domenica 30 novembre 2008

Oppressione


L'oppressione portava una volta alla ribellione e poi a follie autorefenziali. Ma questo nulla toglieva alla validità di ribellarsi a stati dove la democrazia è collegata al mantenimento poliziesco e/o soffocante dello status quo.

Ora tutto invece può accadere, forse perché si è capita la follia in cui si può incappare ma si finisce per cadere nell'altro opposto, una triste rassegnazione e l'accettazione di ogni brutalità neo-fascista (vedi genova2001 e i recenti attacchi nazifascisti alle camere del lavoro).

Il potere del cinema che fa pensare.

lunedì 24 novembre 2008

Gruppi

Sull'ormai famosissimo faccialibro, impazzano i gruppi. Eccone qualcuno con il numero di aderenti:

I bet I can find 1,000,000,000 people who dislike Silvio Berlusconi too!
79,819 membri

Petizione per il trasferimento del Vaticano in Groenlandia 56,314
membri
QUELO....la risposta è dentro di te però è SBAGLIATA!!! 12,626 membri

Francesco Guccini International Fun Club
5,276 membri
Anti-Brainwashing: Be an Atheist or Agnostic 3,129 membri
LA CARBONARA-il piatto definitivo 681 membri
MARA STRINGI I DENTI!!! 237 membri

curiosi no? E' inutile dire che il mio preferito è "LA CARBONARA" ...

sabato 22 novembre 2008

Il marcio nel manico

"-Poi tanti partigiani hanno dovuto fare giustizia dei fascisti dopo la Liberazione, laddove lo Stato non lo ha fatto. E questi fulgidi esempi di patrioti hanno pagato caro le loro scelte ... Tanti sono dovuti andare all'estero e abbandonare l'Italia per cui si erano battuti durante la Resistenza!

Gli studenti esplodono in un applauso fragoroso che mi rallegra, ma lascia anche perplessi. Lo sanno di cosa sta parlando? Hanno davvero idea delle perseguzioni dell'immediato dopoguerra? Sanno che i fascisti sono andati quasi tutti liberi, mentre le ex Brigate Garibaldi venivano inquisite dalla magistratura? La stessa magistratura, gli stessi giudici che avevano fatto carriera sotto Mussolini e magari comminato anni di confino agli oppositori del regime, firmato mandati di cattura per gli antifascisti o applicato le leggi razziali? Gente che si era formata nel ventennio nero?"
(Vitaliano Ravagli Wu Ming)

venerdì 21 novembre 2008

Finalmente

Per cercare il lato positivo della vicenda Villari, grazie alle sue parole ("Nel vocabolario di un democristiano la parola dimissioni non esiste") e al suo comportamento si può riprendere ad usare l'aggettivo democristiano come un insulto. Come dovrebbe giustamente essere.

sabato 15 novembre 2008

Caro Riccardo Villari

Gentile senatore Riccardo Villari,

siamo degli elettori, simpatizzanti e militanti del PD, ed è come compartecipanti a questa grande e coraggiosa avventura che è anche il tuo partito che ti scriviamo pubblicamente e privatamente.
Crediamo che l’azione della maggioranza parlamentare che ti ha nominato presidente della commissione parlamentare di vigilanza RAI sia un atto provocatorio a cui non si può rispondere che con le dimissioni. Proprio in nome di un senso di responsabilità democratica e repubblicana non si può ammettere che sia la maggioranza a decidere quale sia l’opposizione che la deve controllare. Essere eletti alla presidenza di questo organo di controllo dell’informazione radiotelevisiva con i voti della maggioranza di governo - e senza i voti del partito politico verso i cui elettori, aderenti e militanti si deve rispondere moralmente e civilmente come rappresentante al Parlamento della Repubblica Italiana - è gravissimo nel quadro di un normale confronto politico e democratico che ci deve essere tra maggioranza e opposizione. Non crediamo ci siano precedenti di un presidente di commissione parlamentare eletto non con i voti della sua formazione politica ma con quelli della formazione opposta, tranne l’elezione nella scorsa legislatura del Sen. De Gregorio a presidente della V commissione permanente (Difesa) del Senato della Repubblica, esperienza traumatica che ha visto il Sen. De Gregorio passare poi nelle stesse fila della maggioranza.

Per questo crediamo che la prima azione responsabile di chi non accetta la prevaricazione della maggioranza dovrebbe essere quella di dimettersi, e poi trovare un nome per la presidenza, anche diverso da quello di Orlando. Un candidato che sia in primis espressione di un’opposizione democratica che ha come dovere repubblicano e costituzionale quello di controllare l’operato della maggioranza, controllo che deve potersi effettuare senza ombre.

Cordialmente,

si può firmare su firmiamo.it, facebook o nei commenti.

P.S. Dopo neanche 24 ore già 250 firme, grazie soprattutto a facebook. Grazie!
P.S.2 Alla fine del secondo giorno siamo a più di 350. Diffondete viralmente!

Un'intervista

Ogni tanto capita anche sulla stampa italiana di leggere una vera intervista.
Un giornalista fa domande scomode e il capo del VII reparto mobile di genova non ha nessuna remora ad usare una retorica da ventennio.
Ma dice una verità agghiacciante: "È stata una macelleria messicana".

venerdì 14 novembre 2008

21 domande ai vertici del pd

che ricevo da una mailing-list:

1.Perché hanno creato organismi ciclopici e inutili?
2.Perché non ce n'è uno che si sia fatto da parte?
3.Perché Veltroni ha detto appoggio il referendum ma non lo firmo?
4.Perché hanno accreditato le correnti?
5.Perché hanno provveduto a spartizioni cencelliane e millimetriche?
6.Perché si sono alleati con Di Pietro?
7.Perché hanno candidato Rutelli a Roma?
8.Perché hanno candidato Rutelli anche in senato?
9.Perché: "Via gli accampamento rom da Ponticelli"?
10.Perché hanno cancellato, per decreto, le feste dell'Unità?
11.Perché sull'Englaro hanno lasciato l'aula e sono muti?
12.Perché hanno due televisioni?
13.Perché hanno 17 associazioni?
14.Perché, a volte, predicano benino e, sempre, razzolano male?
15.Perché Morando non l'ha mai smentito nessuno?
16.Perché Villari deve rispondere al partito?
17.Perché Binetti non deve rispondere al partito?
18.Perché non esprimono mai una posizione univoca su nulla?
19Perché non esprimono mai una posizione univoca su nulla, escluso Orlando?
20.Perché riescono a mettersi sempre e comunque sotto scacco?
21.Perché parlano quando dovrebbero tacere e tacciono quando dovrebbero parlare?

Per farne l'uso che si vuole: (a) liberatorio, (b) se ne sceglie una a caso quando doveste incontrare un se-dicente "leader della sinistra", (c) rispondere e scriverlo nei commenti, (d) gioco natalizio, (e) basta

Una voce "della base"

Penso, serenamente e pacatamente, che villari si debba dimettere.
Perché mi pare evidente e non sto qui a perderci lettere.

giovedì 13 novembre 2008

Anonimo Romanesco

Stornello d'Arianna e d'er sor Costa

(strofa)
er costa quanno annava alle riunioni
se rompeva proprio tanto li cojoni
ma un giorno poi arrivò 'na regazzina
allora iniziò a faje la manfrina

(ritornello)
costa costa nun guardare,
pensa pensa a lavoraaareee
farai cileeeeeecca
polenta e terroni non c'azzecca

(strofa)
finita finarmente la riunione
arianna e ciccio vanno sur barcone
e mentre tutti l'artri se ne vanno
quei due sì lo sanno cosa fanno

(ritornello)
ma mentre ch'er simoni
je rompeva li cojoini
sor ciccio e ariaaanna
pian piano se facevan la capanna

(finale)
eh co sti miiiiiiiille …
scoppiavan finarmente, le scintille

venerdì 7 novembre 2008

Chicago e Parigi: Obama e Ségolène

Qualche giorno dopo la vittoria di Obama alle elezioni presidenziali americane, qui in Francia sono state votate le mozioni del prossimo congresso del partito socialista francese (PS), i cui risultati sono passati quasi totalmente inosservati dalla stampa italiana (almeno quella online che frequento), che invece ha dato (giustamente) un enorme spazio alle farneticanti dichiarazioni del “nostro” Silvio e dei suoi accoliti. I risultati delle consultazioni degli iscritti al PS sono stati, un po’ inaspettatamente, favorevoli a Ségolène Royal che, pur non riportando la maggioranza assoluta, è arrivata con il 29% avanti ad entrambi i “baroni” del PS, ovvero il sindaco di Parigi Delanoe e il sindaco di Lilla (ex-ministro di Jospin, nonché figlia di Jacques Delors) Aubry, che hanno ottenuto il 25% ciascuno. Visto da lontano sembra al contrario una sconfitta per Ségolène, invece è proprio il contrario. Dopo le presidenziali gli apparati del partito non hanno perso un istante a “mangiarsela”, ridicolizzarla, marginalizzarla. Ma cosa ha proposto il PS? Il solito refrain socialista che nei momenti di crisi riprende i vecchi slogan che sembrano usciti dagli anni settanta e ignorano completamente la società di oggi, il mondo di oggi, i desideri e i bisogni di oggi. O una figura paternalista, il tentativo di un nuovo Mitterrand che si benevolmente si occupi come un monarca settecentesco dei bisogni del popolo. Anche Ségolène ha “guardato” a sinistra, anche lei non è una figura sconosciuta nel panorama politico francese. Ma cosa la distingue dagli altri? L’essere, e soprattutto l’apparire, per un rilancio della politica, per una proposta del partito che non sia trovare i migliori funzionari, professori, politologi, dirigenti tristi, grigi, logorroici, votati a discussioni infinite sul fatto se il PS debba essere liberale, socialista, sociale, anticapitalista etc … parole, noiose anche per i francesi, evidentemente. Ma soprattutto si tratta di parole e di un modo di agire che danno una visione chiusa del partito. Chiusa alle persone e alle idee. E i militanti iscritti al PS hanno dato un ulteriore segnale di volontà di apertura e rinnovamento. Non so come andrà a finire, poiché nessuna mozione ha ottenuto la maggioranza relativa ora i vecchi giochi dei congressi dei partiti del secolo scorso decideranno la linea politica, la piattaforma programmatica, e, quindi, il “primo segretario”. Non è forse contro questo modo di agire paludoso, vuoto, lontano dalla realtà che il voto per Ségolène e per Obama è stato indirizzato? Dicevano che Ségolène non aveva un programma, come lo dicevano per il PD, e come non l’aveva neanche Obama. Ma cosa si vorrebbe mettere in un programma? Una volta il programma poteva essere l’applicazione di un dettato ideologico, pensare che un partito dovesse guidare la società, indirizzare la vita dei cittadini dalla nascita alla morte, financo suggerendo il menù. E la destra ha (aveva?) il programma semplice dell’applicazione indiscriminata del liberismo incondizionato e incondizionabile. Anche questo un modo dirigista di gestione della politica e dei governi.
E’ mai possibile nel mondo (di oggi e di ieri) poter pretendere di regolare dall’alto una società umana? E soprattutto, è questo il compito della politica, soprattutto quella di sinistra? Una mia amica mi scriveva recentemente:

Leggevo stamattina che Obama non ha una programma, e chissene frega, lui è il sogno, questo conta, quando non si sogna più e si pensa solo al benessere, vuol dire che si è perso qualcosa di importante. Gli americani lo hanno capito, noi ancora no.

Obama e Ségolène, ognuno con toni e modi diversi come diverse sono le società americana e francese, hanno proposto una visione del mondo basata sulla partecipazione, sull’inclusione, sul dialogo. Un sogno in cui tutti sono invitati a entrare. Non sempre è poi vincente nelle elezioni ed ora non voglio qui discutere sui motivi che hanno portato la vittoria di Sarkozy su Ségolène. Ma si tratta di un nuovo modello di sinistra, che, a fatica, cerca di imporsi. Una sinistra anche populista nel senso che è molto basata sulla comunicazione, sulle emozioni, sul richiamarsi “al popolo” e poco su polverosi e omnicomprensivi trattati che pretendono di risolvere tutti i problemi del mondo (ultimo grottesco esempio era il programma dell’Unione), una sinistra che non si identifica con professori, tecnocrati, sapientini che pensano di avere le soluzioni in tasca, ma che rimette al centro i cittadini, i bisogni quotidiani, li rende uguali nel senso dei diritti, di una democrazia che non vuol dire dittatura della maggioranza ma rispetto delle scelte, dei desideri, delle visioni del mondo, delle priorità di vita.
La strada è dura, soprattutto nella vecchia europa dove l’aristocrazia (intesa in senso largo, come aristocrazia di tecnici e intellettuali, come aristocrazia degli apparati, come aristocrazia dei circoli chiusi) non è mai totalmente sepolta ma forse ancora una volta un popolo giovane, coraggioso, che non ha mai incoronato un re, può mostrare un modo di fare e farci scendere dal piedistallo della nostra spocchiosa presunta superiorità culturale.