martedì 4 settembre 2007
Intervento Assembla de iMille
Ecco una versione scritta (ovvero una ripresa dei fogliacci che mi facevano tenere il filo) del breve intervento all'assemblea de iMille di sabato scorso.
Mi presento: lavoro in Francia al CNRS come ricercatore permanente ma non vi parlerò dei cosiddetti “Cervelli in fuga”, come farà qualcuno dopo di me e come ha giustamente sottolineato Marco, ma di un aspetto legato alla nuova mobilità di italiani, e non solo, in Europa, ovvero quello del sorgere di un nuovo concetto di democrazia in Europa. E vengo al punto. L’Europa ama definirsi come uno spazio di democrazia sia “autodefinendosi” come uno spazio democratico, sia nelle relazioni con il resto del mondo. In 50 anni (un tempo breve per la storia) grazie alla determinazione di chi credeva nell’ideale europeista, il vecchio continente è diventato uno spazio di pace e libertà, uno spazio economico e commerciale comune. Proprio questo spazio di libero scambio di merci e persone, questo spazio commerciale ed economico comune, è diventato anche uno spazio lavorativo comune. E quindi si ha un nuovo tipo di mobilità intra-europea “fluida”, non più statica, fissa, monodirezionale, ovvero non ci si muove più per la vita, ma è sempre più comune passare 10 anni in Inghilterra, poi magari 10 anni in Germania e 10 anni altrove. Per la cosiddetta “generazione Erasmus” l’Europa è il normale e naturale spazio lavorativo, è il “giardino di casa” dove ci si muove tranquillamente e facilmente, ancor più agevolati dall’espandersi dei trasporti “low cost”. Questo fenomeno di mobilità fluida pone un problema democratico importante. Noi “stranieri in Europa” siamo abituati al fatto che tutti gli amministratori della cosa pubblica siano espressione del voto diretto o indiretto dei cittadini dal consigliere circoscrizionale fino al presidente della Repubblica. Ma per gli “stranieri in Europa” non è così, poiché gli Europei hanno il diritto (per molti anche poco noto) di votare solamente per le elezioni municipali del paese di residenza (oltre ovviamente a poter votare per le liste locali al parlamento europeo scegliendo tra il paese di cui si ha la nazionalità e quello di residenza). Ma la cittadinanza piena, ovvero pieni diritti politici attivi e passivi, è ancora legata alla nazionalità. Questo poteva avere un senso quando la residenza in una nazione era quasi sempre per la vita. Ma in realtà lavorative dove la mobilità europea è sempre più all’ordine del giorno, questa rigidità è un vulnus alla democrazia nell’Europa moderna. Perché noi, “Europei stranieri” facciamo parte del corpo sociale, paghiamo le tasse e usufruiamo dei servizi, ma siamo estranei alle decisioni, contribuendo alla separazione e non agevolando un comune sentire europeo. Chiaramente contestare il legame nazionalità-diritto di voto intaccaa “la pancia” di molti, ma confido che l’abitudine crescente dei cittadini europei alla mobilità porta e porterà sempre più questa questione alla ribalta. E il reclamare il diritto democratico di voto legato alla residenza non è solo una questione “di sinistra” ma si richiama anche al vecchio “no taxation without representation”. E’ quindi una battaglia civile e democratica che dovrebbe unire la sinistra alla destra liberale. Purtroppo al momento, ad un mio personale appello hanno risposto, con modalità diverse, pochi soggetti: il presidente della Camera Fausto Bertinotti (che ringrazio), due deputati italiani eletti in Europa (Antonio Razzi di IdV e Arnold Cassola di Ulivo-Verdi), l’eurodeputato Giusto Catania di Rifondazione Comunista, i coordinamenti esteri di DS e IdV e la LCR francese.
Le soluzioni a questa mancanza di democrazia possono essere diverse, tutte applicabile se dietro si ha la volontà politica di farlo. Alcune possibilità sono:
- rendere snella e semplice l’acquisizione di una seconda nazionalità;
- creare una nazionalità europea sic et simpliciter (formale e sostanziale);
L’Italia può in questo compiere alcuni passi e in questo il PD si mostra aperto nella sua fase costituente, dove ammette come elettori attivi e passivi tutti i cittadini non italiani (europei ed extra-europei) regolarmente residenti in Italia. E come comitato costituente del PD di Parigi proponiamo di emendare il manifesto del PD aggiungendo in modo chiaro quanto segue: Crediamo nella necessità di progredire, insieme agli altri stati europei, verso una vera e propria cittadinanza europe. In particolare pensiamo alla necessità di trovare forme adeguate perché il cittadino di uno stato residente in altro stato della comunità possa partecipare, se lo desidera, a tutte le elezioni dello stato in cui risiede.
Ovviamente tutti i cittadini residenti, europei e non, dovrebbero godere i pieni diritti democratici nel territorio di residenza. Ma chiaramente i non comunitari (esclusi nordamericani e svizzeri) hanno tutti i vantaggi nell’acquisire la nazionalità italiana anche eventualmente perdendo quella di origine.
Il problema del diritto di voto e della doppia nazionalità in Europa è un aspetto lasciato ad accordi bilaterali (in assenza di un unico accordo multilaterale) come per molte questioni che riguardano la vita quotidiana di molti cittadini europei, come previdenza, assistenza, tasse. Un punto importante per un rilancio necessario tra i cittadini dell’Europa sarebbe proprio il superare la selva di accordi bilaterali su queste questioni per giungere ad una vera unità che non sia solo dei soldi e dei grandi gruppi industriali e finanziari.
Penso che il PD, il governo, l’Italia intera, possa e debba riprendere la sua leadership in Europa come vera europeista portando aventi queste istanze “alte” di giustizia e democrazia.
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5 commenti:
Riccardo bisogna coordinarsi. Tanto su quello che facciamo tanto su come lo facciamo (il testo che inviamo).
Per il resto bisogna mettere un po' d'ordine alle idee sulla cittadinanza.
Io penso che invece di lavorare sull'acquisizione fluida di una seconda cittadinaza bisogna andare piu' in la'. Allargare di fatto e far conoscere le possibilita´che da la cittadinanza europea che esiste di fatto sulla carta (i trattati) ma che le amministrazioni nazionali indugiano ad applicare (fanno resistenza)
Di fatto, personalmente ho sempre rifiutato di richiedere la nazionalita´ francese (o spagnola) anche per questa ragione, perche' voglio "lottare" per far si che i diritti del cittadino europeo vengano applicati. Perché esistono e perché chiedere la nazionalita´invece di far concretizzare questi diritti, suonerebbe come un ripiegamento(al vecchio modello stato-nazione, una persona-una nazione)
Schemattizando bisogna agire su due punti:
- Concretizzare e Divulgare massicciamente i diritti del cittadino europeo che stanno sulla carta (partacipazione a concorsi, voto alle elezioni municipali, ecc.). Ma di cui la gente poco sa. Molto poco.
-Allargare questi diritti, per far si' che de facto si crei uná cittadinanza europea sempre piu' concreta. I passi decisivi in questo senso?
1- Il voto di cui abbiamo discusso
2- Estensione ai concorsi nazionali. X saperne di piu' andare al seguente link: http://stradedifrancia.blogspot.com/2007/08/fuori-concorso.html
La strategia Riccardo deve essere sempre la stessa, agire atraverso delle realizazzioni concrete e graduali.
Cosi' si fará l'Europa.
Certo filippo, io ho solo riportato quello che ho detto. La seconda cittadinanza fluida è una delle possibilità, non quella da me preferita, ma comunque un passo avanti.
Per il nostro documento ancora non mi è chiaro che farne. Una petizione? (mi pare poco utile), una dichiarazione di intenti? Io proverei a mandarlo in giro anche per chiedere consigli sul da farsi. Se poi uno de iMille riuscisse a candidarsi ed essere eletto alla costituente PD per l'Europa (e non solo) potrebbe mandarlo in assemblea.
Propongo comunque di mandare la nostra bozza a Ivan e Giusto Catania intanto, perché abbiamo un minimo contatto, e vedere cosa loro ci consigliano di farne eventualmente. Prima di mandarlo ai "Big".
Volevo aggiungere che i "passi" di cui parlavo possono essere compiuti a nche attraverso di gruppi ristretti e coesi di stati (geometrie varibili).
...bella la tua maglietta!
Ciao riccardo, un saluto veloce tra un treno e una riunione e il recupero dei debiti e una lezione e un dibattito... e un traghetto e un altro treno. Ho letto al volo il tuo intervento e il resto, non ho quasi il tempo di respirare. Mi occupo di politica anche al dottorato a Venezia,in senso alto, con uno sguardo all'Oriente...e poi Liceo classico, contratto a tempo indeterminato (!!!!). Nella paritaria ovviamente, e ovviamente non a Roma, ma a Lodi...Quindi per ora solo un in bocca al lupo per tutto. Ciao Emanuela
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