Terzo giorno, 19 marzo 2020.
Siamo qui, sveglia regolare alle 8, come in "tempo normale". Per il resto:
1) Telefonata con i miei per convincerli a non uscire o il meno possibile e fare la spesa online, mangiarsi i surgelati;
2) Colazione e meeting skype con i miei colleghi fisici alle 10:00. Seguita da alcune mail di lavoro in seguito al meeting;
3) Pranzo. Oramai Picard è il nostro fornitore ufficiale;
4) Riposo (al mattino ci si sveglia presto), e lavoro al computer. A volte anche fare delle "recommendation letter" fa sentire vicini. Fissato meeting skype con uno studente negli USA per venerdì alle 16 ora di Paris.
5) Ore 18:00 bollettino della protezione civile e aggiornamento dati. Non mi pare che la situazione migliori né in Italia né in Francia (che sta seguendo pericolosamente l'Italia). Ma soprattutto non è facile trovare indicatori veramente affidabili.
6) Ore 20:15 Prove (si fa per dire, in realtà canto solo io) su LIVE youtube con la Chorale Populaire de Paris. Dopo qualche problema tecnico siamo riusciti a fare qualcosa. In particolare, "Fischia il Vento" e "Son la Mondina" (ripasso di tutte le voci), più un giro di "Bella Ciao" e "Paris en fête" per il morale dei coristi. Chissà se la cantavano con me nelle loro case.
7) Cena, un po' di TV per distrarsi e a dormire.
Una riflessione prima di chiudere. A inizio febbraio, verso il 10, ho avuto una strana febbre. Salita lunedì a 38.5 mi ha fatto restare a letto senza riuscire praticamente ad alzarmi, solo a dormire, per un giorno e mezzo. Era la prima settimana della vacanze d'inverno, e questo mi ha aiutato a seguire le buone vecchie "raccomandazioni della nonna": non uscire con la febbre e aspettare tre giorni sfebbrato prima di uscire. Non so se era il coronavirus, per saperlo bisognerebbe fare il test sugli anticorpi. E mi comporto come se non lo fosse. Ma tanti che l'hanno avuto in forma lieve non si sono molto probabilmente comportati così. Sono usciti con un po' di febbretta, hanno preso metro, fatto riunione, andati anche a cena da amici e parenti. Questo è rischioso sia per sé che per gli altri. Per gli altri è evidente, ma io credo anche per sé. Restare a casa, riposarsi, aiuta il proprio corpo a riprendersi. Quando le nostre nonne erano giovani anche una bronchitella, che oggi curiamo con gli antibiotici, poteva diventare mortale, soprattutto se trascurata.
E' quindi bene che TUTTI possano e debbano restare a casa quando malati, anche con una "influenzetta" (che potrebbe non essere tanto "etta", magari non per sé ma per qualcun altro). Il sistema sanitario-assistenziale dovrebbe VIETARE di lavorare per chi è malato anche in futuro, non lasciarlo a pochi privilegiati che possono e/o che ancora ricordano cosa gli si diceva da bambini. Si salterà un incontro, un corso, un qualcosa. Sempre meglio di una pandemia.
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