Per il 2010 iMille vogliono iniziare a metterci la faccia, iniziando da me ... (con risultati discutibili ...)
Qui trovate anche il testo da cui il video è liberamente tratto.
giovedì 31 dicembre 2009
mercoledì 30 dicembre 2009
Risate serissime
Mi hanno regalato il libro di Moni Ovadia "Lavoratori di tutto il mondo, ridete" che ho ovviamente iniziato subito (non me ne vorrà Francesco per aver interrotto il suo "Logica da Zero a Goedel").
Non voglio parlare del libro, ma di un aspetto cruciale che ho trovato nell'introduzione (anzi in quella che l'autore chiama "introduzione-provocazione").
"Il revisionismo anticomunista, molto in voga soprattutto nel nostro paese, è una delle pratiche di pensiero più squallide che circolino nella nostra poco edificante epoca. Questo demi-penser prende a calci un cadavere putrefatto con rabbioso accanimento perché l'obiettivo dei suoi calci non è il sistema del socialismo reale oramai decomposto. [...] Il vero obiettivo degli anticomunisti necrofili è un altro, ovvero il corpo vivo e pulsante delle conquiste sociali ed etico-politiche ottenute anche e soprattutto grazie alle lotte e ai sacrifici dei comunisti: sono i diritti dei lavoratori, i diritti delle minoranze, l'emancipazione degli umili e degli oppressi, la difesa degli sfruttati, la solidarietà ai popoli schiacciati da ogni forma di colonialismo e imperialismo."
Ecco se nel 2000 per riassumere chi sta dalla parte delle minoranze, chi ancora si indigna quando ci sono soprusi, angherie, di qualsiasi carattere, sociale (e mi viene in mente l'azione squadrista ad Eutelia), etnico (qui gli esempi oramai abbondano, dal poveraccio che cerca di vendere qualcosa al ricchissimo calciatore), sessuale (l'omofobia è un'onta che non si ha neanche il coraggio di ammettere, quasi volendo far finta che non esista), fino alla viltà del sopruso del ragazzo senza braccia trattato malissimo (come non si dovrebbe trattare mai nessuno, non essere in regola non giustifica mai comportamenti prevaricatori), si vuole usare una sola e semplice parole e se ci mettiamo d'accordo che questa sia "comunista", allora sarei fiero di essere chiamato comunista e di stare in buona compagnia di comunisti.
Il socialismo reale non esiste più e lo lasciamo ad altri.
Non voglio parlare del libro, ma di un aspetto cruciale che ho trovato nell'introduzione (anzi in quella che l'autore chiama "introduzione-provocazione").
"Il revisionismo anticomunista, molto in voga soprattutto nel nostro paese, è una delle pratiche di pensiero più squallide che circolino nella nostra poco edificante epoca. Questo demi-penser prende a calci un cadavere putrefatto con rabbioso accanimento perché l'obiettivo dei suoi calci non è il sistema del socialismo reale oramai decomposto. [...] Il vero obiettivo degli anticomunisti necrofili è un altro, ovvero il corpo vivo e pulsante delle conquiste sociali ed etico-politiche ottenute anche e soprattutto grazie alle lotte e ai sacrifici dei comunisti: sono i diritti dei lavoratori, i diritti delle minoranze, l'emancipazione degli umili e degli oppressi, la difesa degli sfruttati, la solidarietà ai popoli schiacciati da ogni forma di colonialismo e imperialismo."
Ecco se nel 2000 per riassumere chi sta dalla parte delle minoranze, chi ancora si indigna quando ci sono soprusi, angherie, di qualsiasi carattere, sociale (e mi viene in mente l'azione squadrista ad Eutelia), etnico (qui gli esempi oramai abbondano, dal poveraccio che cerca di vendere qualcosa al ricchissimo calciatore), sessuale (l'omofobia è un'onta che non si ha neanche il coraggio di ammettere, quasi volendo far finta che non esista), fino alla viltà del sopruso del ragazzo senza braccia trattato malissimo (come non si dovrebbe trattare mai nessuno, non essere in regola non giustifica mai comportamenti prevaricatori), si vuole usare una sola e semplice parole e se ci mettiamo d'accordo che questa sia "comunista", allora sarei fiero di essere chiamato comunista e di stare in buona compagnia di comunisti.
Il socialismo reale non esiste più e lo lasciamo ad altri.
venerdì 11 dicembre 2009
Concetti curiosi
La chimica, se ci si ferma a pensare un attimo andando al di là delle contingenze, è piena di concetti curiosi, bizzarri, la cui “essenza” resta sfuggevole, non solo per i “neofiti”. In genere ai “neofiti”, studenti o persone normali che hanno vaghi ricordi liceali della chimica, questi concetti hanno un alone misterioso, sembrano complicati, ma, anche se a fatica, raggiungibili. Il loro “non ho capito” è, per loro stessa ammissione, frutto di “ignoranza”.
Ma questi concetti, spesso, anche se raggiunti, poi sfuggono. Sfuggono tanto più quanto più una volta “capiti” non ci si ferma al primo livello di conoscenza.
Per non restare “vaghi”, ne prendo solo due, intanto. E senza alcun intento esaustivo. Voglio sono fissare alcune considerazioni “poco professionali”, per cui mi riservo invece più calma, diciamo (e un altro stile, forse).
1) L’equivalente. E’ una unità di misura, secondo le volontà iniziali, che si definisce variabile per ogni sostanza. Il concetto è che un equivalente di una sostanza A reagisce sempre con un equivalente di una sostanza B. Quindi un grammo-equivalente di A reagisce con un grammo-equivalente di B. Detta cosi’ è misteriosa, non si capisce. Già perché l’equivalente serve per non usare la calcolatrice (e infatti la IUPAC lo considera “obsoleto”), e da esso deriva la normalità, altra unità misteriosa. Ovviamente è una unità di misura che va contro il concetto fisico di “misura”, perché anziché fare rapporti tra masse, e quindi tra enti misurabili, si fissano i rapporti a uno e si “modifica la massa”. Qualcuno diceva che gli equivalenti (e la normalità) sono “concetti inutili nonché fuorvianti”. Resta forse un'affermazione vera e utile (ipsissimae res sunt, in hoc genere, veritas et utilitas), pero’ l'esistena e l'uso antico dell'equivalente è interessante se andando oltre la misteriosità del concetto, si pensa come sia stato (e sia) possibile comunque cambiare il proprio sistema di riferimento, anche quello più vasto dell’impianto “tradizionale” su cui si basa la fisica.
2) L’elettronegatività. Questo concetto è anch’esso “prototipico”. Qualcuno (non lo stesso di prima) la definiva “fantasia”. E si, l’elettronegatività rispecchia la fantasia chimica che cerca di ridurre la “complessità” (insolubile) quanto-meccanica per le molecole a oggetti facili con cui lavorare. Anche qui c’è una “distorsione” fisica, meno evidente rispetto agli equivalenti. Si assegnano dei numeri agli atomi, che cercano di rispecchiare le proprietà della densità elettronica di sistemi a molti corpi come le molecole (sistemi che hanno Hamiltoniani non separabili e quindi equazioni di Schroedinger associate non risolvibili analiticamente). E poi si cerca di considerare questi sistemi come decomposti in sotto-sistemi più semplici, assumendone poi l’additività e l’invarianza. Da certi punti di vista il contrario dell’equivalente. Mentre prima si fa variare tutto in funzione delle situazioni, qui si cerca di lasciare tutto uguale indipendentemente dalle situazioni.
Ma questi concetti, spesso, anche se raggiunti, poi sfuggono. Sfuggono tanto più quanto più una volta “capiti” non ci si ferma al primo livello di conoscenza.
Per non restare “vaghi”, ne prendo solo due, intanto. E senza alcun intento esaustivo. Voglio sono fissare alcune considerazioni “poco professionali”, per cui mi riservo invece più calma, diciamo (e un altro stile, forse).
1) L’equivalente. E’ una unità di misura, secondo le volontà iniziali, che si definisce variabile per ogni sostanza. Il concetto è che un equivalente di una sostanza A reagisce sempre con un equivalente di una sostanza B. Quindi un grammo-equivalente di A reagisce con un grammo-equivalente di B. Detta cosi’ è misteriosa, non si capisce. Già perché l’equivalente serve per non usare la calcolatrice (e infatti la IUPAC lo considera “obsoleto”), e da esso deriva la normalità, altra unità misteriosa. Ovviamente è una unità di misura che va contro il concetto fisico di “misura”, perché anziché fare rapporti tra masse, e quindi tra enti misurabili, si fissano i rapporti a uno e si “modifica la massa”. Qualcuno diceva che gli equivalenti (e la normalità) sono “concetti inutili nonché fuorvianti”. Resta forse un'affermazione vera e utile (ipsissimae res sunt, in hoc genere, veritas et utilitas), pero’ l'esistena e l'uso antico dell'equivalente è interessante se andando oltre la misteriosità del concetto, si pensa come sia stato (e sia) possibile comunque cambiare il proprio sistema di riferimento, anche quello più vasto dell’impianto “tradizionale” su cui si basa la fisica.
2) L’elettronegatività. Questo concetto è anch’esso “prototipico”. Qualcuno (non lo stesso di prima) la definiva “fantasia”. E si, l’elettronegatività rispecchia la fantasia chimica che cerca di ridurre la “complessità” (insolubile) quanto-meccanica per le molecole a oggetti facili con cui lavorare. Anche qui c’è una “distorsione” fisica, meno evidente rispetto agli equivalenti. Si assegnano dei numeri agli atomi, che cercano di rispecchiare le proprietà della densità elettronica di sistemi a molti corpi come le molecole (sistemi che hanno Hamiltoniani non separabili e quindi equazioni di Schroedinger associate non risolvibili analiticamente). E poi si cerca di considerare questi sistemi come decomposti in sotto-sistemi più semplici, assumendone poi l’additività e l’invarianza. Da certi punti di vista il contrario dell’equivalente. Mentre prima si fa variare tutto in funzione delle situazioni, qui si cerca di lasciare tutto uguale indipendentemente dalle situazioni.
Da non dimenticare
Tutte ste cose "serie", tra congressi, valence bond versus molecular orbitals e very heavy metals, il grande marco marfé, in arte marco :)
sabato 5 dicembre 2009
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