lunedì 27 giugno 2011
TAV ?
Ora il nuovo fronte alla moda è quello dei no-TAV, e gira questo video di Travaglio che trovo sia pura propaganda privo di qualsiasi base logica, dato o argomentazione.
In ordine sparso dice: 1) la TAV non serve, senza dire perché; 2) gli appalti sono poco limpidi, il che non è un problema per l'opera in sé, è come dire che siccome qualcuno potrebbe lucrarci impropriamente, allora non facciamo nulla; 3) gli italiani sono contrari "a questo modello di sviluppo" e un referendum direbbe di no, non dicendo cosa intenda per questo modello di sviluppo (non chiediamo poi che ne proponga un altro, ognuno si tiene i prodotti che produce? torniamo in pratica all'epoca pre-commerciale?), né tantomeno basando su qualcosa la presunta contrarietà degli italiani all'opera pubblica (solo perché sarebbe un altro no a questo governo allora passerebbe con tranquillità?).
Ora, non conosco i dettagli dell'affaire per poter argomentare in modo puntuale sui pro e sui contro, ma ingenuamente noto che, per esempio, in Francia la rete di alta velocità ha praticamente soppiantato il trasporto aereo nazionale e ci si sta arrivando anche per i collegamenti con Belgio, Olanda e Germania. Con quel tunnel non si avvicinerebbero Parigi e Milano? Non diventerebbe un sostituto dell'aereo? Per gli ecologisti che protestano, allora al ferro preferiscono il cherosene? Dicono che non serve? Mah, io ho visto sempre tanti TIR al Monte Bianco e al Frejus, girano per le montagne per sport e lo farebbero anche con un sistema di trasporto merci basato sul treno?
Non so, nessuno, come al solito, utilizza argomenti logici e basati su dati, in particolare in questo caso gli oppositori. Che sono, ancora in ordine sparso, contro 1) perché sono contro Berlusconi, 2) perché non vogliono il cantiere sotto casa (un po' come quelli delle discariche), 3) perché fare un'opera pubblica porterà soldi a qualcuno illegalmente (ma il mio sospetto è che non gli piacerebbe neanche se questo profitto fosse cristallino e senza "turbative d'asta", per usare un termine che piace molto a Travaglio).
Insomma, probabilmente il mondo se ne frega se si fa o no la Torino-Lione. Perché la strada ferrata che dovrebbe collegare l'occidente con l'oriente del continente europeo può prendere anche un'altra strada. E l'UE ci risparmierebbe pure perché non darebbe i soldi all'Italia per fare una cosa che, nella migliore delle ipotesi, sarà pronta in un tempo doppio di quello impiegato mediamente dagli altri. Finché prendere l'aereo sarà relativamente economico i "no-tutto" continueranno ad essere sempre contro ogni cosa diversa dallo status quo. Poi si vedrà.
P.S. mentre scrivevo questo post mi segnalano questa serie di video tendenzialmente critici ma "critici razionalmente", che è già qualcosa. Anche se restano le mie perplessità strategiche.
Editorial Board
Mi hanno chiesto oggi di fare parte dell'editorial board di una di queste nuove riviste solo online della Hindawi che uscirà a breve (ISRN Physical Chemistry).
Ho accettato, vedendo anche chi ci stava. Sarà un lavoro di più di reviewing alla fine della fiera, ma una cosa da provare. Come da provare è il sistema di workflow diverso dall'usuale.
La rivista verrà lanciata a breve. Staremo a vedere.
domenica 26 giugno 2011
Il pallone del Milan!
Questo video impazza in rete. Ma avete notato che la tigre gioca con un pallone del Milan? (che distrugge al primo morso, ovviamente)
venerdì 24 giugno 2011
Referendum e voto degli italiani all’estero
Online ieri sul blog de iMille, oggi anche qui perché ero a fare degustazione di vini alsaziani ...
Ogni tanto in Italia compare lo spettro del voto degli italiani all’estero. Introdotto dal ministro del governo Berlusconi Mirko Tremaglia a partire dal 2006, con tanto di riforma costituzionale, lo si immaginava all’inizio come una riserva di voti della destra nostalgica, ma comunque di impatto marginale per le sorti della politica italiana. Poco più di un favore tra il nostalgico e folkloristico dato ad un ex-repubblichino. Nel 2006 invece divenne decisivo in Senato (paradossalmente a favore del centrosinistra), dove le sorti del governo Prodi erano tenute in piedi dal senatore indipendente sudamericano Pallaro. Infine, passando per lo scandalo del senatore De Gregorio, si è arrivati al “battiquorum” dei giorni precedenti i referendum di giugno. Infatti perché i referendum fossero considerati validi era necessario ottenere il 50% +1 di tutti gli aventi diritto, compresi gli italiani residenti all’estero. Naturale si direbbe in un paese sensato. Pericoloso invece per l’Italia, perché dei quasi 3 milioni di italiani residenti all’estero, una percentuale alquanto ridotta vota normalmente, tra il 20 e il 30 % a seconda delle consultazioni. E anche questa volta non si è smentita, con un’affluenza del 23%. Fortunatamente il voto degli italiani residenti in Italia è stato largamente superiore al minimo richiesto che la bassa affluenza degli italiani residenti all’estero non è stata decisive per le sorti della politica italiana. Facciamo notare che l’incidenza non è marginale su un referendum, se infatti prima del conteggio dei votanti all’estero, l’affluenza considerando solo i seggi in Italia era di circa il 57%, alla fine si è arrivati (contando quindi tutti) al 54,8 %, quindi più di due punti percentuali. Non vogliamo immaginare quale polemica si sarebbe scatenata se in Italia ci si fosse attestati al 51% (a prescindere dal caos generato sul quesito numero 3, per cui si è cambiata la legge quando le schede erano state già spedite e votate).
Ma ricominciamo con calma.
Per prima cosa, cosa e chi sono questi italiani all’estero? Sono, formalmente, gli iscritti all’AIRE, ovvero l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero. Non sono quindi studenti Erasmus, o chi va all’estero per alcuni mesi, di passaggio, per lavoro, per impegni personali. No. Questi per votare devono tornare in Italia. Sono quanti sono andati via dall’Italia per lavorare all’estero, non solo negli ultimi anni. Sono gli emigrati vecchi e nuovi. Ma sono anche i loro figli e i loro nipoti. Sì, sono tutti coloro i quali hanno, per diritto di sangue, la possibilità di acquisire un passaporto italiano. Anche come secondo (o terzo) passaporto. Sono quindi nella maggior parte dei casi persone che con l’Italia hanno principalmente un legame familiare o puramente amministrativo. La casistica è molto variata, ma principalmente pagano le tasse in un altro paese (come è giusto e normale che sia, perché le tasse si pagano dove si produce il reddito) che è quello in cui vivono e dei cui servizi hanno beneficio. Sono quindi cittadini italiani, alcuni con un solo passaporto (principalmente chi è andato via dall’Italia da meno di 10-15 anni), altri con due, alcuni che pensano (o sperano) di poter un giorno ritornare, altri che invece l’Italia non l’hanno mai vista se non nelle cartoline dei loro nonni che presero un piroscafo per Buenos Aires (o per New York o più in generale nei tanti porti, aeroporti e stazioni ferroviarie che hanno accolto gli emigrati italiani) quando quella parte del mondo era ricca e prospera.
Come e per cosa votano gli italiani all’estero? Il voto per politiche e referendum è gestito dai consolati per corrispondenza (diversamente avviene invece per le elezioni europee, dove i consolati organizzano dei seggi, e per gli italiani residenti in UE è possibile scegliere se votare per le liste italiane o quelle del paese di residenza, mentre per le amministrative è necessario recarsi in Italia), attraverso un meccanismo che è molto criticato, e giustamente perché suscettibile a frodi (e tentativi, di vario tipo, ce ne sono stati in passato, anche documentati). Infatti i consolati inviano per posta ordinaria i plichi contenenti le schede da votare, con le istruzioni, a tutti gli iscritti AIRE aventi diritto, i quali devono votarle e rimandarle sempre per posta. Un sistema semplice e facile, se però non fosse affetto da alcune carenze organizzative che possono poi avere un reale effetto sul risultato elettorale.
Per camera e senato gli italiani residenti all’estero eleggono un piccolo gruppo di deputati e senatori che, nell’idea del legislatore, non dovrebbero influire sulla composizione della maggioranza parlamentare. Infatti alla Camera i voti all’estero non rientrano nel conteggio che fa scattare il premio di maggioranza. Mentre al Senato è possibile che i senatori eletti all’estero siano decisivi, cosa avvenuta nel 2006 con lo stupore di tutti e che non è più successo. Il “parlamentare di tribuna”, o di rappresentanza non esiste nel nostro sistema e quindi tutti i parlamentari sono potenzialmente decisivi nella formazioni dei governi (è ovvio non esistono diversi tipi di parlamentari, né una camera delle rappresentanze territoriali con poteri diversi, come per esempio è il caso del Senato francese), e potrebbero ritrovarsi decisivi in questo finale di legislatura dove si rimescolano le carte tra maggioranza e opposizione.
Parliamo ora del caso dei referendum, dove è fondamentale raggiungere l’agognato quorum. Le buste vengono mandate per posta ordinaria, e quindi sono affette da tutti i problemi che possono risultarne, smarrimenti, ritardi, plichi che tornano indietro. Bisogna poi anche dire che gli elenchi dei consolati sono spesso poco aggiornati, sia per pigrizia dei residenti AIRE sia per lentezza amministrativa (ci vogliono alcuni mesi spesso perché risulti un eventuale cambiamento di indirizzo, per non parlare degli aggiornamenti dei deceduti). Quindi, mentre alle elezioni per il parlamento il voto degli italiani all’estero è difficile che sia determinante (ma non impossibile, l’abbiamo visto una volta), per i referendum è molto probabile sia de facto determinante. E lo è non nell’espressione del voto ma nell’affluenza che è il punto più dolente, sia per motivi “tecnici” (ovvero per come sono organizzati i consolati e come questi organizzano il voto), sia per motivi “politici”. Infatti, per quale motivo un residente all’estero da tanti anni si dovrebbe esprimere per una legge italiana? E questo lo dico non dal punto di vista di chi risiede in Italia, ma proprio di chi risiede all’estero. E ovviamente le generazioni più lontane sono ancor meno (e giustamente) saranno interessate a specifiche leggi italiane. E la bassa affluenza ne è una testimonianza.
Non riapriamo qui il senso del voto degli italiani all’estero, che sicuramente merita un approfondimento ulteriore. Ma vogliamo chiudere con una domanda. Perché chi vive in Argentina, e vi è magari anche nato (dico Argentina, ma potrebbe essere Australia, Germania, Svizzera, fate voi), può decidere se in Italia si fa o non si fa il nucleare, se l’acqua è pubblica o privata, o se i ministri possono eccepire un legittimo impedimento per non presentarsi ai processi, mentre l’argentino (o l’australiano, il tedesco, l’egiziano, il marocchino, il senegalese, continuo?) che vive e lavora in Italia, che manda i suoi figli alla scuola italiana, che beve l’acqua del rubinetto della propria città, che paga tasse nazionali e locali, invece non ha alcun diritto democratico?
Ogni tanto in Italia compare lo spettro del voto degli italiani all’estero. Introdotto dal ministro del governo Berlusconi Mirko Tremaglia a partire dal 2006, con tanto di riforma costituzionale, lo si immaginava all’inizio come una riserva di voti della destra nostalgica, ma comunque di impatto marginale per le sorti della politica italiana. Poco più di un favore tra il nostalgico e folkloristico dato ad un ex-repubblichino. Nel 2006 invece divenne decisivo in Senato (paradossalmente a favore del centrosinistra), dove le sorti del governo Prodi erano tenute in piedi dal senatore indipendente sudamericano Pallaro. Infine, passando per lo scandalo del senatore De Gregorio, si è arrivati al “battiquorum” dei giorni precedenti i referendum di giugno. Infatti perché i referendum fossero considerati validi era necessario ottenere il 50% +1 di tutti gli aventi diritto, compresi gli italiani residenti all’estero. Naturale si direbbe in un paese sensato. Pericoloso invece per l’Italia, perché dei quasi 3 milioni di italiani residenti all’estero, una percentuale alquanto ridotta vota normalmente, tra il 20 e il 30 % a seconda delle consultazioni. E anche questa volta non si è smentita, con un’affluenza del 23%. Fortunatamente il voto degli italiani residenti in Italia è stato largamente superiore al minimo richiesto che la bassa affluenza degli italiani residenti all’estero non è stata decisive per le sorti della politica italiana. Facciamo notare che l’incidenza non è marginale su un referendum, se infatti prima del conteggio dei votanti all’estero, l’affluenza considerando solo i seggi in Italia era di circa il 57%, alla fine si è arrivati (contando quindi tutti) al 54,8 %, quindi più di due punti percentuali. Non vogliamo immaginare quale polemica si sarebbe scatenata se in Italia ci si fosse attestati al 51% (a prescindere dal caos generato sul quesito numero 3, per cui si è cambiata la legge quando le schede erano state già spedite e votate).
Ma ricominciamo con calma.
Per prima cosa, cosa e chi sono questi italiani all’estero? Sono, formalmente, gli iscritti all’AIRE, ovvero l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero. Non sono quindi studenti Erasmus, o chi va all’estero per alcuni mesi, di passaggio, per lavoro, per impegni personali. No. Questi per votare devono tornare in Italia. Sono quanti sono andati via dall’Italia per lavorare all’estero, non solo negli ultimi anni. Sono gli emigrati vecchi e nuovi. Ma sono anche i loro figli e i loro nipoti. Sì, sono tutti coloro i quali hanno, per diritto di sangue, la possibilità di acquisire un passaporto italiano. Anche come secondo (o terzo) passaporto. Sono quindi nella maggior parte dei casi persone che con l’Italia hanno principalmente un legame familiare o puramente amministrativo. La casistica è molto variata, ma principalmente pagano le tasse in un altro paese (come è giusto e normale che sia, perché le tasse si pagano dove si produce il reddito) che è quello in cui vivono e dei cui servizi hanno beneficio. Sono quindi cittadini italiani, alcuni con un solo passaporto (principalmente chi è andato via dall’Italia da meno di 10-15 anni), altri con due, alcuni che pensano (o sperano) di poter un giorno ritornare, altri che invece l’Italia non l’hanno mai vista se non nelle cartoline dei loro nonni che presero un piroscafo per Buenos Aires (o per New York o più in generale nei tanti porti, aeroporti e stazioni ferroviarie che hanno accolto gli emigrati italiani) quando quella parte del mondo era ricca e prospera.
Come e per cosa votano gli italiani all’estero? Il voto per politiche e referendum è gestito dai consolati per corrispondenza (diversamente avviene invece per le elezioni europee, dove i consolati organizzano dei seggi, e per gli italiani residenti in UE è possibile scegliere se votare per le liste italiane o quelle del paese di residenza, mentre per le amministrative è necessario recarsi in Italia), attraverso un meccanismo che è molto criticato, e giustamente perché suscettibile a frodi (e tentativi, di vario tipo, ce ne sono stati in passato, anche documentati). Infatti i consolati inviano per posta ordinaria i plichi contenenti le schede da votare, con le istruzioni, a tutti gli iscritti AIRE aventi diritto, i quali devono votarle e rimandarle sempre per posta. Un sistema semplice e facile, se però non fosse affetto da alcune carenze organizzative che possono poi avere un reale effetto sul risultato elettorale.
Per camera e senato gli italiani residenti all’estero eleggono un piccolo gruppo di deputati e senatori che, nell’idea del legislatore, non dovrebbero influire sulla composizione della maggioranza parlamentare. Infatti alla Camera i voti all’estero non rientrano nel conteggio che fa scattare il premio di maggioranza. Mentre al Senato è possibile che i senatori eletti all’estero siano decisivi, cosa avvenuta nel 2006 con lo stupore di tutti e che non è più successo. Il “parlamentare di tribuna”, o di rappresentanza non esiste nel nostro sistema e quindi tutti i parlamentari sono potenzialmente decisivi nella formazioni dei governi (è ovvio non esistono diversi tipi di parlamentari, né una camera delle rappresentanze territoriali con poteri diversi, come per esempio è il caso del Senato francese), e potrebbero ritrovarsi decisivi in questo finale di legislatura dove si rimescolano le carte tra maggioranza e opposizione.
Parliamo ora del caso dei referendum, dove è fondamentale raggiungere l’agognato quorum. Le buste vengono mandate per posta ordinaria, e quindi sono affette da tutti i problemi che possono risultarne, smarrimenti, ritardi, plichi che tornano indietro. Bisogna poi anche dire che gli elenchi dei consolati sono spesso poco aggiornati, sia per pigrizia dei residenti AIRE sia per lentezza amministrativa (ci vogliono alcuni mesi spesso perché risulti un eventuale cambiamento di indirizzo, per non parlare degli aggiornamenti dei deceduti). Quindi, mentre alle elezioni per il parlamento il voto degli italiani all’estero è difficile che sia determinante (ma non impossibile, l’abbiamo visto una volta), per i referendum è molto probabile sia de facto determinante. E lo è non nell’espressione del voto ma nell’affluenza che è il punto più dolente, sia per motivi “tecnici” (ovvero per come sono organizzati i consolati e come questi organizzano il voto), sia per motivi “politici”. Infatti, per quale motivo un residente all’estero da tanti anni si dovrebbe esprimere per una legge italiana? E questo lo dico non dal punto di vista di chi risiede in Italia, ma proprio di chi risiede all’estero. E ovviamente le generazioni più lontane sono ancor meno (e giustamente) saranno interessate a specifiche leggi italiane. E la bassa affluenza ne è una testimonianza.
Non riapriamo qui il senso del voto degli italiani all’estero, che sicuramente merita un approfondimento ulteriore. Ma vogliamo chiudere con una domanda. Perché chi vive in Argentina, e vi è magari anche nato (dico Argentina, ma potrebbe essere Australia, Germania, Svizzera, fate voi), può decidere se in Italia si fa o non si fa il nucleare, se l’acqua è pubblica o privata, o se i ministri possono eccepire un legittimo impedimento per non presentarsi ai processi, mentre l’argentino (o l’australiano, il tedesco, l’egiziano, il marocchino, il senegalese, continuo?) che vive e lavora in Italia, che manda i suoi figli alla scuola italiana, che beve l’acqua del rubinetto della propria città, che paga tasse nazionali e locali, invece non ha alcun diritto democratico?
martedì 21 giugno 2011
Segnalazioni
Il dibattito che si sta generando qui è molto interessante, perché partendo da un caso specifico, si sta aprendo uno squarcio sui diversi modi di concepire il cosiddetto precariato in Italia e le sue soluzioni.
Interessante anche questa riflessione su onestà in politica.
Interessante anche questa riflessione su onestà in politica.
domenica 19 giugno 2011
Monti, rendite e non-giornalisti
Oggi su Rai Tre nella trasmissione in 1/2 ora, c'era ospite Mario Monti. Cristallino, chiaro, lucido, ragionevole, troppo anche per la media dei media (scusate il gioco di parole) italiani. E infatti la Annunziata spesso sembra non capire (per esempio quando parlano delle dimissioni di Bini Smaghi).
Ma ancora peggiore è per le domande che pone due volte e soprattutto per quelle che non pone, una su tutte. Monti dice più volte che per la crescita non ci sono solo provvedimenti di spesa ma soprattutto riforme strutturali. Rompere quelle rendite "di cui noi tutti beneficiamo", dice Monti non una ma più volte a proposito della finta e inutile (nonché dannosa) dicotomia tra il rigore di Tremonti e la riduzione delle tasse. Ecco, una domanda avrebbe dovuto fare a Monti, come direbbe lei "per far capire ai nostri telespettatori": ci può fare qualche esempio di quelle rendite che tutti noi abbiamo e che frenano l'economia e che dovremmo eliminare e perché eliminandole rilanciamo la crescita?
E invece nulla. Ma era prevedibile già dalla prima volta in cui Monti aveva menzionato la possibiltà di eliminare le rendite e così dare spazio ai giovani: la sua faccia, il suo storcere il naso e alzare il sopracciglio. Sarebbe stato andare fuori dai binari dello status quo giornalistico italiano. Ma sarebbe stato un paradosso perché chi si nutre delle rendite non può neanche lontanamente pensare di potersi tagliare il tubo che l'alimenta.
venerdì 17 giugno 2011
lunedì 13 giugno 2011
Referendum e la fine dei miti
Quando le urne dei quattro referendum si sono chiuse da quasi quattro ore, nell'attesa ancora di sapere quanti degli italiani all'estero abbiano votato (le operazioni sono ancora in corso a Castelnuovo di Porto), possiamo già dire con ragionevole certezza che il quorum è stato raggiunto (57% degli aventi diritto in Italia) e che il SI ha vinto in tutti e quattro i referendum.
Un secondo colpo al governo in poche settimane, dopo lo schiaffo delle amministrative. E questa volta viene dalla bocciatura direttamente da parte dell'elettorato (il "popolo" per usare la retorica pidiellota) di provvedimenti presi dal governo (ed è grottesco Maroni a dire che lui è sempre stato contro la privatizzazione dell'acqua, poiché fa parte di quello stesso governo che ha varato il provvedimento).
Possiamo poi dire che forse alcuni miti della cosiddetta seconda repubblica sono cascati, o quanto meno cominciano a vacillare.
1) Il mito delle televisioni come unico mezzo per la generazione del consenso e veicolo delle informazioni politiche, scavalcate da Internet e dalle molteplici fonti di informazioni che qui vi si possono trovare. Se è difficile sapere quanto abbia pesato pesato nella generazione del consenso, è innegabile che nei minuti successivi le ore 15 per tutti quanti le informazioni venivano dal sito internet del ministero dell'interno. Era quasi comico vedere l'inviata del TG3 leggere i dati su internet come noi a casa e ancor più comica la schermata che passava la TV: la stessa che si aveva sul proprio computer, solamente meno leggibile. Simbolico per una volta Rutelli che in diretta con il suo ipad batteva sul tempo le giornaliste televisive.
2) Il mito del popolo che sta con Berlusconi. Questa volta no. Questa volta è una maggioranza che ha detto no a Berlusconi, al suo governo e al suo modo di fare, sia in politica sia più in generale. Infatti è innegabile che il quesito numero 4 lo colpisce direttamente. Colpisce il suo modo di porsi al di là e al di sopra della Legge e quindi al di là della democrazia. E' colpito la sua visione unica del potere, dove nessuno è indipendente da chi è "unto dal popolo". E paradossalmente questo arriva attraverso lo strumento pricipe delle democrazie dirette, il referendum, ed è quindi un colpo assolutamente unico e distruttivo. E' la fine del mito dell'imbattibilità di Berlusconi.
3) Il mito del privato come panacea di tutti i mali. Questo mito nasce nella metà degli anni novanta ed è basato su un principio pratico: il pubblico non riesce a far funzionare i servizi, il privato lo farà meglio. Come conseguenza inevitabile di questo pensiero dominante (a destra come a sinistra) l'arrivo dell'alfiere del privato, Silvio Berlusconi "imprenditore di successo" (necessariamente tra virgolette). Un principio che è logicamente fallace e che con i referendum sull'acqua (e sui servizi pubblici) è stato sconfessato, anche per le esperienze fatte in materia negli ultimi venti anni. Anziché dire che ciò che il pubblico non è capace di gestire è meglio darlo in gestione ad un privato (che si è visto non arrivare da Marte, ma essere parte della stessa cricca e formare la stessa rete affaristica, con in più un aumento dei prezzi) esiste l'opzione di un controllo pubblico delle aziende pubbliche. Se infatti una cosa non funziona è forse meglio migliorarla anziché farla funzionare ugualmente male e pagare pure di più. Al di là dei "dettagli" è il mito della liberalizzazione senza si e senza ma che viene a finire. Ora vedremo se si riuscirà nel passo successivo, ovvero quello della valutazione della classe politica e amministrativa in base alla sua efficienza e non per blocchi granitici (ideologici si direbbe con la vecchia retorica della seconda repubblica). Questa sarà la sfida più grande, perché sarebbe una prima volta assoluta per l'Italia.
Sono tre miti che cascano, che scricchiolano per essere più prudenti, miti che avevano segnato un'epoca che sta forse, lentamente, duramente, tramontando.
domenica 12 giugno 2011
Votanti alle 12 città per città
Una domenica di "batti-quorum", e allora mentre il Ministero degli Interni riporta per le 12 un buon valore di affluenza totale (11,64%), vediamo quali sono gli elettori più mattinieri e quali i più pigri tra le più grandi città capoluogo di regione (fonte sempre il Ministero degli Interni.
La palma dei più mattinieri va a Firenze, che con il suo 18.27% stacca Genova (17.17%), Venezia (16.98%) e Bologna (16.98%).
Si sfata il mito per cui i milanesi sono civici e mattinieri. Infatti se l'affluenza più bassa si ha a Palermo (9.77%), Milano dorme quasi quanto sotto il sole di Sicilia e con il 10.14% è battuta (in virtuosità) anche da Napoli (10.45%). Di poco superiori alla media poi le altre città, nell'ordine Roma (13.43%, e poi dicono che i romani sono pigri!), Cagliari (12.73%), Torino (12.31%) e Bari (12.26%).
Poi bisognerà capire quanti hanno votato di noi aventi diritto all'estero. Io l'ho fatto appena arrivate le schede. Ma il ministero non fa sapere nulla sul numero di votanti esteri, non hanno neanche la finestra apposita (ce l'hanno sui risultati, SI/NO ma non sull'affluenza). Ma non si dovrebbe già sapere?
venerdì 10 giugno 2011
Etty
Ho finito ieri notte di leggere un libro per il quale un solo attributo sarebbe riduttivo, ovvero Diario (1941-1943) di Etty Hillesum.
Non voglio scrivere una recensione né raccontare cosa si trova in queste pagine. Gli occhi di Etty, che inevitabilemente diventa da subito un'amica in carne ed ossa, ci guardano e ci chiedono di parlare con lei (la foto è la stessa che campeggia dalla copertina dell'edizione Adelphi).
Etty inizia a scrive il suo diario riflettendo sul suo privato e sui suoi sentimenti ma è costretta forzosamente a passare dall'intimo al pubblico, senza però mai perdere il filo di se stessa. Anzi, più il mondo intorno a lei la stringe più lei parla e nutre la sua più intima interiorità. E così contrappone all'odio che i nazisti facevano crescere lentamente, subdolamente ma inesorabilmente nell'Olanda occupata, sia tra agli olandesi che tra agli ebrei, la sua anima chiara, la sua "fedeltà".
Perché, come ci lascia scritto, Per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia, e colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare.
Etty ci ricorda tante cose, tanti orrori che sono sempre dietro l'angolo nella natura umana. Pendii e strade scivolose che possono intraprendere tutte le società umane, anche inconsapevolmente, spinte da dimenticanze, egoismi, paure.
Etty però a quasi settant'anni dalla sua morte ad Auschwitz resta non solo viva ma diventa sin dalle prime pagine una parte di noi, un'amica appunto.
martedì 7 giugno 2011
Aniene
Eravamo orfani da tanti anni, pochi minuti nella speranza che siano preludio a più grandi e nobil imprese
lunedì 6 giugno 2011
Sulla RAI (profetici su DSK tra l'altro)
Perché ci rendiamo conto di cosa si trasmetteva in rai trenta e passa anni fa.
E ora si polemizza per Santoro, Travaglio, Vauro e compagnia ...
Dunque a tutte le donne che non hanno paura né delle responsabilità né delle emozioni sconvolgenti non rimane che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario ...
E ora si polemizza per Santoro, Travaglio, Vauro e compagnia ...
Dunque a tutte le donne che non hanno paura né delle responsabilità né delle emozioni sconvolgenti non rimane che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario ...
Cometa Rossa
Cercando un brano evocativo, ho ri-trovato questo fantastico brano degli Area, cantato in greco. La traduzione non servirebbe perché la musica, la voce, il ritmo basterebbero ed avanzerebbero, ma sentite:
Apri le mie labbra, aprile dolcemente.
Aiuta il mio cuore.
Cometa cuci la bocca ai profeti.
Cometa chiudi la bocca e vattene via.
Lascia che sia io a trovare la libertà.
Non credo servano commenti. Giusto notare come si possono trovare in rete esibizioni degli Area sulla RAI. Che neanche tra vent'anni ...
p.s. non c'è bisogno di ribadire quale cantante straordinario sia stato Demetrio Stratos
Apri le mie labbra, aprile dolcemente.
Aiuta il mio cuore.
Cometa cuci la bocca ai profeti.
Cometa chiudi la bocca e vattene via.
Lascia che sia io a trovare la libertà.
Non credo servano commenti. Giusto notare come si possono trovare in rete esibizioni degli Area sulla RAI. Che neanche tra vent'anni ...
p.s. non c'è bisogno di ribadire quale cantante straordinario sia stato Demetrio Stratos
Changes
E' di oggi l'annuncio di Changes, la festa del cambiamento che si terrà dal 15 al 17 luglio ad Acquapendente, nella riserva naturale del Monte Rufeno (in provincia di Viterbo), dove sicuramente andrò.
E allora non può non venirmi in mente questo brano degli Area:
"guarda avanti non ci pensare/ la storia viaggia insieme a te"
E allora non può non venirmi in mente questo brano degli Area:
"guarda avanti non ci pensare/ la storia viaggia insieme a te"
sabato 4 giugno 2011
Tennis in TV
Saranno stati dieci anni che non vedevo una finale di tennis in TV, dagli anni 80-90 quando passavano il tennis in chiaro sulla Rai, i tempi di Lendl, Wilander, Edberg, Becker, di Chang che irrise il cecoslovacco. Pomeriggi passati al caldo della cucina, sulla sedia a poltrire, un caffé, un succo di frutta.
Poi sono venuti gli impegni ma soprattutto il tennis è scomparso dalla TV in chiaro, relegato ai canali a pagamento. Questi giorni, sfruttando un po' di tempo e di riposo per il ponte dell'ascensione e che in Francia il Roland Garros lo passano in chiaro, il dolce colore della terra rossa è ritornato a popolare i pomeriggi. Meno caldi e meno afosi di quelli di un tempo, conosco meno i nomi dei giocatori (tranne i tre dominatori dei tornei maschile e l'italiana Schiavone che sta soffrendo contro la forte Na Li), ma ugualmente appassionanti e rilassanti al tempo stesso.
Ma almeno la nazionale ...
Come al solito ieri ho dovuto vedere la partita dell'Italia da internet. Non perché non abbia un abbonamento, qui in Francia pago Free per avere i tre canali della Rai (e in più da poco è comparsa anche la mitica Telenova), ma perché gli avvenimenti sportivi vengono quasi sempre criptati (come molti telefilms americani).
Perché la Rai ha i diritti solo sul territorio nazionale, mi si dice. Va bene, la Formula Uno, o la finale di Champions la fanno anche sui canali francesi, ci posso stare. Ma le partite della nazionale di calcio no. E i diritti non sono già Rai? (come per il Giro, che per fortuna invece passa senza problemi).
Non potrebbe la Rai mandarci almeno le partite della nazionale? Noi Free la paghiamo proprio per avere la Rai ... Non mi pare molto difficile, né credo dispendioso (come può essere per le manifestazioni cui la Rai deve comprare i diritti da qualcun altro). Anche perché su internet indovinate chi ho visto? La Rai!!
venerdì 3 giugno 2011
Battaglia ambientale
Ieri sera è comparso, come già altre volte, il professor Franco Battaglia a difendere "scientificamente" le ragioni pro-nucleare. Il professor Battaglia ha la caratteristica di presentarsi come esperto tecnico-scientifico sull'argomento della gestione dell'energia. Allora sono andato a cercare informazioni su di lui in rete, per capire quali siano le sue competenze scientifiche e il suo curriculum.
Risulta professore associato all'Università di Modena, nel dipartimento di Ingegneria, cattedra di Chimica Ambientale (CHIM/12 CHIMICA DELL'AMBIENTE E DEI BENI CULTURALI). Ottenere queste informazioni ufficiali non è facile, però. Il sito diretto risulta "bucato" (da hacker ambientalisti?) e quindi bisogna andare sul sito del personale dell'Università di Modena e cercare "Battaglia Francesco".
Da qui risulta il suo curriculum accademico che riassumo brevemente. Si laurea in Chimica a Catania nel 1979 e poi vola in USA dove consegue un dottorato in Chimica Fisica (quindi è proprio un collega) all'Università di Rochester nel 1985. Al suo attivo troviamo articoli sulle migliori riviste internazionali (ovvero quelle dove si passa il cosiddetto "referaggio") di chimica-fisica (Journal of Chemical Physics, Journal of Physical Chemistry, Surface Science) in quel periodo (anni 80).
Diventa quindi (conseguentemente al suo curriculum) ricercatore in Italia in chimica fisica teorica all'Università di Roma II nel 1984 e professore associato nella stessa specialità prima all'Università della Basilicata (1987-1995) e poi a Roma Tre (1995-2000). In questo periodo la sua attività sembra spostarsi sempre più verso gli aspetti didattici, essendo autore sia di libri per ricercatori, come per esempio Fundamentals of Chemical Physics insieme a T.F.George edito Kluwert, che per studenti, come Fondamenti di Chimica Fisica, edito da CEDAM (qui si possono trovare i suoi titoli principali anche di quel periodo).
Quindi una onesta carriera nella chimica fisica teorica, che è quella "cosa" che studia come avvengono i processi molecolari elementari attraverso modelli matematici (per dirla in poche parole).
Nel 2000 poi l'illuminazione: diventa associato in Chimica Ambientale e si sposta a Modena. Allora sono andato a cercare le sue pubblicazioni scientifiche in materia, sia prima sia dopo del suo passaggio di cattedra, magari è riuscito nel sogno di molti: unire i modelli teorici con le osservabili sperimentali macroscopiche di interesse sociale. Purtroppo però non sono riuscito a trovare molto di più, per ora, che libri editi da 21mo secolo, la cui scientificità è curiosamente introdotta da Berlusconi, Belpietro, Brunetta (e questi libri non sono sottoposti ad alcuna peer-review, se c'è una casa editrice che li pubblica sono pubblicati, senza alcun controllo "scientifico") e alcune pubblicazioni della NIPCC, ovvero l'IPCC dei "negazionisti" del cambiamento climatico (potete scaricare una sua presentazione qui). Pubblicazioni che possiamo definire "meno scientifiche" del suo periodo precedente e che sono tutte successive al 2000.
Ora, se ciò che va affermando in tv fosse corretto, le pubblicazioni su Nature, Science, PNAS abbonderebbero. Io ancora non sono riuscito a trovarle.
Battaglia su JCP
Grazie ad una segnalazione arrivano informazioni su Franco Battaglia.
Su Journal of Chemical Physics si riportano tre sue pubblicazioni:
J. Chem. Phys. 88, 7066 (1988) ; J. Chem. Phys. 82, 3847 (1985) ; J. Chem. Phys. 80, 4997 (1984).
In due di queste risulta a Rochester, nella più vecchia a Roma, nientemeno che con due altri autori che conosco personalmente.
E probabilmente altre quattro (anche se su due non sono sicuro) su ACS.
Mi segnalano anche questa pagina dove trovare altre pubblicazioni, che provengono tutte dal suo periodo di Rochester (escludendo ovviamente i già citati libri con cotante introduzioni).
Resta il mistero sulla sua attività scientifica attuale (tutte si fermano agli anni 80) e soprattutto la sua pagina web attuale dell'Università di Modena. Per non parlare di come un chimico-fisico teorico (gente di cui non fidarsi, mi pare evidente, ci si annovera anche A. Merkel, per dire) sia diventato professore di Chimica Ambientale ...
p.s. se andate sul sito del personale dell'Università di Modena e cercate "Battaglia Francesco" lo trovate. Curiosamente questo link è bucato invece.
Su Journal of Chemical Physics si riportano tre sue pubblicazioni:
J. Chem. Phys. 88, 7066 (1988) ; J. Chem. Phys. 82, 3847 (1985) ; J. Chem. Phys. 80, 4997 (1984).
In due di queste risulta a Rochester, nella più vecchia a Roma, nientemeno che con due altri autori che conosco personalmente.
E probabilmente altre quattro (anche se su due non sono sicuro) su ACS.
Mi segnalano anche questa pagina dove trovare altre pubblicazioni, che provengono tutte dal suo periodo di Rochester (escludendo ovviamente i già citati libri con cotante introduzioni).
Resta il mistero sulla sua attività scientifica attuale (tutte si fermano agli anni 80) e soprattutto la sua pagina web attuale dell'Università di Modena. Per non parlare di come un chimico-fisico teorico (gente di cui non fidarsi, mi pare evidente, ci si annovera anche A. Merkel, per dire) sia diventato professore di Chimica Ambientale ...
p.s. se andate sul sito del personale dell'Università di Modena e cercate "Battaglia Francesco" lo trovate. Curiosamente questo link è bucato invece.
Presidente e Vita
Grazie alle repliche di "Parla con Me" ho visto questa fantastica intervista con Ciampi che mi ero perso (ero in USA credo).
Beh se non l'avete vista, vedetela, e se l'avete vista, rivedetela.
E' eccezionalmente senza parole.
Beh se non l'avete vista, vedetela, e se l'avete vista, rivedetela.
E' eccezionalmente senza parole.
giovedì 2 giugno 2011
Battaglia misterioso
E' già la seconda volta che in uno pseudo-dibattito sul nucleare a difender la causa nuclearista si presenta il fantomatico professor Franco Battaglia. Al suo attivo presenta due libri, "Energia nucleare? Sì, per favore" e "L'illusionde dell'energia del sole", la cui autorevolezza è sicuramente nelle introduzioni, che hanno le firme rispettivamente di Renato Brunetta (il ministro deseparecido della pubblica amministrazione) e di Silvio Berlusconi (nientepopodimenoché).
E nelle trasmissioni prova ad atteggiarsi a grande scienziato. Allora sono andato su internet dove è molto facile in genere trovare i CV degli scienziati. Curiosamente sul sito dell'Università di Modena la sua scheda è irraggiungibile (bucata da qualche attivista ecologista?). Riesco però a trovare qualche informazione su un sito, dove si legge che ha conseguito una laurea in Chimica e un PhD in Chimica-Fisica. Un collega quindi! Solo che non si capisce in quali Università abbia studiato ... Poi leggo che "ha fatto ricerca" (una tipica vaga espressione italiana che può celare qualsiasi cosa) in giro per il mondo, tra cui i prestigiosi Max Planck di Gottingen e la Columbia University.
Allora mi dico, vado su ISI Web of Knowledge - Web of Science (per accedervi serve un account accademico che abbia l'accesso) e cerco le sue pubblicazioni in Chimica-Fisica, o selezionando quelle dell'Università di Modena (di Battaglia F ce ne sono tanti nel mondo, bisogna selezionare). E quante ne trovo di Franco Battaglia? zero ... né in Chimica né in Fisica, eppure lui dice di aver scritto dei libri di fisica (la fonte è sempre quel sito). E' pure professore di Chimica Ambientale ...
Lo chiedo senza polemica. E' possibile trovare qualche informazione ufficiale sul sito dell'Università di Modena? E' possibile sapere se le sue pubblicazioni scientifiche vanno oltre quelle la cui autorevolezza è data da chi ne ha firmato le introduzioni?
Gigino la polpetta
Alla fine bisogna che ringrazi l'altro Gigino per avermi fatto conoscere questo grandissimo personaggio. Impottante.
Statistiche (4)
Passato un mese, aggiorniamo le statistiche globali sugli accessi a questo blog.
Firefox (-1%) ed Explorer (+1%) continuano il loro testa a testa come sistema operativo, ora sono entrambi al 40%, con Explorer che si riporta in vantaggio di 19 accessi (era stato scavalcato un mese fa). Chrome e Safari restano invariati all'8 e 6 % con Opera che guadagna un punto ma resta molto lontano e marginale (2%).
Riguardo i sistemi operativi, Windows è largamente in vantaggio con il 77%, stabile rispetto ad un mese fa, come anche il Mac (15%). Anche per gli altri (Unix 4%, Linux 1% e iPhone 1%) non si registra nessuna differenza.
Per finire, gli accessi per provenienza geografica. Sempre prima largamente l'Italia (ovvio, il blog è in italiano ...), con 1.736 visite, seguita da lontano dalla Germania (797). La Francia al terzo posto si avvicina al secondo (672) e tiene a bada degli scalpitanti Stati Uniti al quarto (625). Segue poi il chiaro regno dei BOT ...
Firefox (-1%) ed Explorer (+1%) continuano il loro testa a testa come sistema operativo, ora sono entrambi al 40%, con Explorer che si riporta in vantaggio di 19 accessi (era stato scavalcato un mese fa). Chrome e Safari restano invariati all'8 e 6 % con Opera che guadagna un punto ma resta molto lontano e marginale (2%).
Riguardo i sistemi operativi, Windows è largamente in vantaggio con il 77%, stabile rispetto ad un mese fa, come anche il Mac (15%). Anche per gli altri (Unix 4%, Linux 1% e iPhone 1%) non si registra nessuna differenza.
Per finire, gli accessi per provenienza geografica. Sempre prima largamente l'Italia (ovvio, il blog è in italiano ...), con 1.736 visite, seguita da lontano dalla Germania (797). La Francia al terzo posto si avvicina al secondo (672) e tiene a bada degli scalpitanti Stati Uniti al quarto (625). Segue poi il chiaro regno dei BOT ...
mercoledì 1 giugno 2011
Il lupo perde il pelo ...
Giusto ieri avevo commentato la stagione calcistica di serie A, commento oggi ripreso ad av.
Ma questo prima dell'ennesima bufera sul calcio-scommesse. Che riguarda soprattutto la serie B, ma non risparmia la serie A. Brescia-Bologna e Inter-Lecce sotto osservazione. E chissà che anche altre ...
Di che parlarne questa estate, di che rifare classifiche, promozioni e retrocessioni.
Insomma la solita bufera estiva.
Anti-comunismo ?
Forse che con vent'anni di ritardo, finito il comunismo sia finito anche l'anti-comunismo? Come dice Giulio Cavalli, forse la sinistra sta "nel controllo di consumo di suolo, nell’obbiettivo dell’uguaglianza sociale, nel dovere di costruire opportunità, nel diritto ad un lavoro (in sicurezza), nelle leggi come modello di convivenza civile, nell’ambiente come eredità da conservare e nella trasparenza delle proprie azioni."
Qualcosa che non spaventa come i cosacchi in piazza San Pietro.
Qualcosa che si può scegliere liberamente, che si controlla e si alterna. Ad una destra che sta ancora anni luce però da una destra non anti-comunista.
Qualcosa che non spaventa come i cosacchi in piazza San Pietro.
Qualcosa che si può scegliere liberamente, che si controlla e si alterna. Ad una destra che sta ancora anni luce però da una destra non anti-comunista.
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