sabato 16 ottobre 2010

Dottori di massa

Oggi su Repubblica c'è un articolo di quelli che vanno molto di moda, dove si denuncia qualcosa di molto "all'italiana" (nell'accezione negativa e un po' buffonesca del termine). E questo articolo porta la firma "illustre" di Umberto Eco, noto per i suoi romanzi ma anche membro dell'accademia italiana da moltissimi anni. "Il paese dei dottori laureati al parcheggio" (il titolo dell'articolo) ha un forse unico punto di interesse, che è nella conclusione: "in Italia si diventa dottore tre volte, una volta dopo tre anni, l'altra dopo due e l'altra ancora dopo tre o quattro." Per il resto però denota una arretratezza e ignoranza della società (nonché dei sistemi esteri, per la Francia si riferisce ancora a quello in vigore 20 anni fa ...) che è preoccupante non tanto per l'illustre semiologo, ma perché è impossibile pensare di migliorare una situazione critica partendo da presupposti sbagliati. La maggiore carenza di Eco è quella di non aver metabolizzato il passaggio dall'Università aristocratica (quella da lui frequentata negli anni 50) all'Università di massa (quella del mondo occidentale nel XXI secolo). Oltre a quella di denotare una certa ignoranza (o meglio assoluta autoreferenzialità) quando descrive i corsi precedenti al 3+2 che non erano tutti di 4 anni, anzi Ingegneria, Architettura, molti corsi di Scienze erano di 5 anni (e quindi qui il 3+2 si sarebbe potuto applicare sic et simpliciter senza grandi cambiamenti), per non parlare di Medicina.

L'Università degli anni 50 aveva pochi studenti (pochi andavano al liceo, pochi studiavano, era una società meno scolarizzata) e quindi pochi professori. I "laureati" costituivano naturaliter l'élite della società. In un contesto dove l'analfabetizzazione era ancora elevata chi aveva una laurea era ovviamente parecchie spanne sopra. Viveva in un mondo diverso, come fa Eco ancor oggi.
Solo che la società è (fortunatamente) cambiata. L'obbligo scolastico ha aperto le scuole superiori a tutti e il diritto allo studio ha spalancato le porte dell'università che, oramai da più di 20 anni, è un'università di massa. Tanti studenti e tanti professori. Il "livello", per dirla come i nostalgici, del laureato medio è più basso? Giusto e normale se si hanno più laureati. Inevitabile. Come succede in tutto il mondo.
Il problema, casomai, non è quello di avere laureati medi con conoscenze minori (anche se è un esercizio intellettualmente disonesto misurare il livello di cultura con i canoni degli anni 50) ma è quello di livellare tutti su uno standard.
Nei paesi occidentali, ognuno in modo differente, seguendo la cultura e l'evoluzione storica di ogni società, il passaggio da università d'élite a università di massa è avvenuto differenziando i curricola e differenziando i luoghi. Un po' ovunque questo ha voluto dire Università (o equivalenti) per "pochi ma buoni" e Università per gli altri, con vari livelli di difficoltà, in modo da differenziare l'offerta e dare di più a chi vuole studiare di più ma dare comunque qualcosa che è meglio dell'ignoranza a chi vuole studiare "normalmente".
Mantenendo invece un "sistema unico" o si mantiene alta la barra creando un problema sociale (quello dei fuoricorso storici, per esempio, o dell'abbandono) o si abbassa la barra perdendo la possibilità di creare laureati che possono (e lo fanno molto bene per ora) competere con i migliori degli altri paesi occidentali.

Non guardare quindi al passato, ma interpretare la realtà di oggi, la sua evoluzione e non restare intrappolati. Per questo l'unica cosa sensata è il paradosso dei tre dottori. Nel mondo si è dottori dopo il dottorato perché il dottorato è il vero titolo che genera l'élite. Ma non tutti possono accedervi. Quando avremo il dottorato di massa dovremo inventarci un altro modo per selezionare le élites, ma magari quando verrà quel momento starò a pontificare come il vecchio Eco di quanto erano più bravi i dottori di ricerca degli anni 2000.

martedì 5 ottobre 2010

Nobel to Edwards

Dopo aver letto le solite polemiche sulla "pseudo" stampa italiana ieri è stato bello leggere a colazione la notizia del Nobel a Edwards come è riportata sul New York Times.
In prima pagina la notizia secca del Nobel con una foto.
In terza pagina i dettagli, su Edwards (che per esempio non è in grado di ritirarlo perché non è propriamente lucido) e sul suo collega con cui hanno realizzato la prima fecondazione assistita, morto anni fa e quindi poiché il nobel non si può dare postumo non è stato assegnato anche a lui, ma è diciamo un nobel morale.
Poi hanno riportato il perché ci hanno messo tanto tempo (quando in teoria il Nobel si fa per "scoperte" abbastanza recenti) e hanno detto che all'inizio c'è stata una discussione "etica". Proseguono dicendo che però oramai nessuno discute più su ciò e che la tecnica è universalmente accettata praticamente da tutti visti i risultati. In un inciso il fatto che giusto the Catholic Church ancora non l'accetta. Un minor details, ovvio.

Quando leggeremo le notizie riportate così anche su La Repubblica o sul Corriere, senza inutili dichiarazioni di Giovanardi, Buttiglione, Bertone e tutta la serie di incompetenti che ci si può immaginare (non so se i sopra citati hanno fatto dichiarazioni riportate dalla stampa, ma loro o chi per loro cambia poco) allora bisognerà stappare una bottiglia di Champagne, di quello buono.

domenica 3 ottobre 2010

Inter - Juventus

Un pareggio giusto. Partita giocata senza remore ma con attenzione da parte di entrambe le squadre. Juventus sempre più quadrata nel 442 (anche se i terzini lasciano a desiderare) e con i ritmi giusti dettati da Aquilani al centro. Inter padrona del campo ma alla fine poche volte pericolosa.

Julio Cesar 6.5. Poco occupato nel primo tempo, attento su alcuni tiri da fuori e asu un tiro ravvicinato di Quagliarella nella ripresa.

Cordoba 6.5. Rapido e puntuale. Attento e decisivo quando la Juve aumenta la pressione nel primo tempo. Esce per lasciare il posto a Santon.

Lucio 6. Soffre nel primo tempo, migliora nel secondo.

Maicon 6. Si vede poco nel primo tempo, nella ripresa si fa vedere avanti con più continuità. Sfiora il gol.

Chivu 6. A sinistra soffre Krasic e inizia ad innervosirsi. Meglio come centrale nella ripresa.

Sneijder 6.5. Distribuisce una grande quantità di palloni di prima, come sempre. Pericoloso anche su tiro da lontano. Non trova però l'assist risolutivo.

Cambiasso 6.5. Motore del centrocampo, è ovunque. Dietro a difendere e davanti a dialogare con l'attacco.

Coutinho 6.5. Molto pericoloso nel primo tempo, aiutato anche dalla vicinanza con Eto'o. Cala poi quando è messo a destra ma si riprende nella seconda parte della ripresa quando può dialogare con un Maicon che avanza.

Stankovic 6. Instancabile ma anche poco lucido nella ripresa.

Biabiany 6. Gioca una mezz'ora prima di uscire per infortunio. Mantiene bene la posizione cercando di entrare nel gioco di squadra.

Eto'o 6.5. Devastante quando riesce a penetrare nella ripresa. Cala un po' nel finale e non trova né il gol né l'assist vincente.

Milito 5.5. Entra a freddo e resta defilato per i primi 30 minuti. Ha poi alcune buone occasioni che non riesce a concretizzare.

Santon 6.5. A sinistra limita Krasic senza paura e si fa anche sotto con determinazione.

Benitez 6.5. Inizia senza Milito, con Eto'o centrale. Poi per l'uscita di Biabiany fa entrare Milito al centro con Eto'o sulla fascia. Ottima l'idea di spostare Chivu al centro della difesa e proporre Santon, che non lo tradisce. E' un'Inter che deve ancora migliorare se vuole vincere ma Benitez ha il coraggio di dare fiducia alle nuove leve, pensando anche al futuro della squadra.

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Storari 6.5. Sempre attento e puntuale su cross e tiri da lontano. Ottimo il riflesso sul colpo ravvicinato di Maicon.

Grygera 5.5. A destra soffre prima Coutinho e poi Eto'o senza mai farsi avanti. A destra nella ripresa gli arriva anche Maicon. Non ci siamo.

Bonucci 6. Soffre molto e deve ricorrere a dei falli che gli fanno rischiare il rosso. In crescita l'intesa con Chiellini.

Chiellini 6.5. Inizia timido, cresce poi nella ripresa guidando bene una difesa che riesce a lasciare la propria porta inviolata a San Siro.

De Ceglie 6. Difende senza troppo farsi avanti. In affanno quando entra Milito ma mantiene alta la guardia e non si fa pungere. Gioca solo un tempo.

Marchisio 5.5. Poco presente. Si fa trovare troppo spesso impreparato. Non aiuta neanche nella fase di contenimento quando nella ripresa Maicon e Coutinho prendono possesso della fascia.

Aquilani 6.5. Ritmi e passaggi giusti. E' l'orologio della squadra. Cala poi fisicamente nella ripresa.

Krasic 6.5. Dinamico e volitivo come sempre fa soffrire (e innervosire) molto Chivu nel primo tempo (sue le azioni più pericolose nella prima frazione di gioco). Nella ripresa Santon gli prende le misure e finisce in calando.

Melo 6. La guardia di Aquilani.

Iaquinta 6.5. Ovunque nel primo tempo, sfiora il gol.

Quagliarella 6. Appannato nel primo tempo vicino a Iaquinta, meglio l'intesa con Del Piero, sfiora il gol.

Motta 6. Contiene per quel che può Eto'o.

Sissoko s.v.

Del Neri 6.5. La Juve non prende gol, e questo sarebbe da solo un grande risultato. La squadra inizia ad avere più fiducia e anche quando attaccata si difende e risponde, mantenendo sempre alto il pericolo. In progressione.