sabato 31 marzo 2012

In Dinkytown!



Sveglia alle quattro del mattino, preso il taxi per l'aeroporto poco prima delle 5, per fortuna perché era pieno di gente (ma dove vanno tutte queste persone all'alba di sabato?). Quindi coda per il bagaglio (imbarcato direttamente per Minneapolis), coda per la sicurezza, coda al gate ... le due ore per Denver le ho passate sonnecchiando. Poi un veloce cambio e un'altra oretta da Denver (dall'aeroporto si intravedevano le montagne rocciose innevate) per Minneapolis.

Qui c'era il sole la settimana scorsa, ora invece è nuvolo e freschetto. Ma senza neve. D'altra parte è pur sempre il Minnesota!
Ora mi aspettano due settimane nella cara vecchia Dinkytown!

La Jolla



Bene giornata libera, prima di partire per Minneapolis. Dopo aver visto e salutato Sergio a colazione (colazione amerecana, eggs benedict io, pancakes lui), ho preso un valido bus per University of California San Diego che sta a La Jolla, dove ho incontrato Francesco che è professore lì. Abbiamo mangiato e poi seguendo i suoi consigli mi sono fatto un giro, prima per il campus e poi per le spiagge dei dintorni. Che erano piene di gente che faceva surf o semplicemente il bagno, tra foche e pellicani.

E ora, aspetto Francesco per cena e approfitto del wifi di Starbucks per fare un "live blogging" dalla California. Oh yeah!

mercoledì 28 marzo 2012

Pensieri americani



E' vero, come mi dicevano, che gli USA mi mettono di buon umore. Sarà perché sono tutti gentili, sarà perché non vivo gli aspetti (che sicuramente esistono) negativi del sistema ma quasi solo quelli positivi, sarà perché sin dalla prima hostess o il primo stuart sono gentili e compagnoni (per non parlare dell'abissale differenza di educazione di base tra i camerieri americani e quelli parigini ...), sarà perché tante cose, ma insomma si ha sempre l'impressione che qui ci sia una vitalità che dalle nostre parti abbiamo dimenticato da troppo tempo.

Sarà poi perché alle conferenze ti può capitare di vedere un vecchietto, un po' curvo e con i capelli bianchi, che da solo si aggira in completo blu e scarpe da ginnastica alla ricerca del seminario che gli interessa, e magari fa qualche domanda da pari a pari e ... quel signore ha vinto il premio Nobel venti anni fa! (ci sono anche qui quelli pieni di sé, è ovvio, e non sono magari neanche il mio premio Nobel preferito ... anzi non sono proprio premi Nobel ...)

Così un po' per tanti motivi vengo sempre molto volentieri in USA. Welcome, come mi ha detto il poliziotto dell'immigrazione. Poi certo la California del Sud è anche un posto particolarmente felice, pensare che questi sono dei "giorni freddi" (hanno addirittura acceso una specie di camino nella hall dell'albergo) e ho detto tutto.

E anche le palme aiutano ...

domenica 25 marzo 2012

Welcome to United States, sir



Così mi ha detto lo stranamente cordiale poliziotto dell'immigrazione, dopo aver messo il mio bel timbretto "admitted" a Washington DC.

Un viaggio lungo, ma, tranne quei dieci minuti di perturbazioni nel bel mezzo dell'Atlantico tra l'Irlanda e Terranova, poco sotto l'Islanda, tranquillo e senza intoppi.
E anche la compagnia americana è stata buona (cosa non ovvia), avevano gli schermi individuali e il personale era molto cordiale.

Un aereo non tanto grande, 757, tre sedili per fila con solo due file. E poi immigrazione, recupero bagaglio, dogana e lì il momento "cruciale", lasciare il bagaglio per il re-check, nella speranza di ritrovarlo a destinazione.
Durante il secondo volo ho dormito praticamente sempre, sono circa cique ore tra Washington DC e San Diego California (perché l'America non è piccolina) e ho ritrovato la valigia all'arrivo.

Quindi tutto bene, dormo a Little Italy e prima di dormire mi sono rifocillato con una specie di panino con la mortadella (o meglio un insaccato simile).

Se penso che in Italia è mattino e qui ancora le dieci di sera ... mi viene solo molto sonno. Per cui vado a dormire che domani ho una giornata intensa.

Welcome to United States!

venerdì 23 marzo 2012

giovedì 22 marzo 2012

Teppista o complotto



Ora che è morto nell'assalto il (presunto) killer di Tolosa il tutto entra nel tritacarne presidenziale.

Per la sinistra è colpa della polizia che l'aveva nei dossier ma non l'ha sorvegliato come avrebbe dovuto (non dicono apertamente complotto, ma quanto meno si meravigliano di quanto il fatto sia capitato a fagiolo a favore di Sarko).

Per la destra è la prova invece che bisogna fare di più per i "teppisti" (voyou lo chiama Le Figaro) e quindi la cura Sarko-Guéant sarebbe l'unica giusta.

La questione della società francese e soprattutto dei giovani, di origine araba ma francesi, non si può risolvere con la gazzarra da campagna elettorale. E non si risolverà una questione sociale finché verrà affrontata unicamente sul piano elettorale, come purtroppo avviene in Francia da tanti anni oramai.

mercoledì 21 marzo 2012

Giornata della poesia: Mino Blunda



Oggi è la giornata mondiale della poesia. Alcuni la dedicano ad Alda Merini, nata oggi. Altri a Tonino Guerra, morto oggi.

Io voglio rivolgere il mio modesto pensiero a Mino Blunda. Drammaturgo, scrittore, anche poeta, nato a Trapani ma cresciuto a Paceco, di cui era originaria la famiglia. Lo voglio fare perché ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente, circa venti anni fa. Ero ragazzino, ad Erice c'era un fermento culturale grazie a "La Zattera di Babele", un eterogeneo collettivo, movimento, di teatro, performance, cultura che si diffondeva per le strade del borgo medievale grazie soprattutto al genio di Carlo Quartucci e che ha trovato anche Mino Blunda tra i suoi più fervidi protagonisti.

Mi ricordo di averlo incontrato nella sua casa ericina, una casa di pietra in un tipico cortile ericino, di quelli che ai giorni nostri sono praticamente vuoti, popolati solo da qualche gatto o qualche fiore, ma che una volta, quando mia nonna era piccola, erano stipati di cristiani. Dentro casa i libri si facevano largo ovunque, creavano delle pile che restavano in equilibrio per qualche miracolo, oppure sbucavano come cespugli tra i gradini, in ogni scaffale, su ogni ripiano. Mino Blunda, per me ragazzino un vecchio signore molto gentile che fumava saporitamente un sigaro smozzicato, ci raccontava proprio di Paceco, il suo paese natale giù nella vallata. Ricordo anche un radiodramma, che forse ci diede in omaggio.

Un anziano signore che purtroppo ci ha lasciato nel 2006. E per questo voglio riportare una sua poesia proprio su Paceco che ho trovato grazie alle infinite risorse della rete, intitolata Mi ricordo. Eccola:



Paceco – una scacchiera bianca e nera,
bianche strade di pietra cilindrata,
quattro chiese baronali a guardia.
***
Tetti, tegole muschiate, fazzoletti di terra,
alberelli di limoni, aranci una pergola,
panni stesi, carretti con le stanghe alzate.
***
Convento di san Francesco,
caserma dei Reali Carabinieri,
a cavallo in coppia percorrono
i feudi fuori Paceco.
***
Via XXVIII Ottobre – Municipio
locale a piano terra a destra,
il dazio: un piatto nero portalampada,
una lampadina maculata di cacatine di mosche,
una basculla, un tavolo una mazzetta di bollette.
***
Via Roma – seduti su un sacco vuoto
a gambe aperte sul pietrisco,
davanti telai triangolari cornici di rete metallica,
a riparare dalle schegge delle pietre stritolate
dalle mazze dello spaccapietre.
***
Una botte spartiacqua da un’asta forellata,
la macchina per cilindrare sale e scende
sul pietrisco compatta, frotte di ragazzini scappano al fischio ammonitore,
il guidatore occhialoni di latta e vetro regna.
***
Santo Rocco, quadrivio sgambato
sei e mezzo del mattino,
la corriera di “Bosco – Manzo – Scuderi”
trasporta venditori d’uova,
pionieri coperti da un panno.
***
Santo Rocco, sette e mezzo del mattino
l’autobus Ceirano,
grande cofano, grandi parafanghi, grandi fari,
si riempie di studenti affannati.
***
Via Roma: un torello zigzagando trotterella,
una lunga fune avvolge collo e corna,
Jacu Ciru Colletta, forzuto mascotte del paese,
bestemmiando tira e governa
l’avvio verso la macellazione settimanale.
***
Un biplano decollato
dal campo di aviazione di Milo
passa basso
all’abbeveratoio i carrettieri
trattengono gli animali inquieti.

Bambini di Tolosa



E' da questa mattina che le forze di polizia francesi assediano il (presunto) killer di Tolosa. Spero che lo catturino vivo, per tanti motivi: perché la polizia cattura e non uccide, perché non si ha bisogno di un martire, perché bisogna capire perché, perché bisogna capire come.

Nell'attesa, voglio solo riportare alcune frasi che una mia amica di fb ha scritto proprio oggi.

Qui la religione non c'entra assolutamente nulla. Questa è politica, della peggior specie. L'abbiamo già visto nel secolo scorso e si ripresenta ancora, quanto tempo ancora ci vorrà per chiamare le cose con il loro nome?
Questa bambina non rappresenta IL SIONISMO.
Questa bambina non rappresenta LO STATO OPPRESSORE DI ISRAELE.
Questa bambina non rappresenta LE BANCHE.
Questa bambina non rappresenta I COLONI ISRAELIANI.
Questa bambina non rappresenta L'ESERCITO ISRAELIANO.
Questi sono tutti squallidi paraventi che dei politici molto furbi stanno dando in pasto alla nostra annoiata e miseranda società europea per aizzarne di nuovo l'ANTISEMITISMO LATENTE. Perché sai che cosa rappresenta in realtà questa bimba per loro? Solo il nemico da distruggere, ovvero il POPOLO EBRAICO.
Ed è vero, quella bambina rappresenta proprio tutto il popolo ebraico. Non perché è piccola e bella, ma perché porta con sé quell'identità, come la portano gli altri due bimbi uccisi, e il loro maestro. Queste persone erano parte di una comunità globale (di religiosi e non religiosi) che ieri si è stretta intorno a loro. Ieri sera a Torino gli ebrei torinesi erano in sinagoga per i loro morti, in tutte le sinagoghe nel mondo ieri i rabbini hanno guidato la preghiera per le vittime di Tolosa, per queste persone che erano parte viva di una comunità che è ancora intesa in senso antico e fortissimo.
Nella lingua ebraica non esiste nemmeno la parola "religione", e questo dovrebbe dire qualcosa a coloro che sproloquiano e pontificano di un popolo di cui non hanno capito nulla.


Leggo in modo per fortuna solo indiretto che molti nella rete (e quindi anche nei pensieri della realtà) in un certo senso giustificano direttamente o indirettamente, subdolamente come ho visto in una vignetta di Vauro, l'accaduto, facendo una conta delle morti, usando la bilancia nazista che pesai i morti, che collega fatti e persone incollegabili.

E intanto aspettiamo sperando che lo prendano e che soprattutto chiariscano bene il contesto generale perché sia chiaro a tutti l'orrore e perché non si usi la "follia" per deresponsabilizzare la società dai suoi frutti.

LAMBE in TV !

Su Télessonne .... pare torneranno per riprendere anche i teorici ...


martedì 20 marzo 2012

Primavera?

Inizia oggi o domani la primavera? Essendo il 2012 bisestile perché non anticiparla?
In ogni modo, qui è insperabilmente bello (ora, cogli l'attimo!) e come non festeggiarla con il mitico Alberto Rabagliati?

A Firenze sarà sicuramente una più grande festa di colori ...

domenica 18 marzo 2012

Se Hollande fosse come Mélenchon ...



Mentre Hollande si prodriga in meeting un po' imbalsamati dentro teatri riempiti di dirigenti, funzionari e qualche militante, è andata in piazza oggi la sinistra "vera". Alla Bastiglia, ovviamente. Se in Italia le posizioni del PS ci sembrano "estremiste" (cosa sarebbe successo se uno avesse proposto di tassare i redditi sopra il milione di euro al 75% ?!) è perché non si conosce tutto quello che sta alla sua sinistra. Un mondo variegato che raccoglie più del 15% dell'elettorato (non proprio bruscolini insomma). E mentre cinque anni fa era il "postino" a prendere la ribalta mediatica, questa volta tocca a Mélenchon, leader del "Front de Gauche", formazione nata dalla fusione tra transfughi PS (tra cui lo stesso Mélenchon) e il morente PCF, che privo di leader carismatici (e quindi penalizzato fortemente nelle elezioni presidenziali) ha invece una capillare diffusione di militanti.

Mélenchon è su posizioni populiste di sinistra, per dirla breve. Riprende l'eredità dell'antieuropeismo sinistrorso (quello che contribuì non poco ad affossare il referendum del 2005 e se vogliamo forse esagerare, ma non troppo, l'Europa stessa come era stata concepita da Maastricht fino alla Costituzione) e infiamma l'elettorato popolare ma non solo. Coccola molto l'elettorato nostalgico, nostalgico della Francia ribelle, per esempio (che poi non ottenne mai nulla, se non Napoleone III e De Gaulle).

Quella sinistra cui sembra troppo "moscio" Hollande: "Se Hollande avesse la verve di Mélenchon sarebbe extra", titola Liberation. Il candidato socialista è sicuramente troppo sulle sue, troppo spocchioso potremmo dire, ma questo è normale nella classe politica francese formatasi nelle aule aristocratiche dell'ENA. Così ci si può rifugiare nella semplicità di un candidato di nicchia che, dato oltre il 10% al primo turno, come migliore obiettivo può avere solo quello di indebolire Hollande per far vincere Sarkozy.

As usual ...

p.s. si scrive Mélenchon ma si pronuncia Melanchon. SPQF.

Tra il martello e lo scudo (crociato)



Più si avvicinano le elezioni e più le fibrillazioni nel variegato mondo del centrosinistra (se questo termine ha ancora un senso) aumentano.
Dopo il caso di Palermo (ancora in stallo), e soprattutto le sue ripercussioni sul fatal dilemma "foto-di-Vasto-si, foto-di-Vasto-no", ci si sono messi pure Twitter e Holland a gettar zizzania nel PD.

Prima infatti Casini lancia in rete la famosa foto che vede Bersani, Alfano e Casini (quest'ultimo raggiante sfoggia un paio di bretelle rosse da far invidia a Ferrara) con Monti a far da cameriere. E così riprendono i rumors su la riproposizione di una grande coalizione anche dopo le elezioni del 2013.

Ieri poi ci si mette anche Holland, che accogliendo l'appoggio di Bersani (e quindi tutto il PD) provoca il risentimento di Fioroni e altri 14 deputati. Certo questi se non si risentissero sempre per qualcosa non avrebbero altro modo di far sapere al mondo la loro esistenza.

Ma che il PD sia entrando in una fase di smarrimento e che le forze centrifughe restauratrici stiano acquisendo sempre maggior vigore è indubbio. Aria di scissione? Più che altro di ritorno agli ovili, che diciamoci la verità, molti non hanno mai veramente abbandonato, al di là delle etichette, baste sentire i discorsi di tanti che confondono involontariamente PD con PDS. Come ha fatto ad esempio ieri una signora che diceva di ricordarsi la fondazione del circolo di parigi nel 2003. Al che io le ho fatto notare che nel 2003 il PD non esisteva, che noi ci siamo costituiti subito alla nascita del PD. Ma per lei non c'era differenza. Appunto.

Questa voglia di ritorno alla casa di partenza è sintomo della sconfitta del progetto politico democratico (e ulivista ancor prima), forse perché impossibile viste le premesse o forse perché il mondo è cambiato e non consente più questo tipo di rassemblement di forze progressiste.

E chi non si sente rappresentato né da PDS-DS né da PPI-Margherita? Chi sta appunto tra il martello di un'area socialdemocratica e lo scudo crociato di un ringalluzzito centro democristiano?

venerdì 16 marzo 2012

Self publishing: come sbrigliare la nebulosa?



Quindici giorni fa ho pubblicato su KDP le "Cronache dalla Corea", un esperimento per capire un po' il mondo del "self-publishing", accessibile a tutti recentemente grazie al servizio di Amazon (e a Chiara che mi ha fatto una bellissima copertina).

Qualche prima considerazione quindi posso iniziare a farla. Preliminare sicuramente perché bisognerà vedere l'evoluzione nel tempo di vari aspetti.

Due problemi (almeno) mi paiono evidenti:
1) di visibilità;
2) di diffusione dell'ebook in italia

Per il secondo è sicuramente una questione di tempo, la diffusione del kindle (e della lettura su computer e/o tablet del formato kindle) non potrà che migliorare vista l'evoluzione in altri paesi del mondo.

Il primo problema, la visibilità, è più grande e di soluzione non immediata né evidente. Tanti piccoli scrittori-editori rischiano di restare una nebulosa in cui è difficile per il lettore interessato recuperare il prodotto, lo stile, che può essere di maggiore interesse. Ogni scrittore-editore ha una serie di contatti "vicini" e arriva a quelli, ma per andare più in là ci vorrebbe qualcosa di organizzato. Certo mi direte il capolavoro (o quanto meno l'opera azzeccata commercialmente) si diffonderà viralmente un po' come quando si diffondono i libri autoprodotti per strada (questo con kindle ha il vantaggio di essere a costo praticamente zero). Ma ne siamo veramente sicuri? E comunque per i lettori non sarebbe utile avere una o più piattaforma dove esplorare gli e-book autoprodotti?

Un'idea potrebbe essere che gli autori-editori-kdp costituiscano una specie di "consorzio", in qualche forma da definire, un blog/sito collettivo per esempio o chissà qualcosa di meglio, per evitare che questa opportunità di libertà non resti ferma e immobile.

Ancora non ho le idee chiarissime, vedremo l'evoluzione temporale di Cronache.

Intanto per chi non l'ha ancora comprato, è facile: basta un click (o sull'amazon giusto it, com, uk, fr, de, es)

Maestro



Giorni convulsi e non ho avuto tempo di scrivere molto, quindi per chiudere questa settimana densa cosa meglio della poesia del Califfo?

Domani poi viene Bersani a Paris, ma ragassi siam passi?

domenica 11 marzo 2012

Mormoni ..



Con la candidatura di Romney alle primarie repubblicane sono ritornate alla ribalta le comunità mormone americane. Non ho capito se saranno un vantaggio o un peso per il candidato. Però mi è finalemente venuto in mente dove risiedevano i mormoni nei meandri della mia memoria: lo chiamavano Trinità! Non sono belli Bud Spencer e Terence Hill vestiti da mormoni?

Jonas e Dio dopo Auschwitz



Devo ringraziare Barbara che mi ha consigliato di leggere "Il concetto di Dio dopo Auschwitz", un breve saggio di Hans Jonas.
Non starò qui a farne una recensione, sarebbe troppo. Mi attendevo un testo più storico e invece è puramente teologico-filosofico (il che non è un minus, è solo una constatazione). Il punto più interessante che provo a mettere giù in modo "facile" (for dummies come si direbbe, in questo caso dummy è soprattutto chi scrive) è l'impossibilità della presenza contemporanea di tre attributi di Dio: bontà, conoscibilità e onnipotenza. Questione sollevata da Auschwitz perché "dopo Auschwitz possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione che una Divinità onnipotente o è priva di bontà o è totalmente incomprensibile".

Ma meglio di me possono le pagine scritte direttamente da Jonas.

In appendice poi ci sono alcune pagine da lui scritte quando a novant'anni volò fino ad Udine per ricevere il premio Nonino, che si concludono con una piccola considerazione sulla condizione umana: "Una volta era la religione a dirci che eravamo tutti peccatori a causa del peccato di origine. Oggi è l'ecologia del nostro pianeta che ci accusa di essere tutti peccatori a causa de l'eccessivo sfruttamento dell'ingegno umano".

Curioso parallelismo no?

sabato 10 marzo 2012

I raid arrivano così per caso?



Inizialmente in prima pagina, poi passata un po' in disparte, arriva oggi la notizia di raid israeliani sulla striscia di Gaza. Lo dice prima l'Ansa, già in modo poco esaustivo, ma si dirà è un'agenzia, il condizionale è d'obbligo come non le si può chiedere di contestualizzare. Repubblica dice un po' di più, dice soprattutto che da venerdì sera il sud di Israele è sotto i colpi di mortaio (che provengono da Gaza) e che ad essere colpiti sono stati militanti dei "comitati di resistenza popolare" citati per essere i responsabili della cattura del soldato Gilad Shalit, senza menzionare altre "azioni popolari" di questi "comitati". Chi sono? Miliziani? Jihadisti? Non si ha alcuna risposta a queste domande, perché evidentemente è un "dettaglio" per il lettore, interessato a sapere solo che quei "cattivoni" dell'esercito israeliano hanno colpito.
E infatti, come al solito, parte subito dopo il più o meno velato attacco all'esistenza stessa di Israele. Velato da parte del TG3 e per nulla velato nella famosa "rete".

Quindi facciamo così, leggiamo (e guardiamone le foto) cosa scrive Haaretz e stabiliamo che da quelle parti c'è una guerra che non finirà mai finché gli stati arabi (e le sue popolazioni che spesso sono sagacemente instigate a riversare la propria rabbia contro israele per evitare che lo facciano contro qualcun altro) non smetteranno di nutrire il seguente concetto: Israele deve scomparire da quella terra e con lui i suoi abitanti. Un concetto che è affine, quello sì, al nazismo. E smettiamo anche i pelosi distinguo: sono contro il sionismo non contro gli ebrei o capziosità del genere. Che lo stato di Israele rappresenti l'essenza stessa del popolo ebraico è qualcosa che solo un ignorante (o un negazionista) può negare, o bisogna citare il libro più letto della terra? (evidentemente non così letto ...). E poi, se ritornate sulle foto pubblicate da Haaretz, noterete come si possono trovare non solo quelle che mostrano i danni fatti dai mortai palestinesi ma anche quelle che mostrano l'auto distrutta dai colpi israeliani. Quanti giornali arabi dell'area fanno altrettanto?

Quindi cerchiamo di non schierarci in una guerra, ma di andarne a riprendere la storia e le origini. E lasciamo pure l'ignorante retorica dello stato di Israele come "risarcimento morale" che l'occidente ha dato al popolo ebraico per "farsi perdonare" la Shoà. Primo perché è storicamente falso, secondo perché se uno può pensare che possano esistere perdoni per un evento del genere ...

E la canzone popolare



Ivano Fossati sta facendo il suo tour d'addio. L'autore de "la canzone popolare", ovvero l'inno di quell'Ulivo che vinse nel 1996, che tutti quanti erano quella notte a piazza Santi Apostoli a festeggiare non possono dimenticare, non possono quasi levarsi dalla testa ripensando a quella sera, tra vecchie bandiere del PCI del vicino bottegone, e le nuove bandiere dell'Ulivo, passando per quelle dei partiti che sostenevano Prodi, moto popolare, di piazza liberata di quel "popolo dell'Ulivo" che avrebbe dovuto aspettare dieci anni per concretizzarsi nel PD, esce quindi dalle scene pubbliche.
Sembra fatto apposta finire la carriera quando anche quel popolo di centrosinistra, diviso per più di dieci anni nei suoi partitini ma unito nello spirito, quando gli elettori erano molto più affini tra loro, ritrovandosi insieme in uno stesso progetto politico e di società molto più di quanto non fosse visibile dalle divisioni dei capipartito, sembra essere arrivato al capolinea.

Continuiamo perciò ad ascoltare Fossati, con i suoi capolavori (e ancor più quelli da lui scritti per cantanti del calibro di Mia Martini e Fiorella Mannoia) sicuri che riprenderà la penna per far cantare nuove generazioni di cantanti. E non cediamo troppo alla malinconia politico-musicale.

Marchionne vs Landini?



Come da migliore tradizione italica l'opinione pubblica dopo essersi divisa su (nell'ordine sparso) Craxi, Andreotti, Berlusconi, Moggi, Scattone ... (lunga sarebbe la lista) ora ha trovato un altro "personaggio" per continuare il suo sport preferito. Marchionne. Se ne parlava già da un po', ma evidentemente il dibattito sull'articolo 18 ha fatto riprendere quota al soggetto. Già perché discutere di diritto del lavoro è troppo astratto, difendere un articolo con uno slogan "non si cresce licenziando" già andava meglio, ma resteva comunque una polemica zoppa, perché su un articolo del codice del lavoro è difficile far scaldare gli animi. E allora si ritira dal cappello Marchionne ed ognuno deve schierarsi. Ovviamente schierandosi con una parte e accettando tutto di questa parte, dall'articolo 18 agli altri 17 precedenti e ai successivi, per non parlare dei treni, delle delocalizzazioni, della malvagità del mercato, della dicotomia crescita-decrescita.

E ovviamente nella centrifuga chi ci mettono? Ma il PD, che doveva andare di qua, andare di là, scegliere uno o l'altro. E ovviamente molti si prestano al giochino. E allora c'è quello che si schiera con Marchionne e quello lo prende ad esempio dei mali della società (quasi il responsabile della crisi). Chi non sta con i secondi ovviamente non ha scelta è necessariamente un "amico dei padroni", perché queste si chiamno "relazioni sindacali", e la contrapposizione FIOM/Finmeccanica, che è ancor più rilucente nella sua personalizzazione Landini/Marchionne, sarebbe addirittura il sale della democrazia.

Che il governo Monti avrebbe messo in luce le contraddizioni non solo del PD ma di tutta l'aera (elettorato in primis) del centro-sinistra d'altra parte l'avevo scritto alcuni mesi fa quando il nuovo governo si era da poco insediato.

giovedì 8 marzo 2012

Parigi brucia?



Fumo nero su place Vendome. Sarà che "Parigi brucia?" come chiese Hitler per telefono al generale von Choltitz il quale contravvenendo al suo capo non distrusse la città ma la consegnò al generale Leclerc vista l'impossibilità di difenderla.



Da non perdere anche questo scambio tra lo stesso generale e un suo ufficiale: come tecnico questo è il compito più importante che la vita possa offrirmi, distruggere un'intera città

La TAV per noi



Ciclicamente torna di moda fare casino contro la costruzione di una ferrovia. Questa volta la mobilitazione è arrivata fino a Palermo e Catanzaro. E' già abbastanza curioso che in Sicilia e Calabria dove i treni sono in condizioni pietose (provate a fare Palermo-Trapani o Palermo-Catania in treno ...) ci sia tutta questa mobilitazione contro la costruzione di una galleria in val di Susa (che secondo me molti non sanno manco dove sta esattamente). Ma lo è ancor di più perché tutta questo vigore che mettono contro la costruzione di una galleria a centinaia, migliaia, di chilometri di distanza, non la mettono per protestare contro le cose che non si fanno in quelle regioni dove possono stare tranquilli ne passerà di tempo prima che arriverà una linea ad alta velocità. E non si dovrebbero lamentare solo per i treni, ma anche, e soprattutto, per scuole, asili, strade, ospedali e mi fermo perché la lista sarebbe lunghetta.

Ora non voglio tornare sulla capziosità di certi argomenti no-TAV di cui ho già parlato tempo fa e non credo che sia cambiato molto, né sui dettagli tecnici (per chi interessa il governo ha una pagina con molti di questi dettagli), ma sugli utenti.
Crozza ha fatto una battuta infelice, perché ricorda quella di un altro comico che sbeffeggiava internet dicendo "Aborigeno, ma noi che se dovemo dì ?", dicendo, più o meno: ma che ci vado a fare da Torino a Lione?
Io una volta sono dovuto andare in Italia di corsa e ho preso il treno per Milano (poi da lì il notturno per Roma, un'avventura che meriterebbe una storia a sé). Un TGV che partiva alle 14 dalla Gare de Lyon e arrivava in serata a Milano.
Bene Parigi-Lione si fa in meno di due ore (460 km circa) poi si è andati spediti per un po' finche all'approssimarsi dei monti non si è nettamente rallentato. Una inutile e lunga trafila alla frontiera (pare che gli ultimi controlli di polizia siano sui treni ...) e da lì un lungo e lento trotto fino a Torino. Poi da Torino a Milano sarebbe piatto, ma chissà perché andava lento, anche perché si fermava sia a Novara che a Vercelli. In pratica non faceva in tempo a prendere un po' di abbrivio che già doveva rallentare.
Morale sono arrivato a Milano verso le otto di sera, se non ricordo male.

Se invece di metterci ben sei ore si potesse fare il tragitto in quattr'ore diventerebbe per molti competitivo rispetto all'aereo (Parigi-Torino è all'incirca la stessa distanza di Parigi-Marsiglia che in TGV si fa in tre comode ore). Non bisogna andare fino agli aeroporti, non bisogna limitarsi nel bagaglio a mano (con tutte le regole di sicurezza assurde in voga oggigiorno), o peggio ancora doverlo imbarcare e attendere al recupero bagagli. I costi? Costerebbe oggi di più? Forse. Ma siamo sicuri che i "low cost" non saranno sempre più rari con l'aumentare inevitabile del prezzo del carburante?

Dice: e chi se ne frega di te che vuoi andare a Milano. Già peccato ci sia un grande giro economico tra le due città (contate i voli Parigi-Malpensa e Parigi-Linate ...) e anche turistico. Per non parlare di Torino che sarebbe molto meno isolata. E poi ovvio con un po' di fortuna a Roma si arriverebbe in sette ore ... anche qui quasi in competizione con l'aeroplano.

Si preferisce passare le Alpi a dorso di elefante? Non so cosa ne penserebbero gli animalisti ...

martedì 6 marzo 2012

Se Auschwitz è nulla - una (breve) recensione



"Se Auschwitz è nulla" è l'ultimo lavoro di Donatella Di Cesare. Un libro breve e agile il cui cuore è nel sottotitolo "Contro il negazionismo".
Se si cerca un'approfondita analisi storica o una lunga riflessione filosofica bisogna cercare altrove. Qui si può invece trovare un'utilissima rassegna su come negare il negazionismo, utilissima per non cadere nelle sue trappole. E la prima è proprio la trappola storicistica. Questa viene declinata dai negazionisti con il sofismo dei dettagli: ci si appiglia ad un dettaglio e così confutando l'uno si confuta il tutto. Ci pensavo quando una se-dicente storica usava proprio questa tecnica a proposito delle foibe, facendo notare un'inesattezza in una foto per negare anche quell'eccidio (che resta diverso, un punto importante è la diversità della Shoah).

Più interessante dal punto di vista concettuale è la fine, ovvero la discussione sulla singolarità di Auschwitz: troppo facile (negazionismo subconscio?) relegarla ad un unicum, ad una follia della storia. Invece va ripensata, prendendo in prestito l'immagine utilizzata da Primo Levi di buco nero della storia: Auschwitz è inscritto nella modernità, fa parte del mondo nel quale continuiamo a vivere e di cui resta un orizzonte possibile.

Un libro da leggere e da tenere a portata di mano, utile per controbattere i tanti negazionismi che si annidano tra noi: a destra, tra chi nega le camere a gas e chi propugna la teoria del complotto e a sinistra, tra chi vorrebbe negare Israele, negando la sua eticità. Ma appunto, usate le parole del libro, migliori e più incisive delle mie.

Non c'è due senza tre



Ed è arrivato anche il terzo commento. Tre come le stellette che mi assegna questo lettore. Dite che non me devo lamentare? In effetti non è chiaro come dare queste stellette ogni volta. Come fare a mettere i punti a cose tanto diverse? Quindi lasciamo perdere e leggiamoci il commento, che mi sembra azzeccatissimo:

Cronaca agile, scritta in uno stile colloquiale, di getto, senza ripensamenti, ha la facilità e la felicità dell'appunto di viaggio. Scarna ma riuscita alchimia di impressioni, riflessioni, particolari. Il tutto osservato con uno sguardo che è insieme semplice e ironico. Consigliato per una lettura veloce in tram o in metro, vi strapperà un sorriso.

Altro commento sulla Corea



Proprio mentre aspetto di parlare via Skype con la KNUE sull'avanzamento dei nostri lavori in comune, leggo un nuovo commento apparso su amazon a proposito di Cronache dalla Corea:


Interessante!
Uno sguardo, anche dal punto di vista gastronomico, a un paese ai primi posti della classifica Programme for International Student Assessment (PISA), dove non si sente parlare di quando si andrà in pensione, e non si sentono lamentele su cose da fare che non spettano.
;-) Prenoto subito "Cronache dalla Corea 10 anni dopo" perché sono curioso di sapere come andrà a finire!


Chissà se tra dieci anni avrò occasione di tornarci ...

lunedì 5 marzo 2012

Merito e istruzione. Italia e Francia a confronto.



Questi mesi di governo Monti hanno avuto, tra i vari meriti, quello di aver dato nuova linfa ad una serie di discussioni, tra cui quella che riguarda il bisogno da parte del nostro paese di premiare il merito. Un concetto vago che si può articolare in vari modi, dalle eccellenze alla giusta valorizzazione di ogni competenza. Ovviamente questo processo ha al suo centro il sistema di formazione e il suo collegamento con il mondo del lavoro. E in questo campo ci sono molte proposte nel calderone : si parla di maggiore integrazione tra Università e imprese, di qualificazione della formazione tecnica terziaria non universitaria, di valore legale del titolo di studio e di tanto ancora.

Ogni problema andrebbe analizzato prima separatamente per poi mettere insieme i pezzi e cercare una visione generale. Un aspetto, magari marginale nei numeri ma importante nella definizione di una società, è quello dell’identificazione degli studenti migliori per far sì che possano diventare la classe dirigente della società del domani. Si parla sempre dei migliori e mai degli studenti normali ? Non credo sia così, e le facili critiche di elitismo non devono spaventarci perché un sistema democratico e repubblicano è proprio quello che ha in sé i giusti meccanismi per trovare i migliori elementi nel suo corpo sociali e valorizzarli correttamente. Se non ci sono questi meccanismi allora sarà il familismo a prevalere, bloccando l’ascensore sociale e trasformando una democrazia sulla carta in una aristocrazia nei fatti. Perché non è solo il voto a definire una democrazia ma anche la possibilità per tutti ad accedere, secondo il proprio merito, al ruolo sociale che gli spetta. Ma secondo il proprio merito, ed è qui che è necessario che il sistema identifichi dei meccanismi chiari. Poi i geni che escono dal seminato troveranno anch’essi sempre il modo di farsi avanti. Ma per tutti gli altri serve un sistema chiaro e giusto.

(continua su iMille)

domenica 4 marzo 2012

Studiare per ascoltare buona musica?



Oggi da Fazio ho avuto la fortuna di conoscere il "nuovo" (dal 2007, nuovo per me che sono da quasi dieci anni lontano da Roma) direttore dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il direttore anglo-italo-americano Anthony Pappano. Sembra simpatico e adatto a dare una soffiata di freschezza a quell'ambiente un po' "bolsito" (dovuto anche ad un'età media elevatina) tipico dei concerti romani. Interessantissima mi sembra l'idea di mandare domani il concerto in live streaming su internet (gratis tra l'altro). Certo l'acustica di un live streaming non potrà mai competere con quella di un concerto all'auditorium, ma è una bella idea per avvicinare nuovo pubblico. Come "effetto collaterale" non credo voluto ha poi il pregio di far ritornare virtualmente dentro l'auditorium chi come me è ora lontano e può ricordare quando ci andava tanti anni fa. Non era il nuovo auditorium, ma si trattava della vecchia sala di via della Conciliazione, ma conta poco. Come non ricordare Abbado con i Berliner, Uto Ughi che non finiva mai di fare i bis o Carlo Maria Giulini che fece un oratorio di Bach tutto di fila senza interruzioni (con chiari segni di cedimento psico-fisico da parte di buona parte del pubblico)?

Una domanda di Fazio mi ha fatto "saltare", domanda che apparentemente è normale, scontata (e quindi per questo ancor più "scandalosa"), ovvero su come educare il pubblico alla musica classica. Questa cosa che bisogna avere una "cultura" per godere della buona musica l'ho sempre trovata un'assurdità. La musica non rientra nella dimensione mentale o intellettuale, ma in quella della fruizione artistica diretta. Ascoltiamo canzoni in inglese senza capire i testi e non ci poniamo nessuna domanda sul nostro livello di competenza linguistica. Ora pensiamo veramente c'è bisogno di una qualche particolare formazione speciale per poter sentire Mozart, Bach, Haendel o Monteverdi?

Non so. Non credo. Al massimo abitudine. D'altra parte molti di questi all'epoca non lavoravano, non facevno musica in modo e con scopi molto diversi da quelli della musica che noi oggi chiamiamo "leggera". Anzi, dovevano affrontare il pubblico delle platee dei loro tempi che era molto meno tranquillo dei pogatori dei concerti heavy metal.

Ma più delle parole può la musica per spiegare se stessa.



Commenti alle Cronache



Uscito ieri (venerdì notte per la precisione) ho ricevuto tre commenti, che riporto qui, visto che sono "disperse" tra amazon com, it, fb e mail.

Dalla Corea con amore: un fresco breve e intenso resoconto di un'esperienza narrata con il ritmo vivace di un reporter o meglio di un cineoperatore, tra traiettorie calcolate di atomi, apprezzate pause gastronomiche,visite turistiche, incontri inaspettati e tanti tanti inchini di oriental costume!

Il diario di due settimane passate da un roman-parigino fra esperimenti di chimica e ristoranti in una città di provincia della Corea, nello spirito della letteratura di viaggio inglese d'inizio '900 (un po' un Europa vista dal parabrezza stanziale).

Grazie a Riccardo, adesso so molto di piu sulla Corea! Il suo racconto è stato molto illuminante. Veramente un libro molto interessante.

Grazie a voi!

Bestseller Viaggi



Dopo un giorno siamo già "Bestseller viaggi" su Amazon.it, non solo per Kindle (c'è da dire che evidentemente non ne vendono tanti o non ne hanno tanti nella categoria viaggi, ma tant'è ognuno ha le sue piccole soddisfazioni).

Ringrazio poi Sergio e Ottavio per le loro recensioni (quest'ultimo mi paragona addirittura a L'Europa vista dal parabrezza di Robert Byron).

E continuate a scaricare, leggere, diffondere e commentare.

Alcuni giustamente mi hanno fatto notare che avere le foto sarebbe stato molto comodo. Per ora le sto mettendo nella pagina facebook. Formattare in casa un formato e-book con foto non era facilissimo e non so quanto sia leggibile su un kindle (e non su uno schermo 27") avere foto e testo insieme. Intanto facciamo l'interattivo con la rete, poi magari farò un pdf formattato con le foto da distribuire su richiesta ai lettori più interessati. Il vantaggio di aver dichiarato l'opera public domain.

sabato 3 marzo 2012

Primo giorno in classifica



Dopo un giorno su Amazon l'emozione dei primi lettori, della prima "review" e della prima classifica!
Più acquisti di "Dieci piccoli indiani", Sherlock Holmes e Banana Yohimoto! :)

Ve pare poco? :)

Cronache dalla Corea



Fatto! E' disponibile su Kindle la cronaca del mio recente viaggio coreano, "tra vita quotidiana e considerazioni generali sulla diversità culturale" come dice la redazione di Amazon. Tra un ristorante e l'altro, come aggiungo io.

Disponibile su amazon.com, amazon.it, amazon.fr, amazon.de, amazon.uk e amazon.es a modici 0.99€ + IVA.

Per la copertina devo ringraziare Chiara Sabatini che ha fatto un ottimo lavoro. Ora non vi resta che cliccare e metterlo nel vostro bel Kindle e per chi non ha l'oggetto niente scuse: esistono i lettori degli E-book kindle per computer.

venerdì 2 marzo 2012

Tutti insieme?



E' la "provocazione" quotidiana, che se ha una parte di chiaro sofisma ferrariano (soprattutto quando elencava le divisioni passate degli schieramenti, una lista inutile che si poteva ridurre in un nome: Berlusconi) dall'altro ha il merito di mettere in luce le contraddizioni interne degli schieramenti attuali. Soprattutto del PD.

La lista che "divideva", anche ridotta al solo Berlusconi non la darei così passata, anche perché nel 2013 non mi risulta che il cavaliere voglia ritirarsi in una sua villa ai caraibi. Anzi l'anno prossimo ci sarebbe un'altra carica da rinnovare, oltre al parlamento: quella del presidente della Repubblica. E chiaramente Berlusconi punta al colle (l'ha anche ammesso in una intervista dopo Milan-Arsenal ad una radio francese), manovra che per riuscirgli ha bisogno di mantenere almeno fino al 2014 Monti a Palazzo Chigi (perché altrimenti sarebbe quest'ultimo un ottimo candidato).

La lista che unisce è anch'essa un sofismo ma con una base di verità. Su lavoro, pensioni e liberalizzazioni (e anche sulla TAV per essere d'attualità) come la pensa il PD? Come il Bersani ministro di Prodi, come Ichino, come Letta o come Fassina, Vendola e Landini? E' chiaramente una trappola perché se il PD liberasse le sue energie moderne troverebbe in sé molte divisioni, molte differenze con il PDL e con il centro. Differenze nella visione del mondo: familistico-baronale da una parte, moderno liberal dall'altro. E il protezionismo della sinistra che vorrebbe congelare il mondo è molto più vicina alla prima che alla seconda. Paradossalmente.

giovedì 1 marzo 2012

Attenti al lupo



Che dire ogni canzone ricorda soprattutto un'epoca. Ecco questa non è forse tra le canzoni "storiche" di Lucio Dalla, è uscita infatti nel 1990. Però all'epoca avevo 15 quindi è forse la prima di cui mi ricordo il lancio promozionale.

A risentirala oggi fa ancora venire voglia di zampettare ... attenti al lupo!

In attesa della Corea



E ora bisogna aspettare circa 12 ore per il sito Amazon.com e 48 ore per tutti gli altri. Dopodiché tutti i kindelisti potranno avere a portata di mano la cronaca della mia recente full immersion al campus della Korean National University of Education. Non vi preoccupate si parla più di ristoranti che di Università !

Pazientate ancora qualche ora!