati a questi viaggi), nella nostra riposante estate Ischitana/Umbra due sono stati i momenti di maggior rilievo (e pericolo!?) per quanto riguarda i viaggi:

1) Il bus a Napoli, dalla stazione al porto. Un'avventura, un luogo quasi mistico. Prima le indicazioni su quale parte prima (questo, non quello, il tram etc ..), poi l'affollamento in una torrida giornata di fine luglio (quando a Roma, dove in genere non si scherza a folla, non ci sarebbe stato quasi nessuno), ma soprattutto il continuo dialogare tra passeggeri e conducente e dei passeggeri tra loro, a voce "sostenuta". Tra l'incazzato e il canzonatorio. ("Conducente ma ci volete mettere un po' più di delicatezza?", ad una frenata, o "Ma chi vi ha dato la licenza?", alla discesa di un passeggero che non si capisce perché ce l'aveva con l'autista) E poi la cortesia verso noi che chiedevamo dove dovessimo scendere per andare al molo Beverello, sfociata in un lungo racconto sulla figlia del signore che aveva appena vinto un concorso ad un ministero a Roma (ma li fanno ancora? evidentemente sì ...). Insomma bisogna organizzare delle gite per prendere i mezzi pubblici napoletani (e poi magari succede come nel video).



2) La navetta che a Forio ci portava dall'Hotel Nettuno al Tritone guidata da un signore napoletano che nel suo grosso pulmino Mercedes ("Ma che vi mettete la cintura? E non ve la fanno la multa?", o "Signora e qui nessuno ce l'ha il permesso!", riferendosi alle case), ci allietava, con sprezzo del pericolo, sfrecciando nelle anguste stradine dell'isola, durante i dieci minuti di viaggio (fattibile a piedi, come abbiamo scoperto dopo un po'). E qualche giorno prima di partire la perla: quando una macchina davanti si ferma, il conducente scende e il "nostro" (l'autista) gli chiede cosa succede, "un gatto che non si leva" gli risponde quello, allora ecco che sbuca fuori il gatto, nero! E cosa fa (giustamente?) l'autista, dopo aver sottolineato il colore ("pure nero era!")? Si segna i numeri della targa, la data e il gatto nero ... mo mi gioco una bella quaterna. Speriamo abbia vinto!!

Morale: basta arrivare a Napoli e provincia per il brivido dell'avventura!

giovedì 18 agosto 2011

Feste civili



Non amo firmare troppe petizioni online, perché rischiano di diventare uno strumento abusato, inflazionato e quindi sostanzialmente inutile (come dire: una petizione non si nega a nessuno). Però ogni tanto lo faccio, e credo che quella contro l'abrogazione delle feste civili sia necessaria (io ho trovato questa, magari ce ne stanno anche altre, il che porta ad una digressione sul troppo proliferare di siti di petizioni non coordinati).

Non voglio dilungarmi, però se pensiamo che i disastri dell'economia italiana (sia in termini di tesoreria, sia in termini di entrate, sia in termini di gestione, sia in termini di produttività) si risolvono con la possibilità di spostare alcuni giorni di vacanza, allora è meglio nascondersi sotto un tavolo per la vergogna. E' vero che "ogni cacatella di mosca è sostanza" e che il "benaltrismo economico" è pernicioso come tutti i benaltrismi, però qui veramente credo si stia spacciando una cosa per l'altra. E si approfitta per dare un colpo all'unità d'Italia, alla Resistenza e alla Repubblica e infine anche al lavoro. Tutti intesi come valori condivisi che prevalgono sul particolare. Simboli, e come tali al tempo stesso inutili e fondamentali.

E poi, per riprendere e portare avanti, un articolo di Alessandro Pace su Repubblica di ieri: chi in Francia si azzarderebbe a chiedere lo spostamento del 14 luglio? I nostalgici dell'ancien régime (che si contano sulle dita di una mano). Quindi, chi può essere interessato in Italia a chiedere, e ad ottenere, lo spostamento del 25 aprile (che resta delle tre la data più emblematica e fondativa secondo me)? I nostalgici di ciò che c'era prima, di chi si sente in opposizione con la resistenza al nazismo e al fascismo. Proprio quelli che affollano le stanze di governo ...

lunedì 15 agosto 2011

Groppone di Ficulle



Per andare da Monterubiaglio (frazione di Castel Viscardo) a Perugia, ci stava una strada che tagliava e che passava per Ficulle. Ma non sono riuscita a trovarla e così ho dovuto ripiegare per la più semplice strada che passa per Todi e da lì prende l'E45 per Perugia.

Mi spiace, perché è la seconda volta che volevo passare da Ficulle. Famoso borgo per Groppone (Avete sentuto, suppongo, lo nome di Groppone da Ficulle. Fu lo più grande capitan di Tuscia e io son colui che con un sol colpo d'ascia lo tagliò in due, diceva quello) oltre che per Monaldeschi e Filippeschi (Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura, color già tristi, e questi con sospetti!, scrive il poeta).
Ma maggiore è ancor lo rammarico, perché grazie a la rete venni a sapere cosa essere lo Groppone ... un salume! Che sia stata proprio la ascia di quel prode antico, l'origine remota?
Toccherà andarci appositamente, la prossima volta. E sapendo cosa comprare ...

PCCP ferragostano

Proprio rientrando ieri, arriva anche la buona notizia che ci hanno appena accettato un articolo su PCCP, "as is" (ovvero "bona la prima"), cosa che non capita tanto spesso.

Beh, bene così. A questo punto tutti i lavori mandati prima dell'estate sono OK, non ci resta che tornare e ricominciare.

sabato 6 agosto 2011

Articoli estivi

Mentre l'estate impazza, tra isole e paesini umbri (con annesse sagre), in pubblicazione abbiamo:

1) l'ultimo capitolo della saga degli ioni, questa volta ci si sposta dai lantanoidi agli attinoidi, sempre di carica 3+, messi in acqua. Come al solito la dinamica classica fornisce risultati sorprendentemente buoni ad un costo molto basso, sia in tempo di sviluppo del campo di forze, sia, ovviamente, in tempo di calcolo. 3 ns in un giorno, su un semplice PC, direi che ci si può stare. Ulteriori dettagli su The Journal of Chemical Physics per gli interessati (e che hanno modo di potersi scaricare il pdf);

2) proprio pochi giorni dopo il mio arrivo ad Ischia, viene poi accettato un simpatico articolo sulla dissociazione indotta da collisioni dell'urea protonata e su come la reattività cambia cambiando la natura del proiettile, da Ar (monoatomico) a N2 (biatomico). Tutto per una serie di dettagli sul ruolo dell'energia rotazionale. I proofs dovrebbero arrivare a giorni, ed uscirà penso ad ottobre per una Specia Issue di International Journal of Mass Spectrometry.

E ora rigatoni co le rigagne de pollo!

giovedì 4 agosto 2011

Blog Awards 2011




Come ogni anno è tempo delle nominations per i Blog Awards, quest'anno suggerisco:

iMille come miglior blog politico;
Francesco Costa come miglior blog culinario;
ancora iMille come miglior blog collettivo;
Agoravox.it come miglior blog giornalistico;
Energia & Motori come miglior blog tecnico;
e per finire sempre iMille come migliore grafica :)

per gli altri, libertà di coscienza!

Verso l’Università, tra statistiche e passioni

Uscito qualche il 25 luglio sul blog de iMille, ma ero appena partito per Ischia. Lo ripropongo anche qui ora.

Finiti gli esami di maturità come ogni anno arriva il momento della scelta di “cosa fare dopo”. Per molti studenti con un diploma di maturità arriva l’iscrizione all’Università. Prendo questo spazio per qualche consiglio e riflessione, cercando di incrociare i dati disponibili facilmente in rete (forniti da AlmaLaurea[1], dall’Istat[2] e dal Ministero[3]) con suggerimenti meno quantificabili ma che sono ugualmente importanti per ben dirigersi nella scelta dopo la scuola superiore.

Per prima cosa molti devono decidere se proseguire iscrivendosi all’Università oppure no. Molti sicuramente hanno già fatto questa scelta a fine luglio. La domanda semplice “conviene fare l’Università oppure no?” che ancora ronza nella testa di alcuni non ha sicuramente una risposta unica per tutti. Certamente non possiamo non dire che continuare gli studi è un di più per la propria formazione globale (quella che si chiamava cultura generale). Lo è anche per il lavoro e il tenore di vita successivo? Questo dipende da molte cose, ma per decidere individualmente bisogna chiedersi intimamente e sinceramente: “altri tre anni (come minimo) di studi? posso affrontarli economicamente e psicologicamente?” Uno solo è il consiglio sicuro: iscriversi all’Università solo perché non si sa che fare è una perdita di tempo, di energie e di denaro. Ci si iscrive per fare un “investimento”, ma che va ricalibrato nel mondo dell’Università di massa. Infatti oggi il “pezzo di carta” non garantisce più un lavoro sicuro e prestigioso. E questo è inevitabile quando si è passati dall’Università “aristocratica” a quella di massa.

Quindi per tutti gli studenti che non siano fortemente allergici allo studio e ad un po’ di sacrificio la cosa sicuramente migliore da fare è quella di iscriversi all’Università. Ma questo è un suggerimento “facile”, ovvero già accolto dalla maggior parte degli studenti se, come ci dice l’Istat [4], circa il 70% dei diplomati della scuola secondaria superiore si iscrive ad un corso universitario. L’importante è iscriversi senza pensare che arrivare ad un diploma universitario sia di per sé sicurezza e diritto ad un lavoro ma con la consapevolezza che, nel mondo (migliore) della cultura di massa, l’istruzione secondaria superiore non è più sufficiente per formare dei cittadini consapevoli, liberi e (probabilmente) più capaci di affrontare le burrasche del mondo in movimento di questi lustri.

Come scegliere, quindi? In questi giorni le Università organizzano delle giornate “porte aperte” o si fanno la pubblicità (anche quelle pubbliche) con cartelloni e spot. Ma la scelta primaria non è solo “in quale ateneo” ma “quale corso di Laurea”. Si dice spesso “fare quello che piace”, ma tranne poche e rare “vocazioni”, molto più spesso non si conoscono bene le differenze tra le specialità, e così si sceglie seguendo il fiuto, le mode, i “sentiti dire” (ovvero le false speranze di un lavoro sicuro) o la famiglia.

Per prima cosa però credo che bisogna domandarsi quali e che tipo di sacrifici si è disposti a fare. Ci sono infatti alcune facoltà che richiedono uno studio molto intenso e continuato e che quindi obbligherà, se si vuole resistere, a sacrificare molte giornate sui libri quando i propri amici magari vanno in vacanza. Non bisogna però neanche pensare che siano solo i corsi di area tecnico-scientifica ad essere di più difficile riuscita. Infatti se loro è la maggiore percentuale di mancata re-iscrizione dopo il primo anno (tra il 25 e il 30% sempre secondo l’Istat [4]) quantificando l’insuccesso come studenti che si laureano entro sette anni dall’immatricolazione troviamo tra le facoltà con più insuccessi le aree giuridiche, con il 31% di lauree con una durata ragionevole, quando l’area scientifica (che vede una maggiore selezione il primo anno), ha il 36%.

Non voglio dire che l’area giuridica è “più facile” di quella “scientifica” in assoluto, ma che nella scelta bisogna caratterizzare il concetto di “facilità”. Se infatti è evidente che nelle facoltà scientifiche le difficoltà sono all’inizio e molti non se la sentono più e abbandonano perché si rendono conto che quel tipo di sforzo richiesto non possono o non vogliono darlo, nelle facoltà giuridiche la difficoltà è più subdola, arriva col tempo.

I motivi delle difficoltà, della lentezza e degli abbandoni possono essere molteplici, ma restiamo qui nell’ottica di chi si deve iscrivere.

AlmaLaurea riporta per ogni facoltà (ma anche corso, sede, gruppo disciplinare se si vuole), un’accurata analisi sui laureati negli ultimi cinque anni [5]. Qui ci accorgiamo che l’area giuridica ha un voto medio di diploma tra i più bassi (84 nel 2010, in netto e pericoloso calo negli ultimi anni), mentre Ingegneria ha uno dei valori più alti (90), insieme a Scienze (87, con Fisica con un sorprendente voto medio di 93). La differenza deriva dal fatto che i migliori studenti si iscrivono a Ingegneria e Fisica? Questa è una risposta troppo semplicistica, ed è smentita se guardiamo altri dati. I laureati in Economia hanno un voto medio di diploma superiore di 85 (ovvero come giurisprudenza), ma hanno un tasso di riuscita estremamente più alto (52%, uno de più alti). E lo stesso vale per i laureati della facoltà di Lettere e Filosofia, dove si iscrivono studenti con un voto di maturità medio di 85 con un tasso di successo del 43% (inferiore a quello di economia ma ancora molto migliore di quello dell’area giuridica). Ma il più rilevante contro-esempio arriva dalla facoltà di Medicina: qui i laureati hanno i voti di diploma superiore tra i più bassi (78) ma la più alta probabilità di riuscita. Oltre ad essere quelli che dopo la laurea hanno più facilmente un lavoro e meglio pagato. Verrebbe da dire che dai numeri la facoltà da suggerire è proprio quella di Medicina (e infatti i test di ingresso a queste facoltà sono da molti considerati quasi un pre-concorso di lavoro, tant’è che si arriva a frodarli). Però è anche vero che è uno dei corsi in cui maggiori devono essere le motivazioni per iscriversi. Farla solo perché lo dicono le statistiche sarebbe un grande errore. Le statistiche semplicemente servono a confermare motivazioni già esistenti o a guidare nell’incertezza tra due (o tre) discipline.

Perché se vediamo le statistiche fornite sempre da Almalaurea [1] sul lavoro post-laurea e sulla provenienza dei laureati non c’è da essere allegri. Gli stipendi calano nettamente negli ultimi anni (del 9.6% in cinque anni) come anche l’occupazione (dal 6 all‘8.5% a seconda del livello di laurea). Come anche inquietante è la provenienza familiare dei laureati: si tende (soprattutto in Giurisprudenza ed Ingegneria) a seguire le orme dei padri e migliore è la condizione sociale della famiglia di provenienza maggiore sarà lo stipendio a cinque anni dalla laurea.

Tutti questi numeri, se possono aiutare, non devono però bloccare o deprimere. Devono far riflettere sul fatto che non esistono soluzioni facili, tranne per chi ha la fortuna di avere la soluzione tra le mura domestiche. Allora prima di concludere, è bene guardare un’ultima analisi condotta sempre dall’Istat [4]: l’insoddisfazione per gli sbocchi professionale, ovvero qualcosa che mette insieme il guadagno economica con quella del gusto del proprio lavoro. Più della metà dei laureati sono (purtroppo) insoddisfatti, con una netta prevalenza dei laureati in “corsi lunghi” (65%) su quelli delle lauree triennali (51%). Tra i più insoddisfatti abbiamo i laureati nell’area letteraria (78%) e giuridica (67%), mentre i medici sono (ancora) tra i più soddisfatti (solo il 36% sono insoddisfatti, d’altra parte fare il medico è un mestiere unico, fondamentale e ben preciso), ma vanno bene anche gli studi economico-statistici (solo 43% di insoddisfatti), ingegneristici (52%), scientifici (61%) come anche architettura (61.5%).

Pensare e valutare sforzi fattibili, avere l’umiltà di non fare il passo più lungo della gamba, ma anche mettersi in gioco ed iscriversi ad un corso di laurea che richiede impegno e dedizione. Ma soprattutto chi sente di avere degli interessi specifici e magari pensa che quelli non siano compatibili con il lavoro, ci pensi su prima di sacrificare la soddisfazione alla sicurezza, anche perché si rischia di non avere né l’una né l’altra.

Concludo quindi con qualche suggerimento che non ha basi statistiche (quelle le ho date prima e sono accessibili in tutti i dettegli nei siti che ho riportato) ma ha il vantaggio di riferirsi a singole storie vere che possono succedere a chiunque. Ho visto ottimi studenti liceali che inseguendo il mito della laurea tradizionale hanno perso delle occasioni per ritrovarsi con niente in mano. Ho visto altri che hanno rischiato le fatidiche lauree letterarie,e che invece lavorano nella comunicazione o sono degli ottimi insegnanti. Ho visto altri che hanno guardato alla fine non volendo fare sacrifici all’inizio e si sono bruciati le ali. Ho visto altri che hanno studiato intensamente dal primo all’ultimo giorno e sono giovanissimi professori associati senza alcuna famiglia dietro [6].

Ognuno vedrà se stesso dopo alcuni anni, vedrà la propria parabola e si giudicherà. Che la scelta sia quindi personale e consapevole, perché indietro non si può tornare ed è sicuramente meglio rischiare in proprio che poi recriminare scelte imposte, direttamente o indirettamente, da altri (famiglia o società).

L’università, la società, gli studenti stessi, hanno bisogno per migliorarsi, per non arrancare o retrocedere, di motivazioni e passioni che solo una scelta libera e “gioiosa” possono dare.

[1] http://www.almalaurea.it/
[2] www.istat.it/lavoro/unilav
[3] http://statistica.miur.it/normal.aspx?link=datiuniv
[4] www.istat.it/lavoro/unilav/prima_parte.pdf
[5] http://www2.almalaurea.it/cgi-php/universita/statistiche/tendine.php?anno=2008&config=profilo
[6] in Svizzera