Partito a vocazione maggioritaria, governo ombra, innovazione, nuova stagione. Parole pronunciate da Walter Veltroni che avevano inevitabilemente acceso le speranze. Ne avesse concretizzate la metà delle cose dette sarebbe ora una spanna sopra ogni altro leader della sinistra italiana. Ma poi i fatti sono stati: Finocchiaro e Soro capigruppo, giovani deputati impresentabili e impreparati chiaramente in balia dei vecchi volponi e lì per meriti altri da quelli che dovrebbero essere richiesti ad una classe politica che si rinnova, Rutelli senatore. Ma soprattutto la segreteria di Veltroni ha avuto come motto: “decidere di non decidere”. Un leader non deve essere solo capace di scaldare i cuori ma di esercitare la propria guida, ovvero deve decidere e ottenere così rispetto e seguito, altrimenti non è per definizione un dirigente ma un bravo attore.
Di realizzazioni ricordo andando indietro nel tempo le videocassette con l’Unità e spero sempre nella realizzazione del viaggio in Africa, magari in barca a vela guidata da D’Alema, con Rutelli e Bersani a fare da mozzi e Fassino da albero, ovviamente.
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