martedì 31 maggio 2011
Non tutto si beve
Si diceva un po' sconfortati fino a pochi mesi fa che gli italiani si bevevano tutto, che Berlusconi poteva fare (festini, minorenni, corruzione, salvare alitalia, leggi ad personam) e non fare (le riforme? queste sconosciute ... la rivoluzione liberale? bloscevismo ...) di tutto e di più ma riusciva comunque a vincere le elezioni. (Ci ricordiamo le regionali di un anno fa?)
Beh per una volta non è andata così. E lui si era pure messo d'impegno, comprando Ibrahimovic, Robinho, Cassano, van Bommel, vincendo uno scudetto, rinverdendo i fasti, insomma. (Ma su questo ritornerò). E ha perso, senza aver ancora capito come e perché, né dove stia l'arbitro con cui protestare.
E son soddisfazioni.
lunedì 30 maggio 2011
Il calcio e l'eterogenesi dei Fini
Con questo fine settimana, la finale di coppa Italia e i ballottaggi delle amministrative si è conclusa la stagione (politico)-calcistica. Facciamo quindi un bilancio formazione per formazione. Ovviamente i voti non sono "assoluti", ma relativi alle aspettative.
Milan. Campioni d'Italia. Male in Coppa Campioni e in Coppa Italia dove si fermano alla semifinale. Dominano in campionato dalla prima giornata, come programmato quando Berlusconi dopo lo strappo di Fini, decise di mettere mano al portafoglio e di comprare Ibrahimovic e Robinho. Una eterogenesi dei Fini, appunto. Spende per motivi politici, vince il campionato e contemporaneamente perde le elezioni. A Milano la sconfitta più "paradossale". Tornando al calcio, bravo Allegri a plasmare il Milan a seconda di chi è più in forma: palla lunga a Ibra nella prima parte, più reticolare e operaia verso la fine. Non facile vincere quando si è obbligati, dalla stratosferica campagna acquisti e da necessità elettorali. Li avevamo dati favoriti ad agosto e non hanno deluso le attese. Voto 8.5.
Inter. Ad agosto avevamo detto che sarebbe stato difficile vincere. Benitez è stato mandato via dopo il "facile" mondiale per clubs e Leonardo ha recuperato molto e vinto la coppa Italia (che serve più a lui, prima vittoria da allenatore, che alla squadra) e tenuto insieme i pezzi di una squadra che sarebbe potuta esplodere. Salvato comunque da un Eto'o sontuoso. Però la difesa è inguardabile e questa è colpa di un non-allenamento difensivo (oltre agli infortuni, ma quelli li hanno tutti). La squadra è chiaramente bollita e (per usare un luogocomunismo) alla fine di un ciclo. Vediamo se quest'anno la minore concorrenza cittadina consentirà politicamente a Moratti di fare un mercato migliore, che è assolutamente necessario. Voto 6.5.
Napoli. Spettacolare. Forti e entusiasmanti, si nutrono dell'entusiasmo che procurano ai magnifici tifosi napoletani e così li entusiasmano ancor di più. Un mercato azzeccato e una buona organizzazione che riesce a coprire alcune carenze tecniche individuali, soprattutto dietro. Una grande stagione che ha fatto bene a tutti, peccato che si sia lasciata sfuggire il treno che l'avrebbe potuta portare ancor più in alto. Voto 8.
Udinese. In Champions League per la seconda volta nella sua storia. Inizia malissimo e ha la forza di non crollare, ma piano piano risalire in gioco, concretezza, risultati e classifica. E come sempre sono abilissimi a trovare e valorizzare giovani campioni, quest'anno affiancati a "vecchi" che non sono voluti partire regalando ai tifosi (e regalandosi) una stagione fantastica. Voto 8.
Lazio. Un buon campionato, fatto con la rosa che l'anno scorso rischiò di retrocedere su cui sono stati innestati dei bravi giocatori, su tutti Hernanes. Un centrocampo solido e inventivo è stato sicuramente il reparto trascinatore della squadra e della stagione. Un attacco poco prolifico anche per mancanza di grandi giocatori e una difesa che ha fatto molto più di quello che ci si sarebbe potuti aspettare. Voto 7.
Roma. Stagione di transizione, nella confusione del passaggio di proprietà che nasconde il passaggio generazionale. Oltre a Totti sono a fine carriera tanti pilastri che l'hanno portata in questo decennio a vincere uno scudetto, due coppe italia, due supercoppe e sei secondi posti. Un'annata logora e confusa, nuovi acquisti non gestiti, scommesse che non potevano essere vinte. Solo il capitano salva la baracca ma non basterà. Se la salveranno gli americani si vedrà. Voto 5.5.
Juventus. Una catastrofe. Fuori da tutto, una squadra allo sbando. Farsi recuperare più volte due gol è incredibile per qualsiasi squadra abbia la volontà di vincere qualcosa. Il progetto non è esistito, Del Neri ha grandi colpe, ma i giocatori e la società ne hanno probabilmente di più. E' la prova che il nome non basta, bisogna avere buoni giocatori e solidità. Voto 3.
Palermo. Avanti a sprazzi. Inizia forte, poi cala. Buona stagione nonostante il presidente Zamparini che a fine febbraio impazzisce caccia Rossi e prende Cosmi (pessima la sua gestione) per poi ritornare sui suoi passi. Una squadra però sbilanciata sia tatticamente sia caratterialmente. Storica la conquista della finale di coppa Italia che però è esemplare: il Palermo fa la partita ma perde 3-1. Voto 6.
Fiorentina. Stagione anonima. Migliora rispetto all'anno scorso ma non infiamma i tifosi. Voto 5.
Genoa. Salvezza anticipata ma si rompe il giocattolo di Gasperini. Peccato. Poi Preziosi fa buoni affari, vende, compra, presta e resta a galla. I tifosi gioiscono per la retrocessione dei rivali blucerchiati e la stagione va. Voto 6.
Catania. Salvi in anticipo anche se devono cambiare allenatore in corsa. Una buona salvezza e parecchie soddisfazioni in campionato. Voto 6.5.
Parma. Una stagione tranquilla anche se peggiora il risultato dell'anno scorso. Riesce però a divertire e divertirsi. Realtà adatta per esaltare buoni giocatori come Giovinco. Voto 6.5.
Chievo. Una stagione più tranquilla della precedente. Ben messa in campo da Pioli, ben spinta dal capitano Pellissier, fa un buon campionato. Il "Chievo dei miracoli" di Del Neri è indietro nel tempo, ma la squadra di un quartiere di Verona resta per il terzo anno consecutivo in serie A con pieno merito. Voto 6.5.
Cagliari. Resiste al post-Allegri, anche se Bisoli ne deve fare le spese. Con qualche palpitazione ma con anticipo Donadoni conquista la salvezza. Un anno di passaggio, superato con merito, il prossimo sarà cruciale. Voto 6.
Cesena. Mancava da vent'anni dalla serie A. Ci torna ed è l'emblema più classico del trionfo della squadra operaia. Anche vendendo il suo gioiello giapponese a gennaio (ora titolare nell'Inter, non poco) continua il suo campionato a testa bassa. Senza farsi prendere dal panico negli inevitabili momenti difficili. Voto 7.
Bologna. Salva nonostante i punti di penalizzazione (che variavano durante l'anno) cui la squadra ha risposto con orgoglio e punti. Difesa e sperare in Di Vaio la filosofia di gioco. Conquistata la salvezza però si fermano. Voto 6.5.
Lecce. Per il Lecce e per tutte le neo-promosse il traguardo è la salvezza. Centrato, con affanno, ma centrato. Voto 6.
Sampdoria. Dal quarto posto all'inferno della retrocessione. Una catastrofe che arriva lentamente, inaspettatamente, ma infine inesorabilmente. Prima l'incredibile caso Cassano, poi la cessione di Pazzini. Garrone distrugge la squadra e va in serie B. Voto 2.
Brescia. Ritorna in B dopo una stagione deludente. In affanno tutta la stagione, si impantana in classifica e nel gioco. Voto 5.
Bari. Da rivelazione e gioiellino di gioco e risultati dello scorso anno al crollo. Persi. Voto 4.
sabato 28 maggio 2011
Il voto per i referendum
Proprio mentre in Italia si discuteva sul decreto omnibus e sulle sue conseguenze sul referendum sul nucleare, qui a Parigi mi è arrivato dal consolato il plico con le quattro schede da votare.
Già perché per chi risiede all'estero (ovvero chi è iscritto alla famosa AIRE) si vota per corrispondenza per i referendum, così come si fa per le elezioni politiche.
E allora, per non saper né leggere né scrivere ho votato (nel segreto dell'urna, che nel caso era il mio salotto) e inviato al consolato.
Quattro SI (perché il voto è segreto ma si è anche liberi di dire cosa si è votato). Dati da un motivo molto semplice, che cercherò di spiegare brevemente. Non credo che la legislazione si faccia o si "sfaccia" con la consultazione diretta e semplificatrice dell'istituto dei referendum. Faccio ancora parte di quella vecchia scuola che vede nella cosiddetta "democrazia diretta" un vulnus alla democrazia, perché fa sempre (o quasi) rima con demagogia e populismo.
Ma penso che oggi, come ieri (quando per esempio fu per i referendum sulla legge elettorale quando Craxi disse di andare al mare) questo istituto ha un profondo significato politico sul potere. Se infatti possono essere usati dal potere per consolidarsi, possono anche essere usati per provare a dargli una botta. A prescindere dai quesiti.
Si votava per cancellare dei provvedimenti di questo governo? Bene, un voto contro questo governo è sempre una buona azione.
Quindi quattro SI, senza se e senza ma.
martedì 24 maggio 2011
Dante e l'elettrone
Oggi sul sito de iMille:
“Chi è Dante?” E’ una domanda quasi sfrontata, e colui al quale la si rivolge può facilmente rispondere quasi offeso, perché “chi non sa chi è Dante”? Magari senza entrare nei particolari, ma quasi tutti in Italia sanno chi è Dante, perché ne hanno sentito parlare a scuola, e si ricordano il viaggio tra Inferno, Purgatorio e Paradiso, e poi magari le letture di Benigni in prima serata le hanno richiamate alla memoria o semplicemente diffuse tra chi al liceo non è mai andato. Per questo chiedere “chi è Dante” risulta quasi offensivo, e in pochi ammetterebbero di non saperlo senza ammettere al tempo stesso di essere “ignoranti” (e nessuno anche in una società dove la cultura tradizionale non la fa da padrona ama dichiararsi ignorante).
Poi mi sono domandato, quale potrebbe essere la domanda equivalente “scientifica”? Ovvero quale “cosa” del mondo della scienza è una conoscenza altrettanto fondamentale? Le possibilità erano tante (dalla legge di Newton, all’atomo, agli elementi, alla luce, al DNA), ma forse una domanda può essere altrettanto diretta e generale: “che cos’è un elettrone?”.
Provando però a chiedere (realmente o con un esperimento del pensiero) a chi ci circonda è forse più difficile trovare qualcuno che dia facilmente una risposta e ancor più difficile chi quasi si “vergogna” (come per Dante) di non saperla.
Così se proviamo a chiedere alla stessa persona: “Sai chi è Dante? Sai cos’è un elettrone?” probabilmente (verificando la correttezza delle risposte) potremmo avere una fotografia di quanto sia enorme lo squilibrio nelle conoscenze. E di quanti pochi, a tutti i livelli culturali (escludendo ovviamente i pochi professionisti), sappiano cosa sia un elettrone. Certo, lo si è incontrato (si spera) nei corsi di scienze a scuola, ma poi lo si è presto dimenticato. Anche perché non c’è stato poi nessun comico che l’ha messo al centro di uno spettacolo di successo. E questa è una chiara colpa del mondo scientifico: avere la tendenza a rinchiudersi in una torre e non spendere molte energie nella divulgazione, intesa non come semplificazione (Benigni non mette in italiano moderno la Commedia, la legge in originale e poi semmai la spiega) ma come pedagogia che suscita poi interesse e quindi studio personale.
La predominanza nel sentimento diffuso della cultura “letteraria” da quella “scientifica” è qualcosa che viene da lontano (da Gentile ai gesuiti) e non è detto che in età scolastica avere una solida formazione letteraria (e di studio delle lingue morte) sia sbagliato, anzi, spesso è alla base di una successiva formazione scientifica importante. E’ qualcosa che però andrebbe modificato nella società di oggi, dove l’educazione scientifica è non solo importante per comprendere le basi di tanti “oggetti” nuovi che ci circondano (perché la scienza aiuta la tecnica ma ne differisce non di poco), ma è soprattutto fondamentale per formare cittadini più autonomi e consapevoli. Cittadini che imparino a dubitare e domandare, piuttosto che seguire mode o credenze. Per cittadini che siano scomodi e non sudditi.
Si potrebbe dire che Dante rappresenta la nostra cultura ben più della conoscenza di una particella. E’ forse vero, ma questo nasconde due “trappole”. Per prima cosa rappresenta la cultura italiana, europea, occidentale. E’ importante, fondamentale per leggere e godere della realtà che ci circonda, ma se chiediamo ad un giapponese o ad un indiano chi è Dante le probabilità di avere una risposta saranno chiaramente molto minori (e probabilmente più risposte positive sull’elettrone). D’altra parte quanti considerano una “grave ignoranza” non conoscere il Mahābhārata? Conoscere un costituente fondamentale di tutta la materia che ci circonda (la stessa qui e in India o Giappone) è quindi più “internazionale” (e unisce di più le culture diverse, direttamente). E questo non è tanto importante in sé (ovvero non c’è una classifica di importanza sull’estensione geografica delle conoscenze) ma perché andando in profondità sull’uguaglianza di un elettrone in Italia e in India si superano con disarmane semplicità tanti di quei preconcetti e tante di quelle divisioni culturali che stanno avvelenando i nostri giorni.
Ma ancor di più, dire che una “particella” non rappresenta la nostra cultura è anch’essa una trappola, lasciata da chi occulta le scoperte scientifiche come qualcosa in perenne bilico tra la magia e la tecnica. Perché la scienza è parte integrante della cultura, occidentale e umana, e, come diceva Claudio Magris alcuni giorni fa, gli intellettuali sono coloro i quali trasmettono il sapere, qualunque esso sia.
Per concludere, cambiare secoli di dominio culturale (inteso non tanto come predilezione dell’insegnamento letterario, ma soprattutto come non identificazione dell’ignoranza scientifica) non è cosa che si fa in pochi giorni, ma questo non deve essere un alibi per cercare di diffondere la cultura scientifica, magari con l’aiuto un Benigni dell’elettrone. Perché con il progresso della scienza si sta assistendo anche ad un sempre maggiore distacco della scienza dalla società e una ignoranza che è facile preda di “approfittatori” del dubbio che riescono a mettere sullo stesso piano il “dubbio scientifico” con le posizioni a-scientifiche, come avviene per esempio in USA dove l’insegnamento del creazionismo (mascherato come intelligent design) si vuole da tanti far diventare obbligatorio e addirittura sostitutivo dell’evoluzionismo (e la differenza semantica della parola teoria tra scienza e linguaggio quotidiano aiuta questo equivoco).
E perché magari grandi incomprensioni culturali e religiose tra popoli forse possono trovare un seme di salvezza proprio nel piccolo elettrone.
“Chi è Dante?” E’ una domanda quasi sfrontata, e colui al quale la si rivolge può facilmente rispondere quasi offeso, perché “chi non sa chi è Dante”? Magari senza entrare nei particolari, ma quasi tutti in Italia sanno chi è Dante, perché ne hanno sentito parlare a scuola, e si ricordano il viaggio tra Inferno, Purgatorio e Paradiso, e poi magari le letture di Benigni in prima serata le hanno richiamate alla memoria o semplicemente diffuse tra chi al liceo non è mai andato. Per questo chiedere “chi è Dante” risulta quasi offensivo, e in pochi ammetterebbero di non saperlo senza ammettere al tempo stesso di essere “ignoranti” (e nessuno anche in una società dove la cultura tradizionale non la fa da padrona ama dichiararsi ignorante).
Poi mi sono domandato, quale potrebbe essere la domanda equivalente “scientifica”? Ovvero quale “cosa” del mondo della scienza è una conoscenza altrettanto fondamentale? Le possibilità erano tante (dalla legge di Newton, all’atomo, agli elementi, alla luce, al DNA), ma forse una domanda può essere altrettanto diretta e generale: “che cos’è un elettrone?”.
Provando però a chiedere (realmente o con un esperimento del pensiero) a chi ci circonda è forse più difficile trovare qualcuno che dia facilmente una risposta e ancor più difficile chi quasi si “vergogna” (come per Dante) di non saperla.
Così se proviamo a chiedere alla stessa persona: “Sai chi è Dante? Sai cos’è un elettrone?” probabilmente (verificando la correttezza delle risposte) potremmo avere una fotografia di quanto sia enorme lo squilibrio nelle conoscenze. E di quanti pochi, a tutti i livelli culturali (escludendo ovviamente i pochi professionisti), sappiano cosa sia un elettrone. Certo, lo si è incontrato (si spera) nei corsi di scienze a scuola, ma poi lo si è presto dimenticato. Anche perché non c’è stato poi nessun comico che l’ha messo al centro di uno spettacolo di successo. E questa è una chiara colpa del mondo scientifico: avere la tendenza a rinchiudersi in una torre e non spendere molte energie nella divulgazione, intesa non come semplificazione (Benigni non mette in italiano moderno la Commedia, la legge in originale e poi semmai la spiega) ma come pedagogia che suscita poi interesse e quindi studio personale.
La predominanza nel sentimento diffuso della cultura “letteraria” da quella “scientifica” è qualcosa che viene da lontano (da Gentile ai gesuiti) e non è detto che in età scolastica avere una solida formazione letteraria (e di studio delle lingue morte) sia sbagliato, anzi, spesso è alla base di una successiva formazione scientifica importante. E’ qualcosa che però andrebbe modificato nella società di oggi, dove l’educazione scientifica è non solo importante per comprendere le basi di tanti “oggetti” nuovi che ci circondano (perché la scienza aiuta la tecnica ma ne differisce non di poco), ma è soprattutto fondamentale per formare cittadini più autonomi e consapevoli. Cittadini che imparino a dubitare e domandare, piuttosto che seguire mode o credenze. Per cittadini che siano scomodi e non sudditi.
Si potrebbe dire che Dante rappresenta la nostra cultura ben più della conoscenza di una particella. E’ forse vero, ma questo nasconde due “trappole”. Per prima cosa rappresenta la cultura italiana, europea, occidentale. E’ importante, fondamentale per leggere e godere della realtà che ci circonda, ma se chiediamo ad un giapponese o ad un indiano chi è Dante le probabilità di avere una risposta saranno chiaramente molto minori (e probabilmente più risposte positive sull’elettrone). D’altra parte quanti considerano una “grave ignoranza” non conoscere il Mahābhārata? Conoscere un costituente fondamentale di tutta la materia che ci circonda (la stessa qui e in India o Giappone) è quindi più “internazionale” (e unisce di più le culture diverse, direttamente). E questo non è tanto importante in sé (ovvero non c’è una classifica di importanza sull’estensione geografica delle conoscenze) ma perché andando in profondità sull’uguaglianza di un elettrone in Italia e in India si superano con disarmane semplicità tanti di quei preconcetti e tante di quelle divisioni culturali che stanno avvelenando i nostri giorni.
Ma ancor di più, dire che una “particella” non rappresenta la nostra cultura è anch’essa una trappola, lasciata da chi occulta le scoperte scientifiche come qualcosa in perenne bilico tra la magia e la tecnica. Perché la scienza è parte integrante della cultura, occidentale e umana, e, come diceva Claudio Magris alcuni giorni fa, gli intellettuali sono coloro i quali trasmettono il sapere, qualunque esso sia.
Per concludere, cambiare secoli di dominio culturale (inteso non tanto come predilezione dell’insegnamento letterario, ma soprattutto come non identificazione dell’ignoranza scientifica) non è cosa che si fa in pochi giorni, ma questo non deve essere un alibi per cercare di diffondere la cultura scientifica, magari con l’aiuto un Benigni dell’elettrone. Perché con il progresso della scienza si sta assistendo anche ad un sempre maggiore distacco della scienza dalla società e una ignoranza che è facile preda di “approfittatori” del dubbio che riescono a mettere sullo stesso piano il “dubbio scientifico” con le posizioni a-scientifiche, come avviene per esempio in USA dove l’insegnamento del creazionismo (mascherato come intelligent design) si vuole da tanti far diventare obbligatorio e addirittura sostitutivo dell’evoluzionismo (e la differenza semantica della parola teoria tra scienza e linguaggio quotidiano aiuta questo equivoco).
E perché magari grandi incomprensioni culturali e religiose tra popoli forse possono trovare un seme di salvezza proprio nel piccolo elettrone.
domenica 22 maggio 2011
La bellezza del ciclismo
E' iniziata la stagione dei grandi giri, finalmente. Giro d'Italia e Tour, che ci accompagnano da maggio a luglio, segnando il passo dei pomeriggi pigri d'estate, al caldo delle strade verdeggiandi, col mare e tra i monti.
Il ciclismo è bello vederlo perché viaggia ad un ritmo naturale, sale e scende, passa città, montagne, attraversa fiumi e costeggia spiagge.
Bello e tranquillo.
Il ciclismo è bello vederlo perché viaggia ad un ritmo naturale, sale e scende, passa città, montagne, attraversa fiumi e costeggia spiagge.
Bello e tranquillo.
giovedì 19 maggio 2011
Pagelle elettorali
Il voto è passato da oramai alcuni giorni, ma volevo aspettare per fare un commento più a freddo e con tutti i dati disponibili.
Sarà un commento "sospeso" però, perché penso che si dovrà e potrà parlare in modo definitivo solamente dopo i ballottaggi.
Complessivamente non ci si può lamentare, l'onda lunga del centro-destra e della lega sembrerebbe arrestarsi. Anche se non si deve cantare vittoria mai troppo presto.
Allora prendendo gli attori in campo, possiamo provare a fare una sorta di "pagelle elettorali", sulla falsa riga di quelle calcistiche (per le percentuali mi baso su quelle nei sei capoluoghi di regione).
PD. Gioca in difesa e regge. Il crollo napoletano era probabilmente atteso e probabilmente meritato, nonché un sintomo di "sanità elettorale". Se un'amministrazione si comporta male è sano che venga punita. Altrimenti se si vota solo sugli schieramenti si formano classi di impuniti, che non servono (anche perché non mancano). Come contro-prova, possiamo anche dire che vince bene dove governa bene. E un candidato non spigliato come Fassino ha dalla sua un blocco che è ben visto. Questo è il vantaggio ma anche il limite del PD di Bersani: sostituire un "blocco" al leader. Un blocco "tranquillo", nella tradizione del PCI emiliano. Con i suoi pro e i suoi contro. Infatti lo fa diventare una sorta di "PDS meno S" che fa il regista del centrosinistra ma non è l'unico a giocare la partita. Da notare positivamente che a Milano è il primo partito alla pari con il PdL. Chapeau.
SeL. Il suo dato è amplificato mediaticamente da Pisapia, che poi si è candidato alle primarie come indipendente. Se andiamo a vedere i suoi voti oscillano tra il 4 e il 5% anche dove presenta un candidato (tranne a Cagliari dove arriva al 7% e Bologna dove però si presentava con una lista civica che arriva al 10%). Astutamente però gioca il ruolo del centravanti di rapina, un po' l'Inzaghi del centrosinistra.
IdV. Come per SeL Pisapia, per l'IdV è De Magistris a Napoli ad amplificare i risultati del partito di Di Pietro. Per un certo verso il risultato di Napoli è ancor più dirompente perché De Magistris batte il PD. Dovremmo ricordare che il doppio turno serve anche a questo, ovvero a fare le veci delle primarie (cosa che in Francia avviene naturalmente, sia a destra che a sinistra spesso si presentano più candidati). Se però vediamo i risultati delle liste sono molto deludenti. Anche a Napoli non superano l'8%, mentre altrove sono marginali. Una sorta di ala destra genio e sregolatezza, mancano di continuità, si direbbe.
Altri di sinistra. Si sta un po' riformando quella galassia composita di formazioni minori della sinistra (i cespugli dell'Ulivo si chiamavano un tempo), che certamente nelle elezioni amministrative trova terreno fertile. Ma anche se Verdi e federazione della sinistra riescono a rimettere il naso dentro le televisioni, non credo andranno molto lontano. Loro è il ruolo di raccattapalle, direi.
PdL. E' un tracollo, finalmente. Non vanno mai oltre il 28% (a Milano, che per il PdL è una sconfitta), è chiaro che il partito è in stato confusionale. Si potrà salvare solo se vince ai ballottaggi, altrimenti anche i soldi del patron rossonero non potranno convincere tutti a restare sulla barca che affonda. Ma appunto bisogna che prima prendano il colpo dei ballottaggi, e mai vendere la pelle dell'orso ...
Lega. L'onda lunga sembra arrestarsi. Come per il PSI nel '92, pensavano di fare il pieno e recuperare i delusi del PdL e invece ... Certo per loro bisognerebbe analizzare i dati nei tanti comuni e province del nord. Però è chiaro anche dal comportamento immediatamente successivo al voto del politburo leghista che la delusione è stata cocente.
Terzo po(l)lo. Sopravvalutato. Prima e dopo. Vogliono giocare il ruolo dell'arbitro ma al massimo possono sedersi in tribuna. Marginali politicamente, sembrano poter sopravvivere solo nelle aree dove hanno un "rapporto col territorio" (che vuol dire tante cose ...) ben radicato (ovvero dove il sistema di potere DC ancora vige). Continuano a decidere di non decidere, ma è poi l'unica decisione possibile. Hanno avuto troppi pochi voti per poter giocare alcun ruolo. Rimandati dagli elettori al post-Berlusconi. Sempre che in quell'area saranno loro a raccogliere (quando mai sarà) il testimone.
Grillini (detti anche M5S). Avanzano anche se non sfondano come alcuni di loro pensavano. Benissimo a Bologna e in tanti piccoli centri, deludono a Torino e Milano, dove erano i primi a pensare in un risultato più eclatante. Sono comunque una realtà nuova e non meno rilevante quantitativamente del terzo polo, anche se nessuno ne parla né è possibile sentirli direttamente in televisione. Più li si emargina più crescono, come l'erba cattiva.
martedì 17 maggio 2011
Eletta!
mercoledì 4 maggio 2011
Quanto lungo sarà l'elenco?
Vedendo la trasmissione "La Grande Storia" di lunedì sera su Rai Tre che ripercorreva gli anni che hanno portato alla seconda guerra mondiale, anni di avvicinamento all'inevitabile se guardati con gli occhi di oggi, ho pensato a quante "guerre" e "conflitti" ci sono stati negli ultimi anni. Non so se questi verranno in un futuro messi in un unico filare dalla storia, ma intanto provo ad elencarli (sperando di non perderne troppi per strada).
1990-1991 Prima guerra del Golfo. Ristabilito lo "status quo".
1992-1993 Operazione 'Restore Hope' in Somalia. Fallita, la Somalia è tuttora nel caos.
1996-1999 Guerra del Kosovo. Separazione del Kosovo dalla Jugoslavia.
2001- ... Guerra in Afghanistan. Rovesciati i Talebani, insediato un governo tribale, la guerra è in corso.
2003-2010 Guerra in Iraq. Deposto Saddam Hussein, in Iraq si insedia un governo eletto molto instabile e debole.
2006 Terza guerra del Libano. Cessate il fuoco con forza di interposizione ONU.
2008-2009 Guerra di Gaza (o terza intifada). Cessate il fuoco e congelamento delle posizioni.
2011- ... Missione in Libia per bloccare Gheddafi.
Ovviamente mi sono concentrato solo nella zona medio-orientale e mediterranea, e non ho elencato gli atti terroristici, in primis l'attentato alle torri gemelle che è un momento sicuramente cruciale nella storia del nostro tempo.
Ne ho dimenticata qualcuna che possa essere messa in relazione?
martedì 3 maggio 2011
Se votassi a Milano
lunedì 2 maggio 2011
Osama in buona compagnia
Questa mattina (ora di Washington) il presidente americano ha annunciato l'uccisione di Osama Bin Laden (e questo penso non sia una novità che vi dico io ... è giusto una premessa). Non è passato molto che subito come al solito si sono moltiplicate le voci "Osama is not dead". Voci incontrollate e teorie del complotto che trovano in internet terreno fertile.
E allora, immaginiamo che sia così, come in tanti altri casi. Mi piace di conseguenza immaginare un luogo mitico (in Tibet magari) dove si ritrovano tutti i "not dead" della storia. Un consesso pieno di musica, terrore e rivoluzione: Jim Morrison, Elvis Presley, Michel Jackson, Adolf Hitler, Che Guevara. Me ne sono dimenticati altri? Mozart forse deve esservi morto di vecchiaia ...
Chissà se faranno amicizia.
domenica 1 maggio 2011
Esperimenti
Seguendo il principio chimico del "mettere tutto nel pentolone e dare 'na scardatina", invece di fare bombolotti con la ricotta (ma dovendo finire la ricotta) allora ho messo insieme in una padella unta con un velo d'olio un po' di cose: prima dei funghi champignon tagliati a fette, fatti saltare un po', poi ci ho aperto un uovo, ho mischiato uovo e funghi, e poi ci ho aggiunto un paio di cucchiaiate di ricotta. Per finire infine una spruzzata di parmigiano e una rimescolata.
Un buon mix :)
Un buon mix :)
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