martedì 19 marzo 2013

"Rapporto morale"



Ieri, alla scadenza del mandato del segretario politico del circolo PD Parigi, si è svolta l'elezione per il rinnovo delle cariche. Compiuto questo lungo mandato, iniziato nel gennaio 2009, ho lasciato a nuovi e più motivati democratici. Tanto per capire quanto volubile sia l'Italia, in questo breve periodo ho visto passare due governi (Berlusconi, Monti) e tre segretari del PD (Veltroni, Franceschini, Bersani). Seguendo la regola delle Assemblee Genereali (AG) francesi, in qualità di presidente ho aperto la serata con un breve intervento, chiamato appunto "rapporto morale" che riporto di seguito. Ma i miei pochi lettori possono stare tranquilli, non mi ritiro a vita privata ...


Questo rapporto morale annuale che mi sto accingendo a tenere come Presidente dell’Associazione Democratici Parigi e del Circolo PD Parigi assume, per me, un valore diverso. Perché sarà il mio ultimo come presidente dell’Associazione e del Circolo. E’ venuto il momento di rinnovare le cariche e, come avevo annunciato già dall’autunno, non chiederò di rinnovare il mio mandato di presidente. I motivi sono tanti e dipendono sia da motivi locali sia nazionali sia, soprattutto, personali. E non credo siano poi interesse per molti.
Passo quindi oltre e vorrei essere breve, proponendo alcuni spunti che spero potranno indurre ad una qualche riflessine, spunti nati soprattutto dall’ultimo anno di attività. Spero di poter dare così il mio contributo per aiutare la navigazione nel futuro, che non sarà facile, vista la situazione politica in Italia e in Europa. Ma non voglio tediarvi con un lungo discorso. Proverò ad essere breve e mi limiterò a condurre un ragionamento usando quattro semplici parole.


1. Hybris. Pensare di essere i migliori, diversi, unici. Superiori ad altri e quindi perdere la testa per la propria tracotanza. E’ la hybris anche di chi si sente puro e immacolato. Ma la politica, come qualsiasi nostra attività sociale, dal luogo di lavoro al condominio, è sporcarsi le mani. Ho letto da qualche parte : ‘La giustizia non è il diritto, non è la legge, perché mentre la legge è uguale per tutti, la giustizia incontra l’altro nella sua singolarità e nella sua differenza.’ Chi si sente puro non ha occhi per capire il mondo, resta nella sua torre ad emanare editti assoluti e terribili. Cerchiamo di guardare e, per quello che possiamo, agire nel mondo che ci circonda spinti da ideali come Giustizia e Onestà, ma non confondendo la legge con la Giustizia, i regolamenti con le Regole; cerchiamo di non confondere un principio, che come tale è irraggiungibile nei fatti, con l’intransigenza che facilmente accompagna l’attuazione assoluta di un principio assoluto, intransigenza che non solo è lontana dal principio, ma, mentre ci fa credere di portarci molto vicino al principio, ce ne allontana. E’ la tracotanza che può farci perdere nel senso morale dell’azione politica. Un tema molto scivoloso e molto più difficile di quanto potrebbe sembrare. Come abbiamo provato con difficoltà a barcamenarci tra questi difficili scogli non lo so. Sarà ad ognuno di noi provare a rifletterci. E cercare di tenerlo a mente per il futuro.

2. Società Civile. Guardiamo come anche al livello nazionale le associazioni si sono trasformate : da parallele alla politica, da luogo dove si agisce nella società per la società e per l’azione, a qualcosa di molto più commisto con il potere. Questa commistione è parzialmente un elemento positivo che ci dovrebbe anche far riflettere su possibili strumentalizzazioni dell’azione sociale a fini personali. Se abbiamo parlato e visto usare partiti come taxi, rischiamo forse nel futuro prossimo di trovarci con associazioni usate come taxi. E dall’eccesso di professionismo della politica si rischia di passare all’altro eccesso di ‘uno vale uno’, che mi sembra piuttosto “uno vale l’altro”, all’improvvisazione, alla banalità del cittadino. Poi ho paura che si rimpiangeranno tra non molto le ‘intelligenze irpine’. Non è facile proteggersi dalla scure della semplificazione, dal manicheismo inevitabile che si manifesta quando si esasperano e si esagerano i sensi delle cose e delle parole. Quando si è esasperati poi inevitabilmente si esaspera. Quando la società è in crisi si cercano facili capri espiatori. A volte non del tutto incolpevoli, lungi da me difendere certa classe politica, ma questa andrebbe sostituita con una classe politica parimenti (se non più) professionale, abile, consapevole. E il venire da un’associazione, da una parte di realtà non è detto che sia a priori garanzia. Gli ultimi venti anni dovrebbero avercelo insegnato.

3.Sirene. Sono le sirene della « democrazia diretta » e i subdoli pericoli che ne sono celati. Guardiamo la storia dell’uomo, senza la superiorità supponente di uomini di un presente inopinatamente diverso. Guardiamo i « cittadini Robespierre », i plebisciti napoleonici o gaullisti, il popolo e il peronismo, guardiamo qual è il risvolto dell’appellarsi direttamente al popolo senza la fatica delle mediazioni. Ecco, la fatica, lo studio, sono il contrario del tutto e subito, malattia che sembra essersi istallata in modo sempre più stabile e preoccupante nella vita pubblica italiana, dal piccolo al grande. Le riflessioni, gli studi, il saper attendere, preamboli inevitabili per azioni durature, sono faticose e l’impazienza dell’infinito presente non sembra volerle ammettere. Per questo bisogna avere il coraggio di saper aspettare, di ‘saltare un giro alle elezioni’ o di passare la mano, di guardare la realtà con occhio più distaccato, meno presi dalle contingenze. Lo stato di perenne urgenza, l’emergenza assurta a sistema, non sono condizioni che possono far nascere qualcosa di stabile e positivo. Dovremmo saperlo bene. Basta studiare la storia del passato recente o remoto. Basta scorrere le righe di chi prima di noi si è trovato in situazioni analoghe.

4.Europa. La politica italiana, l’abbiamo capito, purtroppo, è un navigare a vista di mese in mese, di settimana in settimana. Ci perdiamo a volte in ipotesi e complotti, in scenari e scandali. Ma dovremmo forse ritornare, ripensare ognuno di noi, il senso della nostra azione politica qui all’estero. Sarà sicuramente un senso diverso per ciascuno di noi. Una motivazione sicuramente importante, che è stata una delle motivazioni fondanti il circolo, è quella legata all’Europa. Spinti da un bisogno di politica come espressione tangibile di una cittadinanza europea ci siamo messi qui a fare politica per il PD all’estero. Cerchiamo perciò di uscire dalle piccole beghe italiane, e usiamo la nostra posizione favorevole per dare il nostro contributo alla creazione di uno spazio politico europeo. Le possibilità non ci mancano, con il PS e gli altri partiti socialisti europei qui presenti sta già cominciando un cammino che ci porterà alle prossime elezioni europee del 2014. Cerchiamo di farne un momento di costruzione di una coscienza politica socialista europea, ricordando (come ce lo ricorda la bocciatura del bilancio da parte del parlamento europeo) che non ci vuole meno Europa ma più democrazia in Europa e pedagogia sull’Europa.

Chiudo qui e faccio gli auguri al prossimo segretario, ne avrà bisogno per navigare in una stagione politica che non sarà facile né, temo, entusiasmante.