Su Agoravox si può trovare un'intervista a Ignazio Marino.
Da incorniciare due risposte su lavoro, università e immigrazione.
Lei parla spesso di cultura del merito. Cosa significa questo per l’università italiana?
«Significa una regola molto semplice: se si compete per una posizione, questa deve andare a chi è più preparato. Io in famiglia non ho né medici né professori universitari, ma negli Stati Uniti ho avuto l’opportunità di arrivare a dirigere il più grande centro trapianti del mondo. In Italia questo non sarebbe stato possibile, restando qui potevo ambire, senza baroni o raccomandazioni, a fare il medico di pronto soccorso in un ospedale di provincia. Un lavoro duro e importantissimo, ma il problema sono le opportunità. Sull’università sono molto drastico: nel 1980 una legge pessima ha di fatto dichiarato professori a vita, con un maxiconcorso, quindicimila docenti. A vita, come il Papa. Bene, io dico: mettiamo in un database la produzione scientifica di questi quindicimila docenti, e chi in questi quasi trent’anni ha prodotto zero lo mandiamo in pensione».
Immigrazione: che cosa ha da dire il centrosinistra? Alle volte balbetta, altre sembra rincorrere la Lega sul suo terreno.
"Guardi, oggi presenteremo il progetto di legge Bonino per regolarizzare un certo numero di immigrati che non sono stati regolarizzati nonostante le leggi degli ultimi anni. Ci vogliono regole chiare e rigorose, ma lo Stato deve fare la sua parte. Io ho fatto l’immigrato per diciotto anni in America, non mi è mai capitato di dover andare col sacco a pelo alle due di mattino davanti a un commissariato a prendere il numeretto, o a sgomitare per riuscire a riempire i documenti la mattina alle nove. Noi dobbiamo accogliere le persone con rigore, ma dare loro la dignità che spetta a ogni persona e se qualcuno ha un posto di lavoro deve essere aiutato nell’avere anche le carte in regola».
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