Lunedì a Napoli è stato presentato il progetto del PD su Università e Ricerca, programma che si può trovare (e scaricare) in rete.
Il tema dell’Università e della Ricerca non è marginale nell’idea di Italia che mostra avere il Partito Democratico, come lo prova anche la grande attività di Marco Meloni e Maria Chiara Carrozza, rispettivamente responsabile nella segreteria e presidente del Forum su Università e Ricerca del partito. I due infatti, da soli o insieme, stanno girando l’Italia e non solo (si sono recati anche a Parigi, Bruxelles, Londra e Monaco di Baviera per incontrare tanti italiani all’estero che lavorano nelle università e nei centri di ricerca d’Europa), per spiegare come e perché il PD vuole dare centralità all’insegnamento universitario e alla ricerca.
Il programma presentato brevemente nel 2011 (ne abbiamo parlato in un precedente articolo
) è ora espanso e approfondito. Si parte da una constatazione, non solo
sul numero di iscritti, ma soprattutto su quanti sono beneficiari di un
aiuto: troppo pochi perché lo studio universitario sia veramente un
diritto. Rilanciare il diritto allo studio è infatti una delle
preoccupazioni principali. Ma più in generale ‘invertire la rotta’ è la
parola centrale del documento. Invertirla sul modo di garantire il
diritto allo studio ma non tanto quanto principio astratto (o peggio
terribilmente concreto nell’inutile e dannoso ‘diritto al diploma’) ma
perché si è consapevoli che l’idea per cui “non serve la laurea per fare
le scarpe” è alla base della spirale economico-industriale (perché
spirale culturale) in cui sta affossando l’Italia, il suo sistema
produttivo e più in generale la società. Traspare, finalmente, la
consapevolezza che l’Università del presente in Europa è ben diversa
dall’Università italiana dei ‘dottori’, o meglio dell’Università di
élite, e perciò bisogna fare proprio il senso dell’Università di massa,
che non esclude differenziazioni, al contrario: ‘dobbiamo scoprire la
differenziazione: l’università che forma un ampio numero di laureati non
è più la stessa di cinquant’anni fa’.
(continua su iMille)