venerdì 28 settembre 2012

Con Changes. Perché sostengo la candidatura di Renzi.

Ho deciso di sottoscrivere insieme agli amici di Changes, molti dei quali sono i miei compagni di viaggio in questa mezza avventura politica dall'inizio come Ivan, Cristiana, Emanuela, Filippo, Valter, Emidio, altri li ho incontrati strada facendo, come Beatrice, Barbara, Alessandro, Lorenzo, Raffaella, questo documento di appoggio alla candidatura di Matteo Renzi alla guida del centrosinistra alle prossime elezioni di primavera.

Un documento che dice chiaramente quali sono le nostre motivazioni politiche e che quindi non ripeterò qui.

Voglio solo aggiungere delle motivazioni personali.

1) Non penso che esistano dei salvatori in politica, ma i leader sono piuttosto la manifestazione più semplice di un processo necessariamente complesso e articolato. Però ci sono, ci sono sempre stati e sempre ci saranno. E bisogna accettare la loro esistenza, cercando di ottimizzarla. Per definizione chi diventa (o cerca di diventare) un leader ha un carattere egoista e accentratore, altrimenti farebbe un altro mestiere. Necessariamente per poter comunicare deve semplificare. Ricordiamo i comizi di Obama che tanto osannavamo? Vi sembravano di profondi contenuti? No.

2) Non ho mai pensato che i "programmi dettagliati" abbiano un senso. Ma penso che quello che conta è la visione del mondo soggiacente.

3) Per finire con una motivazione più politica. Ho già detto perché non esiste uno spazio tra le due candidature all'interno del PD e credo che la visione del mondo dietro la candidatura di Bersani (e di tutto il gruppo dirigente del PD) sia poco proficua per l'Italia. E questo lo penso almeno dal 2009 (e anche prima).

Quindi non posso che sperare che Renzi possa dare una spallata a quel gruppo e a tutto quello che quel gruppo con il proprio immobilismo ha cristallizzato.

Troppo facile? Mah, a volte non bisogna poi fare grandi processi dialettici. Anche perché ad un certo punto (e questo punto è ora) bisogna decidere.

E ogni decisione è in un certo senso un "processo irrazionale".

mercoledì 26 settembre 2012

Gli sfidanti di Bersani e Renzi pensano allo statuto. Forse è vero che tertium non datur

Due miei post dei giorni scorsi sono stati uniti da Agoravox.it con un titolo che mi sembra molto pertinente (e magari intanto avranno corretto il latino ...)

martedì 25 settembre 2012

Valdo Spini ha molti amici online ...



Visto che il sondaggio online dell'Espresso lo vede poco sotto Bersani, con tutto il respetto per il buon Valdo ...

lunedì 24 settembre 2012

La scelta


Vorrei solo precisare, rispetto al post di ieri, che quando dico che non c'è spazio tra Renzi e Bersani non voglio necessariamente dire che bisogna scegliere Renzi.

E poi vanno precisati due soggetti che devono scegliere: gli esponenti del PD (e in particolare penso ai sedicenti "innovatori") e gli elettori/simpatizzanti/militanti.

Per i primi la scelta è quasi obbligata, a meno che (come fu per lo stesso Renzi e Chiamparino nel 2009) questi non stiano su una posizione forte di eletti direttamente ad una carica monocratica (sindaci, presidenti regione etc ...). Ho detto ieri perché non hanno una terza scelta e oggettivamente mi sono più concentrato sulle affinità con Renzi. Ovviamente va detto che una strategia politica corretta potrebbe anche prevedere il loro appoggio a Bersani: la compagnia da quelle parti è talmente vasta che .... Certo si scontrerebbero con i Giovani Turchi (e non solo), ma questo è un altro problema.

Per i secondi (elettori, simpatizzanti, militanti) ovviamente la scelta è meno forte. Si può anche non votare, non fare campagna per nessuno o farla senza troppa foga.

domenica 23 settembre 2012

Tertium non datur. Hic et nunc.


"Questo pomeriggio, a seguito di un incontro pubblico sulla valorizzazione del paesaggio italiano, ci siamo incontrati per discutere delle prossime primarie del centro-sinistra. La nostra convinzione e' che le primarie debbano essere una competizione di idee per governare l'Italia e non una gara di personalismi e sterili contrapposizioni. Lo richiede prima di tutto la situazione gravissima che sta vivendo il nostro Paese. Ma perché queste primarie siano un confronto vero, e' necessario che le loro regole siano discusse in modo trasparente e condiviso da tutti i concorrenti; per questo chiediamo che venga istituito un tavolo di elaborazione dello statuto delle primarie, aperto a tutti i candidati. E affinché le primarie diventino un laboratorio di idee per il governo del Paese e' necessario che in primo piano siano le politiche e i progetti per l'Italia e non i tatticismi di schieramenti precostituiti. Per questo, all'Assemblea nazionale del Partito Democratico del prossimo 6 ottobre daremo un segnale di unità e chiarezza. Stefano Boeri, Pippo Civati, Sandro Gozi, Laura Puppato"

E' il comunicato che hanno partorito quattro "innovatori" del PD, che, fino ad oggi, hanno annunciato ognuno separatamente di correre per le primarie. Non proprio tutti e quattro, diciamo tre e mezzo. Sì perché Boeri l'annunciò alcuni mesi fa (e poi da allora nessuno ne ha saputo più nulla), Laura Puppato l'ha fatto una settimanella fa, e Sandro Gozi pochissimi giorni fa. Pippo Civati invece ha fatto un mezzo passo. Quando qualcuno capirà che intenzione ha, potrà comunicarlo gentilmente al popolo? Sempre che a questo interessi qualcosa.

Qualcuno ha accolto con ottimismo questo comunicato, come finalmente il segno di un fronte comune. Io invece sono meno ottimista.

Al di là di tutto, infatti, mi pare che il "cuore" del loro messaggio sia in questo passaggio: per questo chiediamo che venga istituito un tavolo di elaborazione dello statuto delle primarie, aperto a tutti i candidati.

Cioè mentre Bersani e Renzi già duellano in campagna, loro si preoccupano dello statuto.  Mi spiace di essere un po' duro con persone che ho avuto modo di conoscere e che da un punto di vista personale sono sicuramente delle brave persone, ma qui sembra che siano usciti da una farsa della scuola DC. Già perché se veramente fossero andati alla scuola DC non si comporterebbero così, da travet della politica. Pensano ad un tavolo dello statuto. Una cosa sicuramente utilissima e di cui tutti sentivano la mancanza.

E' per questo che, non senza rimpianti, penso che oramai una terza candidatura interna al PD non abbia spazio, e non perché non esista uno spazio politico astratto ma perché non l'hanno saputa costruire in questi anni. Ora pensiamo che possano farla all'ultimo istante? E' proprio quella pratica dell'ultimo momento, tipica dell'italia, la cultura della non-pianificazione che sta mandando tutto a rotoli in Italia. E pensiamo che gente che non riesce a coordinarsi in quattro saprà fare qualcosa di buono?

Per questo concordo totalmente con chi dice: sono fuori tempo massimo. E per questo devono scegliere (già come i grandi, ne sono capaci?): Renzi o Bersani. Tertium non datur, appunto.

E penso anche che tutto questo spazio "politico" non ci sia, per vari motivi. Cosa unisce, infatti, Gozi, Civati, Puppato, Boeri, e gli altri "innovatori" come Scalfarotto (con il quale condivido lo scetticismo sul comunicato dei quattro) Serracchiani etc ...? Il voler (giustamente) superare questa classe dirigente ma anche i pupilli della stessa, perché il metodo (quello dei perpetui e della loro perpetuazione per filiazione politica e/o diretta) è sostanza tante volte. E allora dove sta la distanza con Renzi? Mi direte, queste non sono "posizioni sui contenuti" è "pre-politica".

Andiamo a vedere allora. Senza dimenticare che non è tanto vero che il discorso del ricambio sia a-politco, perché come si seleziona una classe dirigente nel partito rispecchia anche che tipo di dinamiche nella società ha in mente il partito stesso, al di là di tante chiacchiere. Ma allora veniamo a questi benedetti contenuti (che non valgono di più in sé perché in astratto ognuno può dire più o meno tante belle parole, ma visto che va tanto di moda parlarne ...).

1) lavoro: Scalfarotto e credo anche Gozi sono sulle posizioni di Ichino (e con lui anche Renzi). Civati fa il tentenna e strizza l'occhio a sinistra come penso anche la Puppato. Serracchiani li segue. Quello che pensa Boeri non lo so. Come la maggior parte degli elettori credo.

2) diritti: Scalfarotto, Civati e Serracchiani sono abbastanza concordi, e credo anche la Puppato (e forse anche Boeri, ma di lui sappiamo poco in generale). Renzi su questo è molto più vicino a Bersani o quanto meno a tanti che stanno con Bersani (Bindi, Fioroni, Gentiloni, Letta, Marini etc ...).

3) europa: apparentemente tutto il PD è sulla stessa lunghezza d'onda.

4) politica industriale: non pervenuta su tutta la linea. A meno che non si pensa che l'idea di Fassina di foraggiare le industrie col denaro pubblico sia qualcosa di sensato. E sto parlando di un progetto di futuro industriale che tenga conto del mondo esterno. Una cosa seria e autocritica, insomma.

Voglio aggiungere che queste saranno primarie di coalizione, quindi oltre al PD (con quanti candidati non si sa), vanno considerati i suoi alleati. Ad oggi sembra siano tre a partecipare (anche se tutto resta molto, troppo vago): Vendola, che incarna quindi un'ala più a sinistra di Bersani; Tabacci (ma è sempre in lista?) e Valdo Spini. Direi che possiamo lasciare a questi ultimi due il diritto allo 0.x%, no?

Questo per dire che oggi bisogna mettersi tutti insieme se si vogliono veramente mandare via sia i perpetui e  dare anche un colpo ai "giovani sperimentati" che si apprestano a succedergli, nella più totale tradizione conservatrice della cooptazione. Un modo che è simile a quello del barone universitario che fa entrare il suo fido studente che è stato tanti anni ad aspettare, sottopagato, facendogli le fotocopie, portandogli a spasso il cane, sostituendolo gratis etc ... E' quel mondo che rispecchiano Bersani, Bindi e tutta la nomenklatura PCI-PDS-DS-DC-Margherita.

Se quindi vediamo le due società che possono sottendere le due candidature Renzi-Bersani (con tutte le critiche al sindaco di Firenze e non solo al segretario), allora pensiamo veramente che ci sia uno spazio terzo? Perché gli spazi politici non sono dei luoghi astratti, ma si costruiscono. Non l'hanno fatto, non sto a discuter perché, ma è così. La colpa è loro. Se invece di "travagliarsi" pensassero ad un accordo con Renzi per il dopo-primarie farebbero molto più il bene del PD e dei progressisti che stando a chiedere tavoli per le loro "grandi candidature" (di tutti separatamente poi, pensate quanto gongola D'Alema).

E infine, ci siamo chiesti perché mentre "di qua" si sta a discutere sull'esistenza di uno spazio politico terzo (discussione quasi teologica, oramai, che ricorda le dispute cristologiche dei primi secoli, ma meno appassionante e acuta), dall'altra parte nessuno si smarca? Stanno tutti tranquillamente dietro a Bersani: D'Alema, Veltroni, Fassina, Letta, Bindi, Turco, Gentiloni, Fioroni, Finocchiaro etc .... tutti d'accordo sui "contenuti" di cui sopra? Non direi ....

Moltiplicazione dei pani e distruzione della sanità

Da quanto leggo qui, la regione Lazio (quella che sarebbe fallita visto il buco sanitario se fosse una ditta privata) ha aumentato da 1 milione di euro l'anno a 14 (si QUATTORDICI) milioni di euro l'anno i soldi destinati ai gruppi consiliari (ovvero ai deputati regionali, si dovevano rimborsare una costosissima campagna elettorale, poveretti). E questo a TUTTI non solo al Pdl. Ce lo dicono oggi i giornalisti: ma dove stavano prima? e dove stava l'opposizione?

Ma questa è quella stessa giunta che chiude gli ospedali, riduce all'osso le prestazioni sanitarie, aumenta a dismisura i tickets tanto da far diventare non tanto più cara la prestazione privata (per cui non bisogna fare mesi di coda, cosa che per prestazioni sanitarie non è sempre il massimo). Certo il buco della sanità è così grande che uno o dieci milioni di euro rispetto al MILIARDO e più di euro non sono nulla. E chiaramente chi dice che "quei soldi poteveno andare alla sanità", dimentica la differenza di ordine di grandezza.

Però, la stessa giunta che deve fare queste riorganizzazioni (che sono un modo soft per dire tagli, inevitabili quando si ha certi debiti), come può pensare di avere l'autorità per farlo quando moltiplica per 14 i fondi per i partiti? E l'opposizione che ci stava a fare?

E non si lamentino dell'antipolitica: gli antipolitici sono loro.

sabato 22 settembre 2012

Te lo meriti Alberto Sordi


Non ho più parole. Le candidature dei ggiovani alle primarie del PD oramai escono come i funghi quando piove. Poi dopo un po' se ne perde traccia.

Aiutatemi, io per ora ho capito che si candidano, oltre a Bersani e Renzi: Vendola (o forse no), Tabacci, Boeri (o non più? boh), Puppato, Civati (o è stato solo mezzo passo?) e oggi anche Sandro Gozi. Brave persone, ma ho l'impressione che abbiano completamente perso ogni bussola politica.
Ognuno ha quello che si merita, d'altra parte. Era sicuramente meglio Alberto Sordi.

E Amedeo Nazzari è morto.

sabato 15 settembre 2012

Alla finestra?



Non so perché (o forse si ...) ma queste primarie del centro-sinistra (chissà se con il trattino o senza, una questione che era così importante alcuni anni fa ...) proprio non mi appassionano questa volta. Ora a Bersani e Renzi si è aggiunta Laura Puppato, oltre a Vendola e Tabacci che sembrano sempre intensionati a candidarsi.
Resta sempre il problema che non si capisce a cosa si candidano. E resta che l'idea renziana di mandare a casa tutta la generazione dei perenni perdenti (elettoralmente ma soprattutto politicamente) è seducente. E certo Laura Puppato, che è sicuramente un'ottima persona come dicono tutti quelli che la conoscono, è una candidatura che rischia di essere la solita candidatura di nicchia. Come ho letto da qualche parte: se vado a Roma a fare campagna per lei, la prima domanda cui devo rispondere è "chi è?". Come al solito, conosciuta agli addetti ai lavori ma sconosciuta ai più.

Sbaglierò proprio questa volta che forse la spallata al muro formato dai perenni cui si sono agganciati giovani vecchi e nostalgici di strumenti e assetti economici di quarant'anni fa può essere vincente grazie al sindaco di Firenze? Forse dobbiamo levarci il cappotto vecchio e non diffidare di chiunque mostri uno stile non dimesso ? Forse. Ma forse proprio perché il suo stile è aggressivo non trovo poi tanti stimoli per lanciarmi in un'ennesima campagna primaria. Soprattutto quando la "secondaria" generatrice di primaria appare anch'essa nebulosa e poco entusiasmante ...

Per Vedrò2012 - Sull’attrattività dell’Italia nella ricerca scientifica



Sono stato chiamato ad intervenire a Vedrò2012 a proposito dell'attrattività dell'Italia verso i cosiddetti "talenti" (non intesi come quelli di una famosa parabola né tantomeno un quartiere di Roma). Di seguito una versione scritta abbastanza fedele di quello che ho detto in collegamento via Skype da Parigi.

Il mio contributo alla discussione sull’attrattività dell’Italia verso i cosiddetti talenti si concentrerà qui esclusivamente su un aspetto : il campo della ricerca scientifica fondamentale, e principalmente quella accademica, visto che il nodo irrisolto degli istituti di ricerca richiederebbe un capitolo a parte e ci porterebbe fuori tema.
Per comprendere come agire per agevolare l’ingresso di personale non-endogeno (ovvero sia ricercatori italiani che lavorano all’estero sia ricercatori stranieri che vogliono stabilirsi in Italia), voglio prima individuare tre aspetti che considero i limiti principali dell’attrattività dell’Italia, in ordine crescente di importanza :

1) Salari, soprattutto per dottorandi, post-dottorandi e giovani ricercatori;

2) Familismo/baronismo, ovvero la logica della coda, dell’attesa. E la circolazione dei talenti è un fenomeno che si scontra con il principio dell’attesa;

3) L’indeterminazione, l’opacità dei metodi, ovvero la mancanza di organizzazione spaziale/temporale/modale.

Prima di discutere nel dettaglio i singoli punti, bisogna ben distinguire chi nel cursus accademico-scientifico è un ricercatore e chi invece è ancora uno studente. Oramai in Italia, come in Europa, è in vigore un sistema di diplomi triennale più specialistica biennale che consente l’iscrizione al dottorato. Quindi, un laureato quinquennale italiano (che solamente in Italia ha il titolo di dottore) è ancora uno studente se si iscrive ad un dottorato di ricerca : studia per diventare ricercatore. Ma anche al livello di studenti è necessario ed auspicabile la circolazione mondiale, e l’Italia si deve poter inserire in questi circoli virtuosi. Per questo è necessario che i percorsi universitari siano meno rigidi, in primis. Ma è anche necessario considerare gli studenti come una risorsa e quindi prevedere strumenti di supporto : alloggi per i più giovani, borse di studio adeguate a partire dal dottorato. Si deve concepire un sistema per cui i migliori studenti non debbano per sopravvivere avere necessariamente un supporto familiare. Questo dovrebbe valere come principio per tutti, ma diventa una necessità per gli studenti stranieri. E infine, bisogna che il sistema prospetti loro un futuro occupazionele che sia indipendente da aiuti familiari, non solo economici, ma soprattutto di conoscenze. Il sistema italiano basato sulla famiglia, come assistenza sociale e come ufficio di collocamento, non può valere per uno studente straniero di qualità. Se vogliamo attrarli dobbiamo riconsiderare la pretesa virtuosità del sistema familistico all’italiana.
Veniamo quindi a quelli che considero i limiti principali del sistema italiano all’attrattività verso l’esterno.

Salari. La barriera dei salari è un ostacolo soprattutto per i più giovani : dottorandi (e abbiamo già detto parlando degli studenti), ma soprattutto post-dottorandi e ricercatori neo-assunti. Qui troviamo una grande differenza con l’estero : mentre un professore universitario non ha problemi economici (né in Italia né altrove), un post-doc con i livelli di salari italiani ha difficoltà a sopravvivere. E lo stesso vale per i ricercatori. Se non si hanno salari che consentono di affittare un alloggio indipendente e sopravvivere non possiamo pensare di attirare « talenti » da oltr’Alpe.

Familismo/Baronismo. Quello che frena non è la « raccomandazione » in sé, perché tutti i sistemi si basano su raccomandazioni virtuose : il proprio direttore di laurea, dottorato, post-dottorato, dipartimento, raccomanda un proprio studente o dipendente per un posto scrivendo onestamente qual è la sua valutazione sul suo operato. Ma questo principio non si basa sull’attesa. Familismo/baronismo vanno accoppiati con la logica perniciosa della coda. Quel principio per cui si sceglie (spesso incosapevolmente, casualmente) la propria carriera accademica eventuale quando si fa la tesi di laurea. A quel punto si aspetta che chi è davanti temporalmente progredisca per poter a propria volta avanzare. Uno straniero rompe questo sistema. O meglio per poter entrare deve rompre il sistema e può, una volta assunto un ruolo decisionale, verosimilmente non riprodurlo. Può diventare un elemento esterno che non ragiona secondo la logica dell’attesa. Il sistema della coda, che tanto si critica a parole, è però molto più difeso nei fatti di quanto non si voglia ammettere. Quindi è bene che ci si rivolga questa domanda : siamo disposti a che qualcuno più bravo ci passi avanti per merito ? Un « precario della ricerca » accetterà mai che, quando quel posto per cui ha atteso facendo « mille sacrifici » (ovvero accettando di essere sottopagato e senza libertà scientifica anche a quell’età accademica in cui i propri colleghi stranieri coltivano mille collaborazioni ed elaborano nuovi progetti) sta diventando reale, venga invece poi dato ad un brillante ricercatore straniero (italiano o no) ? Il concetto di graduatoria permanente è pervasivo della società italiana. Chi non ha il posto direttamente da un concorso ma viene classificato in Italia è abituato a dover semplicemente aspettare. In Francia invece, per esempio, il CNRS (il Centro Nationale della Ricerca Scientifica), come anche le Università, bandiscono posti ogni anno, esiste uno o più vincitori (in base al numero di posti banditi) e una classifica molto limitata in cui vengono classificati quanti, pur non avendo il posto, hanno meritato. Questi però sono una scorta nel caso in cui il vincitore non dovesse accettare il posto dopo pochi mesi. Una volta che i vincitori hanno accettato questa classifica finisce e chi non ha vinto dovrà ripresentarsi ad un prossimo concorso, ripartendo da zero come tutti gli altri. Semplice e rivoluzionario.

Insicurezza spaziale/temporale/modale. Per mancanza di sicurezza intendo mancanza di organizzazione e certezza su come, dove e quando si può ottenere una posizione nel sistema accademico o della ricerca italiana. Sicurezza che è fondamentale per attrarre ricercatori dall’estero. La mancanza di informazioni certe è il primo problema : tutto si conosce principalmente per passaparola, non esiste un sito dove sono centralizzate tutte le informazioni né tantomeno un calendario unico con cadenza annuale. Non si sa poi né quando i concorsi vengono banditi né quanto durano. Un ricercatore straniero che vuole venire in Italia non lo farà certo come un questuante in attesa che il magnanimo principe gli elargisca il proprio favore. Dovrà programmare la propria vita personale e professionale. E dovrà anche sapere come avviene la procedura di selezione. Un esempio opposto a quello italiano è ancora il sistema francese cui il nuovo meccanismo di idoneità sembrerebbe essersi ispirato. In Francia infatti, le Università e il CNRS bandiscono i posti con cadenza annuale con un calendario chiaro e rapido (la procedura dura al massimo da natale a maggio), perché i vincitori di concorso possano prendere servizio a settembre (ottobre per il CNRS) o a gennaio per alcuni posti universitari. Una procedura che è sempre la stessa ogni anno. La mancanza di certezza e di chiarezza nelle modalità è chiaramente un freno a che ricercatori dall’estero (italiani e non) possano seriamente prendere in considerazione la possibilità di venire a lavorare in Italia.

Per cercare di contribuire a migliorare l’attrattività dell’Italia, quattro anni fa insieme ad altri colleghi in Europa, abbiamo lavorato con la deputata della circoscrizione Europa del PD l’On. Laura Garavini per confezionare quella che è poi diventata la proposta di legge PRIME, legge che tutt’oggi in commissione cultura alla Camera. Una proposta di legge nata sotto il governo Berlusconi che quindi che non poteva essere una rivoluzione totale, ma voleva mettere un seme nel sistema. Un progetto che è ancora attuale e che sarebbe facilmente collegabile con la riforma dell’Università (la cosiddetta « Riforma Gelmini ») e con l’accresciuto ruolo dell’European Research Council.

Per finire, a mio parere quello che serve è che i nuovi governi e i nuovi ministri non rivoluzionino tutto ogni volta perché non è di grandi cambiamenti e lunghi periodi di incertezza (e opacità) che ha bisogno il sistema universitario per aprirsi all’esterno, ma di organizzazione, di pianificazione e di poter scegliere, di poter esercitare il giudizio, un giudizio che non è necessariamente discrezionalità baronale ma è, e dovrebbe essere, responsabilità delle proprie azioni.

martedì 11 settembre 2012

Classifiche delle Università, tutto da buttare?

Ogni tanto i giornali riportano una nuova o aggiornata classifica delle Università del mondo e ogni volta si scopre che tra le prime 10 nessuna è italiana. Anzi ci si accorge che neanche tra le prime 100 si trova un’Università dl Bel Paese, come, ad esempio, riportato quest’anno dallo “Shangai Ranking” uscito proprio a mezz’agosto. Si direbbe apposta per ravvivare le pigre cronache agostane. In questa classifica, per trovare un Ateneo italiano bisogna andare alle posizioni 101-150 (solo i primi 100 posti sono assegnati ad una singola università, dopo si procede di 50 in 50) dove troviamo a pari merito l’Università di Pisa e quella di Roma “La Sapienza”.


Continua su iMille.

sabato 8 settembre 2012

Qualification vs Abilitazione



Pochi giorni fa ho parlato delle mediane. E con le mediane sembra essere partito il processo per l'abilitazione scientifica nazionale. Una novità che sta generando una grande fibrillazione in tutti i settori accademici italiani.

Più pigramente, perché più normalmente, in Francia proprio in questi giorni sta iniziando l'analogo processo di "Qualification" a Maitre de Conference (abilitazione che ottenni nel 2005) e a Professore. Un processo di cui si conosce già il calendario che è facilmente rintracciabile sul sito del ministero: pre-iscrizione entro il 25 ottobre, invio del dossier al CNU il 19 dicembre, risultati per fine febbraio per poter iniziare a postulare ai posti che si aprono nel marzo 2013.

Già la differenza tra un calendario chiaro e definito e uno molto più fumoso (qualcuno è riuscito a trovare un calendarietto facile facile, come sul sito francese ANTARES per l'abilitazione scientifica nazionale?) la dice tutta.

Qualcosa mi dice che seguiremo la differenza tra due sistemi apparentemente analoghi molto da vicino in questi mesi, e ci saranno non poche cose da dire ...

martedì 4 settembre 2012

Nebbia democratica



Dice bene Ivan, a proposito delle primarie. Tra chi? Per cosa? Come? Quando?

Non si capisce se la legge sarà l'attuale (quindi con coalizioni pre-voto e designazione del candidato presidente del consiglio) o sarà modificata. Sono 10 mesi oramai che dicono che il parlamento deve cambiare la legge elettorale. Ognuno ne dice una, ma per il momento non c'è nulla di fatto. Quindi Renzi e Bersani (più forse altri, Vendola? Boeri?) si sono candidati, ma per cosa?

Non è differenza da poco: con la legge attuale è quasi inevitabile costituire una coalizione pre-voto. Nel caso: con chi? Si definisce prima, durante o dopo le primarie? Altrimenti, se eliminano le coalizioni pre-voto, si primareggia per cosa? Per il conducator di un partito che probabilmente poi dovrà allearsi con altri dopo?

E quando si dovrebbero tenere? A ottobre (direi troppo presto)? A Novembre (per i morti ...)? Come regalo per Natale? Con la Befana? Tutto tace anche sui tempi. Ma come sempre in Italia tutto si sa all'ultimo.

E, infine, saranno primarie secche a turno unico (come sempre sono state fatte) o a due turni (come in Francia)?

Quest'ultimo è forse il problema minore (e si immagina che saranno come sono sempre state, ovvero a turno unico).

Resta la domanda: ma di cosa si parla?

Che ha la sua inevitabile conseguenza: non può appassionare di certo una competizione senza capire per cosa, tra il solito dato per vincente, triste, noioso, bolsito, ma forte della corazzata del partito e del sindacato e un outsider che non si capisce bene come possa e voglia muoversi nelle torbide acque delle confuse alleanze (o pseudo alleanze) che il PD di Bersani ha creato in questi anni.

Insomma, per questo nuovo anno politico si riporta nebbia democratica, al momento.